Moth Goth

Harry Potter - J. K. Rowling
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Moth Goth
Summary
Finalmente Draco ed Hermione sono pronti a rendere pubblica la loro relazione e a concludere in pace il quinto anno, schivando al massimo qualche gossip. Ma una maledizione sta per abbattersi su Hogwarts, tra succubi, omicidi, incubi in rosa...e ovviamente il tentativo di far fuori il Bambino Sopravvissuto.
Note
https://www.pinterest.it/Flo_flo_fy/moth-goth/ .Anche in questo caso ho fatto un'unica bacheca Pinterest dalla quale prendere ispirazione che ti lascio qui, nel caso ti venga voglia di capire un po' il mood di questa storia.Sarà anche questa decisamente Serpeverde e con un Draco infantile e capriccioso continuamente alla ricerca di conferme?Decisamente sì.Ci saranno morti e torture? Certo.Troverai mischiati elementi dei libri, dei film e riferimenti a head e fan canon in ordine sparso e assolutamente non coerenti con l'originale? Ovvio.Infine come sempre ci saranno rifermenti alla cultura celtica, alle saghe, al voodoo e tanto altro ma nessuno di questi va preso alla lettera e soprattutto non è inteso a sminuire alcuna filosofia, religione o tradizione. Semplicemente è un gran calderone in cui butto tutto quello che mi ispiraAl momento in cui sto pubblicando su ao3 su efp ho pubblicato sino al capitolo 10.Entro venerdi , quando ci sarà il prossimo aggiornamento, caricherò anche qui i capitoli mancanti.. poi i due siti saranno aggiornati contemporaneamente.
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Reazioni calme e ponderate, as always.

Draco sbuffò impaziente guardando di nascosto l’orologio nel taschino del mantello: ormai mancava pochissimo all’appuntamento che gli aveva dato la Granger ma né Crabbe né Goyle sembravano volersi staccare di un centimetro da lui, neanche gli avessero lanciato un carpe retractum, sempre che avessero finalmente capito come fare dopo cinque anni ad Hogwarts.

A dire la verità era ancora sorpreso a distanza di anni che li avessero ammessi, aveva sempre dubitato fortemente delle capacità espressive dei suoi ex bestioni da guardia e per lungo tempo era stato convinto che fosse stato Lucius a corrompere il Consiglio dei Governatori per tenerloi sotto controllo, una sorta di baby sitter a costo zero e dalle lunghe braccia sgraziate. O forse, come diceva sempre Cassandra, a lui piaceva pensare di avere un clone ancora giovane che se ne andava in giro per Hogwarts e i figli fotocopia di Crabbe e Goyle servivano perfettamente allo scopo.. se non fossero stati più grandi di lui avrebbe persino pensato che li avesse costretti a procreare al solo scopo di completare il quadretto. Sapendo quanto suo padre fosse egocentrico in effetti era un pensiero più che verosimile.

Ok, doveva smettere o a furia di pensare a quei due insieme, specialmente appiccicati e con le rispettive lingue in gola, gli sarebbe venuto un ictus. Avrebbe pagato qualsiasi cifra per potersi strappare quei ricordi, metterli in un calderone e dargli fuoco ma la Granger aveva tirato su una tiritera di mezz’ora sul fatto che doveva crescere e superarla e non poteva usare la magia per  una cosa così stupida. Per Salazar non la finiva più… per fortuna che aveva trovato un modo più che piacevole per farla stare zitta. Metodo che avrebbe volentieri utilizzato di nuovo se solo quei due avessero finalmente deciso di levarsi di torno.

Erano una decina di minuti che provava a lanciare un blando confundus contro le due zucche vuote davanti a lui che durasse giusto il tempo di permettergli di sgattaiolare via  ma ogni volta quei due testoni continuavano a girarsi, blaterando di quella stupidissima e grottesca farsa chiamata fidanzamento. Merlino, che bambini brutti che avrebbero avuto. E neanche particolarmente intelligenti, sempre che Millie non trovasse un donatore di sperma con una migliore capacità di comprensione di testi complessi, cosa di cui, onestamente, dubitava. A pensarci bene..nell’ultima lettera di sua madre non c’era alcun commento a quello che indubbiamente sembrava il fatto di maggior rilevanza dell’anno … certo sempre dopo la notizia della sua rottura con la Granger. Possibile che nessuno avesse scritto a casa dopo la sua sceneggiata? Eppure lo avevano portato in trionfo neanche avesse preso il boccino sotto il naso di Potter mentre il bambino sopravvissuto finiva infilzato come un pollo arrosto dal pennone del campo da Quidditch…

La vista di Theodore che veniva loro incontro con la spilla della squadra di inquisizione ben in vista sul mantello e la sua solita aria innocente, falsa come un galeone d’oro in mano ai Weasley, fu l’unica cosa che gli evitò di spedirli con un everte statim direttamente nei sotterranei. Quello e la ben visibile figura di Piton poco dietro che gli lanciò uno sguardo di avvertimento ben visibile anche a quei metri di distanza.

