
Acque torbide
Rimanere vagamente attento durante le ore di lezione diventava sempre più difficile, nonostante sentisse lo sguardo di riprovazione di Hermione persino durante Divinazione dove non aveva mai messo piede dopo la prima lezione del terzo anno. Come se davvero gli potessero interessare quei dannati GUFO tra la Umbridge che si divertiva a torturarlo, Silente sparito, tentativi di decapitarlo per fortuna finiti male e dulcis in fundo quelle terribili immagini che gli continuavano a vorticare nelle mente.
Ormai erano più le ore che passava sveglio a rigirarsi nel letto nel dolore bruciante della cicatrice che non gli dava tregua e ricordi incessanti degli omicidi perpetrati nel corso degli anni da Voldemort che quelle in cui riusciva a riposare. E ogni volta, immancabilmente, la sera di Halloween in cui i suoi genitori erano morti tornava a tormentarlo.
Aveva pensato di poter chiudere gli occhi per un attimo, giusto il tempo di riposarli un secondo, mentre la professoressa blaterava del valore simbolico dell’acqua e bla bla bla e una serie di altre scempiaggini che aveva smesso di ascoltare da almeno dieci minuti. Acqua … acqua del fiume vicino alla Tana, la pelle di Ginny profumata di sole e dell’erba, il calore dolce dell’estate …
E poi gli arrivò una vigorosa gomitata nello sterno, tale da farlo accasciare dal dolore sul tavolino basso davanti a loro.
Stava per imprecare contro il suo migliore amico in un modo tale che persino Draco Malfoy si sarebbe sentito imbarazzato quando invece della conosciuta e rassicurante faccia coperta di lentiggini di Ronald Weasley si era trovato di fronte due occhi neri allungati che spiccavano su un volto pallido ed affilato.
«Non hai lezione dopo la mia vero?» chiese continuando a scrutarlo con il viso privo di espressione. Harry annuì impercettibilmente «Molto bene, allora credo proprio che sia il caso che resti a farmi compagnia. Voi invece potete andare. Theo, Draco muovetevi invece di restare li a guardarmi come se mi fosse cresciuta una seconda testa»
Malfoy aveva aperto e chiuso la bocca senza dire un suono limitandosi a lanciargli un’occhiataccia.Certo, come se per lui fosse piacevole …
Era ormai mentalmente preparato allo stile delle conversazioni della Umbridge, magari con bastoncini d’incenso acuminati invece di penne a scarificargli la pelle, ma almeno aveva qualcosa di più decente da guardare che quell’orrido rospo vestito di rosa vomito. E quindi era rimasto li, seduto con le braccia incrociate e un tono di sfida. Ci provasse a fare del suo peggio, non le avrebbe dato la soddisfazione di pregare di smetterla. Così come piuttosto che darla vinta alla Umbridge si sarebbe fatto murare a Privet Drive con Piton.
La professoressa però gli aveva fatto cenno di seguirlo nello studio privato attiguo all’aula di divinazione, dove lo aveva fatto sedere in terra accomodandosi accanto a lui sul tappeto alto e soffice.C’era un buon odore li dentro, fresco e rassicurante. Verbena, forse?
Era ancora intento a cercare di capire cosa diavolo stesse accadendo e dove volesse andare a parare quando si trovò tra le mani un bicchiere di burrobirra schiumante che avrebbe fatto invidia a quella dei tre manici di scopa.
«Oh andiamo, non fare finta che sia la prima volta che vieni trattato in modo speciale.. Credi che non sappia che la McGranitt ti ha addirittura offerto un biscotto? Per Ecate, da come me l’hanno descritta credo che sia un evento talmente eccezionale che ogni singolo quadro della Scuola che non sia stato rimosso per affiggere quegli orribili annunci pacchiani ne parlerà per i prossimi due secoli» commentò mentre buttava giù un sorso di burrobirra.
Harry rimase in silenzio guardingo mentre in testa gli rimbombavano gli ammonimenti di Ginny. Era tutta una farsa. Quella donna voleva solo consegnarlo con un bel fiocco alla Umbridge in modo che potesse cacciarlo dalla scuola con il primo pretesto possibile e con destinazione Azkban magari.
«Vedi niente di dove è lui in questo momento?» chiese improvvisamente la strega alzandosi per andare a cercare qualcosa nella libreria lasciandolo spiazzato.
