Moth Goth

Harry Potter - J. K. Rowling
F/M
M/M
G
Moth Goth
Summary
Finalmente Draco ed Hermione sono pronti a rendere pubblica la loro relazione e a concludere in pace il quinto anno, schivando al massimo qualche gossip. Ma una maledizione sta per abbattersi su Hogwarts, tra succubi, omicidi, incubi in rosa...e ovviamente il tentativo di far fuori il Bambino Sopravvissuto.
Note
https://www.pinterest.it/Flo_flo_fy/moth-goth/ .Anche in questo caso ho fatto un'unica bacheca Pinterest dalla quale prendere ispirazione che ti lascio qui, nel caso ti venga voglia di capire un po' il mood di questa storia.Sarà anche questa decisamente Serpeverde e con un Draco infantile e capriccioso continuamente alla ricerca di conferme?Decisamente sì.Ci saranno morti e torture? Certo.Troverai mischiati elementi dei libri, dei film e riferimenti a head e fan canon in ordine sparso e assolutamente non coerenti con l'originale? Ovvio.Infine come sempre ci saranno rifermenti alla cultura celtica, alle saghe, al voodoo e tanto altro ma nessuno di questi va preso alla lettera e soprattutto non è inteso a sminuire alcuna filosofia, religione o tradizione. Semplicemente è un gran calderone in cui butto tutto quello che mi ispiraAl momento in cui sto pubblicando su ao3 su efp ho pubblicato sino al capitolo 10.Entro venerdi , quando ci sarà il prossimo aggiornamento, caricherò anche qui i capitoli mancanti.. poi i due siti saranno aggiornati contemporaneamente.
All Chapters Forward

Prigionieri

Piccolo cambio di programma: per le prossime settimane la pubblicazione sarà la domenica ( e appena finirò di rivedere gli ultimi capitoli passeremo finalmente a due). Siamo rimasti per molto tempo fermi.. ancora un po' di pazienza ma poi le cose peggioreranno molto velocemente.
Ti ricordo la bacheca Pinterest per capire dove andrà a parare questa storia




Dieci, Undici, Dodici,Tredici. Ormai aveva perso il conto di quante volte aveva misurato e scandagliato palmo a palmo ogni centimetro di quella stanza, sperando di trovare una fessura, una crepa, qualsiasi cosa che le permettesse di evadere ma anche quella volta le pareti liscissime non fornirono nessun appiglio. Si sedette sbuffando a gambe incrociate sul pavimento di pietra, accarezzandosi il ventre.

«Non preoccuparti, la mamma troverà il modo di tirarci fuori da questo casino... anche perché sono certa che il tuo papà starà dando di matto non avendo notizie di noi. E Merlino non voglia che inizi a seguire le proposte di Sirius» borbottò chinando la testa di lato per osservare Il fremito delle foglie del bosco nel grande dipinto davanti a lei, l’unico abbellimento stilistico di quella stanza circolare. Ogni volta che lo osservava non c’era nessuno, solo decine e decine di alberi di ogni forma e dimensione. Eppure era certa di aver intravisto almeno una volta una figura dai lunghi capelli neri che si aggirava nell’oscurità della foresta.

Un pop secco accanto e lei e il profumo delizioso le segnalarono che aveva nuovamente degli ospiti: quella strana elfa che l’aveva portata in salvo, o almeno che a suo dire l’aveva fatto, era venuta ad intervalli regolari a portarle da mangiare ogni sorta di cibo delizioso, dagli zuccotti appena sfornati al suo pasticcio preferito, passando per ogni tipo di bevanda.

«Severus me l’aveva detto che eri testarda come tua madre... ma per la Signora almeno lei a quest’ora avrebbe capito che è inutile passare le ore con l’orecchio attaccato ai muri di pietra. Forse aveva ragione la mia di madre voi: voi Tassorosso siete strani»

Decisamente quella non era lo strano elfo con il grande fiocco.

«Niamh..» disse a mezza bocca mentre davanti a lei appariva una piccola tavola coperta da una candida tovaglia di lino ricamata «Direi che le posate d’argento sono un filo pretenziose visto che mi tieni prigioniera. E tua madre quindi ha frequentato Hogwarts?»