«Vincent, Gregory… finalmente! Vi ho cercato ovunque» tubò Theo guardando con la coda dell’occhio dietro di sé mentre Piton imboccava il corridoio verso la torre Nord con uno svolazzare di mantello «Volevo avvisarvi che vi sta cercando la McGranitt per dei compiti non consegnati..fossi in voi mi nasconderei nei dormitori prima di  incontrarla. O prima che Piton torni dal suo rendez-vous con la Montemorcy»

«Andate pure tranquilli, ci pensiamo io e Theo a fare la ronda… sia mai che troviamo Potter e Weasley che si sbaciucchiano in un angolo.. sarebbe Natale per la Umbridge» ghignò Draco ringraziando mentalmente Theodore Nott e la sua capacità di mentire degna della casa di cui portava i colori.

Neanche il tempo di lanciare un incantesimo rallegrante e quei due erano spariti, quasi inciampando nelle loro stesse scarpe.

«Mi sa tanto che dovrò farlo da solo la ronda eh? Non preoccuparti, l’aggiungerò alla lunghissima lista di favori che mi devi» commentò Theo facendogli l’occhiolino prima di scomparire «Ah e ha ragione la Granger, devi iniziare ad essere più cauto con quel quaderno. Va bene che quei due sono idioti ma ora che ce li ritroviamo di nuovo in stanza è difficile anche per loro credere alla storia che stai scrivendo le tue memorie»

Non ebbe neanche il tempo di aggiungere che le sue memorie sarebbero state molto interessanti, invece, altro che Gilderoy Lockhart. Le streghe avrebbero fatto la fila per sapere tutti i segreti dell’ultimo erede di casa Malfoy. Ma non c’era tempo e in fondo non era neanche così importante: la Granger lo stava aspettando e qualunque battuta arguta volesse fare la sola idea di sentire il tocco delle sue labbra, il suo respiro nel suo gli fece lo stesso effetto del miglior incantesimo Languelingua mai lanciato.

 

***

 

La stanza che aveva richiamato era un insieme dei suoi ricordi più belli, una sorta di nicchia felice e confortevole che potesse darle quell’ultima spinta di cui aveva bisogno e ovviamente l’aspetto migliore era che fosse stracolma di libri. Aveva bisogno di loro, di sentire che le sussurravano suadenti dagli scaffali di una libreria di noce che ricordava fin troppo quella di Malfoy Manor dove aveva passato l’estate, parole che danzavano sotto i suoi occhi insegnandole ogni volta a guardare il mondo da una nuova prospettiva. Il mondo stava andando a rotoli e quella stupida della Umbridge continuava a  trattarli come bambocci con dei libri da colorare blaterando sul fatto che non ci fosse alcun bisogno per loro di imparare come difendersi ora che il Ministero aveva messo in sicurezza la scuola. Addirittura aveva osato dire che l’unico pericolo lì fuori era rappresentato da Nymphadora Tonks ma ormai era certa che fosse già morta, vittima della sua stessa follia. Riuscire a bloccare Harry e Ron prima che le saltassero alla gola era stato particolarmente difficile, soprattutto dovendo lanciare gli incantesimi senza farsi vedere, ma alla fine ci era  riuscita  dando fondo ad ogni briciolo di forza di volontà, incanalando quella rabbia bruciante nel suo nuovo progetto. Voleva vedere la Umbridge cadere e Tonks rientrare ballando sul suo cadavere al costo di smontare l’intera Hogwarts pietra per pietra.

Ma c’era una cosa che forse le mancava più delle lezioni, più dei libri, più dei pomeriggi passati con Harry e Ron ai tre manici di scopa o con Hagrid, più delle sere passate nella sala comune di Grifondoro a ridere e scherzare.