«Cosa?» riuscì a dire sbattendo le palpebre cercando di togliersi dalla testa quella confusione che la privazione di sonno e le visioni non facevano che accentuare, al punto che a volte credeva di essere ancora immerso nel Lago Nero «Chi?»
Niamh alzò gli occhi al cielo esasperata allungandogli un libro dalla copertina grigia di tessuto senza alcuna scritta «Per la Signora, mi avevano detto che eri sveglio.. su andiamo:il Signore Oscuro, Colui-che non deve essere nominato e altre baggianate del genere. Insomma Lord Voldemort. Lo vedi? »
Harry deglutì a vuoto, spiazzato.Non aveva mai sentito nominare il suo nome prima da nessuno che non fosse Silente, Ron od Hermione. E di certo mai da una sconosciuta professoressa che giocava con le rune per distrarsi e che sembrava divertirsi con la sua mente come Ron da Mielandia.
«Ehi, stai bene? Guarda che nella burrobirra non c’era niente eh» continuò andandosi a sedere sull’amaca di vimini che pendeva dal soffitto, dondolandosi con un piede e continuando a fissarlo con un pizzico di insofferenza che gli ricordava davvero troppo il dannato Malfoy.
Prima che potesse rispondere la porta dello studio si aprì senza troppe cerimonie « La signorina Greengrass mi ha detto che il Signor Potter è tuo improvviso ospite. Che succede?» il tono di Piton era piatto come al solito, vagamente annoiato, ma l’occhiata di disgusto che rivolse al giovane Potter seduto in terra con un boccale di burrobirra davanti evidentemente bevuta a metà era talmente evidente che quasi poteva sentirla parlare.
Niamh tirò le labbra in un ghigno, ancora una volta fin troppo simile a quello del furetto «Ma che brava la signorina Greengrass. Visto che sei qui credo che sia ora di cominciare le lezioni private»
Piton rimase in silenzio, mentre il boccale di Harry volava lontano dalle mani del ragazzo, alzatosi in piedi a disagio «Professore non so di quale lezioni stia parlando ma le assicuro che il mio orario è già pieno»
«Anche senza Quidditch e gitarelle ad Hogsmeade,Potter? Sarà per tutto questo studio che il tuo rendimento in Pozioni è passato da deprorevole a vomitevole? » strascicò Piton affatto impressionato.
«Beh magari se non mi avesse messo in coppia con Malfoy anche lei…» borbottò Harry a mezzavoce mentre il sopracciglio scuro di Piton si arcuava sempre di più. Già l’idea di fare coppia con l’odiato serpeverde con la McGranitt era stata pessima ma le ore di Piton seduti al calderone con il furetto erano una vera e propria tortura
«In divinazione invece è molto bravo » tubò Niamh vuotando il suo bicchiere senza smettere di sogghignare «Chissà che non scoprirai un vero talento anche tu»
«Ne dubito» era stata la risposta laconica di Piton continuando a guardarlo come se fosse ricoperto di escrementi di ippogrifo con la diarrea.
«Ma talento in cosa?Insomma di cosa state parlando» era esploso , il mix di privazione di sonno, dolore e rabbia più forte di qualsiasi idea di punizione che potesse venire in mente a quei due psicopatici dei suoi professori.
«Occlumanzia, Harry. E meglio per te se ti impegnerai sul serio. O davvero non ci sarà speranza per nessuno di noi» Niamh era ora accanto a Piton, il mento sulle mani incrociate sulla spalla dell’uomo. Harry non seppe mai se era stato per lo shock di vedere l’essere più asociale del mondo interagire in modo così intimo con un altro essere umano o il riferimento alla catastrofe imminente o ancora le mille paranoie che Hermione sembrava aver sviluppato per l’occlumanzia dopo che il deficiente platinato si era quasi mandato in coma a fargli abbassare la guardia.
Qualunque cosa fosse quando il Legimens gli penetrò nel cervello come una lama arroventata seppe per certo di essere un idiota.
Ginny l’aveva detto che non avrebbe dovuto fidarsi.
***
Kreatcher non aveva mai avuto un buon rapporto con i maghi e le streghe, fatta eccezione per il padroncino Regulus. E questo era risaputo.
