Moth Goth

Harry Potter - J. K. Rowling
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Moth Goth
Summary
Finalmente Draco ed Hermione sono pronti a rendere pubblica la loro relazione e a concludere in pace il quinto anno, schivando al massimo qualche gossip. Ma una maledizione sta per abbattersi su Hogwarts, tra succubi, omicidi, incubi in rosa...e ovviamente il tentativo di far fuori il Bambino Sopravvissuto.
Note
https://www.pinterest.it/Flo_flo_fy/moth-goth/ .Anche in questo caso ho fatto un'unica bacheca Pinterest dalla quale prendere ispirazione che ti lascio qui, nel caso ti venga voglia di capire un po' il mood di questa storia.Sarà anche questa decisamente Serpeverde e con un Draco infantile e capriccioso continuamente alla ricerca di conferme?Decisamente sì.Ci saranno morti e torture? Certo.Troverai mischiati elementi dei libri, dei film e riferimenti a head e fan canon in ordine sparso e assolutamente non coerenti con l'originale? Ovvio.Infine come sempre ci saranno rifermenti alla cultura celtica, alle saghe, al voodoo e tanto altro ma nessuno di questi va preso alla lettera e soprattutto non è inteso a sminuire alcuna filosofia, religione o tradizione. Semplicemente è un gran calderone in cui butto tutto quello che mi ispiraAl momento in cui sto pubblicando su ao3 su efp ho pubblicato sino al capitolo 10.Entro venerdi , quando ci sarà il prossimo aggiornamento, caricherò anche qui i capitoli mancanti.. poi i due siti saranno aggiornati contemporaneamente.
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Para Vis Para Bellum

Quando qualcuno aveva riportato alla Umbridge della semi decapitazione del BambinoSopravvissutoAVoldemortMaForseNonAdHogwarts,ovviamente da intendersi come un’unica parola, la Preside sembrava molto più scocciata dal tempo perso per le riparazioni piuttosto che del fatto che il corridoio del quarto piano ora avrebbe potuto essere un’opera di arte contemporanea recanti resti di colui che una volta era conosciuto come la speranza dei maghi.

Il grasso batrace l’aveva osservato con quei suoi occhietti vacui e perfidi con sospetto, come se fosse stato lui a far si che uno stramaledetto parallelepido di travertino per poco non gli sfondasse il cranio.

Ed ovviamente era partito il terzo grado del perché e del percome lui si trovasse li proprio in quel momento, da solo per giunta, mentre Gazza lo guardava dondolandosi eccitato da una gamba all’altra, evidentemente nel non troppo nascosto pensiero di poter sul serio tirare fuori le sue catene.

«Forse Potter aveva deciso per una volta di non perdere tempo in chiacchiere inutili con Weasley» si era intromesso Piton con voce strascinata e petulante «O più probabilmente stava cercando un’aula studio vuota in cui schiacciare un sonnellino, non è vero Potter?»

Prima che potesse rispondere era entrata la McGranitt come una furia, il disappunto per non essere stata chiamata che sprizzava da ogni poro del suo essere, che senza dire una parola lo afferrò per il braccio e iniziò a trascinarlo verso la sala comune di Grifondoro, incurante delle proteste della stronza vestita di rosa secondo cui non aveva ancora finito di interrogare il giovane Potter sui suoi inusuali giri di metà pomeriggio.

Dopo averlo fatto entrare di forza nella torre di Grifondoro l’aveva vista girare i tacchi e ripercorrere a passo di carica le grandi scalinate, persino i dipinti che cambiavano quadro per paura della sua ira. Quando Baston gli aveva raccontato che era stata una giocatrice di Quidditch di prim’ordine non era riuscita a figurarsela su una scopa mentre volava aggressiva schivando bolidi ed avversari. Ma ora a dirla tutta avrebbe preferito essere colpito dal bolide stregato del primo anno piuttosto che rischiare di affrontare la sua ira.