Quando la parete bordeaux, così simile a quella stanza che l’aveva accolta come una seconda casa quando ancora tutti la consideravano una saccente imbranata dai capelli crespi e la risposta sempre troppo pronta, si aprì le sembrò che il tempo si fosse fermato.  Draco era fermo sulla porta senza dire nulla con un sorriso enigmatico sulle labbra, fissandola come se fosse la prima volta che la vedeva in vita sua. Hermione si morse le labbra, nervosa. Per un attimo  le passò per la mente l’idea che davvero fosse passato al nemico, che nulla di quello che le aveva scritto sul loro quaderno fosse vero. Non ebbe neanche il tempo di un secondo pensiero del genere perché un attimo dopo lui aveva chiuso lo spazio tra di loro, le mani sulle guance, tra i capelli, sulle spalle e le labbra che premevano con forza sulle sue.

Erano passate poche settimane ma ad entrambi erano parsi anni interi.

«Granger» le sussurrò con le labbra ancora appoggiate alle sue, appena il tempo di un respiro prima che fosse lei a cercarlo di nuovo,ad attirarlo a sé, le mani che correvano tra i capelli, la nuca piegata, la linea dritta delle spalle e poi per il bavero del mantello. In quel momento l’unica cosa cui riusciva a pensare era il suo respiro contro il suo, baciandolo a sua volta con la stessa impazienza, mentre le mani si aggrappavano alle sue spalle, per poi vagare sulla schiena, dalla vita sino a quei capelli assurdamente chiari anche alla luce delle candele fluttuanti.

«Granger» ripeté come se stesse lanciando un incantesimo che in un folle tentativo di recuperare tutti i baci e i respiri persi, i risvegli mancati e le risate che non avevano potuto nascondere nelle pieghe di quella stanza o negli angoli di un corridoio, l’odore dei primi fiori che iniziavano a sbocciare ad Hogwarts in delle passeggiate senza meta che non avevano mai avuto luogo.

Draco la spinse verso la scrivania,dandole appena il tempo di prendere il respiro, le mani che la stringevano che sembravano volersi fondere in lei.

«Mi devi un san Valentino, Malfoy»rise fingendosi offesa staccandosi leggermente ma con le braccia ancora attorno al collo di Draco che sbuffò infastidito, slacciandosi la cravatta verde e argento.

«Dovevi davvero metterti questi..cosi? Non ci vediamo da settimane e ci metto un sacco a toglierteli, rischiamo di finire ancora prima di cominciare»  lagnò con un ghignò rubandole un bacio a fior di labbra « Però sai che mi farò perdonare.. prima o poi. Giuro che se i miei non ci lasciano la villa in Costa Azzurra per le vacanze è la volta buona che mi faccio venire un esaurimento. Dopo quello che abbiamo passato me lo merito di vederti in bikini tutto il giorno»

In quel momento, con le labbra di Draco sul suo collo e le lunghe dite che scivolavano sotto il maglioncino leggero per la prima volta in vita sua Hermione Granger  si chiese se la sua nomea di strega più intelligente della sua generazione non fosse immeritata. Quando aveva pensato a quel pomeriggio le era sembrato l’unico ritaglio di tempo in cui far coincidere tutto senza essere scoperti, la fiamma della vendetta aveva bruciato ogni altro pensiero. Ma ora, ora che il profumo della pelle di Draco si fondeva con il suo, la stoffa della camicia leggermente aperta che mostrava un lembo di pelle solitamente candida ora arrossata per il suo tocco, faticava a credere di aver avuto un’idea cosi idiota.

«Draco.. Draco ….no..non c’è tempo» riuscì a mormorare mentre la lingua di lui scivolava pericolosamente lungo la linea del collo, succhiandole appena la pelle sensibile poco sotto l'orecchio. ignorando le sue proteste e continuando a mordicchiarle la pelle sottile.

«Granger io ti ringrazio della fiducia ma sul serio, fossi in te non avrei aspettative così alte» ridacchiò lanciando il maglione dai bordi verde e argento sopra una grande poltrona di broccato color smeraldo e iniziando a sbottonarsi la camicia guardandola perplesso «Comunque in questo tuo arredamento folle un letto potevi anche metterlo eh, non capisco perché dobbiamo stare scomodi. Di la verità è un feticcio babbano… Merlino, se siete strani, La prossima volta facciamo che scelgo io..sembra di essere nella mente di un arredatore folle. C’è gente che è stata cacciata in malo modo per un cuscino di una tonalità sbagliata..»

