Clash Of The Writing Titans 3

Rise of the Guardians (2012) Naruto White Collar Vampire Diaries (TV)
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Clash Of The Writing Titans 3
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I miei lavori per l'iniziativa "Clash Of The Writing Titans" di Maridichallenge. S'inizia con Naruto e drabble riguardanti il post 617, da diversi punti di vista (Sasuke, Obito, Naruto, Neji)... Poi una storia con protagonista Stiles, che potrebbe o non potrebbe essere una death flashfic al capitolo 5 ;)E nel sesto, il prologo di quella che potrebbe essere una "Human!AU" di Rise Of The Guardians, che continua anche nel settimo.Nell'ottavo, invece, prende la parola Neal Caffrey.Nono: vampire!AU di Suits (Harvey POV)Decimo: flashfic post 4x14 di The Vampire DiariesUndicesimo: vampire!AU di Suits (Harvey POV)Dodicesimo: vampire!AU di Suits (Mike POV)Tredicesimo: White Collar (Sara POV - POST 4x16)Quattordicesimo: Naruto (Hashirama POV - SPOILER CAPITOLO 623)Quindicesimo: Rise Of The Guardians (Jamie POV)Sedicesimo (ED ULTIMO): The Vampire Diaries - BAND!AU
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Who am I?

La prima maschera che indossa non è una di quelle che si mettono per Carnevale. Non ricorda di essersi mai mascherato, nella sua infanzia – per qualche motivo né alla mamma né ad Ellen piaceva che si travestisse da poliziotto, e ne nascevano dei litigi che gli toglievano sempre la voglia di andare alle feste o alle sfilate - anche se poi ha ampiamente rimediato crescendo. Ricorda giusto una volta a Venezia…
La prima maschera che indossa, che viene costretto a mettersi sul volto dagli agenti della squadra protezione testimoni, è quella di Danny Brooks. Ha solo tre anni; lo prende come un gioco. Lo lasceranno tornare ad essere Neal Bennett quando avrà vinto, no? Come premio gli restituiranno anche papà.
Ma non gli spiegano le regole. Non gli dicono nulla, se non che suo padre non tornerà e che d’ora in poi deve dimenticarsi di Neal ed essere Danny.

Nel corso degli anni, perciò, s’impegna a creare questo nuovo personaggio. Ci si identifica a tal punto che non saprebbe neanche più dire se effettivamente “Neal” sia il suo vero nome.
Danny non è un ragazzo modello. Trascurato dalla madre, viziato da Ellen, preferisce andare a guadagnarsi nelle bische clandestine i soldi per tornare a Washington ed iscriversi all'accademia. È un controsenso, lo ammette, che ottenga illegalmente i fondi per seguire le orme di suo padre e diventare poliziotto ma a Danny piace essere contraddittorio.
La maschera cade quando compie diciotto anni, quando gli viene rivelato che il suo eroe era in realtà uno sbirro corrotto. Che forse aveva addirittura ucciso un suo collega. Danny Brooks, lo scapestrato che aspettava di essere rimesso in riga alla scuola di polizia – che poi chissà, le sue abilità al biliardo e al poker avrebbero sempre potuto tornare utili in qualche operazione sotto copertura – è andato perduto ormai. Non desidera nemmeno addossarsi il marchio d’infamia di condividere il cognome con un venduto, o peggio con un assassino.
I soldi che aveva messo da parte vengono utilizzati per creare la sua nuova identità, la maschera destinata a diventare la più nota tra le innumerevoli che accumula negli anni all'interno del suo campionario: Neal Caffrey.

Non lascia mai che gli scivoli via dal volto, che s’intraveda chi è realmente, eppure qualcuno riesce a scorgerne più volte un frammento. Pezzo per pezzo, ricostruisce la sua storia. Naturalmente non sa chi si sia stato prima dei diciott'anni, quei file sono secretati, ma non ha molta importanza.
Riesce ad intuire i suoi pensieri ancor prima che li formuli, Mozzie. Anticipa le sue mosse, non si fa mai trovare impreparato e sa che sta mentendo senza nemmeno ascoltare l’ennesima bugia che gli sta rifilando, Peter.
Da quando lavora per l’FBI, poi, perfino Jones e Diana riescono a sfilargliela di tanto in tanto.
Con Alex c’era il comune, tacito, accordo di tenersela addosso entrambi mentre Sara… Oh, Sara credeva di avergliela tolta e quando ha scoperto che così non era se n’è andata. Non la biasima, per carità.
Dopotutto, l’ha aiutato nel momento del bisogno anche se non gli doveva nulla. Anche se ha avuto la conferma che aveva sempre mentito, riguardo al Raffaello.
Meglio che sia andata così, che abbia rinunciato, piuttosto che trascinarsi in una storia in cui magari avrebbe cercato di levargli la maschera di dosso con la forza e mettergliene un’altra disegnata da lei, una che s’accordasse con l’idea che aveva di Neal Caffrey.
C’è chi gliene porge una nuova, sotto forma di una bugia che sa già che non sarà creduta. È una maschera di pessima fattura, che sembra dire a chi la vedrà “Oh, ma lo so che tu sai benissimo l’inganno che si cela in ogni mio gesto ed ogni mia parola. Fingo di fare lo sforzo di nasconderlo dal mio volto, giusto per stuzzicarti e per spregio alla tua buona fede.”

È stanco di tutta questa farsa, ma non conosce altro.
Perciò continua a recitare la parte di Caffrey sperando che, risolte le questioni con i Flynn, suo padre possa ridargli un’identità perduta. Una faccia in cui possa riconoscersi, guardandosi allo specchio.
Verrà ferito, tradito e deluso ancora una volta? Probabile. Se James ha sposato una donna capace di dimenticarsi di avere un figlio – quant'è che non la sente? Più di dodici anni. E non è che lui non c’abbia provato – è possibile che non sia poi tanto meglio di lei.
Nonostante ciò, è l’unica via che riesce a vedere per scendere dal palcoscenico senza che le sue innumerevoli “vite” rubate lo ricaccino a forza sotto i riflettori non appena fa un passo verso le quinte.

Vale la pena di fare un tentativo.
Per Peter. Per Mozzie. Per Ellen e June, per tutti coloro che gli hanno dimostrato che la persona sotto la maschera è degna di essere apprezzata per quella che è, non per quella che vuol far credere di essere.
Deve farlo. Per loro, ma soprattutto per se stesso.

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