Da quel momento e per tutta la settimana successiva si era sentito un sorvegliato speciale tanto dalla Umbridge quanto dalla sua adorata capo casa che sembrava aver dato al gatto di Hermione il compito di non stargli mai a più di cinque passi di distanza, fatta eccezione per le lezioni, quando si sedeva immobile fuori alla porta ad aspettarlo mostrando soddisfatto gli artigli a chiunque provasse a scacciarlo. E sebbene di certo Grattastinchi non potesse essere considerato un amorevole micino dal pelo morbido e le fusa facili, nemmeno la Umbridge né Mrs Norris erano riuscite a farlo desistere dalla sua guardia silenziosa.

I giorni che lo separavano dal nuovo incontro nella sala della necessità erano parsi eterni, poteva quasi vedere come nel giro di poco persino il tempo fosse cambiato: non c’era più alcuna traccia del rigido inverno appena passato e sebbene la primavera ancora faticasse ad entrare nel vivo gli alberi avevano iniziato a riempirsi di nuovo di foglie mentre i primi fiori iniziavano a fare capolino negli ordinati giardini attorno ad Hogwarts ed era certo che anche l’orto di Hagrid iniziasse a dare i suoi frutti, nonostante l’assenza del suo proprietario. Con un senso di magone per quella capanna vuota e silenziosa senza Hagrid o Thor a riscaldarla, Harry si sentì stringere lo stomaco molto più di quando era quasi morto. Dopo la cacciata di Silente e la taglia su Tonks Hagrid era sparito dal giorno alla notte, senza una parola o un biglietto, lasciandolo nell’angoscia di non sapere se gli fosse successo qualcosa. Una parte di lui sperava che avesse trovato Tonks e ora la stesse proteggendo, nascondendola in chissà quale anfratto di una qualche foresta dimenticata dai maghi che solo il buon Hagrid poteva conoscere.

Ma finalmente quel giorno era arrivato di nuovo.. aveva chiesto a Ginny di arrivare un po’ prima giusto il tempo di stare insieme un’oretta prima che arrivassero tutti. Sapeva di chiederle molto, in fondo già era un miracolo riuscire a non farsi scoprire una dozzina di studenti di ogni età e casa che sgattaiolavano guardinghi per i corridoi vagando senza particolare scopo ma aveva un urgenza più che fisica di vederla.

Voleva affondare nella sua pelle che sapeva di erba fresca e di volo in alta quota, ora più che mai che era costretto a rimanere con i piedi per terra.

Per questo quando entrò nella sala gli sembrò quasi di rivivere quanto accaduto nel passato, quando quel viscido serpente dalla testa platinata lo aveva spinto dentro a tradimento, facendo quasi rotolare dentro al camino.

Questa volta si trattò più di incespicare nei suoi stessi passi ma l’effetto e sopratutto la causa era fin troppo simili.

«Ti alleni per il balletto, Potter?» 

Ed eccoli li davanti a lui, seduti sul divano di pelle crema che di certo fino a quel momento non c’era mai stato quando avevano richiamato la stanza, tutti intenti a piluccare da pompose alzatine piene di frutta fresca, crostatine alla marmellata di albicocche e piccoli tramezzini poco più grandi di un boccone, neanche fossero una dannata cartolina dei peggiori stereotipi della nobiltà inglese, non uno ma ben quattro serpeverde.

E accanto a loro, pacifici come se fosse assolutamente normale e non stessero rivelando il loro più grande segreto a quattro serpi di cui nonostante tutto non si sarebbe mai fidato c’erano Hermione, Ron e persino la sua amata Ginny, che, fortunatamente per il suo amor proprio, appena lo vide si alzò di scatto travolgendo il fratello che stava cercando di convincere Pansy ad ingoiare intera una tartelletta del peso specifico di un Gargoyle e gli corse incontro abbracciandolo stretto.