Hermione scese dalla scrivania, il fiato ancora corto, cercando di mettere più distanza possibile tra di loro e ripetendosi mentalmente il nome di Tonks come un mantra. Per Godric Grifondoro, come diavolo aveva fatto a non pensare che dopo non essere stati insieme per così tanto tempo ritrovarsi in una stanza isolata, da soli, non le avrebbe fatto venire voglia di mandare all’aria i suoi progetti di vendetta almeno per un pomeriggio?

«Draco, senti … non c’è molto tempo» iniziò.

Lui la guardò sgranando gli occhi «Già l’hai detto»

«E’ stato difficile trovare un momento in cui entrambi potessimo assentarci senza destare sospetti»

Draco, seduto in poltrona a slacciarsi le scarpe si fermò a squadrarla di sottecchi «In effetti potevamo pensarci prima, ma ho la Umbridge attaccata al collo neanche fosse un vampiro. Non ho capito se vuole scoparsi me o la mia famiglia a dire il vero, continua a farmi domande sui miei al punto che Blaise sospetta voglia organizzare una cosa a tre. E ovviamente ha pensato bene di descrivermi nel dettaglio i suoi sospetti. E si, se te lo stai chiedendo, Blaise ha una memoria piuttosto vivida»

Hermione emise un gemito di disgusto: «Si l’ho notato. Odia Harry quasi quanto sembra affascinata da te»

«Il che mi farebbe dire che ha buon gusto, se non fosse una vecchia beota che odia le persone e che mi impedisce di vedere la mia ragazza e di giocare a Quidditch. Posso capire che ce l’abbia con il sesso..ma per Salazar Serpeverde…il Quidditch? Chi è che non ama il Quidditch?».

Chiunque abbia un briciolo di senso di conservazione, pensò Hermione, maledicendo ulteriormente quello sport che aveva regalato  degli splendidi addominali al suo fidanzato cercatore che non l’aiutavano affatto a smettere di pensare di sbarrare l’entrata della stanza delle necessità e a chiudersi lì dentro con lui fino a che non fosse venuto Gazza a stanarli.

«Dobbiamo salvare Tonks. E far ritornare Silente» ripeté ad alta voce, cercando di convincersi ancora una volta che essere una grifondoro leale e coraggiosa significava anche sacrificare i propri desideri. Dannazione, forse era la prima volta in vita sua che rimpiangeva di non essere stata smistata a Serpeverde.

Un paio di occhi grigi la guardarono perplessi come se fosse impazzita «Giuro che vorrei seguirti ma sono certo che te ne stai per uscire con un’immane stronzata»

«Non possiamo fare sesso. Non adesso almeno» disse infine con un lungo sospiro, chinando la testa quasi neanche lei volesse credere a quello che stava dicendo.

«Mi stai lasciando Granger? Se è per quella scenata che ho fatto.. te l’ho detto, era una farsa!Merlino avevi detto che avevi capito» sbottò lui mettendo il muso e  alzandosi per raggiungerla«Vedi.. per una volta che faccio una cosa che fareste voi stupidi Grifondoro…»

 

«A chi cazzo hai detto stupidi, furetto? E per la miseria copriti! Non sei un cazzo di California Dream Man».

Draco si girò orripilato sentendo quella voce. Per carità l’odiava meno di qualche mese prima, ma di certo la sua idea di appuntamento non prevedeva un terzo incomodo. E se anche avesse avuto una fantasia del genere,di sicuro non sarebbe stato con il bambino sopravvissuto. Prima che potesse chiedere cosa diavolo ci facesse lì, o persino chi diavolo fosse un California Dream Man e perché per Merlino lui dovesse credersi un rozzo americano, si trovò sbalzato via sino a sbattere contro la grande libreria d’angolo, finendo per finire sommerso rovinosamente da decine e decine di tomi.

«Cosa diavolo pensi di fare, Malfoy» Ron era arrivato poco dopo Harry e tutto quello che aveva visto era Hermione seduta con la testa tra le mani e il figlio di mangiamorte mezzo nudo che cercava di avvicinarsi a lei.Il che era decisamente abbastanza per farlo andare su tutte le furie.

«Ronald Ma che ti prende?» Hermione era scattata in piedi incredula non solo della reazione di Ron ma soprattutto di non essere riuscita a bloccarla in tempo.

