
Crepe nel velo
Quando aveva proposto di spostarsi da lei non aveva di certo pensato che Sirius e il suo amichetto lupo mannaro avrebbero accettato ed era stata davvero una leggerezza da parte sua: avrebbe dovuto ben sapere che il suo fastidioso cugino non avrebbe mai perso l’occasione per denigrare ogni singola pietra di cui era fatto il Maniero, con un riguardo speciale a tutti i proprietari sino al primo Malfoy che avesse mai messo piede sul suolo inglese. Quello, unito all’idea di saccheggiare la collezione di vini pregiati era stato un richiamo troppo allettante per quello che sembrava un diciassettenne nel corpo di un uomo adulto.
«So che ti piace farti passare per straccione ma Alphard ti ha lasciato abbastanza galeoni da rubare in casa d’altri» sbuffò Narcissa vedendo Sirius rientrare nel suo studio privato con un paio di bottiglie della riserva speciale tampinato da Krippy che cercava al contempo di attaccarsi alle lunghe gambe per bloccare il mago ed evitare che il prezioso bottino d’annata finisse in terra.
« E visto che non sei mai stato povero in vita tua sono certa che tu sappia che quello che hai in mano è Château Lafite del 1787 che per definizione non si beve ma si colleziona» continuò la padrona di casa richiamando con un accio la bottiglia di due secoli prima che finisse per essere bevuta a sfregio dall’ultimo erede maschio della nobilissima e sempre pura famiglia dei Black e passandola a Krippy.
«Sai che ha fatto parte della collezione privata di un presidente americano? Uno dei babbani che odi tanto» la canzonò il cugino affatto impressionato, tirando fuori da sotto la giacca lo Sherry di Massandara più o meno coetaneo della bottiglia che la cugina gli aveva sottratto.
«Un ladro schifoso che si appropria di cose al di fuori della propria comprensione e disponibilità, si lo so. Ti ricorda qualcuno?» ringhiò la strega arrendendosi e decidendo che un liquore da oltre cinquemila galeoni fosse una spesa accettabile se fosse servita a farlo stare zitto.
«Possiamo per favore concentrarci? Abbiamo appena obliviato il Ministro della Magia dopo averlo trattenuto contro la sua volontà e voi state qui a battibeccare come vecchie pettegole. Avete sentito quello che ha detto Caramell? Pensano che Nymphadora sia scappata… o peggio» Andromeda era rimasta in silenzio sino ad allora, cercando di tirare le fila di quello che erano riusciti a sapere da Caramell e l’insolita gravità della maggiore dei Black sembrò calare sulla stanza come una cappa in grado di spegnere persino gli animi più infiammati.
Si, perché nonostante non l’avrebbero mai ammesso, l’adrenalina correva ancora in circolo tanto per Sirius che per Narcissa, consapevoli di essere su un filo sottile tra l’atteggiamento tipico dei Black di prendere qualsiasi cosa volessero senza pensare alle conseguenze e la paura di poter perdere tutto quello che avevano entrambi cosi faticosamente raggiunto, seppur con percorsi diametralmente opposti.
Narcissa si sedette accanto alla sorella stringendole la mano in un tentativo composto di conforto «Non preoccuparti Drom, sono certa che sia al sicuro da qualche parte. E’ sempre figlia tua no? Sei riuscita a nascondere Ted a Bellatrix per anni, se ha preso un decimo del tuo carattere ce la ritroveremo a brindare alla caduta del Ministero. O peggio. E poi almeno adesso abbiamo qualche indizio in più.»
«Non pensavo fossi così brava con la Legimanzia, Narcissa» fu Remus a rompere il silenzio che era calato sulla stanza, quando persino Sirius sembrava aver perso la voglia di irritare la cugina con qualche battuta sul puff ceruleo probabilmente di pelle di elfo.
