Moth Goth

Harry Potter - J. K. Rowling
F/M
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G
Moth Goth
Summary
Finalmente Draco ed Hermione sono pronti a rendere pubblica la loro relazione e a concludere in pace il quinto anno, schivando al massimo qualche gossip. Ma una maledizione sta per abbattersi su Hogwarts, tra succubi, omicidi, incubi in rosa...e ovviamente il tentativo di far fuori il Bambino Sopravvissuto.
Note
https://www.pinterest.it/Flo_flo_fy/moth-goth/ .Anche in questo caso ho fatto un'unica bacheca Pinterest dalla quale prendere ispirazione che ti lascio qui, nel caso ti venga voglia di capire un po' il mood di questa storia.Sarà anche questa decisamente Serpeverde e con un Draco infantile e capriccioso continuamente alla ricerca di conferme?Decisamente sì.Ci saranno morti e torture? Certo.Troverai mischiati elementi dei libri, dei film e riferimenti a head e fan canon in ordine sparso e assolutamente non coerenti con l'originale? Ovvio.Infine come sempre ci saranno rifermenti alla cultura celtica, alle saghe, al voodoo e tanto altro ma nessuno di questi va preso alla lettera e soprattutto non è inteso a sminuire alcuna filosofia, religione o tradizione. Semplicemente è un gran calderone in cui butto tutto quello che mi ispiraAl momento in cui sto pubblicando su ao3 su efp ho pubblicato sino al capitolo 10.Entro venerdi , quando ci sarà il prossimo aggiornamento, caricherò anche qui i capitoli mancanti.. poi i due siti saranno aggiornati contemporaneamente.
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Promesse infrante

Non le era mai piaciuto il Ministero della Magia e ancor meno la gente che lo frequentava: per lo più streghe e maghi scontenti delle loro vite, ingolfati in una routine fatta di carte noiose e ambizioni frustrate. Non li aveva mai compresi, a stento degnati di un secondo sguardo: piccoli ingranaggi necessari a far funzionare il sistema.Niente di troppo diverso dai suoi elfi domestici.

Ma la politica, il grande gioco che c’era dietro quello si, lo aveva capito benissimo. L’idea di far entrare Lucius come Consigliere Politico al Ministero era stato di Voldemort e per una volta lei era stata d’accordo. Ovviamente non era una questione di soldi ma di  conoscenza, di stringere legami ed osservare e poter osservare al momento giusto. E questo sottile gioco di strategia era sempre stato qualcosa che aveva trovato estramamente affascinante. E soprattutto aveva sempre capito l’importanza di stare un passo indietro ad osservare. Era come un ballo, un giro di coppie in cui il vero potere era chi dato nel fare gli inviti. 

Fino a quel momento aveva sempre funzionato, o quasi… 

Per questo il fatto che non fosse riuscita a far ritirare le accuse contro Nymphadora e addirittura non essere riuscita ad essere ricevuta ad Hogwarts la faceva impazzire. Anzi no, peggio che impazzire: la faceva dubitare nuovamente di Lucius.

Che Caramell fosse un idiota lo aveva capito da tempo e quello era stato uno dei motivi per cui avevano scelto di finanziare la sua campagna: doveva essere facilmente influenzabile. Da loro. Non da un’arrivista dai gusti discutibili.

Era qualcosa su cui si arrovellava da tempo, soprattutto dopo che era entrata nella mente del Ministro senza farsi notare, poco dopo che Lupin aveva praticato il primo incantesimo di Legimens. Ovviamente non era come una lettura completa ma era andata alla ricerca di qualcosa di cui non potéva parlare con quel lupom mannaro mezzosangue. E aveva visto gli incontri che aveva avuto con Lucius: sulla scuola, sulla necessità di proteggere il mondo magico, su quello che era successo un anno prima. Coprire il loro coinvolgimento era costato una piccola fortuna ed ancora di più a livello emotivo. L’unico modo per assicurarsi che nessuno potésse collegarli al tentativo di rinascita di Voldemort e ai morti di quella sera era stato finanziare la campagna discriminatoria della Skeeter contro Sirius e il giovane Potter.Niente di nuovo, quindi. Ma aveva visto anche altro, degli incontri di cui Lucius non le aveva mai parlato, in cui non era da solo. Perché aveva presentato Cassandra al Ministro? E,soprattutto, perché non glielo aveva mai detto?

