
Giù la maschera
«Sorbetto al limone? Ti ringrazio, Signor Weasley»
Percy rimase sulla porta, spostando il peso da un piede all’altro, a disagio sotto lo sguardo cristallino del vecchio preside.
«E’ anche il mio preferito» borbottò senza avvicinarsi. «Anche se di solito non piace a nessuno. Preferiscono tutti la cioccolata, la crema o persino il caffè. A nessuno piace il limone. I miei fratelli dicevano sempre che il limone è un gusto noioso come…»
«Tu non sei noioso, Signor Weasley. E neanche il sorbetto al limone, te lo posso assicurare. Sempre meglio di uno al gusto cerume, non credi?» rispose il mago, sedendosi finalmente al tavolino. «Se avessi la mia bacchetta potrei richiamare un’altra ciotola così da poterlo dividere con te. Ma la mia bacchetta è…»
«Requisita dal Ministero. Sa... in attesa dell’indagine… hanno paura che lei scappi, o peggio. E’ per questo che è rinchiuso qui. Ma meglio di Azkaban, no?» Percy si sistemò la cravatta nera, un regalo di Penelope per la sua promozione, che solitamente ostentava con grande piacere e che ora sembrava soffocarlo.
Forse era per quello che Silente aveva smesso i completi tre pezzi in cui l’aveva visto ritratto nelle vecchie foto per delle molto più comode tuniche.
«E’ questo che ti preoccupa, Signor Weasley? Che io possa scappare?» chiese con un sorrisetto divertito.
«E’ molto grave quello che è successo, Preside. Una ragazza è morta»
«Non sono più il tuo Preside, Percival. Né di nessun altro a quanto pare. Hai ragione, è molto grave quello che successo ed è colpa mia: ho abbassato la guardia e non mi sono accorto che il male si aggirava per Hogwarts»
A quelle parole Percy sentì stringere lo stomaco, mentre i ricordi di Tonks ragazzina alla Tana continuavano a tornargli in mente. I suoi capelli rosa agitati dal vento mentre correva a perdifiato buttandosi giù dalle colline vicino a La Tana, il profumo delle sue gomme da masticare babbane che portava sempre in gran quantità ad ogni visita, nonostante l’odiosa abitudine di fare quei disgustosi palloncini colorati che faceva scoppiare con estrema soddisfazione proprio vicino al suo orecchio. Charlie, Billy e Dora che si arrampicavano sull’albero dietro la casa e passavano le ore a parlottare tra di loro, escludendo ancora una volta. Troppo piccolo per loro, troppo grande e troppo dotato di senso di autoconservazione per voler passare il tempo con i gemelli. E quindi, ancora una volta, si trovava in un angolo a giocare da solo.
L’aveva odiata, era vero, ma allora era solo un ragazzino troppo silenzioso e troppo quieto rispetto ai suoi fratelli. Quando era entrata alla scuola per Auror ed era andata di corsa a raccontarlo a Molly e Arthur era stato felice per lei. Aveva i suoi dubbi che fosse capace di seguire le regole, eppure era stato genuinamente contento che avesse realizzato il suo sogno.
Ma era colpa l’aria della Tana, il suo superiore lo diceva sempre.
Devi pensare come uno di noi …
E lui ci aveva provato, con tutta la ferrea determinazione che aveva. Cercava di essere uno di loro quando si versava il caffè, che odiava, al posto del tè che beveva di solito. Cercava di essere uno di loro quando salutava Penelope con un bacio sulla fronte quando si incontravano ogni mattina alle nove meno cinque in punto davanti all’incrocio con Diagon Alley. Cercava di essere uno di loro quando passava l’intera mattina ad eseguire minuziosamente e diligentemente ogni ordine gli venisse impartito, ridendo alle battute dei suoi superiori e annuendo alle riunioni. Ma la sera, quando chiudeva gli occhi, era esausto.
«Remus mi ha sempre parlato molto bene di te. Diceva che eri uno dei suoi studenti più dotati» continuò Silente,accarezzandosi la folta barba bianca.
A sentire quel nome Percy fece una smorfia. Si era fidato di Remus come mai di nessun’altro prima. Aveva pensato che lui l’avrebbe capito, che finalmente l’avesse visto.
Invece era tutta una farsa.
«Il Ministro dice…» iniziò la litania che si ripeteva ogni mattina davanti allo specchio ma subito le parole gli morirono in gola quando Silente alzò un dito davanti a lui.