La strega stirò le labbra in un ghigno divertito accomodandosi ed invitando a fare altrettanto «Non c’è motivo per mangiare come dei trogloditi, Nymphadora. E per la centesima volta non sei prigioniera»

«Quindi posso andarmene?» rimbeccò l’Auror  sedendosi a sua volta ma rifiutandosi di toccare il cibo, nonostante quello fosse uno dei suoi piatti preferiti, e di certo l’unico che sua madre avesse mai imparato a cucinare. Ma dall’odore decisamente non era opera di sua madre «E piantala di chiamarmi Nymphadora»

Niamh piluccò una delle verdure di accompagnamento «Ma è il tuo nome no? Comunque non capisco questa voglia di farti portare ad Azkaban... mi dicono che non sia un gran bel posto» la strega si fermò a guardarla «No direi di no, visto il colore che hanno assunto i tuoi capelli»

«Mi rifiuto di credere anche per un momento che Moody e Kinglsey possano essersi bevuti la storia che sia stata io. Forza, convincimi del contrario» la sfidò incrociando le braccia davanti al petto mentre l’altra la fissava con gli occhi neri che non tradivano nessuna particolare emozione, se non una certa aria di sufficienza che non riusciva mai totalmente a levarsi di dosso.

«Oh su questo hai ragione, peccato che a nessuno interessi quello che hanno da dire. Pare che  l’idea di una mutaforma mezzosangue Auror che uccida una studentessa per evitare che il suo bambino possa prendere i geni da lupo mannaro del padre sia una storia che deve essere raccontata a tutti i costi. Sei già stata dichiarata colpevole Nymphadora, e prima lo accetterai meglio sarà per tutti, almeno possiamo provare a salvarti la vita» commentò tranquillamente continuando a tagliare minuziosamente il filetto in piccoli pezzi prima di portarseli alla bocca  «Dovresti mangiare, non fa bene al bambino questo tuo sciopero della fame. Credi che Cockey non mi abbia detto che non hai toccato cibo? Se non ti piace possiamo farti portare altro, non  è un problema. Cockey è sempre felice di cucinare e ha un debole per le donne incinta… mia madre dice che quando aspettava me cercava di rimpinzarla come un ippogrifo»

Nympadora sbatté di nuovo gli occhi, allontanando il piatto con una mano, il solo odore della carne le stava dando il voltastomaco. Come poteva anche solo pensare a mangiare in quel momento? Se quello che la strega aveva detto era vero la situazione era più grave del previsto.

«Perché io? In fondo non sono neanche in servizio attivo al momento e tra pochi mesi sarò in congedo di maternità ufficiale» chiese, rivolgendosi più a sé stessa che alla sua compagna di cena «Devo contattare Remus, fargli sapere che sto bene. E mio padre… Merlino non oso pensare come stiano lui e la mamma. Sono certa che lei stia escogitando qualche piano folle al limite del legale»

Niamh la guardò un attimo mentre davanti a lei il piatto spariva per fare posto ad una zuppa di zucca e cardamomo «Meglio? Se mangi almeno quella poi puoi avere il dolce. E comunque no, non puoi avvertire nessuno, mi dispiace»

«Piantala di trattarmi come una ragazzina, per Merlino» sbottò l’Auror resistendo all’impulso di tirare contro il muro la cocotte di porcellana smaltata color lapislazzulo con tutto il liquido bollente e profumato di spezie «Pensi che non sappia come mandare un messaggio ai miei senza farmi scoprire?»

«E va bene, prima il dolce. Certo che mai avrei detto che tua madre ti avesse viziata così tanto,sai? »Un secondo pop e la zuppa si trasformò in un tortino al cioccolato dall’aspetto morbidissimo «La scuola è chiusa, sigillata oserei dire, nessuno al momento può entrare o uscire e anche tutte le comunicazioni sono bloccate. Ordini della nuova preside. Un essere alquanto sgradevole se vuoi sapere la mia. E di certo sprovvista di buon gusto… dovresti vedere i suoi cerchietti.»

