Moth Goth

Harry Potter - J. K. Rowling
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Moth Goth
Summary
Finalmente Draco ed Hermione sono pronti a rendere pubblica la loro relazione e a concludere in pace il quinto anno, schivando al massimo qualche gossip. Ma una maledizione sta per abbattersi su Hogwarts, tra succubi, omicidi, incubi in rosa...e ovviamente il tentativo di far fuori il Bambino Sopravvissuto.
Note
https://www.pinterest.it/Flo_flo_fy/moth-goth/ .Anche in questo caso ho fatto un'unica bacheca Pinterest dalla quale prendere ispirazione che ti lascio qui, nel caso ti venga voglia di capire un po' il mood di questa storia.Sarà anche questa decisamente Serpeverde e con un Draco infantile e capriccioso continuamente alla ricerca di conferme?Decisamente sì.Ci saranno morti e torture? Certo.Troverai mischiati elementi dei libri, dei film e riferimenti a head e fan canon in ordine sparso e assolutamente non coerenti con l'originale? Ovvio.Infine come sempre ci saranno rifermenti alla cultura celtica, alle saghe, al voodoo e tanto altro ma nessuno di questi va preso alla lettera e soprattutto non è inteso a sminuire alcuna filosofia, religione o tradizione. Semplicemente è un gran calderone in cui butto tutto quello che mi ispiraAl momento in cui sto pubblicando su ao3 su efp ho pubblicato sino al capitolo 10.Entro venerdi , quando ci sarà il prossimo aggiornamento, caricherò anche qui i capitoli mancanti.. poi i due siti saranno aggiornati contemporaneamente.
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Mai fidarsi dei sabato tranquilli

Quel sabato Harry Potter si era svegliato con calma, crogiolandosi nel calore del letto e ripassando i suoi piani per la giornata. Era piuttosto soddisfatto di sé e delle cose che aveva organizzato per Ginny. Niente di così stupido come sedersi a guardare qualcuno che vagava per una libreria, come aveva fatto quell’inutile furetto platinato la cui idea di romanticismo era la versione pomposa di un buono regalo. Cosa che, ovviamente, indicava che non si conoscesse affatto la persona che si voleva impressionare. Il perché Hermione ne fosse rimasta tanto felice era davvero un mistero, ma doveva ammettere che quando si trattava del legame tra la sua brillante migliore amica e il razzista purosangue che l’aveva tormentato per anni la maggior parte delle cose erano al di là della sua comprensione.

Al contrario della serpe ossigenata che avvelenava la sua vita dal primo giorno ad Hogwarts lui sì che aveva speso del tempo per cercare di capire cosa piacesse a Ginevra Weasley, invece di limitarsi a sganciare qualche galeone.

E c’era una cosa che era assolutamente e indiscutibilmente certo Ginny amasse, sempre dopo di lui: il Quidditch.

E non un allenamento con la squadra ma un pomeriggio a volare liberi, solo loro due, con lei che gli spiegava delle mosse che comunque già sapeva ma che faceva finta di non conoscere. Aveva già riservato il campo da settimane, facendosi firmare il permesso dalla McGranitt in persona che l’aveva fatto non senza lanciargli un sorrisetto come di chi la sa lunga.

Finalmente, Potter. Aveva aggiunto.  

Aveva anche pensato al dopo allenamento: Hermione gli aveva fatto vedere un posticino perfetto, nascosti dagli occhi degli studenti ma non in pericolo nella foresta, in cui rilassarsi e fare qualcosa di estremamente romantico che si vedeva solo nei film babbani. Ovviamente aveva ben evitato di chiedere anche solo incidentalmente come e perché fosse a conoscenza di quel posto, preferendo far finta ancora una volta che l’infatuazione di Hermione per Malfoy fosse tutto un incubo partorito da qualche pozione che Piton gli aveva rifilato di nascosto.

Quando aveva chiesto a Ron cosa pensasse del suo progetto e se potesse piacere a Ginny, il suo migliore amico si era limitato ad annuire e a commentare allo stesso modo che avrebbe fatto lui

Cosa c’è di meglio del Quidditch?