Quello che invece in pochi sapevano era che non aveva un buon rapporto neppure con quelli della sua specie, mai avuto. Quando c’era la padrona a Villa Black aveva dei sottoposti sotto di sé sui quali riversare il suo malumore. Ma dopo la sua morte quei viscidi pusillanimi se n’erano andati, non essendoci più un erede dei Black a Grimauld Place.
Beh alcuni erano morti e forse lui c’entrava giusto un pochino, ma quella era un’altra storia.
Il punto della situazione era che ora toccava a lui onorare la memoria del padroncino. Avrebbe voluto strapparsi il cervello dalle orecchie come minacciava di fare la defunta padrona quando si arrabbiava pur di non ricordare quel sorriso stanco prima di partire per la grotta, la voce del padroncino calma e rassegnata. Non aveva urlato nemmeno quando erano nella grotta, ghermito da artigli infernali che lo trascinavano in basso, nell’acqua così scura da non riuscire a vederne il fondo. Gli aveva solo ordinato di andarsene e non parlarne mai con nessuno.
Ma prima, a casa erano stati altri gli ordini del padroncino.
Prenditi cura di Sirius.
Sul momento aveva pensato che anche il padroncino fosse impazzito,in fondo non sarebbe stato il primo dei Black. Ma vedendo che lui non rispondeva si era abbassato alla sua altezza e l’aveva guardato fisso, con quegli occhi grandi che Kreatcher vedeva ancora nei suoi sogni.
Promettimelo Kreatcher.
Non un ordine da padrone a servo. Ma una promessa, come ad un amico.
E sebbene sentisse il cuore pompargli così tanto da rischiare di uscirgli dal naso adunco e sapesse benissimo che se la padrona avesse scoperto una cosa del genere avrebbe usato la sua pelle per rivestire i cuscini del salotto, Kreatcher aveva promesso.
Ed era per quello che ora, a più di dieci anni di distanza, quando quasi nessuno parlava più del padroncino, era li, in una cucina estranea, con un elfo capo che lo guardava nello stesso modo sprezzante che lui riservava a chiunque altro, abbaiando ordini a destra e a manca, mentre una piccola testa essiccata dalle lunghe orecchie penzolanti lo guardava da uno scaffale.
Elfo fortunato Krippy, elfo fortunato davvero.
«La sciagura è entrata in questa famiglia e solo Krippy fa qualcosa. Solo Krippy sa. Da quando la sanguesporco … » si morse la lingua facendo un verso di disgusto «Non si può neanche chiamare così, la padrona non vuole. Dice che mi stacca la lingua se me lo risente dire. Dice che il padroncino è felice… ma felice cosa, dice Krippy? »
Kreatcher ciondolò la testa in approvazione «Sanguesporco, mezzosangue, lupi mannari… cosa avrebbe mai detto la povera padrona..»
«E gli elfi…non esistono più gli elfi domestici di una volta. Prima quella Cockey, poi lo stupido Dobby che preferisce fare l’elfo libero… e poi…quel viscido, schifoso traditore li» continuò indicando con il lungo dito puntuto la testa essiccata poggiata sulla mensola in alto mentre faceva volare contro il muro un pentolone ricolmo di vellutata di zucca e patate ringhiando verso due elfi accanto ai fornelli «Troppo sale, stupido che non sei altro. Vuoi che Krippy serva ai padroni un concentrato di sale e grassi?Piuttosto Krippy serve te a spezzatino »
Ah che bei tempi quando anche lui poteva spadroneggiare nelle cucine di Grimmauld Place. Ma non poteva farsi vincere dalla nostalgia, era li con una missione.
«E lady Narcissa parla mai del padroncino Regulus?»chiese fingendo un tono casuale, lisciandosi la fodera lisa che quell’idiota del suo padrone continuava a fargli trovare pulita e stirata ogni mattina, addirittura con una spruzzata di profumo dai toni balsamici.
Krippy gli lanciò una lunga occhiata sospettosa, poi con uno schiocco delle lunghe dita gli fece cenno di seguirlo attraverso i lunghi corridoi scuri, attraverso le scale di marmo e poi di nuovo dalla parte opposta rispetto alle cucine , fino ad una stanza dalle porte chiare e le pareti azzurre dipinte a piccoli tocchi.
«E’ lo studio privato della padrona. Non azzardarti a toccare niente o Krippy avrà un nuovo oggetto d’arredo» ringhiò mostrando i denti gialli ed avanzando ciondolando verso uno dei mobili in stile chinoiserie dove si trovavano una serie di cornice argentee talmente lucide che Kreatcher era in grado di vedere ogni singola macchia sulla pelle raggrinzita di Krippy.