Poi di fronte all’espressione attonita della ragazza di fronte a lei continuò «Silente è stato cacciato e la scuola commissariata da un’acida babbiona con un gusto orrido per i vestiti. Anche agli elfi è stato messo un bracciale per evitare che possano smaterializzarsi. Quella stupida faccia di rospo… ero certa che non avrebbe pensato agli elfi… e invece quell’idiota lentigginoso ha avuto la geniale idea di suggerire di bloccare anche loro»

Ancora una volta, così come quando aveva origliato la conversazione tra Silente e Piton, la terra sembrò aprirsi sotto di lei, inghiottendo tutte le sue certezze. Silente era Hogwarts. Silente era casa, si ripeté ancora una volta. Com’era possibile che si fosse lasciato cacciare?

Istintivamente riprese in mano la forchetta, staccando un boccone piccolissimo della torta e portandolo alla bocca e mentre la glassa le si scioglieva dolce e avvolgente come il palato le sembrò di sentire la voce calda e rassicurante di Remus.

La cioccolata aiuta sempre, le bisbigliò immaginario ma così reale che poteva sentire il tocco delicato delle lunghe dita che le accarezzavano tenere la guancia. Risalì quel tocco all’indietro, inanellando tutti i  ricordi degli ultimi mesi, lasciando che fossero le sue mani e il suo respiro a calmarla.

«Silente cacciato e io accusata.. è evidente che qualcuno aveva bisogno di averci fuori dai piedi, e anche piuttosto in fretta. Come si chiama la nuova preside?» disse infine riallacciandosi a quella domanda che era rimasta nell’aria.

«Dolores Umbridge. Mai sentita?» rispose Niamh appoggiandosi allo schienale e accavallando le gambe, fissandola con curiosità questa volta

Tonks scosse la testa, pensierosa. Quel nome non le diceva niente…ma c’era un altro dettaglio che prima non aveva notato «Hai parlato di un deficiente lattiginoso.. sai chi è?»

«Capelli rossi, sguardo vacuo, un abito di pessimo gusto…qualcuno che conosco direbbe che è un Weasley» la stuzzicò con un ghigno «Oh non guardarmi così, dovresti vedere cosa gli hanno detto i fratelli»

Percy? Persino Percy era dalla loro parte? Certo non era mai stato il suo Weasley preferito ma non c’era verso che potesse essere malvagio. Restò in silenzio continuando meccanicamente a mangiare la torta, lasciando che fossero i suoi ricordi e sensazioni a trovare il bandolo della matassa. Quando ebbe finito si versò una tazza di tè caldo dalla teiera che ora faceva bella mostra di sé accanto al suo piatto.

«Ultimamente stavo facendo delle ricerche sul Sine Requiescat.. o meglio su una sua versione modificata. Sai di cosa parlo?» chiese ricordando del discorso avuto con sua madre qualche settimana prima. C’era un’unica cosa di cui lei e Silente si stavano occupando insieme ed erano gli attacchi subiti a partire dal ventuno dicembre. E il preside era stato concorde con lei sui resti trovati sulla Abbott dopo l’attacco.

«Conosco l’incantesimo ma so per certo che la persona che l’ha usato l’ultima volta è morta, uccisa molti anni dopo dalla sua stessa vittima . Inoltre il libro con l’incantesimo è contenuto a diverse miglia di distanza da qui a quel che ne so» rispose la bionda, mentre i tatuaggi sulle falangi sembravano danzare mentre tamburellava distrattamente sulla tovaglia.

«E se non fosse morta sul serio? Se avesse solo finto? Oppure chi l’ha uccisa ha deciso di utilizzare la maledizione come uno strumento perverso di vendetta. Hai detto che il libro è a diverse miglia da qui. Dové? Sai chi lo ha? Non sono riuscita a trovare l’incantesimo originale ma sono certa che una sua versione modificata sia stata usata negli attacchi» chiese impaziente Tonks, iniziando a camminare a larghi passi per la stanza, incapace di restare seduta.

Niamh continuò ad osservarla, spostando lo sguardo tra lei e il dipinto alle sue spalle, sembrava quasi cercare una risposta tra quegli alberi. Sembrò soppesare a lungo qualcosa, giocherellando con la lunga treccia quasi bianca che le ricadeva sulla spalla destra. 