«Ti sei fatto attendere» Blaise Zabine lo guardò con aria annoiata mentre con le gambe accavallate tamburellava  con le dita sul bracciolo della poltrona «Non mi piace attendere»

«A me non piaci  tu, direi che siamo apposto. Posso sapere perché questi qui sono a rovinare il mio tempo di qualità con la mia ragazza?» sbuffò con le mani ancora sulla vita di Ginny e il fortissimo desiderio di schiantarli tutti quanti. Era diventato bravo, dopotutto, anche se con Hermione di mezzo…

«Ma come cazzo parli Sfregiato? Tempo di qualità? Neanche i quadri dei miei trisavoli parlano cosi» lagnò Draco alzando gli occhi al cielo «E comunque vorrei ricordarti che poco più di un paio di settimane fa sei stato tu a rovinare il mio  sabato pomeriggio»

Hermione e Ginny si lanciarono un’occhiata esasperata. Decisamente i loro di sabati erano stati rovinati in maniera ben peggiore e non erano certo li a lagnarsi

«Abbiamo saputo del tuo…incidente, Harry» 

Sentendosi chiamare per nome da qualcuno con cui aveva a malapena condiviso qualche pasto in sala comune e sempre a debita distanza, Harry si mise sulla difensiva sedendosi accanto a Ron«Io non lo chiamerei incidente, Nott. Direi che qualcuno ha provato a farmi fuori» 

Hermione prese mentalmente l’appunto di contare fino a quindicimila prima di colpire il suo quasi decapitato miglior amico «Quello che vuole dire Theo, Harry, è che nei sotterranei si è sparsa la voce…» iniziò per venire subito interrotta da Pansy

«Che ben presto brinderemo alla tua dipartita» concluse velocemente per lei alzando il bicchiere di cristallo ricolmo di quello che di certo non era un innocuo infuso di foglie e acqua bollente guardandolo torvo come se gli avesse fatto un torto. Poi aggiunse a mezza bocca più a sé stessa che agli altri «E non per colpa mia»

«Cosa?» chiese Harry cui non era sfuggito quella piccola parte di frase masticata tra i denti, mentre  i serpeverde sembrarono scambiarsi uno sguardo strano,come se quei dannati maledetti sapessero bene a cosa si stesse riferendo ma ovviamente ben guardandosi da spiegarlo «E dove sono Fred e George?»

«Distraggono Gazza e testano i nuovi scherzi che stanno progettando» rispose Ron chiedendosi ancora una volta perché fosse in una dannata sala piena di Serpeverde. Pansy gli andava bene…ma gli altri tre…per Merlino.

«Ok concentrati, Potter. Parlavamo della tua dipartita. Di nuovo..» Draco si era alzato spezzando quel silenzio denso che sembrava calato tra di loro «Però Hermione dice che Ginevra ha una teoria..»

«Non chiamarmi Ginevra, furetto» replicò svelta Ginny lanciandogli uno schiantesimo che lo mancò di pochissimo andando a colpire la statua di bronzo di Serpeverde che solo ora notava accanto alla porta.

Draco sbuffò sistemandosi i capelli «Che maniere.. Come dicevo però …Ginny, va bene così? Posso chiamarti Ginny?» aspettò l’assenso della giovane Weasley prima di proseguire più tranquillo «Ecco Ginny dice che c’entra la Montemorcy»

Harry sgranò gli occhi.

«Senti io posso capire Piton, la Umbridge sicuramente, mi arrischio a dire di non essere particolarmente simpatico a Rufus perché probabilmente sa benissimo che non ho seguito mai una sua lezione per intero senza distrarmi... Ma la Montmercy per Merlino… è l’unica..»

«Se dici che è l’unica che ti difende giuro che ti faccio ingoiare la teiera. Sei il cocco della McGranitt, di Silente, della Pomfrey, di Madame Broom.. e per Salazar Serpeverde persino la Sproute ha un debole per te e sei davvero pessimo ad erbologia» Pansy lo aveva interrotto, brandendo pericolosamente l’oggetto in questione, lasciando ben pochi dubbi sul fatto che fosse una minaccia a vuoto.

«L’ho sentita parlare di te con la Umbridge, è gentile con te solo per farti fidare di lei. E credimi mi dispiace molto» aggiunse Ginny stringendogli la mano «Se ti può consolare c’ero cascata anche io…è sempre stata così carina con me. Non faceva che dirmi quanto fossi speciale, quanto sia raro che ci sia una settima figlia femmina e quanto potenziale io abbia»

«Comunque a me questa storia dei sette figli ancora non mi torna» sussurrò Draco sedendosi di nuovo accanto ad Hermione.