«Non mi interessa cosa dice il Ministro, voglio sapere tu cosa pensi? Credi davvero che Nymphadora Tonks abbia attirato ed ucciso Lisa solo per spezzare la maledizione? Tra l’altro quella è una gran fandonia, se vuoi saperla tutta.»
Percy rimase in silenzio, la voce di Caramell e della Umbridge che gli rimbombavano in testa cercando inutilmente di cancellare quelle parole. Mise la mano nella tasca della giacca, per prendere una caramella al miele, la sua unica concessione alla dolcezza. Sotto le dita però al posto della scricchiolante carta color oro si trovò a toccare i bordi lisci e lucidi di un biglietto piegato.
Lo aprì con circospezione, mentre davanti a lui i volti sorridenti della famiglia che aveva abbandonato ridevano felici.
«Non c’è bisogno di diventare qualcun altro, Signor Weasley. Se già speciale di tuo» gli sorrise Silente mentre divideva il sorbetto, ancora perfettamente integro, in un’altra coppetta di vetro smerigliato rosso e oro apparsa nel nulla «Tieni, vieni a mangiare. A nessuno piace il gelato squagliato. Neanche se è al limone»
***
Sin dal primo giorno di scuola aveva sempre pensato che il giorno prima dei Gufo sarebbe stata estremamente nervosa, che avrebbe inseguito chiunque nella vana speranza di sentirla ripetere per l’ennesima volta un incantesimo piuttosto difficile, anche se sapeva bene che nessuno seriamente avrebbe potuto correggerla. Eppure riguardare per la centesima volta appunti che sapeva a memoria, scorrere le righe di libri che conosceva parola per parole, ripetere all’infinito qualcosa che ormai faceva parte di lei era sempre stato il suo modo di affrontare le prove accademiche. Sorrise tra sé, ripensando a quando Lupin aveva fatto affrontare loro i Mollicci e il suo si era rivelato essere la McGranitt che la informava di aver fallito tutti gli esami?
A pensarci adesso le veniva quasi da ridere. E non perché ormai sapeva bene che il suo livello fosse ben al di là di quello standard dei Gufo (e della pagliacciata tirata su dalla Umbridge,poi, neanche a parlarle) ma forse perché sapeva quello che avrebbe visto ora una volta affrontato il Molliccio. Qualche settimana fa Ron l’aveva presa in giro mentre si trovavano nella stanza delle necessità, chiedendosi dove fosse andata la vera Hermione, quella che considerava il farsi espellere la cosa peggiore che le potesse mai capitare, quella per cui le regole erano qualcosa da cui non poter deviare neanche per sbaglio.
Ora invece lo trovava divertente.
Sì, era vero. Era stato divertente organizzare l’esercito di SIlente, guardare Harry insegnare agli altri, una naturelezza che cresceva giorno dopo giorno, vedere gli sguardi sorpresi e soddisfatti dei suoi compagni quando finalmente un incantesimo che aveva pensato impossibile per le loro capacità finalmente riusciva.
Non puoi fidarti di loro.
La voce di Draco le risuonava in testa, chiara come l’ultima volta che l’aveva messa in guardia. Ne era nata una furiosa litigata, con lei che l’aveva accusato solo di essere geloso e di essere il solito Serpeverde incapace di fidarsi degli altri.
Ah come con Codaliscia, intendi?
Aveva accusato il colpo ma la cosa non l’aveva fatta demordere. Anzi, le era tornata una gran rabbia.
No, come tuo padre che infila un libro maledetto nel calderone di una ragazzina di undici anni,Malfoy. Ma non preoccuparti tra poco tornerai a farti coccolare da tua madre, lontano da tutti noi Sangue Sporco.
Puoi insultare i miei quanto ti pare, Granger. Puoi sputare persino su tutti i Serpeverde mai smistati, ma sei troppo intelligente per non renderti che è da idioti fidarsi di chiunque sia disposto a baciare il culo a Potter.
Meglio di farlo con una che tortura i ragazzini, Malfoy.
E se n’era andata sbattendo la porta della Stanza delle Necessità, incurante in quel momento che qualcuno potesse sentirla e fuggendo via da quello che lui le stava urlando dietro.
E poi c’era una cosa di cui non poteva parlare neanche con lui. Era cambiata, decisamente. Da quando era stata nel passato, ancora prima del sogno in cui aveva goduto nel dare fuoco ad Hogwarts, c’era una parte di lei che reclama sempre maggiore attenzione. Era quella che si era risvegliata la sera del rituale in cui avevano salvato Narcissa.La stessa che l’aveva spinta a provare uno degli incantesimi che aveva trovato nel libro che le aveva regalato il padre di Draco, legandolo alle firme sulla pergamena di coloro che si erano impegnati a mantenere il segreto dell’Esercito di Silente.