«Se sia morta o meno dovresti dirmelo tu, visto che eri li. E non credo proprio che nostra zia  ti farebbe una cosa del genere, nonostante tu sia una mezzosangue con geni mutaforma per via della maledizione dei Black» disse infine, mentre nel dipinto il vento sembrava aumentare di intensità, i rami degli alberi che ormai fremevano come colpiti da un tornado.

Fu il turno di Nymphadora di fissarla senza parlare, i capelli che assumevano una strana sfumatura violacea più vicina all’indaco, prima di diventare improvvisamente di un caldo colore dorato. Tra se e sé i vari pezzi delle settimane precedente iniziarono finalmente ad unirsi «Quindi avevo ragione. Cockey è l’elfo dei Malfoy»

«Cockey non è l’elfo dei Malfoy» si limitò a commentare Niamh agitando la mano come se avesse appena detto una sciocchezza «O meglio, ha deciso di continuare a rimanere lì dopo che la nonna è morta ma non lo definirei l’elfo dei Malfoy»

«Non interrompermi. Sto seguendo un filo logico» la zittì di rimando, quasi in automatico, ogni parola che usciva dalla bocca di quella che non sapeva ancora se fosse la sua carceriera o la sua salvatrice che rendeva sempre più vivido il quadro « E tu a quanto ho capito dovresti essere la giovane padroncina. Però se fossi la sorellastra del figlio del demonio non avremmo una zia in comune. Sempre che tu non sia figlia di Bellatrix e in quel caso…no non voglio neanche pensarci a che razza di essere potrebbero aver generato quei due. Draco in confronto sembrerebbe un cucciolo di Mooncalf»

Una risata cristallina ruppe l’aria tesa che si era formata mentre l’incredulità si dipingeva mista ad orrore sul viso dell’Auror.

«Oh ma allora sei davvero figlia di Andromeda Black. Si nostra zia, di sangue per te e acquisita per me. E a proposito.. ti sta bene il biondo sai?» Niamh si alzò continuando a ridere e porgendole la mano « Piacere di fare di nuovo la tua conoscenza, Nymphadora Tonks. Montmorency è il cognome di  mia nonna materna. Da dove vengo io i cognomi hanno poco senso ma nel vostro mondo il mio sarebbe Nott. Per la Signora, non credevo davvero che qualcuno non collegasse le due cose ma ormai è fatta.. e tanto ormai non puoi dirlo a nessuno. E’ un piacere sapere di non essermi sbagliata su di te»

L’Auror sembrò ancora più spaesata, riluttante a stringere la mano di quella ormai perfetta sconosciuta che si limitò a fissarla con un sorrisetto inclinando la testa.

No, non era un sorrisetto quanto un ghigno… un ghigno che aveva visto solo in un’altra persona. E poi c’era Cockey, il riferimento alla zia di sangue, quegli assurdi capelli biondi.

«Niamh Vivianne Nott Malfoy, figlia di Arael Morgaine Malfoy e di quel gran bastardo di Theodore Nott Senior»continuò facendo schioccare la lingua in una risata trattenuta «E quindi si, abbiamo degli zii in comune. E ora siediti, già che ci sei ti racconterò tutta la storia. Tu però questa sera farai un pasto decente, siamo d’accordo?»

Tonks annuì, sedendosi diligentemente sul divano di velluto accanto al camino. Poteva resistere a torture e ai morsi della fame ma se c’era un suo punto debole quello era di certo la curiosità. D’altronde era sempre figlia di quell’impicciona di sua madre.

 

***

 

Quando erano tornati nel loro dormitorio persino la Signora Grassa sembrava volerli evitare ad ogni costo: quando chiese loro la parola chiave non si fermò a chiacchierare, non fece alcuna battuta sui comportamenti licenziosi dei giovani studenti, non tentò di cantare alcuna aria d’opera storpiando le parole. Lì per lì le era sembrato strano ma poi aveva avuto la conferma che ci fosse qualcosa che decisamente non andava quando aveva visto la MGgranitt, scura in volto come poche altre volte in quei cinque anni, attenderli di fronte a due porte. Li aveva accolti con un discorso breve ed asciutto in cui sarebbe stato chiaro anche al più sbadato del primo anno che per lei l’intera situazione aveva del surreale.