L’elfo di casa Black storse il naso, la sua padrona non era mai stata una sentimentale e di certo non aveva mai tenuto alcuna foto in nessuna camera della casa. L’unica rappresentazione della famiglia erano i ritratti ufficiali ordinatamente esposti nel luogo preposto della casa. Non stupide cose animate da quattro soldi. La padrona non l’avrebbe mai permesso. Non era una stupida sentimentale, no no. La padrona sapeva come doveva essere mandata avanti una famiglia di purosangue.
No..no.
Oh andiamo Kreatch, che ti costa? E’ solo una piccola foto. Non ti fa niente, vedi?
Il padroncino è impazzito? Il padroncino deve aver battuto la testa? Si chini, faccia vedere a Kreatcher.
Ma quale battuto la testa. Sono serio. Perché non vuoi fare una foto con me? Pensi che non sia abbastanza fotogenico? E su,cosa ti costa?
Il padroncino allora ha le febbre. O una maledizione.. forse quegli stupidi Grifondoro amici del traditore del sangue. Oh ma Kreatcher ora andrà da quei mentecatti e gli farà sputare la verità. Il padroncino aspetta qui con una tazza di té caldo e Kreatcher torna in un batter d’occhio con le loro lingue da appendere al camino.
No, Kreatcher. Nessuna maledizione. E sarei lieto se evitassi di andare in giro a minacciare di tagliare lingue. Voglio solo fare una foto insieme e non voglio ordinartelo. Vuoi fare una foto con me, Kreatcher, per favore? Consideralo il regalo di Natale per me, ora che Sirius è andato via.
Kreatcher era rimasto impietrito, le dita ferme in uno schiocco che lo avrebbe portato dritto dritto nella casa di quegli stupidi Potter dove il cane si era rintanato dopo aver abbandonato la famiglia. Il padroncino voleva una foto con lui? Davvero? Era rimasto immobile mentre le labbra si tiravano verso una forma innaturale, qualcosa che non aveva mai sperimentato, gli angoli della bocca che si tendevano stranamente verso l’alto.
Click
Visto Kreatcher non era poi così difficile. Guarda siamo venuti benissimo!.
«Ecco lo sapevo.. un altro elfo impazzito da eliminare. Aspetta qui che faccio venire Woppy… è bravissima con la mannaia, grande elfo quella li…altro che la …» Krippy lo aveva pungolato con un dito dalle lunghe unghie giallastre .
Ma Kreatcher in quel momento non poteva parlare, uno strano grumo che gli chiudeva le corde vocali del collo raggrinzito mentre guardava il giovane padroncino che rideva su una panchina di Hogwarts il giorno dei suoi GUFO. Il migliore del suo anno. Il migliore dai tempi di quell’altra traditrice del sangue di Andromeda Black.
Ma Krippy non poteva saperlo. Per fortuna che riuscì a ritornare in sé proprio quando una grassa elfa con le braccia possenti che fuoriuscivano dalla fodera per cuscini color cipria stava per alzare una grosso coltello affilato contro il suo testone, riuscendo a schiantarle e farla volare via nel corridoio.
«Krippy sa mantenere un segreto? Krippy vuole aiutare i suoi padroni?» chiese sospettoso mentre la fotografia volava via lontano, tornando all’esatto posto che aveva occupato qualche minuti prima.
Krippy annuì con il testone ciondolante guardandolo di soppiatto.
«E allora Krippy deve far trovare questo a Lady Narcissa. Ma non una parola sul fatto che Kreatcher è stato qui. Non una. O sul serio la tua lingua diventerà la calza di natale di quel cane del mio padrone» disse solennemente tirando fuori dalle tasche un quadernino minuscolo con sopra la costellazione del Leone.
Il vecchio elfo annuì con fare grave prendendo con una strana deferenza l’oggetto chiudendolo tra le mani «Servirà a salvare il giovane padroncino? La padrona non può sopportare di perdere anche il giovane padroncino e Krippy ha promesso alla padroncina di prendersi cura del padrone e del padroncino quando sarebbe arrivato. Anche se Krippy è arrabbiato con la padroncina. Se ne è andata lasciando tanta rabbia nel padrone che era il padroncino, no no non si fa così. A Krippy avrebbe potuto dirlo. Krippy avrebbe mantenuto il segreto.»
