
Maestro
John si era stufato. Ogni singolo gesto che Sherlock faceva era sesso puro. Ogni notte non pensava ad altro se non al corpo del suo amico tra le coperte, al piano di sotto. Era evidente ciò che cercava di fare il detective. Era il motivo per cui voleva farlo che non gli andava bene.
All’inizio della settimana, Sherlock gli aveva esplicitamente chiesto di insegnargli a fare sesso. Aveva detto che era per un esperimento e che non poteva pensare di essere in grado di risolvere casi riguardanti un’esperienza che non aveva mai vissuto.
John non voleva prendere la verginità dell’uomo che si era accorto di amare per un motivo così stupido. Gli aveva detto di no e da quel giorno Sherlock non aveva fatto altro che comportarsi in modo sempre più sensuale. John aveva provato di tutto per resistergli ma adesso aveva finito le idee. E poi un giorno decise cosa fare.
Sherlock si stava sbottonando la camicia per andare a letto e John gli si avvicinò da dietro poggiandogli le mani sui pettorali dell’uomo insinuandole sotto la camicia per carezzare la pelle nuda. Sentì il battito del suo cuore accelerare sotto il suo palmo. Il detective deglutì con forza al contatto.
“Hai deciso di insegnarmi a fare sesso John?”
“No, Sherlock… Ho intenzione di insegnarti a fare l’amore”
Il detective era confuso, non capiva la differenza tra le due cose. “John? Fare l’amore implica del sentimento?”
“Ottima deduzione” ridacchiò il dottore togliendo la camicia al detective e poggiando un bacio sulla sua spalla. Il detective smise di respirare per un attimo.
“John?” chiese tremante il moro, quasi spaventato “Non è per il mio esperimento vero?”
John scosse la testa contro la schiena del detective e baciò dolcemente una scapola. Sherlock gemette sotto quei baci ed iniziò a slacciarsi i pantaloni. Una volta nudo, il detective prese la mano di John e la poggiò sulla sua erezione. “Non è un esperimento neanche per me” sussurrò.
“Lo so” disse di rimando John carezzandolo lentamente. Si spinse contro il detective facendogli notare che anche lui era nudo ed eccitato.
Sherlock gemette per il numero di sensazioni nuove che assalivano i suoi sensi. La pelle di John contro la sua schiena, la mano che carezzava i suoi glutei ed esplorava la parte più segreta del suo corpo con le dita.
John lo fece stendere a pancia in su sul letto con le gambe aperte. Il detective non si era mai sentito più esposto e più al sicuro di quel momento. Il dottore si mise in ginocchio tra le sue gambe e glie le fece mettere sulle sue spalle.
La posizione era un po’ scomoda ma Sherlock se ne dimenticò immediatamente quando un paio di labbra si chiusero attorno al suo membro e due dita bagnate iniziarono a carezzarlo per poi infilarsi una dopo l’altra dentro di lui fino a riempirlo.
Il detective aveva così tante informazioni da catalogare. John aveva preso a stimolargli i capezzoli con la mano libera mentre l’altra lo carezzava dall’interno e la bocca gli dava un piacere neanche remotamente vicino a quello a cui era abituato.
Quando tutti gli stimoli scomparvero, Sherlock gemette di frustrazione ma John lo calmò con le carezze ed i baci per poi spingersi piano dentro di lui. Il pensiero di essere il primo ad entrare dentro quel corpo stava facendo impazzire il biondo che guardava con gli occhi spalancati ogni minima espressione del volto dell’uomo con cui stava facendo l’amore.
“Sherlock… guardami” sussurrò l’ex militare. Il detective fece come gli era stato detto e gli occhi eterocromatici del moro incontrarono quelli blu del suo amante. “Ti amo” sussurrò John prima di chinarsi a baciare quel pazzoide di cui si era innamorato.
Sherlock chiuse gli occhi ed assaporò quelle labbra che sapevano di John e tea (quel sapore andava catalogato un’altra volta e avrebbe richiesto tanti alti baci). Il detective si strinse con forza al suo John mentre questi iniziava a muoversi con spinte corte e mirate alla sua prostata.
L’erezione di Sherlock era intrappolata tra i loro corpi e la frizione unita alla pressione dentro di lui lo stava facendo impazzire. “J-John… Ti… Ti pre-prego”
Il biondo aumentò la forza delle sue spinte e prese a masturbare il suo amico finché entrambi non vennero gemendo il nome l’uno dell’altro.
Una volta ripuliti giacquero nel letto guardando il soffitto per riprendere fiato e, nel caso di Sherlock, salvare tutto nella memoria indelebile del proprio cervello. “John?”
“Si Sherlock?”
“Credo che avrò bisogno di una ripetizione”
Il dottore ridacchiò e si abbracciò al detective, il quale prese l’occasione per avvolgere il proprio corpo nudo attorno a quello del suo John. “Tutte quelle che vuoi”
“John?”
“Si Sherlock?”
“Anche io ti amo”
“Lo so”