
Auror o Traditrice
Era ormai notte inoltrata quando Ronald Weasley riuscì finalmente a rientrare nella sala comune, scortato personalmente dalla McGranitt e da Nick quasi senza testa.
Dopo aver ripetuto decide di volte la sua versione della storia gli sembrava che ogni singola parola che uscisse dalla sua bocca fosse una serie vuota di consonanti e vocali cui non corrispondeva un reale significato. Prima c’era stata quella dannata psicolabile della professoressa di Divinazione, e Merlino solo sapeva cosa gli avrebbe fatto passare Hermione quando avrebbe scoperto che quella sensazione che aveva su di lei si era dimostrata più che fondata. Poi Silente, che prima li aveva ascoltati senza proferire parola e poi li aveva fatti ricominciare, e ancora, e ancora.
Poi la McGranitt, Piton, Madame Pomfrey che voleva sapere se avessero sentito qualche odore strano o visto qualche sostanza particolare per scongiurare che Hannah fosse stata avvelenata o peggio. E Flitwick, la Sproute, persino Hagrid e Thor erano venuti di gran carriera, rischiando di travolgere elfi, professori e statue.
E quella era stata la parte facile.
Lo era stato meno quando erano arrivati gli Auror. In un primo momento era stato quasi sollevato, certo che Kingsley e gli altri si sarebbero fatti una gran risata nel sentire che l’assassina fosse Tonks. Beh forse una risata no, visto che era morta una ragazza... ma insomma avrebbero spazzato via quell’insulso cumulo di stupidaggini.
Ma a quanto pareva la faccenda non era stata affidata alla sua squadra, essendo la stessa di Tonks, con l’assurda scusa che avrebbero potuto inquinare le indagini.
Il che non solo era assurdo ma addirittura oltraggioso.
Per fortuna che almeno avevano permesso Kinglsey e a Malocchio Moody, ovviamente quello vero, di assistere sia a quello che era stato un vero e proprio interrogatorio nei suoi confronti che a quello della Abbot appena si fosse ripresa.
E a peggiorare il tutto ci si era messa Pansy, decisa adare il peggio di sé, visto che ad ogni domanda, ad eccezione di quelle risposte estorte in quell’aula lontana da tutti, aveva risposto con non so, sono confusa, non ricordo, se lo dice lei.
In tutto aveva contato settantasette risposte evasiva.
E nonostante fosse tentato di rispondere allo stesso modo era convinto che così facendo avrebbero solo confermato i sospetti su Tonks, cosa che quella dannata testarda sembrava non riuscire a comprendere. Neanche quando Silente glielo aveva espressamente detto. Niente, inutile… forse a parlare con la statua di Serpeverde avrebbe avuto più successo.
Probabilmente avrebbe avuto più successo a far ragionare il basilisco che un dannato esponente di Serpeverde, garantito.
Avrebbe voluto chiarire ancora il punto, o perlomeno riuscire a chiederle se stesse bene, ma appena quell’assurdo omino che diceva essere un rappresentante del Ministro se n’era andato Piton aveva preso quasi di peso la sua studentessa e l’aveva portata giù nei sotterranei. Sparita, andata, bum.
Non che la McGranitt fosse stata più tenera. Per tutto il tragitto verso la torre di Grifondoro aveva continuato a borbottare qualcosa circa il fatto di trasformarlo in un cornetto acustico, almeno era certa che per una volta sarebbe stata ascoltata. Ron stava per controbattere che in quel caso non ci sarebbe stato nessuno dall’altro lato del cornetto e quindi rischiava di essere un oggetto inutile, ma il passo di marcia della sua capocasa e il fatto che non fosse così certo fossero delle minacce a vuoto lo dirottarono verso un più accomodante silenzio.
«E Signor Weasley, anche se sono certa che i suoi amici ti staranno aspettando dietro quella porta ti prego di non dare di matto anche tu. Già abbiamo avuto abbastanza drammi oggi, senza contare quel dannato sangue sulla porta che non sembra andarsene via in alcun modo. E trovarmi a sperare che sia solo uno scherzo di pessimo gusto la dice lunga su quanto sia stata pesante questa serata. Quindi dentro e zitto» disse prima di spingerlo di malagrazia attraverso la porta della sala comune, prima di sigillarla prima che lui riuscisse ad emettere un suono.