«Malfoy giuro che si ricominci con la storia dei pavoni o degli elfi domestici…»minacciò Ron in tono così convincente che per una volta Draco Malfoy tenne per sé le sue poco lungimiranti e sicuramente affatto cordiali similitudine tra la famiglia Weasley e gli animali di casa sua. Anche perché ovviamente, lui propendeva per la superiorità dei pavoni, eccezion fatta per la piccola Weasley che per qualche strano motivo sembrava stargli simpatica.

Harry rimase in silenzio, mettendo il broncio, mentre aspettava inutilmente che qualcuno dei suoi amici intervenisse in suo favore.

Cosa che non avvenne, perché quando Hermione si decise finalmente a parlare lo fece solo per avvalorare quell’assurda teoria «Ve l’ho sempre detto che ha qualcosa di strano…»

«Io per strano avrei detto “sorella bastarda del furetto” ma fa niente» la interruppe Ron con nonchalance, litigandosi con Ginny le ultime porzioni rimaste di dolce.

Fu la volta di Draco rimanere interdetto in attesa di una difesa dei suoi compagni di casa che non venne..anzi sembravano tutti piuttosto presi a guardarlo come se lo vedessero per l prima volta.

«Sai che in effetti quei capelli» mormorò Blaise inclinando la testa e mettendo una mano davanti agli occhi in modo da coprirsi il volto «Oh ecco guarda arriccia il naso come se stesse sentendo un odore sgradevole… è uguale»

«E anche il viso..per la miseria sembra una versione più grande e femminile di Draco . Peccato per gli occhi. E per le fossette..ma quelle le ha riprese dai Black..Cassandra non faceva che sottolineare come ti dessero un’aria da idiota» chiese Theo continuando a fissarlo silenzioso ignorando il suo sbuffo a quel commento. Poi aggiunse dopo una lunga riflessione «Ho visto una foto di tua zia una volta a Villa Nott. Era con tua nonna. Assomigli a loro vero?»

E fu in quel momento che qualcosa  nelle mente di Draco fece click. Non aveva mai dato importanza a quel lato della sua famiglia, suo padre era stato estremamente parco di informazioni. C’era la storia dei Malfoy, quella dei Black.. persino qualche accenno ai Rosier probabilmente una delle poche cose di cui avesse parlato con sua nonna materna.

Ma l’altra nonna, quella che aveva incontrato un giorno lontano in cui si era intrufolato da ladro nella sua stessa casa, quella di cui non aveva mai pronunciato il nome e di cui nessuno parlava mai.

«Montemorcy de Aval» mormorò come se avesse visto un fantasma, lo sguardo fisso su Hermione.

«Vivienne Montemorcy de Aval»

Lui e Pansy si guardarono, consapevoli di quello che stava per dire «Vivianne Montemorcy de Aval in Malfoy. Quella non solo assomiglia a mia nonna. Ha anche il suo cognome»

«Quindi mi stai dicendo che hai anche dei parenti psicolabili di cui non sei a conoscenza? Che dire furetto, non finisci mai di stupirmi» bofonchiò Harry schivando la tazza di porcellana blu che era volata nella sua direzione.

Hermione era rimasta in silenzio, mentre finalmente la nebbia che aveva avvolto i suoi ricordi si diradava. Aveva già sentito quel nome ne era certa.. 

Un profumo di fiori , l’odore metallico delle acque dolci del lago, il vento tiepido che le accarezzava il volto, voci dimenticate nel passato che si accavallavano.

Pansy, Arael, Andromeda, una cacofonia che risuonava nella sua testa.

E poi c’era la sua voce, antica come il mondo.

La dama del Lago.

Morgaine.

E’ il nome che le ha dato sua madre.

Lady Malfoy era una di voi.

Ogni cinquanta anni una delle mie figlie sale nel vostro mondo nella famiglia de Aval.

«Arael è morta» la voce di Pansy era secca, pesante come un macigno «Suicida nel Lago Nero. E se questo spiega il luogo che ha scelto di certo non come avrebbe fatto a sopravvivere la bambina che aspettava»

«Forse è di Lucius…sei sicuro che tuo padre non abbia avuto un’altra figlia?» Blaise aveva osservato Theo per tutto il tempo in silenzio. Ormai aveva imparato a conoscere ogni sua espressione, ogni piega del viso, ogni minimo segno di tensione. Era certo che gli stesse nascondendo qualcosa. E se lo stava facendo di certo non era un buon segno.