I Grifondoro sono leali e coraggiosi e seguiremo le regole della Preside pro tempore Umbridge. Aveva detto, non senza aggiungere con un tono non troppo contenuto In attesa del ritorno del Preside Silente, calcando bene la voce sulle parole pro tempore e ritorno.

Reprimendo un grumo di rabbia Hermione alzò il mento e si avviò decisa verso la porta con il disegno delle ali della farfalla, fermandosi appena un attimo a guardare Ron, rigido accanto al suo gruppo. Da quando l’avevano salvata dal Troll nel bagno quella sera lontana del loro primo anno erano stati inseparabili. E sebbene avessero rischiato la vita ogni anno, ogni singolo maledetto anno, Hermione non si era mai pentita di averli seguiti, di essersi lasciata condurre in quel viaggio che mai avrebbe fatto da sola.

Non erano solo amici, non erano solo il Golden trio, erano la sua famiglia, quella che si era scelta e che avrebbe scelto ogni giorno. Si soffermò a guardare i capelli rossi di Ron, di una sfumatura più vicina al rame che al rosso quasi rubino di Ginny o a quello color zenzero di Fred e George, gli occhi azzurri brillanti che aveva ripreso da Molly, le labbra sottili che teneva serrate e quasi non riconobbe il bambinetto che aveva conosciuto sul treno mentre cercava il rospo per Neville. 

«Sta attento ad Harry» mormorò appena, senza che uscisse un fiato di voce, ben sapendo quanto Ron fosse diventato abile a leggere il labiale. Lui annuì, continuando a fissarla, poi sorrise mentre i loro compagni sfilavano tra di loro.

Infine fu il suo turno di varcare la soglia. Si ripeté tra sé che era solo una situazione temporanea, che doveva solo dormirci e studiare in quelle stanze, che ben presto sarebbe tornato tutto alla normalità delle chiacchiere a tarda sera, degli abbracci e delle risate.

Chiuse un attimo gli occhi, sperando che bastasse a cancellare quella visione, ma quando li riaprì la nuova sala comune era sempre li: gli stessi colori caldi, gli stessi tessuti ricchi ed opulenti, una replica perfetta dei camini della precedente, ma era come se tutto il calore fosse stato risucchiato via.

Il grande specchio sopra il caminetto centrale le rimandò una visione quasi spettrale, un’estranea con il suo volto ma un’espressione imperturbabile, la stessa che aveva indossato nei mesi a serpeverde.

Ginny fu in un attimo accanto a lei, uno sguardo di puro fuoco negli occhi castani, mentre ancora masticava maledizioni contro il fratello maggiore resosi colpevole di quell’abominio ai suoi occhi 

«Andiamo Herm, sono certa che avrai un bel po’ da scrivere sul tuo diario stasera.» le bisbigliò all’orecchio «Se vuoi ti aiuto»

Si, il diario… aveva ancora un modo per parlare con Draco, per dirgli che lei non si sarebbe arresa. Come aveva detto la McGranitt i grifondoro erano dei guerrieri, leali e coraggiosi. Aveva affrontato altri mostri prima e non si sarebbe fatta impaurire da una stupida e miope burocrate dalla bacchetta troppo corta.

Sarebbe tornata da Draco, a qualunque costo. Lo aveva trovato una volta e di certo non l’avrebbe perso ora.

«Un diario? Ma che carina» cinguettò Lavanda improvvisamente accanto a loro «Non ti facevo tipo da diario segreto, Hermione. Certo che ora avrai molto più tempo a disposizione senza un fidanzato prima da tenere segreto neanche avesse la peste e poi da sbaciucchiare in faccia a tutti. E senza i tuoi noiosi articoli per la vostra rivista...certo un peccato che non potrai farti fare un’altra bella foto da mettere nella pagina mondana»

«Dimmi, Lavanda, cos’è che ti dà fastidio esattamente? Che Hermione abbia un ragazzo, che sia Draco Malfoy, che sia una strega brillante e intelligente e che abbia una voce e delle cose da dire o semplicemente un insieme di tutto questo?» ringhiò Ginny mettendosi tra di loro