Ovviamente però a quel testone dagli occhi grigi che la facevano impazzire non aveva potuto dirlo. E non solo perché sicuramente gliel’avrebbe rinfacciato sino alla fine dei suoi giorni. La verità era che avrebbe dovuto ammettere che aveva ragione, che la sua parte più profonda la stava mettendo in guardia contro un pericolo nascosto.
Da allora non si erano più incontrati, né scritti. Aveva aperto il quaderno più volte con la penna in mano per cercare un contatto, ma l’aveva sempre richiuso senza scrivere una parola. E poi aveva sempre troppa gente intorno ultimamente: Lavanda e Parvati, poi, sembravano non lasciarle un attimo di spazio, convinte che avesse bisogno di amiche dopo la sceneggiata di Draco in Sala Grande. E se da un lato era loro grata,dall’altro non sopportava più il loro chiacchiericcio incessante sui vestiti, trucco e capelli. Da qualche giorno erano poi ulteriormente peggiorate, lanciando incessantemente gridolini estasiati di fronte allo specchio. Chissà per chi si stavano agghindando così poi.
Fortunatamente quel pomeriggio il dormitorio era stranamente silenzioso, le sue compagne di stanza sparite chissà dove. Perlomeno era stato silenzioso fino a quando Ginny non era entrata come un tornado, saltando sul suo letto e fermando le tende chiuse con una sorta di bottoncino dorato che dopo poco si dipanò in mille fili, avvolgendo l’intera struttura.
«Prototipo di Fred e George… serve per chi ha partner troppo rumorosi e non vuole disturbare i compagni di stanza. Una speranza per il futuro, l’hanno chiamata. E per speranza intendo che sperano di venderla a tutti gli studenti di Hogwarts dopo che la Umbridge e le sue regole bigotte se ne siano finalmente sparite in un buco del Ministero» spiegò velocemente al suo sguardo interrogativo, poi aggiunse perentoria «Sta accadendo qualcosa. Luna ha ragione i quadri stanno diventando sempre più scuri…anzi no è come se stessero perdendo i colori. E poi c’è la storia della Stanza delle Necessità»
«Quale storia della Stanza delle Necessità?» chiese. Dei quadri si era già accorta da tempo, da quando Luna ne aveva accennato la prima volta durante una riunione dell’Esercito di Silente. Ma c’era un’altra cosa che la tormentava… affacciandosi dalla Torre di Grifondoro qualche giorno prima le era sembrato di vedere molto più verde rispetto al solito. Non una cosa sconvolgente ma le era tornato in mente la prima volta in cui aveva aperto il Giardino Segreto da piccola, restando quasi sommersa dalla valanga di rampicanti attorno alla porta d’accesso disegnata con tanta accuratezza nel libro illustrato. Aveva sempre avuto una memoria fotografica, sin da bambina. Di certo Erbologia non era mai stata la sua materia preferita ma era assolutamente certa che l’ultima volta che si era affacciata era certa che non ci fosse alcun cespuglio di rovi nei pressi del campo da Quidditch, per quanto deserto fosse al momento.
Ginny per tutta risposta rovistò un attimo sotto il maglione, per poi porgerle un fiocco color rosa confetto.
«L’ho trovato dietro al divano della Stanza delle Necessità. E quando ci sono i Serpeverde gli incantesimi sembrano stranamente rallentare senza colpire il bersaglio. E’ successo quando Draco ha cercato di maledire Ron, ma anche quando lui ha cercato di lanciare uno stupeficium piuttosto forte contro Malfoy. E poi il cibo… hai notato che quando non ci sono gli altri continua ad apparire in continuazione. E, Merlino mi aiuti, non so cosa ci sia in quella marmellata di albicocche ma ti giuro non ho mai assaggiato niente del genere. E sai bene di chi sono figlia.»
Hermione soppesò il fiocco tra le mani, mentre tanti piccoli indizi prendevano forma nella sua mente. In quei giorni non aveva avuto modo di farci caso ma Ginny aveva ragione.
«Ci sta osservando» mormorò «Ma perchè non si fa vedere?»
