Soli ma insieme
Pitch aveva osservato attentamente Jack Frost per molto tempo. Il ragazzo pareva sempre così felice di vederlo. Non aveva senso! Chi mai voleva avere incubi nella propria vita?
Eppure, le poche volte che non lo andava a trovare di notte, lo vedeva piangere la mattina, triste nonostante avesse appena fatto un bel sogno. Era strano. Molto strano.
Un giorno decise di svegliarlo per parlargli faccia a faccia. Gli occhi del ragazzo si spalancarono quando si vide davanti l’uomo che era allo stesso tempo il suo sogno più bello e il suo incubo peggiore.
“Perché piangi quando non hai gl’incubi?” chiese senza preamboli. Il ragazzo lo guardò un attimo a bocca aperta e poi abbassò lo sguardo borbottando qualcosa. “Non ho capito”
“Ho detto: perché vuol dire che non sei venuto”
Ora era il turno di Pitch di essere esterrefatto. Lo guardava con la bocca aperta e non sapeva che dire. Qualcuno desiderava la sua compagnia? Davvero?
E fu così che i due iniziarono a chiacchierare tutte le notti. Gli incubi erano sempre più scarsi ma i pianti erano finiti. “Perché io?” chiese un giorno Pitch.
Con un sorrisetto malizioso il ragazzo si mise sulle sue ginocchia e gli diede un bacio ghiacciato sulle labbra. Era una strana sensazione ma piacevole. Le labbra del ragazzo erano fredde quasi quanto gli incubi di cui Pitch era fatto. Erano perfetti l’uno per l’altro. Due persone sole con poteri che non avevano mai chiesto di avere.
Si baciarono per un po’ sempre più appassionatamente fino a che non si ritrovarono ansimanti. Attorno a loro c’era la solita notte, la solita landa desolata e ghiacciata ma per loro era come se fosse spuntato il Sole.