«O forse, ci siamo un po’ tutte scocciate del fatto che ve ne andiate in giro come se foste migliori di noi, Weasley. O forse dovrei già chiamarti Potter?» commentò gelida Vicky Frobisher a pochi centimetri dalla sua faccia, spingendo Lavanda indietro

Per un attimo Hermione ebbe il serio timore che Ginny decidesse di replicare la performance di Pansy dello scorso anno del bagno con Patil e di certo una rissa avrebbe solo provocato danni a tutti loro, guai di cui non avevano bisogno al momento. Sfoderando la sua migliore imitazione del sorriso di circostanza su cui Narcissa Malfoy l’aveva costretta ad esercitarsi per quasi un’ora, posò una mano sulla spalla dell’amica, rivolgendosi al gruppetto di fronte a loro:

«Beh tecnicamente io sono più brava a scuola e Ginny è la migliore sul campo da Quidditch. E se fossi in voi eviterei di tirare troppo la corda, sia mai che una fascia per capelli non basti questa volta» 

«Sapevo che eri stata tu» ringhiò 

Hermione sbatté di nuovo gli occhi con fare innocente «Nessuna prova, nessun crimine. Ma non mettere alla prova la mia pazienza: come hai detto ho molto tempo ora a disposizione e mi annoio facilmente. Se invece vorrai imparare qualcosa sai bene che ci sono sempre»

«Dai su andiamo a dormire, siamo tutte molto stanche e nervose, rimandiamo i litigi a domani che dite?» Angelina Johnson aveva parlato in tono leggero ma in un modo che non ammetteva repliche poggiando un braccio sulle spalle di Hermione mentre Katie Bell lo faceva con Ginny in quello che sembrava piuttosto un placcaggio «E no, non inizieremo a farci le trecce a vicenda per passare il tempo, piuttosto mi butto dalla finestra. Quindi ora a letto e domani cercheremo di sopravvivere a quello che speriamo sia il più breve tempo possibile senza sesso e senza Quidditch. Fortuna che Baston non c’è o si sarebbe soffocato con il boccino»

«E senza sesso da Quidditch» bofonchiò Katie continuando a trattenere Ginny che sembrava intenzionata a spiegare a Lavanda e Patil un paio di cosette allo stile Weasley. A dirla tutta non sapeva se assomigliava più a Molly infuriata o ad una versione di Pansy senza trucco e con i capelli rossi.

Hermione inspirò a fondo cercando di calmarsi e ragionare. Quella guerra era durata abbastanza e al momento non aveva né il tempo né energie da sprecare. Se c’era una serpeverde da cui imparare quella non era di certo Pansy quanto piuttosto una fin troppo simile a lei, quella che era nota come la strega più brillante della sua generazione e che al momento doveva sentirsi disperata all’idea di sua figlia ingiustamente accusata di omicidio e costretta alla fuga, braccata da coloro che fino a poco tempo fa considerava degli amici.

E a dirla tutta con Lavanda aveva un dente particolarmente avvelenato dai tempi in cui pensava di essere innamorata di Ron. A ripensarci adesso le veniva quasi da ridere: si era convinta di amare Ron perché lui era casa, era un abbraccio familiare, qualcuno che sapeva ci fosse sempre per lei, nonostante tutto. I libri erano sempre stati il suo modo di comprendere le cose, la magia innanzitutto ma Ron... Ron era stato il suo modo di viverle: lui era nato nel mondo magico e le aveva fatto scoprire quella realtà nuova che sebbene le appartenesse a volte faticava a comprendere. Come quando si era sorpreso che lei ed Harry non conoscessero le fiabe di Beda e il Bardo. O quando le aveva spiegato cosa quell’insulto che Draco le aveva rivolto davanti a tutti, sputandolo fuori come veleno.

SangueSporco.

Draco, cresciuto con la convinzione che chiunque non fosse un purosangue fosse inferiore.

Draco che sin da bambino aveva sentito storie su Voldemort.

Draco che per anni aveva fatto finta di ignorarla, di non voler neanche posare gli occhi su di lei per paura di contaminarsi.

Draco che la rincorreva su per le scale  dopo il ballo del ceppo.