Quando si girò, tuttavia, non ebbe dubbi sulle parole della professoressa. Nonostante fossero quasi le quattro del mattino nessuno sembrava aver intenzione di dormire a Grifondoro.
E tutti sembravano ansiosi di sentire la sua storia.
Di nuovo.
***
«Ok, adesso ricomincia da capo. Ed evita di dire stronzate» Draco continuava a camminare avanti e indietro nella stanza, incapace di stare fermo.
Pansy alzò gli occhi al cielo, esausta, per poi concentrarsi sulle gambe appoggiate alla testiera del letto del serpeverde.
«Turpin morta. Tonks andata. Abbot dice che è stata lei. Cosa non ti è chiaro?» chiese esasperata «E col cavolo che io vado nel mio dormitorio stasera, Malfoy. Quindi se vuoi dormire vedi di trovarti un altro posto, il tuo bel letto me lo prendo io come risarcimento per lo stress che mi ha causato questa serata»
«Hanno ammazzato una studentessa dentro Hogwarts e tu pensi sul serio a dormire?» chiese buttandosi infine in terra a gambe incrociate accanto a Theodore. «E comunque non è possibile. Mia cugina sarà anche una bastarda mutaforma mezzosangue e pure Auror ma non è un’assassina.»
No, non ci pensava in realtà. Solo che non voleva restare sola. E nel suo di dormitorio dalla notte di Imbolc tirava un’aria più che pesante. Ma era meglio mettere le cose in chiaro
«Sei sempre così carino nelle descrizioni» non poté fare a meno di commentare Blaise, che era rimasto stranamente in silenzio durante tutto il racconto di Pansy «E sono certo che tua cugina apprezzerà lo sforzo, sempre che riesca ad uscirne viva»
Nero, grigio, blu. Tre paia d’occhi si girarono a fissarlo orripilati
«Oh andiamo... è una dei più giovani Auror dai tempi della prima guerra magica. O è impazzita sul serio oppure qualcuno sta cercando di incastrarla. Ed in questo caso se davvero hanno spiccato un mandato di cattura come hai sentito significa che è finita in un gioco molto, molto, pericoloso. E deve averlo capito anche lei, altrimenti perché sparire?»
«E se l’avessero rapita? Forse chi ha aggredito la Abbot ha aggredito anche lei» tentò Draco pensieroso.
No di certo non poteva credere che quella sciocca Tassorosso avesse sul serio ammazzato qualcuno. Una studentessa per di più. E all’interno di Hogwarts.
«Forse sono i geni dei Black, avete l’omicidio facile in famiglia» offrì Blaise, meritandosi uno schiaffo da Theo «Ehi, è solo un’ipotesi!»
«Può darsi» concesse Draco «Ma di solito danno dei segni di squilibrio. Voglio dire, non è che sia del tutto normale, ma dal passare da organizzare lezioni folli in mezzo alla foresta a torturare una Corvonero ce ne passa. Senza dimenticare che a quanto dice lei, la Abbot si è salvata per un soffio»
«Ma lei non sembrava essere stata torturata, vero Pansy?» chiese Nott riportando l’attenzione sulla ragazza, ricevendone solo un cenno di diniego con la testa «E non è strano? Voglio dire devi essere davvero davvero idiota per uccidere qualcuno e lasciare in vita il testimone. Sarebbe bastato un’Avada Kedavra e avrebbe risolto, nessuno sarebbe mai risalito a lei»
«Quale parte di impazzire non ti è chiara? Siamo tutti d’accordo che non è un comportamento razionale ma non vedo il motivo per cui la nostra piccola, dolce e paffuta come uno zuccotto ripieno di cioccolato Tassorosso dovrebbe lanciare un’accusa simile» sbottò Blaise. Dannazione perché nessuno sembrava accettarlo? Se c’era una cosa che aveva imparato da sua madre nel corso degli anni era di non fidarsi mai di nessuno.
