
Pinned down
Ma perché dovevano sempre finire a litigare lui e suo fratello? Sherlock non voleva altro se non andare d’accordo con Mycroft ma l’impresa pareva impossibile. E poi un giorno, durante una litigata, il detective si stufò delle emozioni represse che aveva per il suo fratellone e decise di fare qualcosa a riguardo.
Erano in cucina nel 221B, John era nella sua stanza al piano di sopra e i due fratelli stavano litigando su uno degli ultimi casi di Sherlock e sul coinvolgimento di Mycroft nella sua risoluzione. E fu allora che Sherlock scattò. Prese il braccio di suo fratello e lo spinse a faccia avanti contro il tavolo della cucina tenendolo fermo con il suo corpo.
“Sherlock?!” esclamò sorpreso il maggiore “Cosa diamine stai facendo?”
Per tutta risposta, Sherlock spinse i suoi fianchi in avanti per far sentire a Mycroft il suo problema, quello che aveva sempre, ogni volta che Mycroft apriva bocca da quando erano piccoli. Il maggiore si irrigidì alla sensazione di qualcosa di duro contro il suo sedere.
“Sherlock” gemette il politico spingendosi contro il suo fratellino “Dimmi che questo non è un sogno ti prego” sussurrò.
“No. Non lo è fratello. Credo sia arrivato il momento di risolvere questa tensione tra noi… Non trovi?” rispose il minore sibilandogli nell’orecchio e lasciandogli andare il braccio e spingendo il torso di suo fratello contro il tavolo.
Mycroft lo lasciò fare. Portò le braccia sopra la sua testa, per aggrapparsi al tavolo come meglio poteva. Sherlock gli slacciò i pantaloni e li tirò giù insieme ai suoi boxer lasciandogli finalmente la possibilità di vedere e toccare quel sedere su cui aveva fantasticato per tanto tempo.
“Oh Mycroft… Mi sbagliavo sul tuo peso… Non sei affatto grasso” sussurrò Sherlock carezzando quei perfetti globi bianchi e separandoli per dare un’occhiata al tesoro nascostovi in mezzo. Si leccò le labbra desideroso di assaggiare suo fratello ma l’erezione dentro i suoi pantaloni gli impediva di pensare ad altro se non possedere quel corpo in modi molto poco fraterni.
Sherlock prese una bottiglia d’olio dal tavolo e se ne versò un po’ sulle dita per rendere più facile la penetrazione. Trovò suo fratello stranamente aperto alle sue dita e potè infilarne due con facilità. “Hai fatto l’amore con qualcuno prima di venire qui fratellone?” chiese il detective leggermente geloso anche se aveva dedotto cosa aveva in realtà fatto suo fratello. Voleva sentirglielo dire.
“No. Sai benissimo che non è così” disse con voce strozzata il politico.
“Dillo” ordinò Sherlock girando le dita dentro di lui e torturando la piccola ghiandola all’interno di quel corpo caldo.
“Mi sono masturbato pensando a te fratellino” disse Mycroft cercando di rendere la sua voce più provocante possibile sotto le circostanze in cui si trovava. Sembrò funzionare perché Sherlock rimosse le dita, si abbassò i pantaloni, si cosparse il membro d’olio e lo prese con forza senza alta preparazione.
Entrambi i fratelli gemettero e Sherlock ricordò la presenza di John nella stanza superiore. “Ti ricordo che in casa non ci siamo solo noi fratellone. Ce la fai a stare in silenzio?”
Mycroft annuì e Sherlock iniziò a muoversi, per riuscire a mantenere il silenzio, iniziò a tormentare con denti e labbra la pelle del lungo collo che si trovava davanti. Mycroft invece prese a mordersi il labbro per non gemere ad ogni spinta che andava a sfiorare la sua prostata.
Quando Sherlock mosse la sua mano ancora unta d’olio e prese a masturbare suo fratello, Mycroft venne sul pavimento lasciandosi sfuggire un gemito di piacere. Sherlock lo segui dopo un altro paio di spinte mordendo la spalla di suo fratello per trattenere la propria voce.
I due fratelli si separarono e si rimisero in ordine come se nulla fosse accaduto. Mycroft si schiarì la voce. “Bene. Buona giornata fratellino” disse dirigendosi alla porta. Poco prima di arrivarci però, Sherlock lo bloccò e lo spinse contro di essa premendo le proprie labbra contro le sue. I due fratelli si baciarono con passione fino a che non dovettero separarsi per respirare.
“Alla prossima” sussurrò il più giovane lasciandolo uscire ancora leggermente confuso dagli avvenimenti. Sherlock sorrise soddisfatto di se, chiuse la porta e si diresse verso la cucina per pulire il pavimento. E si ritrovò faccia a faccia con John.
Gli occhi del detective si spalancarono come piatti e si rese improvvisamente conto che ciò che aveva appena fatto non era esattamente legale. “John!” esclamò sorpreso e terrorizzato dal poter essere esposto o peggio odiato dal suo miglior amico.
John stava sorridendo però. Il dottore si fermò davanti a lui e lo guardò negli occhi. E poi John lo stava baciando e Sherlock non sapeva più che pensare. Ricambiò il bacio come in trance e quando John si separò, per un attimo non comprese che gli stava dicendo. “La prossima volta partecipo anche io”
Sherlock deglutì, la gola secca al solo pensiero. “Non ti scordare di pulire in cucina” urlò John prima di salire le scale e tornare in camera sua. Il detective sorrise. Non vedeva l’ora di rivedere suo fratello.