«Neanche io pensavo fossi capace di un confundus così perfetto, a dire il vero» concesse la donna con un cenno del capo «Anche se sono stupita del fatto che Andromeda abbia permesso a te di farlo»
Ignorando il commento della sorella Andromeda aveva ripreso il discorso interrotto dal futuro genero:
«Quindi ora sappiamo che la soffiata sull’uccisione della Turpin in realtà è arrivata qualche ora prima che avvenisse l’omicidio, che Dora era preoccupata per qualcosa che era accaduto ad Hermione e Ginny qualche giorno prima e che c’è stata un’insolita ondata di energia maligna nei dintorni di Hogwarts la notte del primo febbraio» concluse lanciando un’occhiata obliqua a Narcissa «Credi sul serio che sia una coincidenza?»
«Imbolc? Andiamo non credo proprio che i Weasley lo festeggino come lo intendete voi. Sbaglio Remus? Nelle famiglie purosangue normali è una festa come un’altra. E poi sappiamo tutto che, nonostante Narcissa speri vivamente in qualche colpo di scena davvero implausibile, Hermione è una natababbana. E che io sappia nessun natobabbano è mai stato ammesso alla cerimonia di Imbolc, o sbaglio?» chiese Sirius chinandosi in avanti sulla poltrona, improvvisamente attento.
La donna sospirò alzando gli occhi al cielo «Solo perché nessun natobabbano è mai stato smistato a Serpeverde. E cosa ne vuoi sapere tu, lo sai bene che è una sera riservata alle donne. E anche se fosse come avrebbero fatto a partecipare senza essere notate? Posso forse accettare che Pansy non abbia detto niente ma …Merlino, davvero credi che nessun’altra studentessa le avrebbe notate? Sono certa che un paio di loro le odino particolarmente»
Remus e Sirius si scambiarono un’occhiata complice. Certo era Harry ad avere il Mantello dell’Invisibilità ma davvero potevano escludere che non lo avesse prestato alla sua migliore amica e alla sua ragazza? La domanda non era tanto il come o il se, quanto piuttosto il…
«perché mai due ragazze intelligenti come Hermione e Ginny dovrebbero prestarsi alle vostre festicciole segrete?» aggiunse Sirius schivando appena in tempo un busto di ottone che volava nella sua direzione. Invece di schiantarsi contro la parete dipinta a mano con peonie bianche, tuttavia, quella che doveva essere un’opera d’arte contemporanea acquistata ad un’asta esclusiva qualche anno prima venne intercettata e fini per rotolare pigramente sul pavimento
«Oh andiamo, non i miei regali per cortesia!» una voce strascinata e annoiata dietro di loro ebbe l’effetto di una doccia gelida « Cos’è una riunione di famiglia cui non sono stato invitato? O è solo una scusa per saccheggiare le mie riserve?»
«Può forse esistere un Black in una stanza senza alcol? Andiamo Malfoy, sai bene che è praticamente impossibile. Stiamo festeggiando l’addio al celibato di Remus, cos’è non hai abbastanza stanze in cui rintanarti a giocare con i tuoi oggettini di magia nera?» sbuffò Sirius vuotando il bicchiere con aria di sfida, guardando in realtà di sottecchi la cugina stranamente rigida.
«Che sciocco che sono. Pensavo che stesse brindando alla vostra idiozia. Sbaglio o avete detto di aver obliviato Caramel? Narcissa cos’è sei impazzita? E Lupin per la miseria… almeno tu.. non eri quello sano di quel gruppo di disagiati? Nessuno ha pensato che rischiate Azkaban?» ringhiò ancora sulla porta ma venne interrotto da Andromeda
«Cosa c’è per il tuo Signore Oscuro va bene ma per mia figlia no? La stanno usando, lo capisci? Sanno benissimo che lei non c’entra niente ma vogliono il suo cadavere per dimostrare che stanno facendo qualcosa. Si rifiutano di ammettere che Voldemort è rinato, si rifiutano di ammettere che c’è qualcosa di oscuro che sta travolgendo Hogwarts, l’unica dannata cosa a cui pensano è far credere al mondo magico che tutto vada bene. Di un po’ sei stato tu a suggerirla? E’ una cosa molto da te.. fin troppo direi. Sai mi sta venendo il dubbio che sia tutto una tua maledetta macchinazione»
«Andromeda!» Narcissa sbottò esasperata, cercando di capire come uscire da quella situazione. Lucius non doveva essere lì ma in Bulgaria da Karkarov e quello era uno dei motivi per cui aveva deciso di attuare il piano quel giorno. Era certa che lui le avrebbe detto che dovevano avere pazienza, fidarsi dei loro contatti, continuare a fare ricerca. Ma lei era stufa di aspettare, di attendere che una pedina lanciata nel vuoto portasse a qualche risultato, sedersi a guardare i fili che venivano tirati in maniera impercettibile.