Era per questo che aveva cacciato via Andromeda quel pomeriggio: non le stava dicendo nulla di nuovo, niente che non avesse già sospettato da sola. La faceva infuriare l’idea che persino sua sorella la ritenesse talmente sciocca da non riuscire a vedere tutte le incongruenze, una stupida ingenua troppo innamorata delle apparenze.

E invece aveva notato ogni cosa, incluso il modo in cui Lucius sembrava aver indirizzato sin dall’inizio tutti i contatti con il Ministero, così come le scoperte più importanti su Dolores Umbridge. E sapeva quello che sembrava all’esterno, lo comprendeva benissimo.

Ma conosceva quell’uomo da più di vent’anni, aveva passato più anni insieme a lui che da sola. Aveva imparato a conoscere ogni sfumatura nella voce, ogni muscolo del suo sorriso, ogni increspatura nei suoi gesti e nelle sue parole.

Ed era quello che la preoccupava maggiormente. Era certa che le stesse nascondendo qualcosa e se prima era stata solo una sensazione ora era diventato un macigno opprimente. Nelle ultime settimane inoltre sembrava trovare scuse sempre più implausibili per passare meno tempo possibile a casa. Per un attimo le era sembrato di essere tornata indietro nel tempo, a quando passava notti intere insonni ad attendere il suo ritorno, facendo finta di non sapere cosa stesse facendo al servizio di Lord Voldemort.

Aveva smontato ogni minuscolo angolo del suo studio per cercare un indizio di cosa diavolo stesse accadendo, ma non aveva trovato niente, nel senso stretto della parola. Gli elfi avevano detto di non sapere nulla ed era improbabile che avesse nascosto qualcosa in una delle altre proprietà: era evidente che fosse qualcosa che voleva essere certo che lei non lo trovasse. C’era quindi un unico posto dove potéva averlo nascosto, quello dove passava la maggior parte del suo tempo.

«Suo marito è in una riunione, Signora Malfoy» l’assistente di Lucius aveva provato a fermarla,senza neanche troppa convinzione

«Evidentemente la mia assistente ha scordato di avvisarlo che sarei passata per pranzare insieme. Ma aspetti… rimediamo subito» Narcissa le rivolse un sorriso di sufficienza, mentre l’agenda di lavoro di Lucius le volava in mano prima che la ragazza potésse fermarla. La sfogliò con fare distratto fino  a trovare il giorno giusto. Poi prese con uno svolazzo sulla data odierna mise un appunto e la riconsegnò alla segretaria «Ecco, problema risolto»

«Ma Signora Malfoy, la riunione non finirà prima di un’ora….» tentò di nuovo senza troppo impegno, evidentemente indecisa su cosa fosse peggio tra dire alla moglie del suo superiore che non potéva entrare nell’ufficio del marito quando non c’era o farla entrare quando sapeva benissimo che non avrebbe dovuto permetterglielo.

Narcissa chiuse la porta dietro di sé, chiudendo fuori quella voce fastidiosa frenandosi dallo sbatterla con forza dalla frustrazione.  Era vero quindi, Lucius aveva mentito quando aveva detto di essere impegnato con il lavoro. La sua agenda non aveva alcun appunto dei viaggi di lavoro di cui aveva parlato, né delle cene fino a tardi.

Si massaggiò  le tempie doloranti. Odiava quando aveva ragione su certe cose.




***



«Hai fatto caso che Neville è piuttosto strano da quando abbiamo fatto lezione con Piton?» bisbigliò Ron in tono cospiratorio indicando con il mento il banco di Neville e Theo, sistemandosi accanto a Zabini con una smorfia

Harry annuì distratto massaggiandosi il polso. Aveva bisogno di parlare con Hermione, ed ancora di più di vedersi con Ginny, ma erano giorni che non riuscivano ad incontrarsi neanche di sfuggita. Dovevano assolutamente parlare, non era solo Neville ad essere strano: sembrava che una sorta di frenesia avesse contagiato la maggior parte dei suoi compagni di casa, in un’epidemia di bipolarismo che sembrava estesasi persino ai gemelli. Erano giorni, infatti, che quei due sembravano isolarsi da tutti, intenti a confabulare tra loro, sfuggendo a qualsiasi domanda. Persino la rivendita di puffole pigmee aveva subito un rallentamento. Continuavano il commercio di burrobirra presa chissà dove,delle penne autocopianti e dei cioccolatini canarini che cinguettavano un messaggio in codice una volta morsi. Ad un orecchio ignaro potévano sembrare solo degli innocui suoni senza senso…ma bastava acquistare da Fred e George o da Ginny per le ragazze il codice univoco e il gioco era fatto.

