
No regrets?
Lo sapeva che sceglierlo sarebbe stato rischioso, che era praticamente un terno al lotto con larghi margini di risultati catastrofici. Aveva optato per lui anche per quella ragione, dopotutto. Una puntata sul candidato più improbabile si sarebbe rivelata una scommessa vincente, sia per lui sia per lo studio.
Ad una settimana dall'assunzione, però, Harvey ha la conferma ai suoi timori: Mike Ross è tanto promettente quanto snervante. Tanto ingegnoso nel trovare il cavillo perfetto che consentisse loro di ottenere un vantaggio sugli avversari, quanto ingenuo nei modi di porsi con cliente o durante le deposizioni. Se fa un passo avanti, puntualmente ne seguono due all'indietro.
Almeno sembra non discutere troppo i suoi ordini, e questo sembra aver tranquillizzato Jessica.
Lei, che ha voluto Harvey e lo ha promosso nonostante le forti perplessità di Daniel, ha preferito esimersi dall'esprimere un giudizio sul suo primo – ed ultimo; davvero – sottoposto. Saranno i risultati a parlare, dice. Risultati che, per ora, sembrano premiare la sua scelta.
Gradirebbe, però, non dover lavorare il doppio per rimediare ai passi falsi di Mike. Non dover occupare quel poco tempo libero che si concede per allontanarlo dalle cattive compagnie. Non è mica suo padre, in fondo. Eppure l'accorrere in suo aiuto sembra essere una costante, che lui accetta di buon grado se l'alternativa è il non agire e restare a guardare mentre quell'idiota si distrugge con le sue mani.
Ora capisce cosa intendeva Jessica quando metteva in dubbio il suo legame con Donna. Con lei è diverso; Donna è perfettamente indipendente e lo è sempre stata. Non gli dà ragioni di preoccuparsi per lei, anzi. Spesso è lei a non essere del tutto tranquilla, benché abbia piena fiducia nelle sue capacità e sappia che c'è ben poco che possa scalfire Harvey Specter.
Mike invece... È una grandissima seccatura, ecco cos'è. Almeno fosse valido come vampiro. No, nemmeno quello. Per carità, non è uno psicopatico sanguinario – talvolta ne capitano e deve riconoscere che Louis se ne sa liberare con invidiabile maestria, senza mai sporcasi le mani o mettere in cattiva luce la Pearson&Hardman - ma tende ad avere picchi di pateticità degni di Edward Cullen.
Prendiamo questo preciso istante, ad esempio. È entrato trafelato nel suo ufficio, per informarlo di avere una coscienza.
"Non voglio uccidere nessuno, Harvey." Una dichiarazione sconvolgente. Perché non era in prima pagina sul New York Times?
"Nemmeno Louis? Buon per te. Vuoi che ti scriva una lettera di raccomandazione per il Circolo dei vegetariani? Scusami ma c'è chi dovrebbe lavorare per rimediare ai tuoi errori."
“Ancora con questa storia? Se m'informassi prima della nostra strategia, magari, eviterei di farli. Avanti, come potevo sapere che avrebbero tirato fuori... ” Si blocca, conscio che non sta affatto migliorando la sua posizione. “... comunque non sviare la questione, per favore. Hai il dovere di rispondermi, di guidarmi, dannazione! Da grandi poteri...”
“Prova a finire quella frase e ti licenzio. E vedi di calmarti: nessuno ti ha chiesto di ammazzare gente né la tua natura lo richiede.”
“No?”
“Non saresti già morto di fame, altrimenti?”
“In effetti...”
“Ecco, appunto.”