«E’ vivo e io sono nato dopo quindi direi di escluderlo. Possiamo concentrarci per favore? Ipotizziamo che mia nonna si sia fatta un amante e Merlino solo sa come sia sopravvissuto e questo o questa abbia avuto figlia che è la professoressa che è arrivata qui per caso. Chi se ne frega, tanto mica può reclamare l’eredità. Nella mia famiglia si cercano dif are fuori gli eredi che nonn vanno a genio ma niente figli bastardi riconosciuti. E non guardarmi coì, Granger... cosa avrò detto mai... In ogni caso vi ringrazio del vostro interesse verso i miei futuri galeoni ma risolviamo prima la questione in cui pare che voglia aiutare a fare secco la pestilenza dei Maghi qui presente, oltre che a renderlo ancora più sfregiato» sbuffò risedendosi con un tonfo «E che Salazar mi aiuti Theo se ti sento un’altra volta nominare quella puttana psicopatica giuro che mi faccio internare a Tassorosso»

«Ti stupiresti di quanto i Serpeverde possano essere amichevoli con i Tassorosso» ghignò Hermione… oh di certo non era il momento adatto ma quando finalmente tutto quello sarebbe finito per Merlino quanto si sarebbe divertita a spiattellare la verità sui genitori della Dama del Lago al suo adorabile e orgoglioso Serpeverde. Forse anche più della prima

«Però Draco ha ragione, dobbiamo concentrarci. Lei ha guidato il rituale di Imbolc, lei sembra ossessionata da Harry…» iniziò ad elencare Hermione  contando con le dita mentre non riusciva a togliersi quella fastidiosa sensazione dal fondo del cervello che ci fosse qualcosa che ancora le sfuggiva.

 

«E io sono certo di aver visto una sagoma femminile che sgattaiolava via, poco dopo la mia tentata decapitazione» aggiunse Harry interrompendola «E poi lei è l’unica persona che conosciamo con quei tatuaggi strani»

«A parte Draco» commentò con fin troppa soddisfazione Pansy schioccando le labbra mentre Ron emetteva un ghigno disgustato. 

Il giovane Malfoy sentì ben sette paia di occhi di ogni forma , colore e grado di fissità della pupilla fissarlo neanche fosse stato un dannato ippogrifo e loro alla prima lezione di cura della creature magiche con il bestione. Bestione, che per inciso, sembrava essersela data a gambe.

«E qualcun altro che Draco non vuole che nomini» aggiunse Theo sfoderando il suo miglior sorriso e sbattendo gli occhioni azzurri che aveva ereditato dalla madre.

«La madre?»

L’uscita di Ron ebbe il potere  di scatenare il caos nella stanza. Fu una questione di un attimo prima che Draco tirasse fuori la bacchetta lanciando uno schiantesimo che fortunatamente quanto inspiegabilmente venne deviato di pochi centimetri dalla testa del rosso.

«Ehi cazzo stavi per colpire me! Si può sapere che ti prende?» si lagnò Pansy, mentre con le lunghe unghie dipinte che riuscivano a penetrare anche attraverso la grana della maglia fino ad intaccargli la pelle «E tu… Merlino ma sul serio hai polpa di zucca in testa?»

«In effetti da piccolo Mamma diceva che non mangiava altro» mormorò distratta Ginny mentre osservava fissa un punto imprecisato alle spalle del fratello. Quella deviazione era stata davvero strana..né lei, né Harry, Ron ed Hermione avevano fatto in tempo a rispondere eppure la preziosa testa a volte poco pensante di suo fratello era ancora saldamente ancora al suo posto intatta.

Talmente intatta che Pansy riuscì ad infilarci  due scones grondanti di marmellata dorata prima che riuscisse a replicare. Scones che sembravano estremamente bollenti visto i mugoli di piacere misto a dolore che provenivano dalla bocca impastata di burro e farina di Ron che si limitò a tirare fuori dal mantello una copia della famigerata copia della Gazzetta del Profeta gettandola verso Hermione che dovette strapparla letteralmente dalle fredde mani di Draco, pietrificato giusto un secondo prima che facesse la Gazzetta in coriandoli talmente piccoli che gli elfi l’avrebbero scambiati per briciole di crumble di mele.