Hermione però si era rifiutata di usare quel metodo per comunicare, troppo alto il rischio che qualcuno riuscisse ad intercettare qualcosa di più che non fosse Umbridge faccia da suino o Mi manchi.

A dire la verità, negli ultimi tempi sembrava ossessionata dall’idea che qualcuno li potésse spiare o che ci potésse essere una spia tra di loro. E nulla era valso il tentativo suo e di Ron di dirle che le uniche persone da cui doveva guardarsi era la viscide serpe platinata che ora sedeva al suo fianco e la sua cricca di amici disagiati.

Per una volta, tuttavia, Malfoy non sembrava intenzionato a torturarlo con le sue domande idiote e con gli ancora più inutili commenti sulla Trasfigurazione. Harry era sempre stato piuttosto bravo con la McGranitt, ma da quando la piaga di Hogwarts gli si era incollata addosso come un vampiro ai leccalecca al sapore di sangue, un quarto del suo cervello era impegnata ad elencare insulti e commenti sarcastici per farlo stare zitto, un quarto a vagheggiare tutti i modi in cui la Umbridge avrebbe potuto finire strozzata da un pasticcino avvelenato, e la metà restante un misto confuso di voci sibilanti, visioni di morte, preoccupazione ed ansia che Sirius non si mettesse nei guai e finisse di nuovo ad Azkaban, angoscia per Tonks e un pizzico di speranza che per una volta la sua vita non fosse sempre un emerito casino e che quell’anno da incubo finisse. 

«Potter, ti sei imbambolato per caso?» la voce della McGranitt lo riportò alla realtà, imbarazzato, proprio mentre sognava di brindare con Ginny sopra la tomba della Umbridge, con Sirius di sottofondo che intonava il canto della vittoria con la sua voce baritonale.

«Cos’è non ti piacerebbe la carriera di Auror?» chiese con un sorriso divertito di fronte allo sguardo sconvolto di Harry. Come diavolo erano finiti a parlare di carriere? E soprattutto come potévano pensare al futuro ora? A malapena sapeva se sarebbe arrivato alla fine dell’anno scolastico.

Di nuovo.

«Non ci vogliono ottimi voti ai GUFO, Professoressa? Voglio dire…Harry è sempre stato il migliore della classe a Difesa ma ora…» la voce di Patil sembrava quasi imbarazzata, nel dare voce, da brava Corvonero, a quella che ormai era più che un’evidenza.

Anche se avesse recitato l’intero libro cantando erano infatti più che sicuri che la Umbridge avrebbe messo un Troll ad ogni parola uscita dalla penna di Harry Potter.

La McGranitt sbuffò «Sono certa che eroi di guerra come Malocchio Moody non guardano affatto solo ai voti. E lo dico a tutti voi. Stasera pensate ai vostri punti di forza e non permettete mai a nessuno di dirvi che non valete abbastanza, è chiaro? Neanche ai vostri professori. Non è per questo che è nata Hogwarts...» si infervorò coprendo a grandi passi la stanza sino alla cattedra.

«E a cosa serve allora Minerva, cara?» 

La McGranitt non diede alcun segno di sorpresa o di irritazione per la comparsa improvvisa della Umbrige sulla porta dell’aula di Trasfigurazione, al contrario di Grattastinchi che sembrava piuttosto contrariato.