«Già Ron, perché? Stava così bene zitto e senza camicia» Ginny aveva fatto il suo ingresso, ridacchiando e stringendosi ad Harry  per dargli un bacio veloce bisbigliando «Scherzo, tu sei molto meglio»

«Ti piacerebbe» riuscì a borbottare il Serpeverde , massaggiandosi la testa dove era caduto un volume di almeno mille pagine,scacciando via la mano di Hermione che cercava di tastarlo.

«Dovresti metterti gli occhiali, piccola Weasley» un’altra voce femminile, annoiata. Ron si girò di scatto, ancora con la bacchetta in mano «Perlomeno però tu sei più intelligente del tuo stupido fratello…Per Salazar Serpeverde credo che tu sia l’unico di tutta la scuola che ha creduto a quella patetica sceneggiata»

In quel momento per Ron nella stanza calò il silenzio. Non sentiva più le maledizioni di Malfoy, ne i tentativi di Hermione di convincerlo a lasciarsi curare, né i baci di Harry e Ginny. Sparirono tutti, sullo sfondo.

In quel momento c’era solo lei, capelli neri dalla piega perfetta e labbra rosse imbronciate e il suo profumo di vaniglia e olibano che quasi lo intossicava nel calore del sonno.

«Pansy» riuscì solo a dire cercando di scacciare dalla sua mente l’idea del suo corpo nudo accanto al suo in quell’attico di Diagon Alley, gli occhi che si aprivano nel tepore di una mattina d’inverno di una vita precedente.

«Lenticchia» accennò lei, ancora immobile, senza staccare gli occhi neri da lui.

In quel momento entrò l’ultimo componente del gruppo: il passo felpato, lo sguardo sornione e la ricca coda fulva che ondeggiava ad ogni passo. Si guardò un po’ in torno, facendo le fusa. Poi senza alcun preavviso si avvicinò a Ron e gli affondò i denti affilati nel polpaccio.

Mentre il fratello urlava di dolore , Ginny scoppiò in una risata.

«Per la miseria Ron, davvero il gatto è più intelligente di te. E baciatevi , per Merlino!Non abbiamo tutta la sera..qui c’è una guerra da organizzare»

 

***

 

Nel Devon la primavera sembrava essere già arrivata: l’aria era dolce e profumata dei primi fiori che si schiudevano, in una perfetta armonia con l’odore di quel poco che rimaneva della crostata di crema e rabarbaro. La Tana era sempre lì, profumata ed accogliente, sempre pronta ad un abbraccio.

Anche quando la padrona di casa non era di buon umore.

«Non capisco perché Fleur non ti piaccia, è una brava ragazza. E’ coraggiosa, determinata e sembra amare davvero Bill. E poi è molto carina, non vuoi dei bei nipotini Molly?» chiese Sirius seguendo Molly nel giardino di erbe aromatiche del retro della Tana. Quella mattina Bill gli aveva mandato un gufo chiedendogli  di incontrarsi dalla madre per aggiornarlo sulle ultime novità, ma a quanto pareva non aveva informato la madre che si sarebbe presentato in compagnia.

Molly gli lanciò un’occhiataccia da dietro il rosmarino.

«Hai sentito quello che ha detto di mio figlio? Percy non vuole rasgionare, è uno scomplisce di quella orruenda donna» ripeté facendo il verso alla francese, infilzando la zappa da giardinaggio nel terreno quasi volesse pugnalarlo «E Bill la guardava come se stesse dicendo la cosa più intelligente del mondo»

Sirius rise arrotolando la cartina di una sigaretta babbana «E’ innamorato Molly.Ma questo non toglie che lei abbia ragione. Anche Narcissa ha detto…»

«Narcissa Malfoy? Oh andiamo Sirius non mi dirai che dopo Andromeda anche tu hai deciso di rincretinirti dietro quell’inutile snob? Di certo non devo ricordarti che è grazie a quelli come lei e suo marito che abbiamo perso le persone che amavamo..» uno gnomo da giardino scelse quel momento per fare la sua sfortunata apparizione, che ebbe però il pregio di lasciare la possibilità a Molly di esibirsi in una delle sue migliori prove da battitrice anche con un attrezzo da giardino senza dover finire la frase.

Il mago sospirò, lasciando che il fumo formasse una piccola nuvola odorosa di tabacco. No, di certo non aveva dimenticato le colpe di sua cugina, come quelle di nessuno dei suoi parenti. I suoi genitori erano stati tra i primi seguaci di Voldemort  e lo stesso Regulus era rimasto intrappolato in quella tela asfissiante.