«Polisucco? In fondo Crouch ci è andato avanti quasi un anno…»
A Pansy, seppur ancora sdraiata sul letto di Draco ed intenta ufficialmente ad ammirare il baldacchino di velluto verde, non sfuggì che Draco aveva serrato la mascella a solo sentire quel nome.
«Voglio sperare che quella patetica scusa di preside abbia migliorato la sicurezza in questa razza di scuola dopo quello che è successo lo scorso anno. E quello prima. E quello prima ancora. Ah e non dimentichiamoci di Raptor…»
Le rimostranze sulla gestione di Silente, mai abbastanza nella mente di un Malfoy, furono però interrotti da un bussare frenetico alla loro porta, seguito da una serie di colpi.
Mentre gli altri rimanevano ancora fermi, Theodore si alzò sbuffando sulla pigrizia dei suoi compagni di stanza, per ritrovarsi travolto da Astoria Greengrass, quasi rotolata nella stanza.
«Tori, che succede?» Draco si era immediatamente alzato per sorreggerla, notò per prima cosa l’estremo pallore della ragazza, che sembrava incapace di tenersi in piedi. Poi lo sguardo gli si posò sulle mani strette sul suo avambraccio, in una mossa disperata.
Ormai aveva imparato a riconoscere quelle macchie.
«Stai bene? Sei ferita?» chiese ansioso, tastandola delicatamente ma rapidamente per vedere se ci fosse qualche ferita aperta. Ad un primo controllo non sembrava.
Quindi? Da dove veniva quel sangue?
La ragazza sembrò seguire il suo sguardo, inorridita, il respiro che si faceva sempre più affannoso.
«Io… io non so cosa sia successo. L’ultima cosa che ricordo era che stavo andando dalla Montemorcy…».
«Alle tre di notte avevi appuntamento con la Prof? Va bene che è strana…ma mi pare un filo troppo» Blaise la guardava con sospetto, tamburellando contro la mascella definita.
«No.… era poco dopo cena...ricordo di aver bussato ma non mi ha risposto...E poi… poi...» strinse più forte il braccio di Draco, gli occhi semichiusi, come se stesse cercando di recuperare l’immagine di poche ore prima che le sfuggivano «E’ l’ultima cosa che ricordo… poi mi sono svegliata nel mio letto, in questo stato…Sono andata a cercare Daphne… ma non c’è… non c’è nessuno in camera vostra. Io… io speravo fosse qui»
«E invece no. Abbiamo solo Parkinson come vedi» rimbeccò di nuovo Zabini «Sei sicura? Quindi un attimo prima eri nella Torre e quella dopo nei sotterranei, diverse ore dopo, con le mani sporche di sangue. Serata interessante…»
La ragazza sostenne il suo sguardo, le lacrime ancora che le riempivano gli occhi ma cercò di mantenere la calma mentre parlava, staccandosi da Draco che però non diede segno di voler retrocedere di un passo.
«Voglio solo trovare mia sorella. Vi prego solo questo.»
«E di un po’ cosa dovrebbe dirti di tanto importante tua sorella?»
«Blaise!» ringhiò Theodore lanciandogli uno sguardo di fuoco
«Io… pensavo fosse un sogno …era tutto così confuso… c’era tanto sangue.» Astoria iniziò a tremare, le parole che uscivano mute dalla sua bocca. Poi, con voce rotta dal terrore, riuscì’ finalmente a dire quello che aveva avuto timore anche solo di pensare «E Daphne era in terra… credo che questo sangue sia suo»
Draco e Pansy si scambiarono un’occhiata, mentre Blaise ghignava, incerto se sentirsi soddisfatto per aver capito che c’era qualcosa che non andava, oppure darsi dell’idiota per non essersi fatto i fatti suoi.
Un morto a Corvonero era già una cosa brutta.
Una Tassorosso che diceva di essere stata torturata peggio
Un’insegnante accusata del suo omicidio era follia.
Ma Astoria Greengrass che uccideva sua sorella?
Quello era davvero troppo.
Mentre stringeva Astoria cercando di calmarla Draco sembrò notare uno strano riflesso nello specchio. Un’ombra scura che passava veloce.
E c’era di peggio.
Ancora una volta aveva avuto l’impressione di vederci un volto.
