
Dipendenza
Bilbo non era in casa da meno di un paio d’ore. Era andato al mercato aveva detto. E già Smaug non sapeva più che fare. Da quando si era trasformato in umano e aveva lasciato il suo tesoro di ori e gioielli ai nani per seguire il piccolo Hobbit nella Contea, il drago era diventato completamente dipendente da lui.
La mattina si svegliavano e Bilbo preparava la colazione per entrambi. Poi c’era la seconda colazione, il pranzo, la merenda, la cena e lo spuntino. Sempre preparati da Bilbo. Lo Hobbit gli aveva prestato dei libri da leggere e così passavano molte delle giornate.
A volte andavano a farsi delle passeggiate nel bosco o andavano al mercato (queste occasioni erano rare perché gli altri Hobbit tendevano a spaventarsi quando vedevano le ali, la coda ed il volto del drago)
E altre volte, molto molto rare, Bilbo andava fuori da solo e lo lasciava a casa. Quelle volte Smaug non sapeva che fare del suo tempo e passava le ore ripensando a quanto fosse cambiata la sua vita da quando aveva seguito lo Hobbit a casa.
Ormai non era più indipendente come prima ma non gli importava. La sua vita ormai era Bilbo. Il suo sorriso la mattina, il suo piccolo corpo che gli insegnava tutte quelle cose piacevoli come i baci e le carezze e quelle cose che lo facevano sentire inesperto come un draghetto appena uscito dall’uovo.
Era ridicolo che un drago grande e grosso come lui fosse ridotto ad essere dipendente da un esserino piccolo come il suo ladro. Eppure appena lo Hobbit entrava a casa Baggins gridando “Sono a casa!”, il drago non poteva fare altro se non correre verso il suo prezioso tesoro e riempirlo di baci stringendosi il più possibile a lui e sussurrando “Ben tornato a casa”