7 days of Summerland (18-25/07/2018)

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7 days of Summerland (18-25/07/2018)
author
Summary
Cap.1: Peter/MichelleCap.2: Marcus/EscaCap.3: Bucky/SteveCap.4: Amberle/EretriaCap.5: Rin & GouCap.6: Wanda/VisioneCap.7: Iwaizumi/SugaCap.8: Loki/ThorCap.9: Clint/BobbiCap.10: Bucky/SteveCap.11: fem!Yato/fem!YukineCap.12: Kuronue/fem!KuramaCap.13: Kagami/KiseCap.14: fem!Yuri PlisetskyCap.15: Steve/fem!Bucky
Note
Qui la foto con fandom/ship/bromance/blablabla, prompt e fill di questo event.
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steve/bucky

Ha mentito quando ha detto a Steve di essersi arruolato, perché al contrario del suo migliore amico non ha mai voluto essere gettato in mezzo a una guerra così lontana da casa, non quando sua madre gli ha raccontato migliaia di volte dei cambiamenti che la Grande Guerra ha provocato in suo padre e dopo aver vissuto sulla sua pelle la rabbia che George Barnes ha portato a casa con sé dopo essere stato congedato dall'esercito, ma ammetterlo a Steve gli ha sempre fatto pensare che l'altro avrebbe frainteso la sua paura di trasformarsi in qualcosa di mostruoso per codardia e menefreghismo; e come avrebbe potuto sopportare il disgusto nei suoi occhi se fosse successo? No, meglio dire una bugia e mantenere l'immagine quasi perfetta che l'amico aveva di lui invece che dire la verità; non sarebbe più tornato a casa, se l'è sentito nelle ossa da quando ha ricevuto quella dannata lettera insieme alla sicurezza che il fronte sarebbe stato la sua tomba, e non aveva senso rovinare il pensiero che Steve aveva di lui proprio alla fine.

Si è aggrappato per giorni al ricordo agrodolce dell'orgoglio sul viso dell'altro quando gli ha annunciato il suo arruolamento per sopravvivere alle torture di quello che si è presentato a lui come Zola, aprendo la bocca solo per borbottare, mormorare, urlare il suo numero seriale, nome e rango pur non avendo ricevuto richieste di informazioni sull'esercito, e quando il volto di Steve gli compare davanti quando apre gli occhi dopo essere stato miracolosamente lasciato solo dalle grinfie del dottore per troppo tempo la prima cosa che riesce a pensare è che siano morti entrambi; perché la persona che ha davanti non è il suo Steve, quello che ha lasciato a Brooklyn pieno di rimpianti e terrore cieco per il suo destino, ma un uomo robusto e solido e alto, troppo alto per essere il suo Rogers, e come potrebbe davvero essere lui? Nessuno con un po' di sale in zucca avrebbe potuto accettare il suo arruolamento, nessuno avrebbe potuto prendere un ragazzo gracile e asmatico e pieno di malattie per farlo entrare nell'esercito.

 

È solo durante la marcia, circondato da altre centinaia di prigionieri fuggiti dal campo come lui e con l'uomo che l'ha liberato al suo fianco, che si rende conto che questa persona in qualche modo è davvero Steve. Non se lo spiega, non se lo vuole spiegare, non quando l'unica cosa che per il momento gli ha detto sui suoi cambiamenti fisici è “siero sperimentale del dottor Erskine” e ha ancora la voce di Zola che mentre lo usa come una cavia gli dice quasi con un affetto malato che sarà lui a dargli la soluzione all'enigma lasciato negli appunti di un altro scienziato con lo stesso nome, ma c'è una furia in lui che gli ricorda davvero troppo quella che vedeva negli occhi di suo padre prima di uno dei suoi peggiori episodi violenti; non è stupido, e pur non volendo incastrare i pezzi del puzzle per mantenere il poco di sanità che gli è rimasta non è difficile fare due più due e arrivare alla conclusione che Steve si sia offerto volontario per una procedura simile a quella che lui stesso ha subito solo per poter combattere. È qualcosa di inconcepibile, che gli lascia un amaro in bocca che neppure la certezza di morire oltreoceano prima di compiere trent'anni gli ha provocato. Come ha potuto fare una cosa del genere?

 

Sentire la sua spiegazione, più tardi nella notte, quando sono abbastanza lontani dalle rovine della fabbrica per accamparsi senza sfidare la sorte, non fa nulla per cambiare il suo stato d'animo in meglio e, anzi, peggiora ancora di più la situazione. Bucky non può onestamente ascoltare un'altra parola senza scoppiare, non quando tutto quello che ha sopportato è così vicino alla superficie, ed è senza dargli spiegazioni che si allontana bruscamente da Steve quando l'uomo fa per posargli una mano sulla spalla, con quello stupido sorriso fiero sulle labbra come se ci fosse qualcosa di essere orgoglioso nella lunga follia che ha raccontato, scegliendo invece di unirsi ai suoi vecchi compagni di cella, gli unici tra tutti i soldati liberati che per qualche motivo che non ha la forza di analizzare sul momento non guardano questo terribile Steve come la seconda venuta di Cristo, e ingoia in fretta il senso di colpa che si incastra nella sua gola quando pensa per un attimo all'espressione confusa e ferita che quasi sicuramente si è dipinta sul volto di Captain America. No, non può pensare a Steve in questo momento, non può e non vuole e non lo farà.

La certezza che morirà prima di potersi riunire alla sua famiglia non è svanita, anche se adesso è accompagnata dalla continua sensazione delle siringhe e degli attrezzi che Zola ha piantato senza riguardo nella sua carne, ma sente di avere ancora un po' di tempo prima di dover davvero affrontare tutto ciò che è successo.

Riuscirà a venire a patti con la pazzia che Steve ha fatto per poter combattere in una guerra terribile come questa, con il dubbio che adesso la morte del suo Steve non sarà in un ospedale come quella di Sarah Rogers ma invece in un campo di battaglia, sempre che non sia già morto quando gli è stato inettato quel maledetto siero, ma più avanti. Ha ancora del tempo.

Adesso semplicemente non può sopportare la vista di questo estraneo e sentire la voce della persona che ama di più al mondo raccontargli con malcelata felicità della procedura che ha subito per diventare un'altra persona.

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