
Fresh Blood
“Harvey.”
Niente di meglio per iniziare la propria giornata lavorativa del trovarsi il capo seduto sul divano del tuo ufficio, specie se nessuno ti ha avvisato.
‘Donna.’ L’interpellato rimproverò la propria assistente con uno sguardo, pur sapendo che avrebbe potuto far ben poco per fermare Jessica o rendergli nota la sua inaspettata visita. D’altra parte, scaricare la sua frustrazione su qualcun altro era rilassante. Gli dispiaceva che si riversasse sempre su di lei, certo, ma non è che avesse alternative. Se avere un nuovo capro espiatorio significava aver a che fare con i nuovi arrivati – macchiette terrorizzate dal potere, che mendicavano una goccia di sangue, poco più che ghoul – ci rinunciava più che volentieri.
“Non addossarle colpe che non ha. Non sono tenuta a prendere appuntamento per vederti.”
E nemmeno a chiedergli il permesso per mettersi comoda, a quanto pare.
"Gradisci qualcosa da bere?" Le domandò, con una punta di sarcasmo.
"Non sono qui per i convenevoli.” Rispose, sbrigativa, scoccandogli uno sguardo di fuoco.
"Per cosa, allora? Non dissanguo abbastanza i nostri avversari?" Chiese, quasi incredulo.
"Sai bene che non è questo il problema. Gradirei fossi meno plateale, ma i risultati li porti e non posso lamentarmi. Ma ti serve un sottoposto. Non uno qualunque, non il primo che trovi per la strada, possibilmente. Per questo mi sono permessa di preparare una rosa di candidati, tra i laureati ad Harvard che hanno deciso a entrare a far parte del nostro esclusivo circolo.” Indicò la pila di fascicoli appoggiati sulla sua scrivania. Tutti curriculum che sarebbero presto andati al macero, per quanto lo riguardava.
“Non mi serve nessuno, Jessica. Cosa ti fa pensare che…” Scrollò le spalle, esasperato. Non era la prima volta che facevano questo discorso: lui non si sarebbe addossato un peso morto, non avrebbe fatto da babysitter ad uno sbarbatello che ancora stava cambiando la dentatura. Uno che ancora credeva che essere uno di loro implicasse il rinunciare ad uscire alla luce del sole ed diventare delle sanguisughe. Peggio ancora se era un’idealista convinto di cambiare il mondo combattendo cause perse. C’era chi era convinto che lo studio legale Pearson-Hardman fosse una copertura, e c’era chi effettivamente l’aveva usato come tale (tipo quello sporco traditore di Daniel), ma in realtà lì dentro tutti prendevano sul serio i loro obblighi verso i clienti. Il loro lavoro come avvocati non era farsa. Ed Harvey non avrebbe permesso che lo diventasse. Non era cauto far entrare nuove leve, non adesso che erano vulnerabili… Certo capiva il punto di vista di Jessica, il voler fingere che l’allontanamento di Hardman non avesse cambiato le carte in tavola. L’importanza di dare l’impressione che fossero forti e saldi come prima. Gli sfuggiva, forse per capriccio, perché implicasse un reclutamento. “… ho già Donna, andiamo.”
“Harvey, mi duole ricordarti quanto le apparenze contino nella nostra società.” Il riferimento alle vicende di suo padre non era voluto, ma non per questo meno doloroso. Un vero colpo basso. “O quanto le vecchie tradizioni siano dure a morire. Confesso che, personalmente, invidio quanto avete tu e Donna ma non da tutti è così ben visto. Alimenta i dubbi sulla tua autorità, sulle tue capacità di prendere il comando in mia assenza. Il fatto che debba spiegartelo mi fa quasi temere che abbiano ragione.” Insistette, alzandosi per scegliere un fascicolo dal mucchio e porgerglielo.
“Quasi, mh?” Sorrise, scorrendo distrattamente il mediocre CV di un Signor Nessuno che non avrebbe mai assunto. ‘Devono vedere che non temiamo che s’infiltri una spia, perché non abbiamo niente da nascondere. Che siamo accorti nello scegliere chi far entrare nelle nostre fila.’ Ovvio: non c’era nemmeno bisogno che lo dicesse, ma forse ripetendoselo si sarebbe convinto della necessità di avere un sottoposto. Forse.