«Ti ricordo che c’è anche mio figlio dentro quella scuola. Pensi sul serio che abbia messo io quell’idiota?»
«E tu sul serio credi che possiamo dimenticare quanto tu abbia cercato di cacciare Silente in passato? O che ci sia decisamente la tua mano dietro le nuove disposizioni che vietano ai lupi mannari di insegnare?» Sirius si era alzato di scatto, arrivando sino ad un palmo da Lucius, gli occhi grigio scuro dei Black che lanciavano lampi di rabbia «Non sarebbe neanche la prima volta che sei invischiato in un’aggressione ad Hogwarts»
«Ti sbagli, razza di patetica scusa di purosangue che non sei altro. Io non ho mai aggredito nessuno ad Hogwarts.. al contrario di qualcuno di mia conoscenza che ha cercato di far uccidere Severus... uh guarda ed entrambe le persone coinvolte sono in questa stanza» rispose cantilenando con un sorrisetto aggirando il grifondoro e appoggiandosi sul bracciolo del divano dove era seduta nuovamente Andromeda massaggiandosi la fronte pensierosa «E poi piantatela a con questa storia! Vi fa solo comodo che qualsiasi cosa accada sia colpa di qualcun altro? Dove sono i vostri preziosi Auror?Ah già .. stanno dando la caccia a tua figlia! E di un po’, Andromeda tuo marito sa di come hai passato il pomeriggio? O farai come ad Imbolc quando non gli hai detto che avresti passato la serata con tua sorella? Al piccolo Tassorosso non interessa trovare vostra figlia?»
«Sta zitto Lucius» la voce di Narcissa si era fatta tagliente come una lama, gli occhi azzurri che si accendevano di uno sguardo pericoloso «Non ti permettere di parlare cosi a mia sorella»
«Non devo permettermi? Voi organizzate il rapimento del Ministro alle mie spalle e io non devo permettermi di parlare a tua sorella in questo modo? A casa mia?»
«Casa nostra, punto primo. E poi non abbiamo rapito il Ministro, l’abbiamo solo temporaneamente distratto da un disdicevole e poco fruttuoso incontro con la sua amante e per Merlino lascia che te lo dica…ci vuole coraggio visto il soggetto» rispose la donna agitando la mano libera in aria come a voler dissipare quella marea di sciocchezza, mentre l’altra stringeva ancora il braccio della sorella stranamente pensierosa, ritrovandosi per un attimo quattordicenne a litigare nei giardini di Hogwarts con quello che allora considerava la piaga più grande della sua vita e che incidentalmente pochi mesi dopo era diventato il suo grande amore.
«Disse l’uomo che ha fatto in modo che il diario di Tom Riddle finisse nel calderone di Ginny Weasley. Trovi delle similitudini con la situazione attuale? La Turpin era una mezzosangue no? Tanto per usare le tue parole.. E anche Dora lo è..anzi peggio.. ed è addirittura incinta di un lupo mannaro.. e ormai tutti sanno che sua madre è una Black.. chissà che non ti sia venuta voglia di tornare ai vecchi metodi».
Sirius si girò di colpo, la rabbia che provava verso quell’uomo inutile travolta dal dolore e dalla furia repressa fino a quel momento di Remus. Se per lui c’era stata una vena di eccitazione, seppur nella preoccupazione per Harry, per il suo più caro amico si trattava continuamente e solamente di un incubo.
In quel momento però tutte le luci magiche nella stanza esplosero, lasciando solo il tempo di lanciare un protego sull’area di conversazione per evitare di essere colpiti da schegge impazzite di finissimo vetro veneziano soffiato a mano, una volta eleganti lampadari e applique sottili come il filo di acramantula e cesellate come il più delicato dei merletti e ora solo mille splendidi coriandoli acuminati.
