
Ricominciare a vivere
Era tanto che non lo vedeva. Quello strano Dottore con la cabina che lo aveva aiutato tanto dopo la morte di Cristopher. E ora era li, con lui. E Alan stava per morire, stava per togliersi la vita come avrebbe dovuto fare tanto tempo prima.
Ma c’era un ultimo viaggio che avrebbe dovuto fare prima. Un viaggio su un’astronave. Il Dottore lo portò nel futuro con il suo TARDIS, gli mostrò ciò che la sua invenzione era riuscita a portare all’umanità. Lo portò in un mondo in cui l’omosessualità non era un reato e tutti potevano sposare chi volevano. Un mondo in cui a lui veniva dato il merito di ciò che aveva fatto.
E poi, lo portò in un robot, era un robot di se stesso. Teselecta lo aveva chiamato. Il robot si suicidò al posto suo. Alan non capiva. Era un genio ma queste cose strane erano difficili da comprendere.
E poi comprese. Il Dottore lo portò in un universo alternativo (così lo aveva chiamato) erano su un pianeta diverso. C’erano delle attrezzature strane e li lo vide. Cristopher. Il suo amico era cresciuto, ma era lui e lo guardava con gli occhi spalancati.
Un sorriso si aprì sul volto del genio prima di correre ad abbracciare il suo amico scomparso. L’altro ragazzo lo prese alla sprovvista baciandolo dolcemente sulle labbra. Erano nuovamente insieme.
Alan si girò per guardarsi indietro e ringraziare il Dottore. L’uomo era sparito. In un qualche modo, Alan sapeva che non l’avrebbe mai più rivisto, non sarebbe mai più tornato a casa. Ma a cosa gli serviva?
Lui era a casa. Alan Turing non era morto. Aveva ricominciato a vivere.