Scosse la testa allontanando il ricordo di suo fratello bambino che lo inseguiva per le stanza di Grimmauld Place, pregandolo di giocare con lui e con quello stupido di Kreatcher, odioso già vent’anni prima.

Si trovò Molly che lo fissava, i capelli scarmigliati per lo sforzo e lo stesso sguardo brillante con la quale l’aveva conosciuta appena fuori da Hogwarts.«Lo farai vero? Seguirai quell’assurdo piano?» 

Sirius annuì in silenzio.

«Sirius Black, come è possibile che tu non dia mai retta  alla voce della ragione?» chiese esasperata, Adorava quell’uomo ma a volte le faceva venire voglia di rincorrerlo con una scopa stregata

«Tipo quando rifletti e senti una voce che ti spinge a farlo, che è assolutamente un’idea perfetta e che sarà grandioso?» chiese Sirius sbattendo i grandi occhi grigi con fare innocente e tirando un’altra boccata «E poi c’è quell’altra, fastidiosa e petulante che ti dice di piantarla?»

«Esattamente! E la seconda si chiama voce della ragione». 

«Ah ma quella non è la voce della ragione E’ solo Remus. O Ted, se chiedi a mia cugina» rispose il mago ghignando e avvicinandosi «E visto che non sono qui, posso dare retta all’altra vocina, quella simpatica»

Molly gli lanciò uno sguardo di fuoco, incrociando le braccia. «E quella di chi sarebbe sentiamo?»

«Ma la mia, è ovvio. Ho una voce davvero melodiosa, sai?»I lunghi anni di Azkaban non avevano affatto intaccato il fascino innato dell’ultimo erede della nobile e antica famiglia dei Black, nonostante fosse quanto di più distante possibile dai purosangue elitaristi e snob dei suoi parenti. Di certo capiva perché sin da ragazzino facesse strage di cuori, pensò Molly colpendolo scherzosamente quando si chinò a darle un bacio sulla guancia per salutarla prima di scomparire con un piccolo plop.






Sirius ispirò a fondo tirandosi su il bavero della giacca di velluto grigio, infastidito da quel cambio di clima repentino rispetto al calore dolce della Tana. Chissà se Molly aveva capito che stava mentendo prima.. quella che sentiva non era la sua di voce, ma quella di James.

Aveva promesso di prendersi cura di Harry ed era certo che il suo migliore amico se fosse stato lì non avrebbe avuto dubbi su cosa fare. Qualsiasi cosa per Harry. Qualsiasi. Persino fidarsi di un piano escogitato dalle sue cugine.

 

E per una volta la supposta voce della ragione non aveva dubbi. Sebbene sapesse che era una cosa forse folle e senza senso ma che per Merlino se avrebbe funzionato.

 

Si guardò intorno storcendo la bocca in una smorfia. Era una vita che non tornava in quel posto… dalla vigilia del primo giorno di Regulus ad Hogwarts quando in un impeto di spirito di fratellanza, vale a dire perché Remus gli aveva dato il tormento, aveva deciso di accompagnare il fratello minore a fare spese. O almeno ci aveva provato, prima di incrociare Bellatrix ed Evan e lasciarli tutti e tre lì mentre lui correva dai suoi amici. Troppi Serpeverde tutti insieme, anche per Knocturn Alley.

 

Esattamente come in quel momento, pensò accendendosi una sigaretta con la punta della bacchetta ed espirando lentamente, quasi con ostentazione.

«Ce ne hai messo di tempo» commentò rivolto all’aria scura della notte.

Rumore di tacchi sulle pietre levigate, uno sbuffo di sufficienza, un profumo floreale e appena cipriato che increspava le note pungenti di quel vicolo. 

«Non pensavo saresti venuto. Sicuro di essere pronto?»

Due occhi blu che lo fissavano dietro il cappuccio ancora ben calato, il solito sguardo di riprovazione  e superiorità. Ma c’era qualcosa dietro, qualcosa che poteva riconoscere nel suo stesso volto.

Preoccupazione.

«Qualsiasi cosa per Harry» rispose con sincerità esalando un’ultima boccata prima di far sparire il mozzicone con un tocco di bacchetta.

Senza rispondere la cugina gli diede le spalle e iniziò a camminare lungo il vicolo buio, una delle traverse meno conosciute e frequentate di Knocturn Alley, schivando leggera i pochissimi passanti intabarrati in pesanti mantelli che facevano finta di non vederli.