«Sante parole, Granger. Finalmente qualcuno che non mi prende per folle» annuì Ginny soddisfatta, per poi fermarsi un attimo a riflettere «Ma la Montmorency dici? Credi sia lei a spiarci? Onestamente non mi sembra il tipo che sappia fare molto di più che sbucciare una mela»
Hermione scosse la testa «No. Cockey»
«Cockey? Chi è Cockey adesso? »
«Un elfo.Ti ricordi che ti avevamo raccontato che ci aveva aiutato quando siamo andati nel passato?»
Ginny rimase in silenzio osservandola come fosse uscita di senno «Mi stai dicendo che l’elfo dei Malfoy si nasconde nella Stanza delle Necessità per spiarci? Quindi hanno ragione Harry e Ron quando dicono che è tutta colpa di Lucius Malfoy? Peccato , mi sembrava davvero una gran stupidaggine. E chi se li sente ora? Andranno avanti per anni a dirci che ce l’avevano detto»
«Non l’elfo dei Malfoy. Un elfo dei Malfoy»
«Va bene, ma non c’era bisogno di correggermi, il punto è lo stesso. Ti fa male frequentare Draco,sai? E poi tu non eri quella che si batteva per la libertà degli elfi domestici? Cos’è …un’estate nella pretenziosa biblioteca dei Malfoy e cambi idea?»
«Non dire assurdità. E se vuoi saperlo ho provato anche a ragionare con i loro elfi domestici. Ma sono talmente indottrinati che non vogliono sentire ragioni. Krippy poi è insopportabile, in confronto Kreacher è un elfo amichevole ed ospitale, guarda. Ma Cockey è diversa . Si è presa cura di noi nel passato…e ama profondamente gli zii di Draco. E’ come Dobby con Harry. E ho visto come le parlavano Arael e Nicholas in privato… quasi fosse…di famiglia ecco.Le volevano bene, anche se sembra impossibile da credere»
«Come il fratello di Sirius con Kreacher? » chiese sorridendo Ginny, affatto scioccata come avrebbe pensato «Ma quindi perchè Cockey è qui? E perché ci spia»
«Non ci sta spiando, Ginny» rispose piano Hermione aprendo il baule e tirando fuori la croce di santa brigida in paglia ed erbe che aveva trovato ad inizio gennaio. Ora era tutto chiaro «Ci sta proteggendo»
Un crack e sopra il suo letto apparve un elfa dalle lunghe orecchie adorne di un fiocco rosso brillante che le buttò le braccia al collo
«Miss Granger! Allora non è così zuccona come dice la padroncina. Cockey è tanto felice che finalmente le è entrata in quella testa dura » piagnucolò strusciando il naso contro la sua camicia. Poi si rivolse a Ginny porgendole la mano «E la piccola Weasley.La padroncina dice che è davvero una strega speciale. E’ per questo che mi ha mandato qui la padroncina, per avvertirvi. Dovete prendere queste stasera…sta per accadere qualcosa di brutto. Ma queste vi proteggeranno»
Le Grifondoro accettarono titubanti le due fialette ripiene di liquido vermiglio che l’elfa sorridendo porgeva loro.
«Tutte d’un sorso Misses.Ma ora devo andare da Miss Pansy e Miss Astoria, devono berlo anche loro. E’ molto importante» continuò assumendo un'aria grave «Mi raccomando, Miss Granger. Tutto d’un fiato.Come la mela. Si ricorda la mela,miss?»
Hermione aprì e chiuse la bocca senza emettere alcun suono. Poi d’istinto si rovesciò il contenuto della fialetta in bocca,mentre Cockey applaudiva contenta.
Mentre il sapore aspro le rivestiva il palato, tuttavia, riuscì a fare un’ultima domanda «Hai detto che ti manda la padroncina? Non stai parlando di Narcissa Malfoy,vero?»
Cockey scosse la testa, mettendosi un dito sulla bocca «La padroncina è la figlia della padroncina. E’ chiaro no? E ora devo andare, Cockey non può fare tardi, no no.Mi raccomando questa sera… Miss Granger si ricordi sempre che chi cerca aiuto lo troverà ad Hogwarts»
E con un ultimo plop sparì.
***
Quando qualcuno bussò nel suo studio la sera prima dei GUFO, Severus Piton aveva appena finito di inviare il suo messaggio, l’animale che spariva veloce dalla sua vista. Aveva finalmente capito cosa stesse progettando la Umbridge ma non poteva andare alla ricerca di Niamh o di Minerva… la pozione che aveva preparato non bastava assolutamente. Era riuscito a mandarne un paio di fiale tramite l’elfo ma ne doveva preparare altre, non c’era tempo da perdere.