Kreatcher scosse la testa,annoiato: A dire la verità non gli interessavano granché i problemi famigliari dei Malfoy. Lui aveva promesso al padroncino Regulus di prendersi cura del traditore del sangue che si ostinava a chiamare fratello. E se un elfo domestico non avrebbe mai disubbidito ad un ordine, di certo Kreatcher non sarebbe mai venuto meno ad una promessa. Pensò al suo unico tesoro, la fotografia che custodiva con cura nella sua stanzetta a Grimmauld Place e che guardava ogni notte prima di chiudere gli occhi.
Il padroncino sarebbe stato fiero di lui, ne era sicuro.
Se solo fosse stato li…
Poi con uno schiocco di dita sparì lasciando un elfo con un grosso coltello e uno intento a spazzare via ogni traccia del loro passaggio dietro di sé.
***
La casa era stranamente silenziosa quando Sirius rientrò con Ted e Remus a Grimmauld Place.
«Kreatchuruccio sono a casa! E ho fatto anche la spesa! Indovina un po’... viene tutto da Harrod’s, il negozio babbano che odi tanto» chiamò Sirius lasciando che le decine di sacchetti di carta decorati fluttuassero allegri verso la cucina.
«Chissà cosa ti affascinerà mai così tanto di quel posto. Davvero avevi bisogni di comprare quattro tipi diversi di uova?Merlino, io sono cresciuto a Knightsbridge e giuro che non sono mai andato a comprare uova di quaglia» sorrise Ted tirando fuori una confezione in cartone dipinto «Però hanno sempre i migliori cioccolatini del mondo. Credo che sia stato proprio grazie a questi che Andromeda ha accettato di sposare un natobabbano»
«Nah… è stato solo per scappare da quella pazza di mia zia e delle sue sorelle, mi dispiace deluderti Ted. E ora visto che non vedo arrivare il mio adorabile elfo domestico urlante per aver portato cibo babbano nella sua cucina direi che è ora che mi metta ai fornelli, Charlie e Bill stanno arrivando e non sarò certo io a lasciare i figli di Molly Weasely senza cena»
Sirius e Ted si lanciarono un’occhiata preoccupata.
«Sirius…»
«Si, Felpato»
«Tu ricordi cosa è successo l’ultima volta che hai detto che sapevi cucinare, vero?Quando hai dato fuoco alla cucina di Euphemia…» iniziò non riuscendo a fare a meno di sorridere al ricordo di un compassato Sirius Black poco più che diciasettenne che lanciava incantesimi spezzafiamme nella cucina dei Potter come se non fosse successo nulla. E il tutto perché aveva deciso che quel Natale avrebbe cucinato lui i biscotti.
«Ti ricordo che non hai nessuna prova che sia stato io ad alzare accidentalmente troppo la fiamma e a distrarmi mentre scrivevo una lettera piccante a Marlene non notando che il forno avesse preso fuoco…»
«Andromeda l’unica volta che ha provato a cucinare è riuscita a bruciare persino delle pentole che non stava utilizzando. Come abbia fato rimane un mistero ma ho preferito non indagare,onestamente. E Remus, mi dispiace dirtelo ma credo che Dora abbia ereditato le abilità culinarie della madre»
«L’ho vista versare il latte direttamente nella scatola dei cereali…è la sua idea di preparare la colazione » Lupin non poté fare a meno di sorridere al ricordo di Nymphadora con addosso solo la sua camicia e i capelli rosa sciolti sulle spalle mangiava con gusto seduta al tavolo della loro cucina quegli orrendi cereali dal gusto fruttato che comprava in un supermercato babbano e che adorava. Avrebbe dato qualunque cosa per poter tornare al quel momento, avvicinarsi a lei e sfiorarle la pelle morbida e profumata di toffee e vaniglia, sentire il calore del suo corpo appoggiato al suo.
«Se devo essere sincero gliel’ho insegnato io,era il nostro rituale del sabato mattina.. comperavo appositamente delle piccole confezioni … si divertiva così’ tanto a vedere sua madre dare di matto e accusarci di essere dei porlock dalle sembianze umane» Ted gli posò una mano sulla spalla nel vano tentativo di consolarlo, ritornando con la mente a quei week end spensierati fatti di dolci profumati e risate.