«Ora basta. Tutti quanti. Ormai quel che è fatto è fatto. Caramell non ricorderà nulla e noi possiamo tentare di capire cosa diavolo stia accadendo. Sappiamo che la Umbridge si è interessata alla scuola dopo la morte di Diggory, che è una fanatica delle regole e che è un’arrampicatrice sociale»
Lucius ghignò «Disposta a qualsiasi cosa a quanto sembra. Ho dovuto scavare un bel po’ ma ho scoperto che ha fatto di tutto per eliminare le sue origini. Sua madre è una natabbabana e suo fratello un magonò ma da quando è entrata ad Hogwarts nessuno ne ha mai sentito parlare. Sono andato a trovare suo padre mentre voi vi trastullavate a fare i piccoli rapitori. Mi ha detto che suo fratello si è suicidato qualche mese fa e lei si è presentata al funerale con un uomo sconosciuto. Era la seconda volta che la vedeva in poco tempo dopo anni di silenzio»
«E non serve che tu dica la data vero?» sospirò Andromeda alzandosi e iniziando a camminare per la stanza, cercando di capire cosa le stesse sfuggendo. Era come vedere dietro un vetro appannato... c’era cosi vicina..
«Ad Imbolc, anche se non credo che sappia neanche cosa significhi. Ma la cosa strana è un’altra... pare che fosse in coma quando si è improvvisamente risvegliato, ha bofonchiato qualcosa di incomprensibile e ha appiccato il fuoco nel suo reparto chiudendosi dentro e finendo arrostito come un’oca» continuò Lucius in tono piatto, come stesse parlando del tempo, tirando fuori una fotografia «E qui ecco la volta precedente in cui Dolores Umbridge ha fatto visita a suo fratello… notate niente ?»
Remus prese la fotografia babbana, avvicinandola. Poi lo vide, nascosto sotto il polsino del maglione. Un tatuaggio.
«Cos’è un fiore?» chiese lanciando un engorgio e passando la fotografia a Sirius, che la guardò perplesso.
«Sono perplesso anche io di sapere di cosa si tratti ma direi che è uno strano bucaneve…nero? Merlino chi si fa tatuare una cosa del genere?»
Gli occhi delle Black si erano fatti improvvisamente attenti, mentre inconsapevolmente Narcissa sfiorava con le dita il lembo di pelle coperto dal vestito dove sapeva esserci un tatuaggio fin troppo simile.
«Già chissà chi» mormoro Andromeda lanciando un’occhiata tagliente all’uomo accanto a lei, improvvisamente ancora più pallido «E tra una visita e l’altra sai che fine ha fatto la Trelawney?»
«L’insegnate di divinazione?» chiese l’uomo perplesso, lo sguardo ancora fisso su Narcissa.
Andromeda fece un segno di assenso con il capo «Caramell ci ha detto che ha avuto una visione i primi giorni dell’anno:Hogwarts travolta dalle acque del Lago Nero , decine e decine di corpi di studenti sparsi sino ad Hogsmeade. Nella versione breve sai bene che la profezia vera e propria può essere ascoltata solo dal destinatario della profezia»
«Il che potrebbe essere un problema» chiosò Sirius sedendosi di nuovo in poltrona, godendosi il senso di puro straniamento nel volto del padrone di casa «Visto che è morta»
«Morta? E sarebbe..» il sopracciglio di Lucius si alzò appena, incerto prima che la soluzione di quel mistero gli si rivelasse grazie al ghigno del più giovane dei Black «Oh cazzo»
Cassandra.
Quando si sarebbe liberato di lei?
***
Ormai Nymphadora Tonks poteva dire di conoscere ogni singola fessura di quelle stanze circolari in cui era rinchiusa: ne aveva studiato ogni mattone, ogni piccola crepa, controllato ogni alito di vento, studiato ogni arrivo dell’elfo e di Niamh.
Ogni singolo attimo in cui non era impegnata a fare ricerche e a studiare i documenti che le avevano portato aveva esplorato, saggiato, valutato.