E Draco che le diceva che era bella, arrotolandosi i suoi ricci sul dito ridendo perché lei alzava gli occhi al cielo, fingendo distacco quando era solo imbarazzo. 

Draco che veniva a casa sua e mangiava la pizza sul divano con i suoi genitori babbani guardando un film di Natale.

Draco di cui non sentiva il sapore da giorni al punto di chiedersi se fosse stato tutto solo un sogno

Ma lei era Hermione Jane Granger e sarebbe sparita la magia dal mondo prima che lei accettasse tutto questo.

Tese la mano a Lavanda, sorridendo esausta «Facciamo una tregua che dici?In fondo siamo nella stessa Casa. Mi dispiace per i tuoi capelli, ma sono ricresciuti a quanto vedo e sono persino più belli di vita»

Lavanda guardò sospettosa per un attimo prima di prenderle la mano « Angelina ha ragione, siamo solo stanche. E forse sono davvero un po’ invidiosa di te… beh non dei tuoi capelli però»

Hermione digrignò i denti, ingoiando l’insulto che le era salito alle labbra. In fondo era un piccolo prezzo da pagare per quello che aveva in mente.

Doveva trovare Tonks e poi Silente sarebbe tornato. E se c’era qualcuno che potesse trovarla quella era lei ma se non poteva contare su Harry e Ron per via di quelle assurde regole di certo doveva cercare di avere più alleati possibili.

«Esatto... stessa squadra. Baston ce lo diceva sempre: non litigate tra di voi ma conservate le energie per gli avversari. In particolare per quelle serpi viscide dei sotterranei… ehm scusa Hermione ma davvero Malfoy ogni volta che lo vedo giocare spero si schianti contro gli spalti, senza offesa.» commentò Katie lasciando finalmente andare Ginny.

«Nessuna offesa, capisco lo spirito agonistico» si rilassò la grifondoro  aprendo la porta del loro dormitorio e tenendola aperta «E in confronto a quello che dice Harry sono quasi complimenti. Che dite andiamo a dormire?»

«E’ un peccato però se si dovesse rovinare il viso, ha degli zigomi così carini. Odioso ma bello, capisco perché sia così popolare. E ha anche le fossette, sai che non ci avevo mai fatto caso? Eravate così carini in quella foto! E il tuo vestito quanto ti è costato? Sei andata da Madame Malkin? E gli orecchini? E i capelli… Merlino deve avere avuto un collasso quando ti ha visto.. anche se non stavi poi così male» Lavanda la prese sottobraccio, un torrente di parole in piena.

Ginny ridacchio dietro di lei, superando Parvati rimasta in silenzio per tutto il tempo appoggiata al muro. Di certo era una cosa buona aver ristabilito la pace.

Ma rispondere a tutte quelle domande inutili..

Per Godric Grifondoro ma in che guaio si era cacciata?

 

****

 

Sirius Black era seduto al grande tavolo di legno nero fissando assorto un punto indefinito davanti a lui, rigirando tra le mani uno spicchio di vetro lucente, quasi immune al caos di carte e libri che regnava attorno a lui.

Remus era dall’altra parte del tavolo tormentandosi i capelli, la testa china sul grande tomo rilegato in pelle davanti a lui. Kinglsey e Moody, infatti, erano riusciti a far scomparire tutte le ricerche di Tonks prima che arrivasse la seconda squadra. Nessuno aveva avuto il coraggio di perquisirli e anche quei pochi e zelanti nuovi membri che potevano averci pensato era ben presto stato distolto da quello stolto progetto da qualche occhiata dell’occhio finto di Malocchio Moody. Anche se non era più Crouch quell’uomo era una leggenda e di certo non bastavano quattro burocrati in giacca e cravatta ad impaurirlo.

Kreatcher apparve accanto al tavolo, portando due whiskey incendiari e una caraffa d’argento piena di acqua fresca. Nessuno gliel’aveva chiesta ma a Grimmauld place quando c’erano momenti difficili la padrona ordinava sempre il whiskey. E sebbene odiasse che il suo regno fosse stato profanato da un’orda di mezzosangue, sanguesporco, babbanofili e persino lupi mannari aveva promesso al padroncino Regulus che si sarebbe preso cura del traditore del sangue, se mai fosse tornato.