La porta si aprì e senza attendere il permesso fecero il loro ingresso la peggiore coppia mal assortita che avesse mai visto in quegli anni.
«Se siete venute per ripassare in vista di domani vi posso assicurare che ormai è del tutto inutile. Di certo non posso inculcarvi quello che avete rifiutato di apprendere in cinque anni» rispose senza alzare gli occhi dal calderone.
«Oh, non si preoccupi abbiamo imparato tutto quello che ci serve sapere. Ma non da lei, Professore» il sorriso di Millicent sembrava un ghigno nella penombra silenziosa della stanza. L’aveva mai vista sorridere sul serio? Era una sua studentessa cinque anni e ad essere onesti le aveva dedicato un decimo delle attenzioni che aveva riservato allo stesso Longbottom, di cui conosceva ogni irritante vizio.
«La Professoressa Umbridge quindi fa lezioni private? Interessante» si limitò a commentare in tono piatto, mentre richiamava dietro di sé una piccola fiala argentata dalla sua scrivania.«Forse se ci fosse stata lei non sarebbe successo niente lo scorso anno.Diggory sarebbe ancora vivo e Potter finalmente morto»
Severus squadrò a lungo la ragazza accanto a Millicent, sorprendendosi di trovarla lì: era sempre stata sopra la media, una ragazza intelligente, diligente e preparata, tranquilla.. Di certo Pozioni non era la materia in cui eccelleva ma se l’era sempre cavata piuttosto egregiamente. «Forse,Millicent. O forse sarete tutti morti. Chi può dirlo?E dimmi, davvero ti interessa di quel povero ragazzo? Non mi sembravi così affranta lo scorso anno. »
La Serpeverde scrollò le spalle senza perdere quel sorrisetto malevolo che aveva da quando era entrata:«Forse. O forse vorrei finalmente che in questa patetica scusa di scuola venga fatta giustizia. Mi dica, Professore, cosa è successo davvero lo scorso anno? Cosa è andato storto? Un attimo prima eravamo pronti alla rinascita del Signore Oscuro…e quello dopo le nostre famiglie erano distrutte. Quasi tutte le nostre famiglie a dire il vero, non trova strano che nessuno abbia mai neanche menzionato i Malfoy? Eppure era stato Draco il prescelto per preparare il calice e sappiamo bene quanto Lucius sia devoto al Signore Oscuro. O dovrei dire quanto pensavamo fosse devoto»
«Io ero qui, Millicent. Lo hai scordato? E, in tutta onestà,non ho mai avuto interesse a fare la balia a Lucius Malfoy, né vent’anni fa , né lo scorso anno» rispose fingendosi annoiato, per poi piantare lo sguardo sulla figura silenziosa accanto alla Bulstrode « E tu, Daphne? Da quando ti interessa l’Oscuro Signore?La tua famiglia non è mai entrata nel suo circolo, a quanto mi risulta»
«La perdita accomuna molto più di quello che si crede, Professore, tanto quella subita che quella temuta. E sappiamo tutti di chi è la colpa?»
«Illuminami, Millicent. Sono pronto a bearmi della tua rinnovata intelligenza. A proposito, sai che non è farina del tuo sacco, vero? Non ti senti come se qualcuno muovesse i fili per te?»
«Alcuni di noi hanno preso parte al piano volontariamente. Altri…beh ci è voluto un po’ di incoraggiamento, vero Daph? In fondo basta spingere sui tasti giusti… un amore perduto, dei genitori uccisi, un’umiliazione feroce… o una sorella maledetta, tanto per citarne qualcuno» continuò.«E poi è stato facile, devo dire che con il giusto incantesimo si può far fare davvero a chiunque quello che si vuole,anche partecipare a quello stupido Esercito di SIlente. Non vedo l’ora di vedere che faccia faranno quegli idioti quando scopriranno di essersi cresciuti delle serpi in seno. Oppure … oppure tanto per dirne una andare dalla proprio capocasa e pietrificarla come stanno facendo in questo momento due insospettabili Grifondoro»
Anche Minerva era in pericolo. Davvero due studenti potevano mettere in difficoltà quella che considerava la più grande strega che avesse mai conosciuto? Si, si rispose in un lampo. In fondo anche lui non aveva davanti nulla che non fosse l’involucro delle due studentesse che conosceva.
«Andrà tutto bene, Professore . Ci serve solo questa sera. Domani tutto tornerà alla normalità… Saremo tutti al sicuro domani..» balbettò Daphne.