Ed infine era arrivata alla sua conclusione: la finta insegnante di divinazione non si materializzava. Era vero che appariva all'improvviso ma ogni volta era come se aspettasse il momento giusto in cui lei era di spalle per scivolare guardinga e far finta di essersi smaterializzata. Si avvicinò al quadro del bosco, quello che sembrava sempre attirare la sua attenzione, studiandolo per l’ennesima volta. E come sempre ebbe l’impressione di vedere qualcuno nascosto tra gli alberi...certo era solo una suggestione, un’idea nella sua testa ma gli anni dell’addestramento le avevano insegnato a non ignorare mai il suo istinto, lo stesso che l’aveva portato ad accettare il posto di professoressa pro tempore quell’anno, quando tutti le dicevano che avrebbe solo dovuto rimanere a casa a riposare.
Il bambino nel suo ventre sembrò condividere la sua angoscia al pensiero del suo amato Remus in pensiero per lei. Poteva immaginarselo come se fosse lì davanti a lei con il volto pallido e tirato, gli occhi stanchi per il mancato sonno e il tentativo di sorridere nonostante tutto. Ancora una volta sperò che non si facesse trascinare in qualche idea assurda: nonostante fosse sempre stato quello più serio, pacato e riflessivo del gruppo sapeva bene che non c’era niente che potesse spaventarlo .se non l’idea di perdere di nuovo coloro che amava. E con altrettanta certezza era sicura che non ci fosse nulla che non avrebbe fatto per ritrovare lei e il bambino. Remus Lupin poteva apparire un dimesso e pacato ex professore di arti oscure, ma lei sapeva bene cosa fosse: un leale e coraggioso eroe di guerra. E lei lo amava tanto per la sua dolcezza quanto per il suo coraggio.
Immersa nei suoi pensieri registrò appena l’ingresso di un’ombra furtiva con la coda dell’occhio, sperando ancora una volta che fosse Peeves. Da quando era venuto a trovarla al suo risveglio non si era visto e Niamh le aveva detto che, con grande soddisfazione della Umbridge, sembrava se ne fossero perse le tracce.
Eppure era certa che non potesse abbandonare quello che era stato il suo parco giochi per centinaia di anni, specialmente in una situazione del genere. Quella coltre di tristezza e serietà che era caduta sulla secolare scuola di magia e stregoneria di Hogwarts doveva essere insopportabile per uno come lui...ma se lo conosceva, ed era certa di farlo dopo sette anni in cui era stato la sua migliore spalla, era sicura che non potesse semplicemente darsi alla macchia abbandonando gli studenti alla tristezza e alla disperazione.
Quando qualcosa di caldo e peloso le si strusciò sulle gambe trasalì, lanciando in aria le pergamene che stava studiando, la bacchetta sguainata.
Poi guardò in basso, dove un grasso felino dal manto fulvo appena interrotto da uno splendido collare in pelle grigia e l’’espressione scocciata la guardava con aria di sufficienza, seduto sulle zampe posteriori.
L’Auror si accovaccio in terra ,grattando con fare circospetto la grossa testa del gatto.
«Grattastinchi?E tu cosa ci fai qui»chiese stupita mentre il felino in tutta risposta le cercava di artigliare una mano, fortunatamente senza riuscirci «Ehi ma si può sapere che ti prende?»
Il gatto sbuffò iniziando a scrollare la testa con sempre maggior vigore, il ciondolo d’argento attaccato al collare che tintinnava do ogni sua mossa, prima di lanciare una serie di miagoli acuti lasciandola perplessa: con lei Grattastinchi si era sempre dimostrato più che gentile, quasi affettuoso. Di certo non sembrava un incrocio con una banshee.
E poi capì: non si stava lamentando o cercando di attaccarla. Semplicemente cercava di attirare la sua attenzione sulla lucida medaglietta che continuava a far oscillare. Quando la prese tra le dita non poté fare a meno di sorridere, vedendo le lettere GGM fondersi metallo prima di riapparire , serpenti lucenti sul metallo.