«E a proposito di fuoco…siete sicuri di quello che avete visto nei quadri del padre del povero ragazzo morto?» chiese Sirius infilandosi un grembiule nero inamidato e squadrando le patate come se stesse valutando delle gemme preziose.
«Quei dipinti sono inquetanti, Felpato» Remus gli aveva tolto i tuberi di mano, poggiandoli delicatamente sulla tavola «E comunque credo che sia il caso di mandare un gufo al ristorante qui dietro… non vorrai mica spiegare ad Arhur e Molly perché i loro figli sono stati vittima di un avvelenamento da cibo vero?»
«Cosi mi offendi, Ramoso! Davvero pensi che possa essere così terribile?»
«Onestamente,Sirius? Preferirei bere la prima pozione che trovo in salotto piuttosto che mettere in bocca qualsiasi cosa cucinata da te. E poi credo sia già tardi… »
«Inoltre mi concentrei su altro… sono certo che Malfoy abbia notato qualcosa su quei dipinti. Qualcosa che ovviamente si è ben guardato dal condividere» Ted lo aveva iniziato a spingere verso la sala da pranzo con il camino d’ingresso da dove li a poco sarebbero arrivati Bill e Charlie.
Il tempo di arrivare in sala e stappare un paio di burrobirre e le fiamme del camino si illuminarono di verde mentre i maggiori degli Weasley facevano il loro ingresso spazzandosi via la cenere di dosso, seguiti da un’esile ragazza dai lunghi capelli biondi legati in una coda di cavallo.
«Coucou, mes chers amis» Sirius sembrava estremamente divertito dalla presenza imprevista della francese, gli occhi grigi che brillavano divertiti, probabilmente divisi tra la consapevolezza del fatto che doveva esserci qualcosa di estremamente urgente e il pensiero di come avrebbe tessuto le lodi della ragazza a Molly per il solo gusto di vederla fumare. Perché c’era una cosa che lui aveva capito da un pezzo e che la Molly si rifiutava di ammettere da mamma chioccia qual era che quelle due avevano molto più in comune di quanto pensassero. E no sit trattava solo dell’amore per Bill.
«Non parliamo franscese, per favoire. Sto scercando di imparae la vostra lingua ed è irritante non poterlo fare, n’est pas» la voce di Fleur era come un burro di rose ma lo sguardo negli occhi era tagliente e determinato.
Come detto, una giovane Molly Weasley d’oltre manica.
Sirius alzò le mani in segno di scusa invitando i suoi ospiti ad accomodarsi.
«Purtroppo ho solo dei cioccolatini da offrire,il mio elfo ha deciso di sparire proprio oggi. Ted…» sorrise sedendosi in poltrona e facendo un gesto eloquente verso la raffinata confezione poggiata in un angolo.
«Sono certo che i ragazzi non hanno fame. E poi il cioccolato prima di cena fa male» rispose il Tassorosso senza scomporsi, accomodandosi sul divano ed accavallando le gambe, seguito da Lupin.
«Veramente io un scioccolatino lo mansgerei vuolentieri. Cosa sc’è dentro? Noisette?» cantilenò Fleur ondeggiando i lunghi capelli color del grano con un sorriso mentre la scatola viaggiava verso di lei.
Metà veela, non c’era dubbio. E decisamente ostinata, pensò Ted guardando con rammarico il prezioso cioccolato lavorato a mano con fiori di tè e frammenti di nocciola del Piemonte pralinata che scrocchiava goloso sotto i denti perfetti della francese invece che sotto quelli di sua moglie.
«E’ un piacere fare la tua conoscenza, Fleur. Ma se non sono indiscreto… posso chiederti come mai sei qui?» indagò studiandola. Anche ad uno meno esperto di lui era evidente che quei tre stessero fremendo per qualcosa.
Scambiandosi un’occhiata con il fratello maggiore Charlie tirò fuori una fotografia e la passò a Ted.
«Vedi l’anello della Umbridge?» chiese il ragazzo sedendosi accanto a lui ed indicando la grossa pietra chiara che ornava le dita tozza dell’orrida strega mentre stringeva la mano di Percy.
Remus e Sirius si avvicinarono curiosi , cercando di capire cosa ci fosse di così strano.