“Già. Tendo a sopravvalutarti. Terrai i colloqui questa settimana e conto di avere un nuovo acquisto entro lunedì prossimo, siamo intesi?”
Non c’erano dubbi: si trattava di un ordine. Rifiutarsi sarebbe stata una grave insubordinazione, che gli avrebbe causato più problemi che assecondare la suddetta richiesta.
E fu così che, durante il primo pomeriggio di colloqui – senza aver nemmeno incontrato uno degli effettivi candidati – si ritrovò tra i piedi Mike Ross. L’unico, tra i presenti, ad essere lì per puro caso. Quasi fosse stato il destino, a condurcelo. A fargli scegliere proprio le stanze in cui si stavano tenendo le selezioni per nascondersi dai suoi inseguitori e, una volta capito dov’era finito, a convincerlo a restare. Pensando che ormai era lì, quindi tanto valeva stare a vedere se davvero un misero pezzo di carta rendeva quei tizi inamidati migliori di lui.
Mike Ross. La personificazione di tutto ciò che voleva accuratamente evitare, ma al tempo stesso un giovane dalla mente brillante che sotto la giusta influenza avrebbe potuto fare grandi cose. Lungi da lui abbandonarsi al filantropismo, ma qualcuno in grado di sorprenderlo sarebbe stato un ottimo acquisto per lo studio. Tutto qui. Più o meno. Addomesticarlo, specie facendo leva sul fatto che non aveva una laurea, sarebbe stato piuttosto semplice. Addestrarlo ed allo stesso tempo tenere segreto a Jessica che aveva optato effettivamente per il primo che passava, che nemmeno possedeva i requisiti per esercitare la professione, figuriamoci lavorare da loro… Sì era una sfida molto stimolante.
Quando lo sentì dire che sarebbe il miglior avvocato di New York – magari tra mezzo secolo, se saprà tirare fuori i denti, oltre alle belle promesse – e che avrebbe dato la sua vita per avere un’occasione e dimostrarglielo, Harvey lo assecondò.
Piantò la siringa nella giugulare e lo uccise.
Spezzargli si rivelò più piacevole del previsto, l’ondata di terrore che gli si riversò addosso era inebriante e purtroppo irrepetibile. A meno di non voler abbandonare la civiltà per diventare uno ‘squartatore’, o farsi altri sottoposti.
Entrambe prospettive tutt’altro che allettanti, che non rientravano neanche lontanamente nei suoi piani.
Be’, ora non restava altro che aspettare che il bell’addormentato si svegliasse ed informarlo di aver ottenuto il posto. Al simbolico costo della perdita dell’umanità.
Se avesse avuto da ridire, sempre che fosse sopravvissuto alla transizione, se ne sarebbe liberato una volta per tutte. La sua assicurazione sulla vita avrebbe coperto i costi dell’ospizio della nonnina, Trevor era il tipo d’amico che si sarebbe accorto della sua scomparsa magari nel giro di qualche mese ed avrebbe semplicemente scrollato le spalle. Jenny lo avrebbe pianto quei cinque minuti, ma non si sarebbe certo scomodata a cercarlo.
Nessun problema, insomma, a parte quello di dover ripetere questa farsa dei colloqui. Francamente, Harvey, preferiva evitarlo. Donna era sicura lo rassicurò che il ragazzo non avrebbe dato particolari grattacapi. Non sotto quel punto di vista, almeno.
Donna aveva ragione. Come sempre, d’altronde.
Mike, superato lo shock iniziale ed accantonate tutte le proprie credenze folkloristiche sulla specie, prese bene il fatto di essere diventato un vampiro. Fin troppo.
“No, non puoi regalare la vita eterna pure a tua nonna, Mike. Non funziona, così.” Gli disse, a mo’ di saluto, quando si presentò per la prima volta nel suo ufficio.
“Co-… Io non… Ehi! Questa è violazione della privacy, non puoi leggermi nel pensiero!” Protestò, punto sul vivo.
“Non sono io che leggo, sei tu che proietti.” Lo informò Harvey, per nulla turbato dalle sue accuse.
“Sì, certo. Allora.. Quale sarà il mio primo caso?”