Non sei sola
Finalmente placato, Grattastinchi le avvicinò la grossa testa al viso, dandole una leccatina di incoraggiamento mentre il piccolo Teddy sembrava fare una capriola al ritmo della sua commozione
Per l’ennesima volta si ripeté che era solo la sua immaginazione, che il bambino era troppo piccolo per poterlo sentire. Eppure era li, un’ increspatura nell’acqua, un battito all’interno del suo cuore che le dava la forza per andare avanti.
Non poteva arrendersi.
Non adesso.
Nonostante il pericolo. Toccò il pelo ruvido del gatto: era caldo, asciutto, pulito. Quindi in qualche modo era ancora all’interno di Hogwarts.. ecco perché non era in grado di materializzarsi. E i suoi sospetti sull’ingresso di Niamh nella stanza erano fondati.
Doveva riuscire ad arrivare all’ufficio di Silente.. sapeva che avrebbe trovato un modo da li per mettersi in contatto con Remus. Doveva esserci.. Silente non sarebbe mai stato così sciocco e sprovveduto da permettere ad uno zelante funzionario del Ministero di isolare Hogwarts.
«Portami da loro» sussurrò al gatto che la guardava inclinando la testa pensieroso. Come se l’avesse capita Grattastinchi restò ancora un attimo seduto immobile come una statua. Poi con un ultimo miagolio simile ad un grido di guerra si mosse .
Si fermò un attimo a guardarla, perplesso.
Poi prese la rincorsa e saltò contro il muro di pietra.
Tonks prese un grosso sospirò e lo segui, chiudendo gli occhi, ricordandosi la prima volta che aveva attraversato il binario nove e tre quarti, fiera e senza paura, sotto gli sguardi sornioni e benevoli dei suoi genitori.
Prese una breve rincorsa, senza pensare, senza credere neanche per un secondo che avrebbe solo trovato della pietra gelida e centenaria contro il suo corpo.
La stanza era piccola ma lei cercò di guadagnare tutta la velocità possibile, saltando solo all’ultimo, il corpo proteso in avanti in un disperato tuffo verso la libertà.
Doveva crederci. Era quella l’essenza della magia, quello che nessuno babbano avrebbe mai potuto afferrare. Non doveva neanche per un attimo pensare che non avrebbe avuto successo, che le pietre non si sarebbero sfaldate e fuse di nuovo insieme per accogliere il suo corpo come avevano fatto con quello di Grattastinchi.
La realtà era energia e l’energia poteva sempre essere plasmata, erano state le prime parole della McGranitt in un settembre così lontano che le sembrava appartenere ad un’altra vita, ad un’altra persone, ad una Nymphadora Tonks dalla cravatta gialla e nero e i capelli rosa fragola, una tazza zannuta nello zaino e una foto della sua famiglia ben nascosta in fondo al baule.
Tassorosso:dedizione, duro lavoro , gioco di squadra.
Ci aveva creduto con tutta sé stessa.
E ci credeva ancora,nonostante tutto
E ancora una volta quella che era stata la sua casa lontana da casa non la tradì.
Atterrò rotolando ed imprecando su un soffice tappeto violaceo mentre l’aria satura di incenso le toglieva il respiro. Si rimise in piedi imprecando ed osservando la stanza: morbidi cuscini colorati in terra, una sorta di poltrona a forma di mezzaluna che pendeva dal soffitto attaccata ad un tralcio di vite, specchi a forma di fasi lunari che ornavano ogni parte della stanza, un grande letto con le tende grigio perle tirate.
Quella era decisamente la stanza privata di Niamh, pensò trattenendo un ghigno… ecco perché riusciva ad entrare ed uscire senza essere vista.
C’era qualcosa in quella donna che non la convinceva, sentiva che le stava nascondendo qualcosa anche dopo quella che era parsa un’assurda confessione sui suoi genitori, sulla sua infanzia, sulla Dama del Lago e il motivo per cui era stata mandata nel loro mondo. Sapeva che stava dicendo la verità eppure c’era un’ombra che non riusciva a dissipare, qualcosa che sentiva stesse evitando di raccontare.