«Sbaglio o c’è un puntino all’interno? Cos’è uno di quegli orridi gioielli di ambra con un insetto morto imprigionato dentro?» chiese con un sincero moto di disgusto.
«Una… come hai detto che si chiama nella vuostra lingua Bill.. balena?» Fleur si era voltata verso il ragazzo seduto sul bracciolo della poltrona accarezzandogli il braccio con una mano, mentre con l’altra prendeva un dischetto allo zenzero e scorze di limone candite.
«Falena, tesoro. F-a-l-e-n-a»
«Uorribile in ogni caso. Non abbiamo quei …cosi à Paris, per fortuna» rispose la strega arricciando il naso.
«Neanche qui, di solito. E infatti mi sono ricordato di un articolo uscito sul Cavillo tempo fa»commentò Bill allungando una copia sgualcita del giornale, risalente a qualche mese prima «Xenophilus Lovegood ha spesso teorie strampalate ma forse questa volta ha ragione. E parla di una strana presenza di questi insetti a partire dal solstizio d’inverno guarda caso»
Remus sorrise «Devo dire che qualche volta l’ho trovato davvero interessante. E Dora l’adora, ogni volta che arriva si affretta a nasconderlo per paura che lo legga prima io di lei e glielo sgualcisca»
«Ecco, questa è una cosa che ha ripreso dalla madre. Considera che abbiamo dovuto fare due abbonamenti diversi alla Gazzetta del profeta per non litigare ogni mattina.» sorrise Ted mentre sfogliava pensieroso l’articolo in questione, comparandolo con la fotografia.
«Questo però non spiega perché vi siate presentati qui tutti e tre, eccitati come se aveste appena scoperto la stanza delle necessità»
Bill sbuffò «A proposito di quello,...non sarebbe stato carino dirci come richiamarla? Io ho passato anni ad Hogwarts cercando di nascondermi nei posti più impensabili e poi arrivano anni dopo i miei fratelli minori che ne parlano come se fosse la stanza attigua a quella di Grifondoro»
Charlie rimase in silenzio, fingendosi estremamente interessato al cioccolatino che aveva in mano, rimediando un’occhiataccia da parte del fratello «Vuoi forse dirmi che tu lo sapevi? L’hai sempre saputo e non mi hai mai detto niente?La McGranitt mi ha quasi beccato nei bagni con la Karasu di Corvonero!»
Gli occhi azzurro ghiaccio di Fleur lampeggiarono minacciosi «Quella scialba donnetta che abbiamo incontrato à la patisserie qualche giurno fa? Mon Dieu, Bill.. c’est così ordinaire» borbottò la francese in uno strano miscuglio di lingue, per poi finire con una serie di definizioni non proprio galanti che fecero sorridere Sirius da dietro la spalla di Remus.
«Non vorrei rovinare questo bel momento tra fratelli ma ritornando alla domanda di Remus… perché siete qui? A parte darci una fotografia che avete evidentemente rubato a casa di Percy.» incalzò il padrone di casa con un ghigno mentre i Weasley lo guardavano con lo sguardo da cuccioli indifesi che lui stesso avete usato più di una volta «E non provate a dirmi che non è vero,l’ho inventato io questo gioco.»
Bill e Charlie si scambiarono un’occhiata furtiva«Diciamo che l’abbiamo scambiata con qualcosa che sicuramente ha più valore. O almeno speriamo che lo abbia»
«Oh mon dieu, ma che drammatisci che sciete. Comunque, quando Bill mi ha fatto vedere la fotò mi sciono ricordata di una cuosa » il bel viso di Fleur si era illuminato di eccitazione mentre tirava fuori dalla borsa una sacchetto nero, rovesciandone il contenuto sul tavolino basso davanti a loro, accanto alla confezione dorata ormai vuota.
Davanti a loro una grossa goccia d’ambra tagliata sembrava assorbire la luce della stanza. Remus si chinò a guardarlo senza toccarlo, solo la punta della bacchetta che ne sfiorava la superficie mentre la resina sembrava iniziare a tremare sotto lo sguardo sempre più cupo dell’ex professore di difesa contro le arti oscure.
«Speculum Evanesco» si affrettò a lanciare l’incantesimo a più riprese, mentre uno dopo l’altro tutti gli specchidi Grimmauld Place sparivano. Poi ancora con le narice dilatate per l’adrenalina aggiunse «Forse sono stato un po’ precipitoso, ma meglio evitare che la falena si liberi. E’ un’anima intrappolata. O meglio una parte di essa. E soprattutto non è niente di buono.»