La Professoressa esibì in un ampio sorriso che non arrivava agli occhi«Talento, ad esempio? Riflessi pronti? Sprezzo del pericolo? Capacità di reazione… e aggiungerei … un certo passo Felpato in caso di pericolo, che dici Signor Potter?Senza contare che il fatto di essere l’unico sopravvissuto ad una maledizione senza perdono potrebbe di certo considerare un requisito molto interessate per un Auror»

Harry rimase in silenzio, il petto che da un lato gli si gonfiava d’orgoglio all’idea di che una delle insegnanti più integerrime di Hogwarts avesse una tale fiducia in lui.  Dall’altro doveva cercare di non sbottare a ridere in faccia alla Umbridge, la cui faccia assumeva sempre più le sfumature fuscsia acceso della giacca che si ostinava a portare. Probabilmente aveva paura che qualcuno dalla luna non potésse vederla, altrimenti non si spiegava il  motivo per cui si ostinava a portare quei colori in confornto ai quali persino i peggiori programmi trash della televisione babbana che zia Petunia continua a guardare di nascosto nel primo pomeriggio mentre faceva finta di leggere libri di letteratura francese rinchiusa nello stanzino in fondo al corridoio sembravano capi minimalisti e d’alta sartoria.

«Non abbiamo prove che il Signor Potter sia stato effettivamente vittima della maledizione senza perdono la notte in cui Lei- sai- chi è morto»

«Oltre la cicatrice di cui tutto il mondo magico parla da più di un decennio O il fatto che Voldemort… e non faccia quella faccia per la misera… Potter fai vedere alla Preside  quello per cui sono stati scritti fiumi di inchiostro, per cortesia e per cui il Signor Malfoy molto poco carinamente ti ha soprannominato Sfregiato Sopravvissuto» rimbeccò la McGranitt  con aria di sfida facendo segno ad Harry di alzarsi.

«Beh tecnicamente lo è. Sfregiato e Sopravvissuto intendo» mormorò Draco accanto a lui prima di alzare le mani in segno di resa di fronte allo sguardo furente della Umbridge.

«Vede Preside? S-O-P-R-A-V-V-I-S-S-U-T-O. Se perfino Malfoy  ci arriva direi che non ci sono dubbi. In ogni caso..» continuò fingendo un’aria fintamente meditabonda che non avrebbe ingannato nemmeno il più stupido dei serpeverde dopo una fumata intensiva delle erbe di contrabbando che giravano nei sotterranei «Posso chiederle il motivo della sua sempre gradita visita  nella mia classe?»

Le labbra truccate di rosa caramella avariata della Umbrige si stesero in un sorriso falso come i galeoni truccati dei gemelli Weasley «Ma cara Minerva non è il caso di illudere gli studenti, non credi? Come stava dicendo il giovane Corvonero i voti di Potter in Difesa contro le Arti Oscuri non sono affatto all’altezza di anche solo pensare di intraprendere la carriera da Auror.»

«Eddie Carmichael» ringhiò la McGranitt spingendo in basso la mano di Malfoy che ancora si lamentava per il non troppo vago riferimento al fatto che lui fosse considerato l’idiota della classe a quanto sembrava visto che persino lui sapeva quello che era successo ad Harry Potter.

«Ma certo, Eddie Carmichael. Come potrei mai non sapere il nome di uno studente?Ho grandi aspettative per te Signor Carmichael. Sempre che tu smetta di accompagnarti a certa gente. O almeno è quello che mi ha riferito il signor Zabini» rimbeccò la Umbridge riferendosi evidentemente alla frequentazione del Corvonero con i gemelli Weasley. Altrettanto evidente fu la gomitata che Ron cercò di rifilare al suo compagno di studio forzato, che però rimase impassibile come se fosse capitato per caso in mezzo a quella storia.

«E io che pensavo che la cosa peggiore che gli fosse capitata quest’anno fosse stata la morte della sua ragazza» non poté fare a meno di commentare la McGranitt con un tono simile ad un gatto pronto a lanciarsi in una rissa. Dietro la porta chiusa Grattastinchi lanciò un ululato di guerra a supporto del pessimo umore della professoressa 

La faccia della Umbridge crollò per un attimo, quasi le avessero dato uno schiaffo, mentre gli occhi le diventavano freddi e acuti come una punta di spillo.

«Nei dormitori. Ora. Le lezioni sono sospese. Approfittate di questo pomeriggio per studiare per i Gufo. E non vi aspettate favoritismi. Neanche tu, Signor Potter. E’ finito quel tempo» sibilò avviandosi a passo di marcia verso la porta, alla massima velocità che i piedi tozzi e corti le permettevano senza rischiare di sembrare un esperimento di Trasfigurazione tra un rospo e una puzzola pigmea color lilla dei Weasley finito male.