«E Lisa Turpin? Cosa ti fa pensare che non uccideranno te o Astoria come hanno fatto con lei?» continuò osservando con la coda dell’occhio la pozione che raggiungeva finalmente la giusta consistenza
«L’ha ucciso la figlia della diseredata, Professore, ricorda? Due studenti uccisi in meno di un anno… non mi pare molto sicura questa scuola, vero?» Millicent avanzava verso di lui, ghignando.
«Non è stata Tonks, lo sai benissimo. Sei stata tu? O forse la Abbott? Chi è il cavaliere Millicent?» la incalzò Severus senza distogliere lo sguardo dalla Greengrass.
Si era reso conto , infatti, che sbatteva gli occhi in fretta, troppo in fretta. Era l’effetto del maleficio o stava cercando di dirgli qualcosa?
«Siete delle sciocche, Millicent. Chiunque ci sia dietro non ha alcun interesse a riportare in vita i vostri cari. I morti, sono morti Millicent, lasciateli in pace» tentò di nuovo Severus, tentando di lanciare un incantesimo. Daphne però fu più veloce e fu colpito da una forte esplosione che lo sbalzò contro la parete di pietra della classe. Mentre perdeva conoscenza sentì Millicent ridere «Bel tentativo, Mezzosangue. Ora però è il momento che tutto si compia. E ora vediamo se anche questo di incantesimo funziona bene come gli altri. Forza, Daphne, toglili la bacchetta.»
Severus sentì il suo corpo irrigidirsi progressivamente, sino a diventare un blocco di pietra.Prima di perdere definitivamente il controllo sul suo corpo riuscì a bisbigliare qualcosa alla Greengrass, china su di lui. Prima che però capisse se davvero aveva riposto la giusta fiducia in lei, il mondo divenne scuro attorno a lui.
***
«A che gioco credi di giocare, Theo?»
Non voleva essere così aggressivo, dentro di sé si era detto che per riuscire a cavare qualcosa da quel testardo avrebbe dovuto giocare d’astuzia, convincerlo di essere dalla sua parte. Ma quando se l’era trovato davanti con gli occhioni azzurri spalancati e quel suo faccino pulito, gli era salita una rabbia tale che avrebbe volentieri spaccato quell’elegante testolina contro il muro di pietra alle sue spalle. E al diavolo il fatto che si conoscessero da una vita o che Pansy e Blaise avrebbero messo la sua di elegante testa su di una picca se l’avessero saputo.
Theo però era rimasto immobile, come se non gli importasse di avere il suo avambraccio premuto contro la trachea e la bacchetta puntata al fianco.
«Non ho mai imparato a giocare, Draco.Non me l’hanno mai permesso» constatò calmo, quasi stesse mettendo in chiaro qualcosa di talmente ovvio da essere banale. «Io… non sapevo che sarebbe andata a finire così. Ho fatto solo quello che lei mi ha chiesto… ma non credevo…»
«Quello che ti ha chiesto lei? Stai parlando di Cassandra, vero? Perché diavolo hai dato retta a quella puttana psicolabile?»
«Perché non avevo scelta!» il grido di Theodore era colmo di angoscia e rabbia repressa «Cosa pensi che avrebbero fatto lei e mio padre se non fossero morti quella sera e io non avessi ubbidito ad un suo ordine? Io non avevo nessuno, capisci? Nessuno!»
La presa sul suo collo perde di intensità, mentre Draco lo guardava altrettanto confuso «E quindi cosa hai fatto Theo? Cosa ti hanno fatto fare?»
Theodore Nott chiuse gli occhi, abbandonandosi contro il muro di pietra, svuotato: «Mi ha dato tre pezzi di ambra, da consegnare a ciascuno dei tre campioni del Torneo Tremaghi, Potter escluso ovviamente. Tutto qui, non pensavo fosse un gran problema, per una volta me la sarei cavata con poco. E poi aveva scoperto di me e Blaise, ha detto che se non avessi fatto quello che voleva avrebbe detto tutto a mio padre e …beh sai…lui non l’avrebbe affatto presa bene» mormorò.
«Quindi oltre che stronzo, violento, assassino ed alcolizzato era anche omofobo? Certo che dovrei essere davvero grata a mia madre per non averlo mai fatto conoscere»
Draco si girò di scatto, la bacchetta ancora puntata in mano, deglutendo a vuoto.
«Se ne vada, non sono fatti suoi» ringhiò di nuovo, cercando di ritrovare una parvenza di compostezza,mentre il suo cervello lavorava alacremente alla ricerca di una qualsiasi scusa che giustificasse con un’insegnante il fatto di essere stato beccato a minacciare un suo compagno di Casa.