Quel posto puzzava di magia oscura, di cattiveria e di disperazione. Sperava di non dover mai più sentire quell’odore nauseabondo dopo Azkaban e invece ora gli penetrava di nuovo nella pelle e nella mente, allungando le sue sudice dita in tutto quello che aveva costruito.

Ma come aveva detto avrebbe fatto qualsiasi cosa per Harry. Narcissa aveva ragione, c’era qualcosa che non andava ad Hogwarts. E lui doveva scoprirlo.

La strega si fermò di fronte ad un muro di mattoni che si confondeva nel sudiciume di altri decine di muri tutti uguali, disegnando con la bacchetta tre ovali perfetti prima di picchiettare tre volte nel punto in cui le sottili linee di luce verde che si intravedevano sui mattoni si intrecciavano. Il muro tremò un attimo prima che le pietre scivolassero una sull’altra, rivelando una porta di legno lucidissimo che si aprì sotto il tocco guantato della cugina.

«Prima le signore» disse con un ghigno tenendo la porta aperta mentre Narcissa entrava senza degnarlo di uno sguardo. Ghigno che gli si trasformò in un sorriso quando vide due delle sue persone preferite in quella stanza: l’altra sua cugina, quella non pazza. E Remus.

Ah si e poi c’era il Ministro della Magia legato e tenuto sotto scacco da sua cugina, quella non pazza.

Beh secondo gli standard dei Black almeno.

 

***

 

«Dovresti essere molto fiera dei tuoi studenti, stanno diventando dei piccoli rivoltosi» sorrise Niamh versandole una tazza di tè mentre lei stava studiando le fotografie che le aveva portato «Cockey avanti racconta»

Tonks alzò appena la testa «Cosa?»

«Oh Miss si, proprio quello che hanno fatto quando Cockey li ha conosciuti. Anche se allora Miss Granger era a Serpeverde insieme alla  mamma di Miss, e alla padroncina, e al padroncino, e all’altro padroncino e al giovane padroncino… stava così bene con quei colori Miss. Si, si.. e il giovane padroncino era così felice…» iniziò a squittire mentre Niamh alzava gli occhi al cielo.

«Arriva al punto Cockey, te ne prego»

L’elfa saltellò mentre la tavola ingombra di pergamene si riempiva di dolcetti e piccoli sandwiches bianchi riempiti con ogni cosa fosse riuscita a trovare in cucina «Oh sì Miss. Si incontrano nella Stanza delle Necessità. Il giovane Harry Potter insegna gli incantesimi, deve sentire Dobby come ne parla. E’ così fiero del giovane Harry Potter. E poi c’è Miss Granger, il signorino Ron e i suoi fratelli.. no quello stupido che ha messo il bracciale a Cockey ..no..no»

«Si, si, abbiamo capito: una gran sfilza di Grifondoro con una spruzzata di Corvonero e di Tassorosso… e di un po’ come si chiamano? Forza Cockey ho sentito te e Dobby parlarne entusiasti» la stuzzicò Niamh prendendo un sorso di tè.

L’elfa batté le mani eccitata «Esercito di Silente,Miss! Non è bellissimo, Miss! E l’ha pensato Miss Granger»

Tonks sbatté un paio di volte le palpebre  incredula prima di scoppiare in una risata all’idea di un elfo dei Malfoy ( perché qualunque cosa dicesse Niamh a lei Cockey continuava a sembrare un elfo dei Malfoy) fosse così eccitata per qualcosa che riguardasse Silente.

«E tuo cugino e la sua cricca? Non dirmi che hanno già abbandonato la barca? A quanto ho capito sono entrati in quella che viene definita Squadra di inquisizione è corretto?Che nome vomitevole» commentò l’Auror cercando di scacciare l’elfa che continuava a cercare di metterle le mani sulla pancia. Per Tosca Tassorosso, Niamh non stava scherzando, era davvero ossessionata dalle donne incinta!  E per quanto ogni volta sentire il battito del suo piccolo Teddy le scaldasse il cuore, avere le dita dell’elfo conficcate nel ventre mentre  cercava di addentare un tramezzino con l’insalata di pollo con una mano e l’altra sfogliava foto di rune insanguinate apparse sulle porte dei dormitori era troppo anche per lei.