«Non dirmi che il buon vecchio Voldie ha creato una versione 2.0 degli Horcrux, ti prego» sospirò Sirius mentre richiamava una scatolina di ebano nero « Cimelio di famiglia, serve a conservare gli artefatti oscuri. Anche se credo che quel coso pacchiano abbia bisogno di qualcosa per attivarsi, no Remus? E lo spiegherai tu a Kreatcher perché sono spariti gli specchi»
Poi rivolse la sua attenzione ai ragazzi ancora seduti davanti a loro, gli occhi che brillavano per l’eccitazione invece che per la paura e gli venne da sorridere nonostante tutto. Forse lui e Remus non erano gli unici Malandrini in quella stanza.
«Fleur, tu stai bene? Vuoi che ti facciamo visitare da Andromeda? » chiese Ted mentre la faceva volteggiare davanti a sé, osservandola .
Fleur scosse la lunga coda bionda, divertita «Io sto benissimo, merci. Non ho mai tuoccato quella cosa uoscena. L’ho solo tenuta come memoir di Hogwuarts, e poi quel ragazzo era stato così scegntile… ne ha consegnata una a ciascuno di noi. Anche Viktor mi ha detto di averne una ma lui l’ha sgettata via mentre tornava a Durmstrang…»
«Se mai vi sposaste ricordami di raccontare al matrimonio di quel bel ricordo che conservi di quando vi siete conosciuti ed incidentalmente sei entrata in possesso di un pezzo di anima malvagia. Sarà esilarate.Merlino e io che pensavo che venire in Inghilterra sarebbe stato un mortorio» rise Charlie per poi farsi improvvisamente serio «Dora mi aveva scritto per sapere se ero a conoscenza di qualche infestazione magica di insetti volanti, ora che mi ricordo, ma le ho risposto che a meno che non si fosse trattato di draghi io ne sapevo ben poco»
Tutti gli occhi si concentrarono ora sulla francese, poi finalmente Ted spezzò il silenzio «Chi è che ti ha dato quel ciondolo, Fleur?»
La ragazza scosse le spalle «Non scio il suo nome… è venuto da noi poco prima della terza pruova…era così… charmant direi… et parlava un très bon francese»
Nella mente di Sirius iniziò a delinearsi un sospetto «Era un portafortuna?»
Fleur annuì «Disceva che sarebbe stato un ricordo del Torneo Tre Maghi, comunque fosse andatai»
«Fammi indovinare… oltre ai modi raffinati aveva anche una sciarpa verde e argento vero?Ed una gran spocchia» continuò mentre richiudeva la scatola, sigillandola con un incantesimo ulteriore. Era vero che aveva bisogno di essere attivata, ma perché rischiare.
Di nuovo la testa bionda annuì «Ma non conoscuo il suo nome… era troppo piccolo per me e non presto troppa attenzione. Sono abituata che la sgente mi faccia dei regali…»
«Ti prego dimmi che non aveva i capelli biondi, gli occhi grigi e la faccia a punta» commentò Ted pensieroso. Se era stato Draco avrebbe significato che tutto quello che era successo lo scorso anno non era mai accaduto davvero,sono una complessa pantomima. E lui aveva passato ore a parlare con il ragazzo. Possibile che si fosse sbagliato a quel punto? Sentì Remus dietro di lui scartabellare tra le pile di ricerche che si erano accumulate nei mesi, fino a tirare fuori una vecchia gazzetta del profeta del Gala dei Malfoy, quello in cui il marchio nero era apparso nel cielo.
La aprì alle pagine della cronaca mondana porgendolo alla ragazza, indicando una foto scattata prima del caos, in cui erano ben visibili la maggior parte dei ragazzi presenti «Lo vedi tra questi?
La bionda si avvicinò mentre la fronte si curvava nello sforzo di concentrazione, poi dopo un paio di secondi indicò un volto sulla carta «Eccolo qui.. è lui… accanto a Ronald e a quell’altra strana ragazza che gli piasce tanto»
Il tutto era iniziato da un ragazzino, uno studente come tanti, qualcuno che non aveva degnato di un secondo sguardo, di cui nessuno si era mai preoccupato.
Mai fidarsi di un serpeverde.