«Forse è finito il tempo degli insegnanti di Difesa competenti» non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire Hermione tra i denti talmente stretti che era possibile sentirli scricchiolare ogni volta che la Umbridge apriva bocca.

«Che io sia dannata se succederà. E Signor Potter, posso assicurarti che se lo vorrai ti porterò io stessa di peso a fare domanda per entrare in Accademia, fosse l’ultima cosa che faccio» sbuffò la McGranitt riordinando rumorosamenteamente i libri sulla cattedra. Poi si fermò un attimo «Dieci punti a Grifondoro per l’autocontrollo. E cinque punti a Corvonero per il Signor Carmichael per avermi dato l’opportunità  di chiarire che Potter ha sempre avuto ottimi voti con chiunque sapesse cosa fosse insegnare. E lo dica pure alla preside Umbridge, signor Zabini, sono certa che starà già prendendo appunti»

Blaise fece un sorriso smagliante riordinando pigramente la sua pergamena «Non si preoccupi Professoressa, ho un’ottima memoria. E ora se vuole scusarmi… devo correre nei sotterranei… sia mai che debba spiegare a Draco come arrivarci»

Durante la discussione Neville era rimasto in silenzio, osservando Theodore Nott al suo fianco. In cinque anni di scuola gli aveva prestato raramente attenzione, uno dei pochi Serpeverde che non cercava di rendere un incubo la sua vita.

Era sempre stato riservato, persino tranquillo avrebbe osato dire. Ma non gli era sfuggito come continuasse ad osservare con lo sguardo i suoi compagni, mordicchiandosi nervoso il labbro inferiore. O meglio alcuni dei suoi compagni. Ci aveva messo un po’ ma aveva capito che era interessato solo ad alcune coppie, la lezione di Piton gliene aveva dato la riprova: Bulstrode, Greengrass, Goyle, Fowley, Seamus, Lavanda, Padma, Cali e Hannah Abbot. Non si perdeva una mossa .La stessa cosa che aveva fatto quando era entrata la Umbridge.

Quando aveva parlato di cambiamento lo aveva sentito rabbrividire al suo fianco, impercettibilmente vero, eppure senza alcun dubbio.

Quello che però non aveva notato era che non era stato l’unico ad osservarlo.

Dietro di lui, impegnato a lamentarsi e ad insultare Harry, Draco Malfoy dietro la coltre di acciaio fuso dell’Occlumanzia era arrivato alle stesse conclusioni di Neville Longbottom, il che era certamente strano considerato che probabilmente lo reputava l’essere più lontano dal suo modo di essere dell’intera Hogwarts.

Ma lui a differenza di Neville non era noto per la sua pazienza.

E con Theodore Nott ne aveva avuta fin troppa per qualcuno con sangue Black nelle vene.



***

 

La riunione con il Consiglio Economico era stata un disastro, continuava a cercare di seguire il discorso ma l’unica cosa cui riusciva a pensare  era quella dannata pergamena.

Dopo la prima visita alla casa di Hogsmeade di Cassandra aveva fatto esaminare la pergamena con la maledizione ad ogni esperto di arti oscure che conoscesse o che gli venisse in mente. Non c’era stato neanche bisogno di obliviarli, era bastato camuffare i nomi e pagarli profumatamente. D’altronde gente come loro era abituata a tenere la bocca chiusa, di certo non era la cosa più terribile che avessero mai visto. Anzi, un paio erano rimasti così colpiti da quel maleficio da essere quasi emozionati. Un maleficio perfetto, avevano detto. 

In quel momento era come se gli fosse calato un velo nero sugli occhi. Una parte di lui, quella razionale sapeva perfettamente che avrebbe dovuto mantenere la sua facciata imperscrutabile, fingere che quello fosse un manufatto oscuro come un altro. D’altronde nel corso degli anni aveva portato e acquistato da loro veleni ed artefatti di ogni tipo.

Se Burgin non si era lasciato sfuggire del Diario di Riddle di certo non lo avrebbe fatto con un foglio di carta che decretava la morte di suo figlio.

Lo sapeva, sapeva tutto. Razionalmente non c’erano dubbi.

