dazai/fem!chuuya
Ci sono delle cose, riflette Chuuya mentre vuota l'appartamento che condivideva con il suo (ormai ex) partner delle cose che Dazai ha lasciato indietro quando ha deciso di abbandonare l'organizzazione, che col tempo diventano chiare e stupidamente ovvie: il fatto che adesso si senta come se avesse perso un arto le ha ricordato con una spietata chiarezza ciò che aveva provato negli anni tra la sua fuga dal laboratorio e il suo ingresso nella Port Mafia – o meglio, negli anni tra la sua fuga e il suo primo incontro/scontro con Dazai.
Non se n'era resa davvero conto all'epoca, ma quando per la prima volta aveva incrociato gli occhi del ragazzo che aveva aggredito una parte di sé che fino a quel momento era stata dormiente si era risvegliata: non in modo violento, come poi ha scoperto sarebbe stato richiamare il potere di Arahabaki, né in realtà molto evidente, ma risvegliata allo stesso modo. Aveva attribuito la strana attenzione che non era riuscita a non avere nei confronti del suo sgradito partner come una semplice e naturale conseguenza del dover lavorare al fianco di un tremendamente irritante membro dell'organizzazione che aveva intenzione di radere al suolo, alla necessità di dover restare all'erta per evitare di evitare di cadere in una trappola (non che le sia servito molto, col senno di poi, visto dove si trova in questo momento); l'idea che fosse qualcosa di diverso, qualcosa di molto più profondo e allo stesso tempo basilare, non le era neppure passata per la mente.
Allo stesso modo, aveva impossibilmente attribuito la velocità con cui aveva accettato di seguire Dazai da ancora prima che la minacciasse di eliminare i membri della sua gang a una strana reazione dovuta al veleno che le stava scorrendo nelle vene dopo la pugnalata di Shirase; un'idea incredibilmente fantasiosa e altrettanto stupida, pensa adesso con un mezzo sorriso mentre chiude l'ennesimo scatolone che lascerà in qualche posto accessibile a Dazai cercando di non farsi scoprire dagli altri mafiosi, ma dopotutto ha sempre avuto un dono per l'auto-ingannarsi al punto di non vedere le cose più ovvie solo perché non voleva farlo.
Questa strana specie di dolore fantasma che sente all'altezza del petto non le sta permettendo di continuare a distogliere lo sguardo dalla verità, però, e le infinite lezioni di biologia che Kouyou le ha rifilato dopo il suo ingresso nell'organizzazione le ritornano alla mente con prepotenza.
“Sei una rottura di coglioni anche quando non sei fisicamente presente, Mackerel, è un talento,” borbotta qualche ora più tardi, immersa fino al mento nell'enorme vasca da bagno che onestamente è la ragione principale per cui ha insistito per acquistare questo particolare appartamento, dopo aver trasferito tutto ciò che il suo (ex) partner possedeva in uno dei pochi magazzini fuori dal controllo della Mafia per permettergli di reclamarlo senza farsi giustiziare sul posto: non ha alcuna intenzione di lasciar morire il proprio mate (che nonostante tutto è ancora una stranissima parola da associare proprio a Dazai, pensa con una mezza risata) a causa di sviste perfettamente evitabili.
Questa strana sofferenza che prova sarà difficile da gestire, ne è piuttosto sicura, ma non è la prima volta che ha imparato a convivere col proprio dolore senza che altri se ne rendessero conto: non ha motivo di pensare che questa volta sarà diverso.