Il suo volto.
Una breve occhiata a Theo gli diede però almeno una buona notizia: non era pazzo.
***
«Oh Miss, che gioia. Non è morta» oltre il fischio fastidioso che le rimbombava nel cervello, le parole gracchiate dalla voce stridula riuscivano a penetrarle il cervello. Le seguì al ritroso, sino a quando non si fecero talmente vicine che riuscì ad aggrapparsi ad esse riprendendo conoscenza.
Il bambino…
Si alzò di scatto, la mano sul ventre come se potesse sentire qualcosa.
«Non si preoccupi Miss, il piccolo è al sicuro Miss, cresce bene… si cresce proprio bene. E si è anche divertito» chiocciò ancora l’esserino. Nymphadora cerchi di mettere a fuoco da chi proveniva quella voce. Grandi occhi azzurri globulosi sopra un lungo naso appuntino ma leggermente all’insù, due lunghe orecchie che dondolavano al ritmo della testa oscillante, sormontate da un vistoso fiocco rosa confetto.
«Sei un elfo di Hogwarts? Piacere io sono…» iniziò tendendole la mano, che l’elfa iniziò a scuotere vigorosamente, saltellando.
«Nymphadora Tonks, figlia di Andromeda Black e di Ted Tonks. So bene chi è lei Miss, ho conosciuto la sua mamma tanto tempo fa.»
«Tonks. Solo Tonks» scattò l’Auror automaticamente, mentre l’elfa non sembrava affatto turbata «O Dora, se preferisci. Conosci mia madre?»
L’elfa annuì di nuovo prima di chiederle «Posso toccarle la pancia, Miss? Voglio farle sentire il piccolo. Cockey è molto brava sa? E poi la signora si è tanto raccomandata che Cockey stesse attenta alla signorina Nymphadora, oltre che al signorino. Ma lui sta bene, Miss. Proprio bene… anche se Miss Granger non approva gli elfi domestici. No, no. Ma lei non sa…» poi si zitti di colpo, iniziando a premerle le dita puntute sul ventre.
«La signora? E come conosci Hermione? E il padroncino… non starai parlando di Draco Malfoy, vero?» chiese sempre più confusa. E c’era un’unica persona che si potesse preoccupare della progenie del diavolo «Sei un elfo di casa Malfoy?»
«Anche la piccola padroncina si è tanto raccomandata. Le sta molto simpatica, sa Miss Ed è strano…se è come la padroncina la piccola padroncina non ama molto la gente. E soprattutto i mezzosangue, sa? Ma lei è strana forte sa? Una mezza Black mutaforma…».
«Ah io sono strana?» riuscì a ringhiare prima di ammutolirsi quando un suono simile ad un torrente d’acqua in piena riempi l’aria.
«Vede Miss, il piccolo mutaforma sta bene. Tutto la sua mamma, se posso dire» ripeté l’elfa soddisfatta schioccando la lingua «Che vuol dire piccolo mutaforma? E poi è troppo presto per sentirlo»
Improvvisamente l’elfa le scoccò uno sguardo offeso «Per i maghi forse, Miss. Non per Cockey. Cockey sa. Quando il padroncino era nella pancia Cockey lo faceva sempre per la padrona. Che dolore per gli altri bimbi. Ma Cockey non può fermare la natura. No, No. Ma la padrona piangeva e piangeva…»
Vedendo gli occhi riempirsi di lacrime e la voce risalire di due ottave Nymphadora iniziò ad agitarsi. Non era quello il momento di una crisi isterica «Ok, scusami non volevo offenderti. Ti ringrazio tanto, Cockey. Mi hai reso molto felice. Ma ora grazie ma devo andare, devo tornare ad Hogwarts. L’ultimo ricordo che ho ero nel mio ufficio e stavo prendendo una cioccolata calda con tre studentesse. Erano venute a parlarmi…» disse rendendosi conto con orrore che i ricordi le sfuggivano di mano. Ricordava il rumore di una bussata alla porta, una testa bionda che faceva capolino con uno dei libri che le aveva prestato per il corso. Aveva detto qualcosa circa una lezione, se non ricordava male… e poco dopo era entrata anche un’altra ragazza, Lisa Turpin di Corvonero. Le era sembrato strano, ma non ci aveva fatto più di tanto caso, anzi forse era finalmente giunto il giorno in cui quell’odio tra le case sarebbe destinato a finire. Aveva detto loro di accomodarsi e una delle aveva tirato fuori una borraccia, dicendo che avevano portato qualcosa di caldo per farsi perdonare l’intrusione.