Ma l’idea che qualcuno potésse sorridere mentre la sua famiglia, l’unica cosa cui avesse mai davvero tenuto, veniva fatta a pezzi, l’aveva fatto andare fuori di testa.

Quando aveva di nuovo ripreso il controllo di sé l’unica cosa che riusciva a sentire era la mano indolenzita e appiccicosa. Guardò distrattamente l’uomo disteso in terra , rannicchiato e tremante. Lanciò una pila di galeoni d’oro sul bancone, lanciando un incantesimo per ripulirsi dalle macchie di sangue prima di uscire dal negozio come se nulla fosse, il cartello di chiusura che appariva sulla porta alle sue spalle.

Non si era sentito meglio. Anzi.

Era solo così dannatamente stanco, gli sembrava di non riuscire a dormire da una vita. Ogni volta che chiudeva gli occhi le immagini di tutto quello che aveva ignorato nel corso degli anni tornavano a tormentarlo, a mostrargli quanto fosse inadeguato ancora una volta.

Ma gli incubi peggiori erano quelli in cui si trovava di fronte ad un tomba di pietra scura,austera e semplice, le lettere dorate che brillavano in tutta la loro crudeltà.

 

Draco Lucius Malfoy, 05/06/1980-21/12/1996

 

Chiuse gli occhi massaggiandosi la base del naso, cercando di ricacciarle in un angolo della mente dove potésse fingere di dimenticarle. La giornata si preannunciava ancora lunga e sperava di riuscire a passare di nuovo ad Hogsmeade. Stava smontando quella casa pezzo dopo pezzo, alla ricerca di qualcosa che potésse dargli speranza, combattendo ogni minuto contro le immagini di quello che era successo tra quelle stanze.

La sua segretaria però sembrava davvero troppo nervosa. Era vero che il Ministro scalpitava per avere il discorso in occasione dell’incontro con gli ambasciatori di Bulgaria e Ungheria, ma il fatto che stesse attaccata alla porta del suo studio torcendosi le mani era un po’ troppo.

Quando lo vide arrivare si allontanò di scatto, tornando alla sua scrivania,iniziando a scrivere nervosamente su una pergamena. Per la miseria, a volte si chiedeva per quale dannato motivo gliel’avessero imposta.

«C’è una persona nel suo ufficio» si limitò a dirgli senza alzare gli occhi dalla pergamena  e passandogli la sua agenda, quella dove era assolutamente certo che fino a quella mattina non ci fosse scritto niente «Vede, è segnato»

Dannazione, ci si metteva solo Narcissa. Doveva immaginarselo che avrebbe notato qualcosa, ma sperava di ritardare il più tardi possibile quel momento. Voleva solo avere qualcosa cui aggrapparsi, una speranza da darle.

Aprì la porta sperando di sbagliarsi, che sua moglie per una volta si comportasse come la bella bambolina senza cervello che tutti pensavano fosse, troppo intenta a spendere soldi in vestiti e arredamento.

Ovviamente sapeva perfettamente che era assolutamente impossibile, forse solo nel caso in cui fosse stata confusa talmente tanto da non ricordare più chi fosse.

Non aveva però valutato il grado di caos che una donna così minuta potésse creare. Ogni singolo libro, ogni incartamento, ogni piuma d’oca o pezzo di pergamena che fino a poche ora prime era ordinatamente riposto sugli scaffali e nei suoi cassetti, ora era in terra in una confusione che forse solo una Bombarda Maxima avrebbe potuto spiegare.

E seduta sul divano di pelle, perfetta come sempre, con la schiena dritta e il vestito color oltremare impeccabile, sua moglie lo guardava con uno sguardo furente.

«Basta con le stronzate Lucius. Ora mi dirai esattamente cosa sta succedendo o ti giuro che mi sentiranno urlare sino ad Hogsmeade. Perché è li che passi le giornate quando invece dici di essere troppo impegnato con il tuo lavoro,vero?»

Lucius rimase in silenzio, lanciando un colloportus dietro di lui, prima di sedersi di fronte a sua moglie. «Se ti dicessi che ho un’amante ci crederesti?In fondo è da un bel po’ che non stiamo insieme…da poco prima che iniziasse tutta questa storia»

Narcissa sbuffò: «Non provare a trattarmi da idiota Lucius. Sirius ti ha visto andare e venire dalla casa di quella dannata psicopatica. Cos’è sei in vena di nostalgia? O forse è da li che dirigi quello che accade ad Hogwarts?»

