
Una scomoda verità
“Aspetta un momento.”
Jamie le aveva raccontato quella storia almeno un milione di volte e Sophie non l’aveva mai interrotto. Fino a stasera. Segno che stava crescendo, ormai. Maledizione.
“Che c’è?” Sibilò, indispettito. Era giusto arrivato all’attimo in cui aveva salvato il mondo, dicendo coraggiosamente ‘Io credo in te, ma non mi fai più paura.’
Doveva proprio fermarlo sul più bello? Guastafeste.
“Nessuno di voi ha pensato di aiutare Pitch?” Non vi è alcuna accusa velata accusa: è pura e semplice curiosità. Per ora.
“Be’, non è esattamente che se lo meritasse…” Cerca di giustificare sé, i propri amici ed i Guardiani ma la scusa suona debole alle sue stesse orecchie.
“Non è una questione di ‘merito.” Spiega pazientemente la sorella. “È che ‘i buoni’ dovrebbero offrire un occasione per redimersi a tutti. Ed altre cose non le dovrebbero fare. Sbeffeggiare il nemico, mentre viene inghiottito dalle sue stesse paure non è affatto nobile. È crudele.” Adesso c’è una nota di delusione, nel suo tono.
‘Nessuno è perfetto.’ Le vorrebbe dire, ma non è ammissibile che riconosca difetti negli eroi della sua infanzia. Perciò borbotta uno sbrigativo “Okay, okay. Hai ragione. Buonanotte.”
Il tarlo del dubbio, però, non lo lascia dormire. Davvero sono stati così meschini?