Un sapore dolce, caldo, dall’aroma di cioccolata.
Ma al secondo sorso aveva capito che non lo era.
E poi il rumore di una tazza in terra, un sapore acre in gola. E la porta che si apriva.
Era riuscita a vedere solo le scarpe mentre cadeva in terra, dandosi dell’idiota per essersi fatta fregare come una principiante.
Ma chi avrebbe mai pensato di doversi proteggere da due studentesse di sedici anni?
Il tonfo di un corpo accanto a lei.
«Sono brava con l’imperius eh? Prendi la bacchetta della mutaforma mentre io sigillo questo posto, non devono esserci dubbi che sia stata lei in preda ad un raptus. La pozione farà effetto a breve, e tanti saluti alla mezzosangue. Io intanto mi preoccupo di questa qui» la voce era talmente gelida e trasfigurata per un attimo sperò che fosse solo un incubo terribile, uno di quelli di cui aveva letto in quel libro di incantesimi maledetti.
Poi qualcuno si era chinato su di lei e le aveva strappato un capello. un attimo dopo davanti ai suoi occhi la sua stessa faccia la guardava ghignando. Peccato che con la mutaforma la polisucco non funzionasse perfettamente… se il viso era il suo, gli occhi erano rimasti del colore originario.
«Ma come sono arrivata qui?» chiese rendendosi conto con orrore che quelle che ricordava non erano voci di un incubo, ma le urla di dolore di una ragazzina che moriva torturata accanto a lei, senza che riuscisse a muovere un muscolo.
«Cockey è stata avvertita che stava succedendo qualcosa. Ma Cockey poteva prendere solo lei e il bambino. E poi per la ragazza non c’era più niente da fare. Cockey doveva fare il suo dovere e l’ha portata in salvo. E poi è arrivata tanta gente, Miss. Cockey non poteva portarla indietro. Vogliono arrestarla, sa? E Cockey non può permettere che vada ad Azkaban, no no. Che direbbe la padrona? E la padroncina? E la piccola padroncina? No, no. non è possibile» continuò scuotendo con foga la grande testa, il fiocco che oscillava pericolosamente tra le orecchie.
La gola le si seccò all’improvviso, mentre la mano cercava inutilmente la sua bacchetta.
Una ragazzina era morta.
E pensavano fosse stata lei.
«Hai detto che sei stata avvisata… chi? Chi ti ha detto che dovevi venire a salvarmi?»
Un plop accanto a lei.
l’ultima persona che si sarebbe aspettata, con un’espressione seria che non gli aveva mai visto sul volto solitamente sempre piegato in una risata.
«Peeves?»
Il poltergeist annuì, torcendo il cappello da giullare tra le mani. Centinaia di anni e finalmente aveva nella stessa scuola Nymphadora Tonks e i gemelli Wesley e poi tutto andava in malora.
«Nessuno fa caso ad un elfo miss… Peeves le ha distratte e Cockey ha portato via Miss» disse l’elfa soddisfatta allungando inutilmente un biscotto fragrante al poltergeist e guardandolo offesa quando questo gli attraversò l’esofago trasparente indenne.
Quello sarebbe stato l’anno migliore della sua vita da fantasma.
E invece si era trasformato in un incubo
«Io… io ho provato a fermarle…ma è stato tutto inutile. Sono malvagie, Tonks… hanno detto che utilizzeranno il maleficio senza anima se ne avessi parlato a qualcuno» disse con una strana sfumatura d’ansia nella voce «Non posso tornare a Hogwarts... mi faranno a brandelli»
Il maleficio per bruciare gli spiriti, disperdendoli nel nulla. Incapaci di andare avanti, distrutti in mille pezzi ciascuno con un frammento di coscienza.