«Io… cosa? Oh andiamo pensi sul serio che sia stato io a mettere quella stupida donna al posto di Silente.»

«Tu odi Silente.»

«Anche tu.»

«E odi i Babbani.»

«Ti devo ricordare che è nella tua famiglia che c’era l’usanza di dare la caccia ai Babbani nei giardini della Villa?»

«E di certo non ti faceva piacere che nostro figlio si fosse innamorato della Granger. Ti ricordi quando volevi che lo convincessi a lasciarla?» gli occhi di Narcissa erano ridotti ad una fessura color lapislazzulo

Lucius si alzò di scatto, incapace di continuare a stare fermo. «Quello è stato prima»

Sua moglie lo guardò sospettosa «Prima che scoprissimo che Cassandra e tuo padre volevano sacrificarlo? O prima che finalmente scegliessi la tua famiglia invece dell’Oscuro Signore?»

«Davvero? Sei venuta fin qui per rinfacciarmi tutti i miei sbagli?Oh credimi, tu non hai davvero idea di quali siano stati realmente» ringhiò, cercando di concentrarsi nel sistemare almeno una parte del caos della stanza.

«Visto che non ti degni di parlarmi e inventi scuse idiote per non stare a casa nostra. Com’è che abbiamo dovuto fare quello che sai con Caramell? Tutti questi anni di lavoro e davvero non riusciamo a far uscire nostro figlio da quella dannata scuola?»

«Sai meglio di me che la cosa più importante per il Ministero è che nessuno possa pensare che Lui possa essere tornato.Quale dannato Ministro secondo te vorrebbe scatenare il panico tra gli elettori? E poi se Potter e tuo cugino stessero zitti per dieci minuti forse non ci sarebbe tutto questo casino»

«La figlia di Andromeda forse è morta, te ne rendi conto? Hai idea di come possa sentirsi mia sorella all’idea che nel migliore dei casi si stia nascondendo da qualche parte, incinta, e che l’intero dipartimento degli Auror la stia cercando per ucciderla? Sempre che non sia già cadavere da qualche parte» sbottò, raggiungendolo accanto alla libreria dove sembrava essere passato un tornado. 

Lucius si appoggiò al legno,chiudendo gli occhi «Ti prego, Cissy. Ti prego, stanne fuori. Dammi il tempo… il tempo di cercare una soluzione.»

Narcissa si fermò un attimo ad osservarlo. Non se ne era resa conto fino a quel momento, troppo impegnata a cercare una prova della sua consapevolezza, ma ora nella luce crudele di un luogo estraneo riusciva a vedere quello che finora aveva evitato di notare. 

Si avvicinò sino a posargli una mano sulla guancia, sfiorandogli la tempia con il pollice. C’erano nuove rughe attorno i suoi occhi che non aveva mai visto prima, le occhiaie più profonde nonostante i tentativi di nasconderle con gli incantesimi.

«Te l’ho detto un anno fa e te lo ripeto di nuovo, Lucius. Io e te, insieme. Qualsiasi cosa sia, dimmela.Non tenermi fuori. Non posso sopportarlo» disse appoggiandosi a lui e portandogli la mano sul costato poco sotto il seno, dove entrambi sapevano esserci il bucaneve « Me l’hai promesso»

Le dita dell’uomo indugiarono sulla stoffa liscia, la memoria che tracciava i contorni sulla pelle, prima di stringerla a sé affondando il viso tra i suoi capelli, inebriandosi del suo profumo dolce e delicato. In quel momento voleva solo andarsene da li, tornare a casa con lei. Aveva pensato tante volte di parlargliene, aveva cercato le parole, un modo per poter liberarsi di quel macigno sulla coscienza e di certo non pensava che sarebbe accaduto nello squallido Ministero della Magia, con la sua segretaria dietro la porta che probabilmente si chiedeva che cosa diavolo stesse accadendo, visto l’incantesimo sigillante e silenziante che c’era nella sua stanza.

Eppure sapeva che se non l’avesse fatto in quel momento non ci sarebbe più riuscito, che il muro si sarebbe nuovamente rialzato tra di loro.