In un attimo le furono tutti intorno, sbirciando da dietro le sue spalle. Persino Pansy e Blaise avevano perso il loro solito aplomb di finta indifferenza e si stavano litigando la visuale migliore. Era bastato un engorgio e la foto era ora della stessa grandezza di uno schermo del cinema, se mai qualcuno in quella sala a parte Harry ed Hermione avesse saputo cosa fosse.

Il mare in lontananza, la brezza lenta e pigra che muoveva le palme, le ombre delicate del grande cappello di paglia sul viso. E poi li, proprio dove finiva una ciocca di capelli biondi, nascosto solo parzialmente tra la fascia del bikini e il copricostume traforato portato aperto, se si guardava bene c’erano delle linee sottili ed intrecciate.

«Certo che l’hai guardata bene, eh Weasley» commentò Pansy a denti stretti pizzicandogli con forza il braccio.

«Sei un depravato, Lenticchia» aggiunse Blaise con uno sbuffo disgustato volgendo poi la sua attenzione a Draco ancora pietrificato ma da qui sembrava provenire un ringhio che cresceva d’intensità di ora in ora «E poi ti lamenti di me … potrei sentirmi offeso sai?»

Hermione strinse distrattamente la mano a Draco, nel ben conscio inutile tentativo di confortarlo, poi un tocco di bacchetta e quel quadratino di pelle divenne tutto il loro campo visivo.

E li, caddero tutti i suoi dubbi.

Ron aveva ragione: Narcissa Malfoy aveva un tatuaggio praticamente identico al suo se non per il colore.

Il suo era bianco, le pennellate che si distinguevano appena sulla pelle, linee sottili e delicate. Il loro invece era scuro, denso…

Potente.

Si era quella la parola che le rotolava sulle labbra ma non aveva il coraggio di dire ad altra voce. E non era solo per non ricordare quella sensazione del sogno di quella notte che sembra ormai troppo lontana per essere stata vera.

Ricordava un’altra sera, quella prima che la loro vita cambiasse, quando Draco era rimasto sconvolto che portasse sulla pelle un tatuaggio così simile a quello di Cassandra, un segreto che fino a quel momento non aveva rivelato a nessuno, neppure a Ginny.

Cassandra, Narcissa, Pansy, Ginny, lei. C’era una sola cosa che tutte loro avevano in comune. Ed era Draco.

La grande pendola dal quadrante d’ottone scandì che l’ora a loro disposizione era terminata… pochi minuti e i membri dell’esercito di Silente avrebbero attraversato quella porta.

Guardò Draco accanto a lei, ancora perfettamente immobile anche se sciolto da ogni maleficio, gli occhi plumbei senza alcuna traccia del ragazzo che amava, il segno che ormai aveva conosciuto bene che aveva nuovamente chiuso tutti fuori dalla sua mente.

«Risolverò tutto» gli sussurrò in un soffio nell’orecchio appoggiando la fronte contro la sua.

«Insieme» mormorò lui chinandosi a baciarla.

Lei annuì guardandolo alzarsi scrollandosi invisibili quanto inesistenti pelucchi dalla divisa impeccabile, lo stemma del prefetto ben in vista «E ora andiamo. Abbiamo un dovere da compiere»

«Spaventare a morte ragazzini del primo anno e fare la lista dei cattivi alla Umbridge?» chiese Harry seduto in poltrona massaggiandosi la cicatrice pensieroso.

«Quella è un piacere non un dovere, Potty» ghignò Draco ancora sulla soglia.

«E quella sarebbe il dovere, furetto?»

«Salvarti il culo» concluse prosaicamente Blaise studiando la propria espressione allo specchio «E ora andiamocene: troppi Grifondoro tutti insieme mi fanno venire le rughe Come sorridere,  Merlino Weasley inizia a smettere di fare quelle espressioni o sul serio assomiglierai ad una scopa di saggina secca»

Hermione scosse le spalle, mentre una sottile frusta strisciava dalla sua bacchetta sino alle caviglie di Blaise. Un leggero tocco del polso e l’arrogante Serpeverde si trovò a sbattere il suo prezioso faccino contro la dura pietra.