A dire la verità lui aveva un paio di cose in mente, ma nessuna delle quali era il caso di discutere con il suo migliore amico, che, tra l’altro, sembrava piuttosto svagato da quando erano ricominciate le lezioni. Era distratto, irascibile, sempre con la testa altrove.

Harry riconosceva i sintomi: Ron era innamorato. E nonostante continuasse a ripetere che lui e Pansy erano stati solo nemici con benefici e che la loro storia era stata una follia dovuta alla situazione in cui si erano trovati, era evidente che quei due condividessero molto più del sesso occasionale.

E la riprova che anche la serpeverde lo pensasse era il fatto che avesse quasi tentato di buttarlo giù dalle scale un paio di volte quando Ron si era dimostrato troppo amichevole con qualcuna delle grifondoro.

Ma non era quello il momento di preoccuparsi di altri serpeverde psicopatici purosangue. Oggi il suo unico pensiero era far passare una giornata indimenticabile a Ginny.

E non avrebbe permesso a nessuno, neanche a Seamus Finnegan che dall’inizio dell’anno continuava a fare battutine sul fatto che fosse proprio conveniente che ci fosse una confessione di un uomo ormai morto che scagionasse Sirius Black dall’accusa di essere un pluriomicida traditore. Bello essere ricchi, vero Harry? Non ti manda niente questa settimana?

Bello avere qualcuno che consideri famiglia, piuttosto.

Quasi l’avesse evocata anche quella mattina durante la colazione Edwige arrivò con una lettera, seguita a poca distanza dal gufo di Lupin. Harry ghignò, servendosi di una generosa dose di funghi, bacon e uova: era sempre esilarante confrontare le versioni del suo padrino e di Remus, che raramente conciliavano. Aprì prima quella di Lupin

«A quanto pare Andromeda ha pietrificato Sirius perché è uscito di nuovo con la sua assistente. Sembra che gli sia entrata di soppiatto in casa. E Kreatcher ha dato di matto perché invece per lui questa Fowley sembra perfetta» ridacchiò passando la lettera ad Hermione. La grifondoro però non sembrò ascoltarlo, troppo intenta a guardare un grosso corvo nero che depositava un pesante plico al tavolo dei serpeverde, proprio di fronte a Draco. Non le era sfuggito il fremito nella mascella del ragazzo quando aveva visto il volatile, né lo sguardo soddisfatto di alcuni membri del suo tavolo.  Con estrema lentezza Draco slegò il contenuto dalle zampe del corvo grattandolo appena sulla testa nera lucida, prima che questo si librassi nuovamente nell’aria, indifferente al cibo e a qualsiasi altro stimolo nella stanza.

Poi con la sua solita faccia da schiaffi continuò a bere il suo tè, tagliando a piccoli pezzi i pancake ai mirtilli che aveva nel piatto e fissando ciascuno dei suoi compagni prima di mettere ogni forchettata in bocca.

Decisamente un comportamento insolito anche per il furetto, ma come detto, quello non era un giorno per preoccuparsi di altro che non fosse la splendida strega dagli occhi color cioccolato e i capelli rossi seduta a poca distanza da lui.



 

***

 

Come promesso Narcissa non aveva impiegato troppo a cambiarsi e lei aveva utilizzato quel tempo per scivolare in biblioteca alla ricerca di un certo libro che non vedeva da vent’anni. Se ricordava bene Lucius aveva ammesso che la maledizione lanciata su Narcissa provenisse da un libro di suo padre ed era altamente improbabile che se ne fossero liberati: in fondo né Cassandra né Abraxas erano mai stati formalmente accusati di quell’aggressione e disfarsi di un libro proibito di quel tipo poteva essere più problematico del previsto, specialmente nel caso in cui qualcuno riuscisse a risalire al possessore originale. Nymphadora aveva un libro che parlava di quell’incantesimo, non l’originale. Ed era certa che quest’ultimo potesse contenere molto di più.