«Al...al mio processo ho visto Cassandra toccare Draco. Sapevo che c’era qualcosa che non andava ma in quel momento ho pensato che fosse solo stanchezza. O forse paranoia. In fondo il bambino stava bene, era contento. Ti ricordi la sera che sono tornato a casa? Non la smetteva più di parlottare… era così felice» iniziò, cercando di recuperare il filo di quella ragnatela di intrighi che si era dipanata nel corso degli anni.

Narcissa sorrise al ricordo: nonostante la tensione di quel giorno, il ricordo di Draco abbracciato al padre che si rifiutava di lasciarlo andare anche solo per un momento era ancora uno dei suoi ricordi più teneri. Non aveva notato niente,Lucius aveva ragione, Draco era stato assolutamente normale quel giorno e per molti anni a seguire.

Sino a quella sera in cui l’avevano trovato agonizzante nello studio di Lucius

«Gli ho messo un sigillo, sono quasi certo che sia stato mio padre a suggerirglielo. Probabilmente pensava che se fossi finito ad Azkaban la scelta migliore sarebbe stato eliminare Draco e tentare di avere un altro figlio con lei. Deve averci ripensato quella sera, quando l’abbiamo immobilizzato. Mi ha ingannato Narcissa, e io come un idiota ci sono cascato»

Per un attimo Narcissa desiderò ardentemente non aver mai deciso quel giorno di alzarsi dal letto e di marciare sino allo studio di Lucius. Voleva correre via di li il più velocemente possibile, non sentire quello che finalmente suo marito stava finalmente per dirle. Ma non potéva. Non era da lei. Era stata codarda tante volte in vita sua, spesso aveva deciso di far finta di niente. Ma non quella volta, quella volta non potéva permetterselo.

«Ricordi quanto stava male? Nemmeno Severus era riuscito a trovare una soluzione. E allora ho pensato che forse mio padre lo avesse maledetto… per quello gli ho proposto l’accordo per le Ebridi. Ma lui ha voluto che chiamassi Cassandra, ha detto che solo lei potéva sciogliere la maledizione. Pensavo di averlo in pugno Cissy… e invece no… erano più furbi. L’accordo che io pensavo di aver firmato non era quello reale. C’era molto di più…»l’uomo scivolò sulla schiena lungo la parete stringendosi la testa tra le mani «E’ tutta colpa mia Cissy, tutta colpa mia»

Narcissa si sedette accanto a lui sul parquet lucido della stanza, sopra una pila di pergamene scritte in carattere minuti.

«Cosa c’era in quell’accordo, Lucius?» mormorò accarezzandogli una spalla «E cosa c’entra quello che sta accadendo ora con tutta questa storia?»

L’uomo si raddrizzò gli occhi ancora chiusi, tirando fuori dalla tasca un minisculo quadratino di legno che con un tocco di bacchetta si ingrandì sino alle dimensioni di una piccola scatola.

Lucius la aprì e le porse il contenuto all’interno, guardandola finalmente, gli occhi plumbei come l’acciaio fuso.

«Tonks e Lupin erano convinti che Diggory sia coinvolto in qualche modo. E avevano ragione, anche se non per il motivo che credono loro. I disegni che ho acquistato avevano un cartiglio in controluce… lo stesso che avevo visto una volta a casa di Cassandra ad Hogsmeade. Per questo sono andato li… e ho trovato questa», disse senza guardarla porgendole la pergamena.

Le parole ballavano sotto gli occhi di Narcissa, disgustose e sbeffeggianti che irridevano il suo dolore.

Draco sarebbe rimasto in vita solo fino a quando lei avesse continuato a vivere. Se le fosse successo qualcosa mese dopo mese avrebbe perso parte della sua anima, fino a diventare un guscio vuoto. E poi anche il suo corpo avrebbe ceduto.

Non ti resterà più niente. Ti toglierò tutto, come tu hai fatto con me.

Le ultime parole dell’accordo. Era evidente, Cassandra non voleva assicurarsi la sua incolumità, forse alla fine non le interessava neanche

L’unica cosa che voleva davvero era la vendetta.

Pura e semplice.

Ma cosa c’entrava Diggory?




«Andiamo a casa, Lucius. Dobbiamo andare da Andromeda. E poi cascasse il mondo dobbiamo andare ad Hogwarts»

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