«Ma questi sono fatti miei, Draco, fin troppo visto che metà dei miei geni viene da quell’orrido individuo che ho avuto la fortuna di non dover mai chiamare padre» replicò incrociato le braccia davanti al petto e guardandolo inclinando la testa. «E devo dire che mia madre non scherzava quando diceva che avevi lo stesso caratteraccio del fratello minore.»
Per Salazar Serpeverde se non era la fotocopia di sua zia, ancora se la vedeva che guardava lui e suo padre quindicenne battibeccare, scrutando come se avesse davanti due emeriti idioti. Lui e Theo si scambiarono un’occhiata in tralice, spostandosi di nuovo a guardare la strega davanti a loro.
«Se è uno scherzo non è divertente…» borbottò senza riuscire a sbattere gli occhi. Aveva paura che facendolo l’illusione di vedere sua zia sovrapposta all’immagine della professoressa svanisse.
Niamh alzò gli occhi al cielo esasperata «Per Ecate. Almeno la figlia di Andromeda ci è arrivata quasi subito… non siete molto svegli, voi due. Sono tua cugina, idiota. E la sua sorellastra»
Draco si morse le labbra. E quindi la Granger aveva ragione come sempre, dannazione a lei. Aveva mille domande che gli frullavano per la testa. Come era possibile? Sua zia era viva quindi? E Nicholas? Forse anche lui era nascosto da qualche parte, pronto a saltare fuori con un figlio segreto.E perché diavolo Theo sembrava tranquillo, anzi quasi rassicurato dall’idea di aver avuto come professoressa una sorellastra di cui nessuno sapeva nulla?
Poi un’idea raccapricciante gli balenò in testa… se Tonks aveva scoperto tutto…
«Ti prego, dimmi che non l’hai uccisa tu perché ha scoperto il tuo segreto» mormorò inorridito Draco. Una psicopatica omicida in famiglia bastava ed avanzava. E di certo non voleva essere lui a dire ad Andromeda che una che diceva essere imparentata con lui le aveva ammazzato la figlia.
Saltare fuori… come un coniglio.. il sogno …guardò Niamh in cerca di una risposta e lei annuì, come se avesse capito.
«Credo che stiano preparando il rituale del revenant en bas… il ritorno dei morti, sapete di cosa si tratta? Lo sospetto da un po’ ma non ho mai sentito di rituali andati a buon fine» iniziò guardando i ragazzi annuire, poi si rivolse a Theo «Hai parlato di ambra… Cassandra Carrow ti ha fatto consegnare un’ambra a ciascuno dei tre campioni, sai perchè?»
Theo scosse la testa «No, anche se nell’ultimo periodo era ossessionata dai libri di sua madre e da una storia che le raccontava sempre di falene maledette. Quando ho iniziato a notarne sempre più a scuola ho iniziato a fare ricerche. Tutti pensano che sia iniziato a gennaio ma l’invasione era da prima delle vacanze che sono apparse. La prima volta è stato il ventuno dicembre, lo ricordo bene perché eravamo venuti a cercarti con Blaise e tua madre mi ha detto che eri ancora fuori ed era piuttosto seccata che ancora non fossi tornato per celebrare Yule con lei, beh quella sera la Cooman è venuta a casa di mia zia dicendo che doveva parlarmi e ha avuto un attacco…»
«Una visione, intendi?» il sopracciglio chiarissimo di Niamh si era alzato sorpreso. Com’era possibile che Severus non ne sapesse niente? Le aveva detto che la precedente professoressa era stata messa in congedo per qualche mese da parte di SIlente ma nessuno si era chiesto il motivo. Aveva creduto che fosse per permettere a lei di prendere il suo posto, e invece c’era qualche altro motivo dietro.
«Si, pochi minuti dopo erano già venuti quelli del Ministero e l’hanno sigillata. Onestamente ho pensato che avesse avuto un attacco di nervi… è sempre stata un po’...strana…» ammise Theo. Poi si fermò un attimo «Davvero io e te siamo fratelli?»
«Fratellastri. Stesso orrido padre, madri diverse. E per la cronaca, mi dispiace per la tua…immagino che la sua morte non sia stata accidentale»
«Ehi, che modi! Ma ti pare un commento da fare? E poi chi ce lo dice che non sei anche tu un’impostora? O una psicopatica? Ne girano parecchi ultimamente» sbuffò Draco, incrociando le braccia davanti al petto, stizzito. Gli ci volle qualche secondo di troppo per comprendere che aveva assunto la stessa posa della donna davanti a lui.