Fu la volta di Niamh di sorridere «Si sono messi in testa di fare il doppiogioco quindi ufficialmente non prendono parte a nessuna riunione, ma ogni volta fanno in modo di essere di ronda…sempre quando Draco non trova il modo di sgattaiolare dentro la stanza della Umbridge alla ricerca di chissà che cosa»

«E ha trovato niente?» chiese Tonks sistemando una accanto all’altra le quattro foto e mettendo al centro  la foto del cadavere di Lisa Turpin.

Niamh scosse la testa tirando fuori una foto miniaturizzata e ponendola sopra quella della studentessa morta: «Niente che non abbia già trovato io, vale a dire veritaserum che usa con gli studenti e una data segnata nella sua agenda. Ti dice niente?»

Tonks la guardò a lungo, cercando un filo comune tra tutti quegli elementi «Maggio? C’è qualche data speciale che cade di maggio? Andiamo sei tu quella fissata con i solstizi e tutta quella roba li»

Niamh sbuffò rivolgendole uno sguardo offeso che per un attimo la fece ridere, fin troppo simile a quella del suo viziato cugino «Quella roba li? Nymphadora Tonks come puoi da strega definire le festività quella roba li?»

«Forse perché tutto questo casino è iniziato con il rituale di Imbolc che tu hai guidato? E non fare la serpeverde con me, so benissimo che anche tu ti sei accorta che c’era qualcosa che non andava. E’ per questo che mi hai lasciato Hermione e Ginny come due sacchi di patate fuori dal mio studio? Certo potevi anche avvisarmi che avrebbero avuto quei tatuaggi… per Merlino sai che pensano sul serio che io non lo sappia? Me l’ha detto Cali chiedendomi se fosse un motivo per togliere ad Hermione la spilla di Prefetto e a Ginny il posto in squadra. E poi capisco che a te piacciono ma avresti anche potuto chiederglielo no?»

La strega bionda la guardò sbigottita «Tatuaggi? Sulla Granger e la giovane Weasley? Cosa? Come?Quando?»

«E su Pansy Parkinson. Andiamo non dirmi che non c’entri niente..hanno uno stile molto simile a quelli che hai tu..» rispose l’Auror  indicando il tralcio di vite che ornava il polso destro della ragazza, come se si trattasse di una cosa ovvia «Anzi quando tutto questo sarà finito direi che è il caso di farli sparire..Molly non la prenderà bene se Ginny torna a casa tatuata. Di un po’ anche tu hai un bucaneve nero nascosto da qualche parte?»

Per un attimo a Nymphadora sembrò che la mano della strega di fronte a lei tremasse leggermente, una frattura di appena pochi secondi sull’espressione solitamente impassibile della donna. Poi in un attimo riassunse la sua compostezza, quell’ombra di preoccupazione che era certa di aver intravisto sparita come se non ci fosse mai stata mentre prendeva un altro sorso di tè.

«Dimmi tutto quello che hai scoperto sul sine requiescat, per favore. E non tralasciare nulla, non abbiamo molto tempo» chiese posando la tazza e fissandola con uno sguardo senza alcuna emozione.

Occlumanzia, ne era certa. perché ora? Cosa le stava nascondendo quella donna? Era trasalita quando aveva parlato del bucaneve e subito dopo si era ritirata in sé sino a creare quella corazza. Cosa c’era che non le diceva?

Tonks si morse il labbro, incerta se continuare. Poi guardò nuovamente le foto davanti a lei con la data e sentì qualcosa agganciarsi finalmente nella sua mente, un minuscolo pezzettino di realtà che trovava la sua collocazione.

Quella data… davvero poteva essere una coincidenza.

«Niamh.. il conto alla rovescia.. ricordi quando mi hai detto che ero presente quando la persona che ha usato l’incantesimo l’ultima volta fosse morta uccisa da Narcissa Malfoy?»

La strega annuì impercettibilmente, in silenzio.

«Quella data.. è un anno e un giorno esatto da quando è successo.. e non serve certo che ti dica io che in certe culture è un periodo di tempo importante… ci sono storie nelle arti oscure.. storie sul ritorno dei morti.. e queste rune…» disse indicandone una dopo l’altra.

Cavallo.

Morte.

Fuoco.

Attrazione.

«Una sorta di cerimonia per il ritorno dei morti? Ma allora.. Harry è in pericolo. Se ha usato lui la prima volta cercherà di nuovo di ucciderlo. E’ per questo che la Umbridge lo odia tanto?»

Niamh scrollò le spalle interdetta, continuando a tamburellare sul tavolo senza proferire parola, mentre dietro di lei gli alberi del dipinto sembravano colpiti da una tempesta.









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