SI avvicinò circospetta alla scrivania ordinatissima. Fin troppo: le penne d’oca erano disposte per grandezza e colore, le pergamene accuratamente raccolte in un raccoglitore, i cristalli riposti in un cestino ricoperto si salvia e sale grosso.
Provò ad aprire i cassetti senza trovare alcuna resistenza. Anche lì nulla di sospetto, solo banali effetti personali e mazzi di erbe aromatiche, tarocchi avvolti nella stoffa bianca, rune di vario tipo custodite in sacchetti di velluto, ciotole d’argento e tavolette di legno. Alcuni libri impilati sul comodino, una brocca con acqua limone e lavanda.
Tutto molto, troppo ordinario.
Ancora una volta la sua mente tornò al primo settembre di tanti anni prima, quando sua madre prima di salire sul treno le aveva sussurrato un’ultima raccomandazione.
Se vuoi nascondere qualcosa mettila sotto il naso di tutti.
Prese in mano un quaderno anonimo, dalla copertina logora di pelle scura, posto in bella vista sulla scrivania. Lo sfogliò piano: appunti senza interesse, qualche idea per una lezione, le indicazioni per trovare le varie classi, descrizione varie di piante e fiori.
Revelio
Al tocco della bacchetta disegni e caratteri sembrano affondare tra le pagine, diventate intonse per un momento.
Poi riemersero, non più caratteri conosciuti ma un insieme di segni e cifre.
Tonks sbarrò gli occhi.
Anche se non avrebbe dovuto conosceva quell’alfabeto, quell’insieme segreto di rune che veniva rivelato alla cerimonia per diventare prefetti di Tassorosso. Una conoscenza segretissima che si perdeva esattamente nel momento in cui si lasciava la scuola per l’ultima volta, consegnando la spilla. Una cerimonia privata tramandata da secoli.
Qualcosa che nessuno al di fuori dei prefetti avrebbe dovuto sapere. Peccato che una volta per una scommessa persa con Charlie Weasley si fosse trasfigurata in Penny Atwood, prefetto del suo stesso anno, proprio il giorno in cui aveva ricevuto il dono della conoscenza dell’alfabeto segreto. Ufficialmente era stato un modo per permettere a Penny e Charlie di passare un giorno clandestino nella sala delle necessità. Quando li aveva finalmente trovati con gli occhi ancora brillanti per le ore passate insieme aveva provato a spiegare cosa fosse successo, a raccontare quell’assurda situazione. Tutti e tre avevano concordato di mantenere il segreto: Penny avrebbe chiesto a Tonks di tradurre per lei se mai fosse servito e nessuno avrebbe mai scoperto quel loro piccolo inganno. D’altronde l’alternativa sarebbe stata all’espulsione per tutti e tre.
In quel momento Nymphadora Tonks sperò ardentemente di aver rifiutato quel giorno, di non aver mai avuto la possibilità di conoscere quell’alfabeto.
E soprattutto si maledisse per essersi mai fidata di Niamh Montmercy. D’altronde come poteva aver riposto fiducia in una figlia di due mangiamorte?
Quelle lettere non lasciavano adito al dubbio.
Niamh non stava cercando di salvarli.
Il suo unico obiettivo era salvare il Lago Nero.
E a quanto pare il modo migliore per riuscirci era uccidere Harry Potter.
Sentì delle voci dietro la porta, Niamh era entrata nel suo studio insieme ad una studentessa. Si avvicinò alla porta,spiando dalla fessura della chiave ma la ragazza le dava le spalle, l’unica cosa che riusciva ad intravedere era la sciarpa verde e argento che portava al collo . Nymphadora si appiattì contro il muro, il quadernino ancora stretto addosso, chiedendosi in che guaio si fosse cacciata.
***
Narcissa passò le dita delicate nell’acqua calda sollevando leggera una bolla profumata di eliotropo e violetta guardandola senza vederla sul serio. Si sentiva allo stesso modo, la sua vita che aveva creduto perfetta era sottile e fragile al punto che sarebbe bastato un soffio per farla sparire, come se non fosse mai accaduto niente.
