
albus/scorpius
Scorpius sbuffa, lasciandosi cadere sul sedile dello scompartimento che condivide con Albus dal loro primo viaggio verso Hogwarts (sa che è quello perché hanno inciso le loro iniziali sotto il finestrino, durante il ritorno a Londra nell'estate del secondo anno – pensando di essere incredibilmente intelligenti e ricevendo invece una Strillettera ciascuno per aver vandalizzato il treno da parte del team di manutenzione), e ignora con una certa abilità il modo in cui il suo compagno di Casa sta ridendo di lui.
“Adesso ho capito da dove hai preso la propensione a essere sempre così melodrammatico,” commenta Albus, dopo aver fatto come d'abitudine levitare i rispettivi bauli al loro posto, sedendosi di fronte a lui con un ghigno divertito a piegargli le labbra: Scorpius vorrebbe essere abbastanza forte da riuscire a ignorare con facilità anche questo, ma c'è qualcosa di estremamente attraente nell'espressione che è dipinta sul viso dell'altro che non gli permette di distogliere lo sguardo dopo aver accidentalmente incrociato il suo.
È stato anche questo (almeno da parte sua) inaspettato sviluppo del loro rapporto che l'ha portato a pensare che il momento di presentare Albus a suo padre e a zia Pansy fosse finalmente arrivato; non che non sapessero già di lui, l'intero mondo conosce almeno per sentito dire il secondogenito di Harry Potter, o dell'amicizia che hanno stretto al primo anno, visto che per mesi non ha parlato di molto altro nelle lettere che ha mandato loro, ma la transizione da “il mio migliore amico, Albus ” a “il mio ragazzo, Albus” sembrava richiedere una presentazione vera e propria, di persona, faccia a faccia.
L'espressione incredula sul volto di suo padre quando gli è comparso davanti mano nella mano con Albus, dopo aver chiesto a lui e zia Pansy di aspettare per un momento al binario, gli ha onestamente fatto cambiare un po' idea.
“Oh, avanti, smettila di fare il broncio,” c'è ancora una risata nella voce dell'altro, mentre allunga una mano per dargli un pizzicotto al naso, e Scorpius rotea gli occhi perché ormai è istintivo farlo quando il suo ragazzo si comporta in questa maniera così stupida; affettargli le dita per intrecciarle alle proprie è un gesto a cui non ha nemmeno bisogno di pensare, ormai, tanto è diventato automatico, e il ghigno sulla bocca di Albus si ammorbidisce in un sorriso affettuoso. “A mio padre piaci,” aggiunge un attimo più tardi, accarezzandogli l'indice con una tenerezza che per qualche motivo riesce ancora a far fare le capriole al suo cuore.
“Al mio no,” borbotta piccato, ignorando il rossore che sicuramente gli ha invaso le guance grazie alla sua stupida carnagione, e solleva un sopracciglio con un'irritazione non del tutto fasulla nel sentire Albus ridere ancora una volta di lui: non riesce davvero a capire cosa ci sia di così divertente in questa situazione. Non gli interessa che la loro prima impressione come coppia con suo padre non sia andata bene?
“Non gli piace il fatto di aver perso una scommessa,” lo corregge Albus, quando il peggio del suo nuovo momento di ilarità è passato, le labbra che si piegano in un ghigno ancora più divertito di quello che aveva stampato in faccia quando sono entrati nello scompartimento quando nota la confusione che le sue parole hanno causato. “Contro tua zia, presumo, viste le loro espressioni quando hai smesso di guardarli.”
E, oh, ma è così ovvio adesso che ci pensa: la scintilla negli occhi di zia Pansy ogni volta che gli ha chiesto di Albus, la smorfia di suo padre quando riceveva da lei un certo tipo di occhiata dopo averlo ascoltato parlare del suo migliore amico…
“Zia Pansy sapeva che mi piacevi da prima che lo sapessi io,” sibila quando si rende conto di essere stato un libro aperto per anni, almeno per lei, e di non essersi mai accorto di niente; cosa l'ha fatta sospettare, quando ne ha parlato per la prima volta con suo padre? Merlino, che umiliazione.
“Credo che chiunque sapesse che ti piacevo da prima che lo sapessi tu,” ribatte Albus con un sorriso zuccherino, come se Scorpius non avesse appena avuto l'illuminazione della vita, prima di aggrottare appena le sopracciglia in quel modo che lo rende istantaneamente sospetto (è un'arte, davvero). “Chiunque tranne tuo padre, a quanto pare,” aggiunge infatti, prima di ricominciare a sghignazzare per l'espressione mortificata sul volto dell'altro ragazzo.