
Folle
Le perdite che aveva subito erano troppe. Martha lo aveva lasciato e Donna aveva dimenticato. Non c’era rimasto nulla per lui. Era sul serio l’ultimo signore del tempo ormai. Il Maestro, il suo amico di infanzia, era tornato per sparire di nuovo e lui non poteva fare nulla se non restare solo nel suo dolore.
E così scelse l’opzione della follia.
Era così evidente che prima o poi sarebbe successo. Dopo tutti gli anni che aveva vissuto, la gente che aveva conosciuto, le persone che aveva salvato e quelle che erano morte per colpa sua. Ora il Dottore, l’ultimo Signore del Tempo, era un pericolo per se stesso e per chi gli stava accanto.
Aveva deciso di distruggere punti fissi nel tempo, salvare chi non voleva essere salvato, distruggere intere specie senza neanche pensarci due volte.
E poi… Poi lui tornò. Il Maestro. Vide ciò che il suo amico era diventato e se ne incolpò. Non amava vederlo in quel modo. Certo, lui di certo non era più sano di mente ma forse insieme potevano riuscire a continuare per la buona strada.
“Dottore… Che stai facendo? Dov’è finito l’uomo che conoscevo? Dov’è il mio amico? Dov’è il mio rivale? L’uomo che mi ha impedito di prendere possesso della Terra?”
“È morto!” sputò con astio l’essere che una volta era stato l’ultimo Signore del Tempo.
“Non ci credo”
“Non lo vedi con i tuoi occhi?” disse aprendo le braccia come ad invitarlo a guardare meglio “Quell’uomo che conoscevi non c’è più!”
“Eppure io continuo a vederlo nei tuoi occhi” ridacchiò l’altro guardandolo serio “Ma lo vedi come siamo finiti? I ruoli si sono invertiti. Ora sono io quello buono e tu… tu sei il pazzo”
Il Dottore rimase in silenzio a guardarlo. “Lo capisco sai? Senti le urla delle persone che hai perso nella tua testa, delle persone che hai ucciso… è come quando io sentivo i tamburi… Non li sento più adesso sai?”
“E cosa sei adesso? Un fantasma? Sei morto tra le mie braccia!”
“Adesso sono qui. Per te”
“E perché?”
“Perché per quanto possiamo essere cambiati sei sempre quel ragazzo con cui giocavo da piccolo nei prati di Gallifrey. Il ragazzo di cui mi sono innamorato”
“E come faccio a sapere che sei vero?” chiese scettico il Dottore. Per tutta risposta, il Maestro lo prese dal bavero della giacca e premette le sue labbra sulle sue.
“Sono vero”
Il Dottore gli prese il viso e lo baciò a lungo come aveva desiderato fare da sempre. Era un po’ fuori allenamento ma non importava. I demoni che lo assalivano erano più facili da affrontare con qualcuno che capiva accanto. Ce l’avrebbero fatta. Insieme.