Una fine orribile, un incantesimo bandito da secoli.
Tonks batté nuovamente le palpebre. Ne aveva letto di recente. In quello stesso libro in cui c’era il maleficio che aveva colpito le studentesse ad Hogwarts.
«Hanno parlato di un cavallo» chiese confusa, ricordando quella strana cantilena mentre era priva di sensi
Di nuovo accanto a lei l’elfa cominciò a gemere, torcendosi le mani.
«No no no, Miss. Non può essere … non è possibile Miss. Non esiste più quel libro, Miss. La padrona l’ha nascosto quest’estate quando è caduto sulla testa di Miss Granger. I padroni hanno discusso tanto, Miss. Quel libro doveva essere sparito da decenni, Miss» blaterò affastellando le parole e tirandosi le orecchie in preda all’ansia «La padrona ha detto che se lo avesse rivisto in giro avrebbe fatto crollare il Maniero. E a Cockey piace il Maniero. Miss. Cockey ha la sua stanza, sa? E ci sono tutti i ricordi dei padroncini quando erano piccoli… erano così carini, Miss…»
Poi d’improvviso smise di divagare e abbassò la voce, quasi in un bisbiglio «Stia qui Miss, non esca per nessun motivo. Stanno per accadere cose terribili ad Hogwarts, Miss. Cockey deve andare. Cockey deve parlare con la padroncina Niamh»
e con un sonoro plop sparì.
Tonks si appoggiò al muro, chiudendo gli occhi e cercando di riordinare le idee.
Poi d’improvviso li sbarrò.
Se Cockey era un elfo dei Malfoy… cosa diavolo c’entrava Niamh Montemorcy?
Aveva sempre saputo che c’era qualcosa che non le quadrava in quella ragazza, ma non era mai riuscita a capire cosa. E c’era un’altra cosa che le era appena venuta in mente, il motivo per cui era rimasta nel suo studio quel pomeriggio: era stata lei a chiederle di vedersi, aveva detto che doveva parlarle di qualcosa di molto importante.
E poteva davvero essere un caso che stesse accadendo tutto questo proprio ora che c’era lei ad Hogwarts? E non poteva di certo dimenticare tutte quelle domande.
«Sei ricercata. E non nel senso buono del termine» continuò Peeves ronzandole intorno «Ero nello studio di Silente poco fa… credono alla versione della Tassorosso. Anche se il fratello dei gemelli e quella stramba Serpeverde hanno cercato di dirgli che non può essere. Sarebbe bastato così poco… pochi minuti prima e anche loro sarebbero morti. Mi spiacerebbe sai? Ron ha senso dell’umorismo. Non come Fred e George ma…»
Ma Tonks non sentiva più quello che stava dicendo Peeves. Doveva concentrarsi per capire come tornare ad Hogwarts. Non c’era dubbio… qualcuno aveva fatto di tutto perché lei fosse fuori gioco. E se sospettavano di lei significava che Moody non era stato messo a capo delle indagini.
Quindi Harry Potter in quel momento era solo e senza protezione.
E ancora gli Horcrux non erano stati tutti distrutti.
***
Sirius Black ormai aveva scordato da tempo cosa significasse dormire. Esattamente da quella notte in cui James e Lily erano morti, quando il suo intero mondo era crollato.
Ad Azkaban dormire significava abbassare le difese, non avere il controllo. E lui si era ripromesso una cosa, appena il giudice aveva pronunciato la sua sentenza: che non avrebbe mai permesso loro di strappargli la verità. Doveva rimanere in sé, ogni minuto era necessario, in ogni momento poteva succedere qualcosa che gli avrebbe permesso di scappare, di andare ad assicurarsi che il piccolo Harry stesse bene.
E trovare quello sporco viscido schifoso traditore di Peter.
E allora si era aggrappato ai ricordi, fingendo di essere tornato nel dormitorio di Grifondoro, il respiro regolare di Remus da un lato e James che anche nel sonno era incapace di stare calmo, ingaggiando lotte immaginarie con coperte e cuscini.