«Molto bene Hermione, dieci punti a Serpeverde,, oh scusa ..Grifondoro, che sbadata..errore mio»tubò Pansy passandole accanto e dandole una pacca sulla testa in segno di apprezzamento e al contempo sbrigandosi a sparire oltre la porta prima di subire lo stesso trattamento di Blaise.

 

***

Nel momento stesso in cui aveva messo piede fuori dalla stanza delle necessità continuava a risentire quel nome rimbombargli in testa. Quello che nessuno ti spiegava dell’Occlumanzia era che il velo che calava con il resto del mondo non impediva di fermare il torrente di pensieri, ricordi e rimorsi che gli vorticavano continuamente in mente.

Così come non gli impediva di essere profondamente e dolorosamente consapevole che la Granger passasse ogni minuto possibile con qualcun altro . Qualcuno che non avrebbe mai potuto essere lui. L’ipotesi che lui o Pansy, o Blaise o Theo partecipassero a quelle riunioni del supposto Esercito di Silente non era mai neanche stata presa in considerazione. C’erano Grifondoro che fino al giorno prima avevano sputato su Potter, accusandolo di inventarsi storie per manie di protagonismo, stupidi Tassorosso bravi al massimo ad annaffiare alberi da cui sarebbero cresciute le bacchette, e Corvonero piagnucolanti bravi al massimo a risolvere i rebus. Serpeverde? Neanche a parlarne, ovviamente.

Certo, se avesse dovuto essere del tutto oggettivo o onesto, cosa che mal si confaceva al suo essere abituale, la maggior parte dei membri della sua casa si erano mostrati meno che entusiasti delle nuove regole della Umbridge ed era altrettanto probabile che se avessero ottenuto un vantaggio avrebbero venduti tutti loro.

Però, c’era un immenso però, anzi più di uno.

Prima di tutto quando avevano fatto la stessa cosa nel passato la Granger se n’era uscita con quella storia della pergamena stregata e chiunque in qualsiasi tempo e spazio sarebbe stato in grado di capire che non stava scherzando e che davvero qualcosa di terribile sarebbe accaduto.

Poi era anche vero che persone come Theo o le sorelle Greengrass si erano sempre dimostrate più che accomodanti in passato e il Trio dei miracoli al piano di sopra lo sapeva benissimo. Lenticchia ad esempio, tanto per dirne uno, poteva anche pensarci un po’ prima a mettersi in contatto con Pansy.

E, terzo, perché quei tre erano così idioti da fidarsi di chiunque? Davvero credevano che bastasse non avere una divisa verde e argento per essere brave persone? Quando la Granger se n’era uscita con quell’idea l’aveva pregata di mantenere il gruppo di disagiati contenuto, pochi e fidati se proprio dovevano. E invece no, come al solito aveva dovuto fare di testa sua.

E poi c’era un’altra cosa che gli ronzava in testa. Si sentiva di certo in colpa per non aver ricollegato il suo cognome di sua nonna ma in fondo l’aveva letto di sfuggita da qualche parte. Per tutti era sempre stata semplicemente Lady Vivianne Malfoy. Per lui un quadro silenzioso che si limitava a fissarlo, un nome che non veniva mai pronunciato da suo padre, una figura poco più che sbiadita, un cartiglio tra tanti.

Lei, Nicholas, Arael. Suo padre non parlava mai di loro, neanche per sfuggita ed erano sempre rimasti figure indistinte.

Ma lui li aveva conosciuti ora, sentiva ancora le loro voci nella testa, il tocco delicato di Nicholas sulle spalle, il profumo di Arael accanto a lui che disegnava sul tavolo di una sala comune. 

Il tatuaggio… Arael aveva parlato di tradizioni di famiglia, un’arte che si tramandava di madre in figlia. E di cui quindi era morto con lei. Eppure sembrava che anche sua madre ne avesse uno, assurdamente simile a quello di Cassandra

Che fosse una coincidenza?