E lui sarebbe diventato un elfo libero e ridotto a servire ai tavoli di un pub di quart’ordine prima di venire meno alla promessa fatta al padroncino.

Però quei due erano davvero degli zucconi. Riprese la Gazzetta del Profeta sbattendola per aprirla. In prima pagina c’era una foto della mutaforma mezzosangue con i capelli dritti mentre insegnava in piedi sulla cattedra, mentre i ragazzi sotto di lei sembravano in preda ad un prurito insostenibile.

Lezione sull’Excito Prurignis, evidentemente, lo sapeva benissimo persino lui. Il traditore e il padroncino si divertivano un mondo ad esercitarsi sugli ospiti di Grimmauld Place, in particolare con le amiche di bridge magico della padrona.  Ma quella stupida pennivendola aveva insinuato fosse un modo per torturare gli studenti. come se qualcuno scegliesse un incantesimo così banale per torturare qualcuno.

Se l’avessero chiesto a lui avrebbe tirato fuori ben più di quello. Anzi, più di una volta era stato tentato di utilizzarlo quando la casa era stata invasa da Harry Potter e l’orda di strani personaggi che l’accompagnavano, la natababbana dai capelli ingestibili  inclusa. A dire il vero nessuno sembrava preoccuparsi troppo dei propri capelli in quel gruppo. Cose da pazzi. Cose da mezzosangue.

«Stupidaggini» borbottò mentre il giornale veniva strappato in mille pezzi che iniziarono a volare per la stanza « Fosse stato possibile, Lady Druella l’avrebbe fatto tanti anni fa»

«Per la prima volta siamo d’accordo su una cosa, vecchio mio. E questo è quasi più strano di tutto il resto» commentò Sirius bagnandosi appena le labbra.

«Oh e ha fatto tante ricerche, eh Signore. Era venuta anche qui a cercare.. aveva chiesto alla padrona se pensava che uccidere il natobabbano avrebbe fatto rinsavire Miss Andromeda. Ma la padrona ha detto che non c’era niente da fare. Se la mela è marcia è marcia. E come darle torto»  continuò a bofonchiare mentre spingeva con il lungo dito uno dei fogli, nella speranza che quei due idioti capissero cosa cercare.

Aveva sentito parlare di quell’incantesimo tanto tempo prima, quando aveva accompagnato il padroncino Regulus da quell’odioso essere allora conosciuto come il signore Oscuro. Quando erano entrati una donna dai lunghi capelli scuri era accanto a quell’uomo e ne stavano parlando. All’inizio pensava fosse Miss Bellatrix, ma quando si era girata aveva capito che non era lei. E che non gli piaceva come guardava il padroncino, lo  stesso modo in cui lui guardava i nuovi elfi che perdevano servizio.

«Regulus grazie di essere venuto» aveva detto l’uomo con una voce sibilante «Stavamo giusto parlando di un incantesimo che Cassandra ha provato tempo fa… stavamo giusto pensando che tu potresti  darci una mano con la ricerca che dici? Sei così portato»

Il padroncino aveva preso il foglio mimando una deferenza che Kreatcher sapeva non avere più e gli aveva dato una lettura veloce « Vi porterò quello che chiedete mio Signore, ma non credo di essere in grado di realizzare l’incantesimo»

Bugie, Kreatcher lo sapeva benissimo. Il padroncino avrebbe potuto creare quell’incantesimo, lui lo sapeva bene. Ma era stato ben zitto. Se il padroncino non voleva farlo c’era un motivo e lui lo avrebbe rispettato sempre. Lo guardò occludere in maniera talmente sottile che neanche quella donna che lo guardava fisso se ne accorse. Schioccò le labbra in una risata di scherno «Oh non preoccuparti mio piccolo Black. A quello ci penserò io»

Voldemort si era unito alla risata «Mia giovane Cassandra, ambiziosa come sempre»

«Sempre» aveva risposto lei, la voce metallica che si perdeva dietro di loro.

E ora quell’incantesimo era diventato realtà. Lo riconosceva. Peccato che non potesse parlarne senza infrangere la promessa al padroncino.

E lui non avrebbe mai disubbidito al padroncino.

Mai.

 

Forward
Sign in to leave a review.