«Oh non so…forse dal fatto che so che hai un oroboro sulla schiena e che i tatuaggi magici che hai fatto con mia madre e i miei zii ti hanno salvato la pelle lo scorso anno? O vuoi che ti dica di quando avevi degli orrendi capelli color topo?»
Dannazione. Peccato non poterle fare una scenata ora… era certo che ci fosse qualcosa di fin troppo sadico nel fingere la propria morte per vent’anni lasciando il tuo unico fratello superstite a piangerti e a fare una cazzata dopo l’altra. Ad eccezione dello sposare sua madre, in quel caso la cazzata l’aveva fatta lei. .
Niamh si avvicinò ancora di più, sino a mettersi di fronte a suo fratello.
«Theo , ricordi cosa diceva la profezia?»
Il ragazzo sembrò tentennare un attimo, poi chiuse gli occhi
Quando ogni legame di anime sarà stracciato
quando il serpente mangerà ogni stella,
allora la Notte scenderà su di voi
E io tornerò per riprendermi quello che è mio.
«Ha detto che era per Cassandra, ma non aveva senso. Lei è morta, giusto?» chiese con gli occhi pieni di terrore.
Istintivamente le mani di Draco andarono alla tasca dove teneva le rune che gli aveva dato Ted per rilassarsi, ne saggiò la superficie appena intagliata. Ma certo… i simboli sulle porte delle ragazze, quello strano segno che aveva visto nel cielo la notte di Imbolc. E sapeva perfettamente dove aveva visto il simbolo del cavallo ultimamente.
«Theo, con chi stavi parlando poco fa?Chi è che ti ha detto di occuparti di me?»
«Dicono che sei un pericolo per Hermione…loro…loro hanno fatto un patto ad inizio anno. Hanno detto che avrebbero detto a tutti che era colpa mia se Cedric era morto, perché ero stato io a dargli una pietra maledetta»
Di nuovo quel campanello di allarme.
«E perché dovrebbero preoccuparsi di Hermione? E come facevano a sapere dell’ambra?» chiese sospettoso, digrignando i denti all’idea che per una volta in vita sua avesse avuto ragione nel momento più sbagliato.
«Il padre di Diggory l’ha detto a Chang, e lei l’ha detto a Marietta. E poi la cosa è sfuggita di mano. Dopo Imbolc sono state insopportabili…era come… era come..»
«Come se non fossero più loro Come se stessero sognando…» concluse Niamh, stranamente più pallida del solito «Perché non lo erano sul serio, Theo. Quelle stramaledette falene… è attraverso quelle che è iniziato l’incantesimo. Aveva ragione Nymphadora quando aveva detto che era il contrario del sine requiescat…che idiota che sono stata»
La falena. Il simbolo del casato della madre di Cassandra. Lo stesso che aveva quella scatolina di legno che Cassandra custodiva con così tanta cura nella sua casa di Hogsmeade, le stesse che avevano visto quel giorno a Villa Black prima di essere colpiti a tradimento.
D’istinto si portò una mano alla nuca, quasi la sentisse bruciare. Non fecero in tempo però a dire nulla perché Grattastinchi arrivò come una saetta, inseguito da una Pansy trafelata.
«Non so cosa diavolo abbia quel gatto, ma era più strano del solito. E poi so che mi cercava Professoressa…che c’è?» chiese guardando perplessa quell’insolito trio.
«Io non…» iniziò Niamh prima di chinarsi a toccare la medaglia di Grattastinchi«Dannazione… è già tardi.Hanno già iniziato. Dovete andare nella stanza delle necessità, subito!»
Tre paia di occhi la guardavano con diffidenza.
«Io non me ne vado senza la Granger» disse risoluto Draco con un tono di voce tra il lamentoso e l’assertivo
«Ah e Lenticchia? Cosa vuole farne, lo lasciamo così? Stupido com’é sarà il primo morto» borbottò Pansy controvolgia
«Blaise è ancora nei sotterranei,non posso abbandonarlo lì» chiude il discorso Theo.
Niamh e Grattastinchi si scambiarono uno sguardo.
Dannati adolescenti… Sarebbero riusciti a salvarsi tutti?
Probabilmente no. Se aveva capito cosa stava per succedere sapeva bene che Lisa Turpin era stata solo la prima, il sacrificio che aveva permesso la prima crepa nel velo tra i due mondi.