Oppure... oppure c’entrasse suo padre? In fondo era lui l’unico elemento che univa sua madre e la psicopatica con cui era stato fidanzato. Ed era sempre stato lui a consegnare il canto di Aemergin a Voldemort, lui a lasciare che Cassandra stesse con Abraxas, lui che aveva firmato la richiesta per la separazione delle case ad Hogwarts.

Lasciò che l’acqua bollente gli scivolasse sulle spalle e lungo la schiena fino al tatuaggio fatto quel giorno lontano, cercando di sciogliere quella tensione impossibile che sentiva sulla nuca, come ci fosse una mano invisibile che premeva forte per tenerlo giù e non permettergli di respirare.

Beh non era esatto... non era solo Lucius il punto di unione di tutti loro. 

Che fosse lui la causa di quello che stava accadendo?

Scese i tre gradoni di marmo fino ad immergersi nella vasca ricolma di bolle, godendosi il calore quasi opprimente del bagno dei prefetti e lasciandosi accogliere da quel calore rassicurante.

Era così stanco.. a volte gli sembrava di dover lottare persino per tenere gli occhi aperti ed ogni briciolo della sua energia era profuso nel mantenere quella maschera di indifferenza che doveva portare.

Sentì il sonno calare lentamente su di lui, i muscoli che finalmente si rilassavano. Cercò di lottare contro le palpebre che diventavano sempre più pesanti, il corpo che si abbandonava finalmente cullato dal rumore rassicurante dell’acqua che ribolliva profumata di latte e caramello, lo stesso di quelle notti nell’attico di Diagon Alley quando la Granger si alzava in punta di piedi  e tornava con una tazza dolce e profumata a stendersi accanto a lui. Il tepore rassicurante del letto mentre fuori la neve cadeva lenta, il suo respiro regolare che lo cullava.

Scivolò lentamente nel sonno, sconfitto in quella lotta che non aveva più le forze di combattere.

 

Non c’era luce attorno a lui ma non aveva paura di perdersi. Conosceva quel posto, ci aveva passato ore ed ore a giocare da bambino , ogni volta che riusciva a sfuggire dall’occhio vigile di sua madre, con gran disperazione degli elfi domestici. Sapeva che non doveva farlo e che sarebbe stato un problema quando l’avessero trovato.

Eppure sentiva un richiamo inarrestabile, una sorta di voce suadente che lo chiamava come il canto delle sirene. Una voce che finora non aveva mai riconosciuto, ma che ora risuonava chiara nella sua mente e nella sua memoria.

Nicholas. 

Iniziò a correre a perdifiato,i piedi che si muovevano da soli senza neanche pensare, era come se il suo corpo sapesse perfettamente dove andare.

Scappa Draco, Scappa.

 la voce di suo zio rimbombò ancora tra gli alberi, un frusciò nella notte. Se solo avesse avuto con sé la sua bacchetta… dove diavolo era finita?

Senza fiato si trovò in uno spiazzo che non aveva mai visto, troppo lontano perché ci arrivasse senza essere scoperto e riportato di forza dentro casa.

L’intero spazio era occupato da un grande albero di tasso, le cui fronde maestose sembravano fremere anche nell’aria immobile che li circondava mentre ai suoi piedi un coniglio bianco dalle grandi orecchie sembrava fissarlo come a volergli dire qualcosa. Draco si accovacciò il più lentamente possibile, cercando di non spaventarlo, allungando la mano verso la bestiola in modo che sentisse l’odore.

Il coniglio mosse le orecchie trepidante, poi con un balzò spari nell’oscurità della notte. Imprecando tra sé e sé Draco si avvicinò al tronco dell’albero, li dove un attimo prima c’era la creatura immacolata. E li inciso sul legno come se fosse stata passata una lama incandescente c’erano delle linee. Ci passò il dito, titubante, cercando di seguire con la mente le cicatrici del legno, gli occhi bassi per non vedere subito.

Eppure era chiaro anche così, la sua pelle che non riusciva a tradirlo.

Due ali, un corpo sottile, graffi sulla corteccia.

E sotto una data.

Vicina, troppo vicina.

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