Più di una volta nel corso della notte si era allungato per silenziarlo. E anche per tirargli un calcio, giusto per ricordargli che in quella stanza non dormiva solo lui, scatenando una serie di epiteti non proprio gentili nei suoi confronti. Ma dall’erede della famiglia Black smistato a Grifondoro qual era di certo aveva sentito ben di peggio.
Chiuse gli occhi, appoggiandosi di nuovo allo schienale della poltrona di pelle morbidissima, cercando di concentrarsi sull’ultima volta che erano stati tutti insieme… il giorno prima del matrimonio di James e Lily, in una delle case che Alphard gli aveva lasciato in dono, opportunamente nascosta nei pressi di Diagon Alley. Poche settimane dopo e tutti loro avevano dovuto prendere la via della clandestinità.
Eppure quell’ultima sera erano stati felici.
E molto, molto, molto ubriachi a dire il vero.
Kreatcher apparì davanti a lui, lo sguardo ancora più arcigno del solito.
«Il lupo mannaro è qui, signore. E sembra ancora più cencioso del solito» disse disgustato «E si è portato anche il guercio zoppo e senza naso. E quell’altro dalla faccia arcigna. A quest’ora della notte. Zotici senza ritegno»
Era evidente che l’elfo avesse pochissimo rispetto per Malocchio Moody, soprattutto da quella volta in cui lo aveva sentito parlare male di Regulus e aveva cercato di infilarlo con l’alabarda del prozio Vega, casualmente caduta dall’alto
Ma Sirius neanche ci fece caso. Remus a quell’ora della notte non era un evento così raro… Ma Malocchio e Kingsley sì. Doveva essere successo qualcosa di grosso.
Harry…
Quando si materializzò al piano di sotto, la sua ansia non si placò affatto.
Remus era pallido come raramente lo aveva visto in vita sua, gli occhi spiritati. Per sicurezza diede uno sguardo all’orologio con le fasi lunari che portava sempre.
Bene, almeno il problema della trasformazione lo poteva evitare. Non che non si fidasse delle pozioni di Moccius ma…
Dora
Tonks
omicidio
Hogwarts
fuggita
cadavere
sparita
Harry sta bene era l’unica cosa che era riuscito a comprendere.
Per il resto una valanga di parole, nessuna di senso compiuto se messe in fila una con l’altra. E la cosa lo faceva preoccupare ancora di più. Di tutti loro Remus era sempre quello più pacato, riflessivo, capace di mantenere la calma anche nelle situazioni più concitate, anche quando lui e James avevano rischiato di uccidersi stupidamente. Il che non era accaduto poche volte a dire il vero.
E anche al processo, il suo processo, era rimasto impassibile. a guardarlo con quegli occhi tristi, come se fosse svuotato. Quello era la cosa che gli aveva fatto più male, l’idea che lui davvero potesse crederlo un traditore.
E poi quando era rinato Voldemort era stato lui a chiedere a tutti di mantenere la calma, che la partita non era ancora chiusa, che dovevano restare concentrati.
E ora rantolava parole senza senso, incapace di respirare normalmente, gli occhi verdi cupi come il bosco di notte.
Lo prese per le spalle e lo scrollò forte, fino a quando finalmente non lo vide reagire, un bagliore negli occhi che gli confermava che si, il suo amico era ancora li.
«Dicono che ha ucciso una studentessa, Sirius. Una ragazzina di sedici anni. Che l’ha torturata e pugnalata più e più volte…» disse con le mani nei capelli, incapace di mantenere il controllo “Hanno trovato un incantesimo accanto al corpo. Dicono che l’ha fatto per il bambino… per evitare che diventasse come me»
Ancora una volta quelle parole gli sembravano senza senso.
«Se è uno scherzo non è divertente» riuscì solo a dire
Stava ancora cercando di trovare qualcosa di sensato da rispondere quando dal camino uscì come una furia sua cugina, seguita da Ted.
Neanche il tempo di salutare ed era arrivata con la bacchetta al collo di Moody.
«Cosa diavolo facevi tu mentre accusavano mia figlia, eh?» ringhiò.