Chiuse gli occhi appoggiandosi al bordo della vasca di marmo nella vana speranza che il mondo ricominciasse ad avere un senso.
Riprese in mano la fotografia della sera in cui Lucius aveva ricevuto il marchio nero, cercando un indizio ,un qualunque indizio che le spiegasse come diavolo fosse possibile che a vent’anni e più di distanza lo stesso marchio fosse comparso su braccio di loro figlio in una sera d’inverno, passando un dito leggero su quei volti che aveva così tanto amato. Com’era possibile che quel ritratto della gioia fosse dovuto ad un massacro? E lei dov’era quella sera? Per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare esattamente. Probabilmente stava provando il vestito per il giorno dopo, come nel migliore stereotipo della sciocca vanesia che tutti avevano sempre pensato fosse.
Il Lucius nella foto sembrò girarsi per rispondere a qualcuno… probabilmente i suoi fratelli, ora visibili in foto, intenti a parlare con una coppia di ragazzi dall’aria stranamente famigliare. Troppo.
Capelli neri a caschetto, quel modo di spostare il peso da una gamba all’altra quando era nervosa che le aveva rimproverato mille volte. Quella ragazza somigliava in modo impressionante a Pansy..e di certo non si trattava di Eliza, se non ricordava male neanche era ad Hogwarts quell’anno.
E il ragazzo con lei, quello che Arael stava abbracciando poco distante. Narcissa sbatté gli occhi. Non aveva mai visto Arael abbracciare nessuno che non fossero Nicholas o Lucius. A dire la verità raramente interagiva con qualcun altro. E quel ragazzo era certa di non averlo mai visto.
Il Lucius sedicenne si girò nuovamente a parlare con Rodolphus, accennando con il capo a quella strana coppia , il viso così in primo piano da poter leggergli le labbra, un vizio che aveva preso da bambina quando spiava le grandi cene a Villa Black. O almeno pensava di poterle leggere. perché non era possibile che avesse capito bene.
Draco non viene.
Rodolphus aveva annuito e Bellatrix scosso la testa annoiata.
Poi la fotografia tornò all’inizio, i denti bianchi e gli occhi brillanti che sorridevano alla camera mentre dietro di loro le fiamme iniziavano ad alzarsi nella notte di Londra.
***
Era ormai la sera della domenica, ed Harry camminava a passi decisi lungo il corridoio del quarto piano, pieno di energia e con ancora addosso la scarica delle lezioni nella sala delle necessità. L’incontro era stato un successo pari se non superiore a quello che avevano organizzato nel passato. SI erano presentati tutti: Non solo i Weasley ,Angelina e Neville, ma anche Dean, Seamus ma anche studenti di Tassorosso e Corvonero, inclusa Luna che aveva cianciato tutto il tempo di farfalle e malefici e Cho Chang e Marietta.
E lui, finalmente era riuscito a fare il famoso discorso che si era preparato nel passato e che grazie a Malfoy e Parkinson e tutti quei dannati serpeverde non era riuscita a portare a termine, e Ginny era accanto a lui,la mano nella sua e il profumo di vaniglia e caramello salato che gli ricordava i giorni felici a Grimmauld Place.
Era così immerso nei suoi pensieri che non si accorse dei cigoli della pietra sopra di lui, incurante della scintilla che sembrava essere uscita dall’oscurità.
Prima che se ne rendesse conto qualcuno lo aveva spinto con forza contro la parete. Aprì gli occhi a fatica, massaggiandosi la testa che gli scoppiava, mentre con la coda dell’occhio gli sembrò notare una figura femminile svanire nell’ombra.
Davanti a lui c’era Dobby, i grandi occhi globulosi che lo fissavano «Harry Potter deve stare attento. Harry Potter è in pericolo ad Hogwarts» lagnò con voce stridula indicando un punto alle sue spalle.
Harry si girò sgranando gli occhi: li dove era lui pochi minuti c’era lui, adesso un enorme masso di pietra nera era caduto dal soffitto, aprendo una voragine nel pavimento di pietra.
Harry deglutì a vuoto.
Forse Dobby aveva di nuovo ragione.