Malocchio si limitò ad incrociare le braccia davanti a sé, fissandola con l’occhio buono «Stavo cercando di capire come aiutarla. E abbassa la bacchetta, sai bene che sono il capo Auror. Ho ucciso decine di mangiamorte, non mi fa paura una che non è mai scesa in campo negli ultimi vent’anni»
Pessima mossa. Per un attimo Sirius pensò che avrebbe dovuto spiegare perché in casa sua, quella di un ex condannato ad Azkaban, da molti ritenuto ingiustamente scagionato, ci fosse il cadavere della leggenda degli Auror.
Poi per fortuna Ted e Kingsley si misero di fronte ai due, dividendoli e trascinandoli dai capi opposti della stanza.
«Drom, non è il momento. Dobbiamo trovare Dora, non litigare tra di noi»
«E come pensi che la possiamo trovare Ted? Visto che loro, i suoi stessi colleghi ed amici, pensano che sia un’assassina? La verità è una… avete sempre avuto paura di lei»
Ted le bloccò il viso e la fissò a lungo, poggiando la fronte contro la sua «Calmati. Sai bene che non è così. Se fosse così non ci avrebbero avvertito, no?» chiese poi rivolgendo un cenno di intesa a Kingsley che annuì.
«E ora che abbiamo assolto ai convenevoli in puro stile Black, qualcuno mi può spiegare che cosa cazzo sta succedendo?» chiese Sirius facendo segno a Kreatcher, nascosto non troppo bene dietro la porta, di portare da mangiare. E da bere soprattutto.
«Quale parte di questi dementi pensano che mia figlia abbia ucciso una studentessa non ti è chiara? Sei diventato stupido o solo sordo?» commentò sua cugina rifiutando con un gesto secco il bicchiere di whiskey incendiario che le aveva offerto.
Ted alzò gli occhi al cielo, prendendolo e scolandolo di un fiato.
«Si l’ho sentito ma converrai con me che è una grande stronzata» rispose senza colpo ferire, ben abituato al caratteraccio dei suoi parenti.
«E’ quello che ha raccontato Hannah Abbot, però. Testimone oculare» commentò Moody sedendosi sulla poltrona accanto al fuoco «L’ho sentita con le mie orecchie. È stata molto precisa... »
«Troppo» concluse Kingsley per lui
«Ma non c’erano segni di imperio su di lei» rimbeccò l’Auror meditabondo. fissando le fiamme «Certo se me l’avessero fatta interrogare forse avrei potuto trovare qualcosa… ma ci hanno tolto il caso»
«Cosa?» Sirius si fermò a mezz’aria, la tazza che si riempiva di liquido bollente sino a trasbordare, ma neanche sentì il dolore.
«Il Ministero ci ha tolto il caso… dice che siamo troppo coinvolti» spiegò Kingsley lanciando un blando epismendo sulla mano ormai ustionata di Sirius, che rimaneva impassibile a fissare un punto imprecisato nel vuoto.
«Anzi l’hanno già chiuso. Hanno spiccato un mandato di arresto per mia figlia. Dopo poche ore dall’arrivo» concluse Ted, una calma innaturale che però non riusciva a nascondere l’incrinatura di rabbia e paura della voce.
«L’hanno contrassegnata come fuggitiva pericolosa. L’ordine è di catturarla…» improvvisamente la voce di Remus fendé l’aria, bassa in modo innaturale eppure capace di tacitare tutti gli altri rumori «Viva o morta»
«Col cazzo» fu l’unica cosa che riuscì a commentare, quasi all’unisono con sua cugina «aver fatto questo giochetto con me, ma che io sia dannato a Serpeverde se permetterò che succeda di nuovo qualcosa del genere. Sta tranquillo Remus, a Dora non succederà niente. E neanche al bambino»
Si era lasciato fregare quindici anni prima, quando aveva pensato di non avere più niente per cui lottare e la sua vita era finita tra le macerie di Godric’s Hollow.
Ma questa volta no, questa volta nessuno l’avrebbe passata liscia.
Parola di Sirius Black, Grifondoro, animagus.
E soprattutto uno dei due Malandrini viventi.
Avrebbe dato fuoco all’intero Ministero se si fosse reso necessario.
E guardando Andromeda e Ted era sicuro che non l’avrebbe fatto da solo.