Iniziò a vagare per la grande stanza ricolma di libri, sfiorando appena le coste con la bacchetta, cercando di percepire la magia oscura. Non sapendo il titolo del libro, o se mai ne avesse uno, non poteva usare l’Accio. E lì dentro la maggior parte dei volumi non erano di certo in vendita al Ghirigoro.

Quando Narcissa tornò, impeccabile con un vestito blu notte come i guanti che teneva morbidamente in mano, trovò la sorella che faceva volare libri giù dagli scaffali, con Krippy che la guardava sconsolato tirandosi le orecchie, seguendola passo passo e risistemando i volumi ordinatamente dopo il passaggio di quello tsunami

«Posso aiutarti?» chiese iniziando a chiedersi se anche Andromeda iniziasse a mostrare i segni di malattie mentali che tanto venivano attribuite ai membri della famiglia Black,

«Potresti dire al tuo irascibile elfo domestico di non starmi tra i piedi, ad esempio. E per la cronaca non voglio lui domani sera» rispose la sorella sistemandosi la giacca lunga ai fianchi che l’elfo continuava a tirare.



Ad un cenno della padrona di casa l’elfo sparì, non senza lasciare uno sguardo torvo all’intrusa. Oh, come compativa il povero Kreatcher che doveva avere a che fare con quei traditori del sangue fuori di testa tutti i giorni. Fino a qualche mese fa quella era stata una casa rispettabile, in cui venivano ammessi solo purosangue di una certa estrazione e posizione sociale, eccezion fatta durante gli eventi ufficiali per qualche esecrabile parvenu. Ma ora, per Merlino, dopo che la sanguesporco di cui si era innamorato il padroncino era stata ammessa sembrava che tutto fosse andato a rotoli. 

Almeno la folle era pur sempre la sorella della padrona, seppur diseredata. E il puro e nobile sangue della famiglia Black scorreva nelle sue vene da traditrice. Continuando a borbottare maledizioni si avviò per dare l’unica buona notizia della giornata agli altri elfi: il padrone e la padrona sembravano aver superato la crisi quindi non dovevano prepararsi al piano d’emergenza, non ancora almeno. Prima di entrare fece apparire un fiore davanti alla foto della compianta padrona e dei padroncini che tenevano in una nicchia del settore riservato loro, sopra la testa decapitata e miniaturizzata di Locke.  Un buon monito di quello che succedeva a chi tradiva la famiglia.

Di umore nero poi entrò in cucina, sbraitando per il disordine.

 

Nel frattempo Narcissa Black Malfoy era ancora in attesa di una risposta da parte di sua sorella maggiore, che non sembrava affatto preoccupata di essere stata beccata a rovistare nella sua libreria.

«Cercavo un libro di magia proibita, sono certa che avete dei begli esemplari» disse scrollando le spalle ma nonostante il tono leggero Narcissa era certa di aver sentito un’ombra nel tono della voce della sorella «Ma non preoccuparti, chiederò al tuo insopportabile marito, visto che pare che ora sia di nuovo di buon umore grazie a te. E per inciso, non mi è parsa una scelta saggia»

Lo sguardo penetrante della bionda la scrutò a lungo, soppesando le sue parole. Andromeda sentiva che Narcissa aveva capito che c’era qualcosa che le stava nascondendo. Ma davvero dopo quello che era successo nell’ultimo anno non se la sentiva di ritirare fuori quell’esperienza, specialmente legandola a delle aggressioni ad Hogwarts di cui sua sorella ancora non sapeva nulla. Si era sempre chiesta se il fatto di essere stata quasi maledetta a morte non avesse creato dei danni psicologici in Narcissa, nonostante avesse sempre continuato a comportarsi come nulla fosse. Ai tempi aveva liquidato la cosa, evitando di preoccuparsene, troppo impegnata a non svelare il suo stesso castello di bugie. Ora però iniziava a non esserne così sicura.

Improvvisamente Narcissa ruppe il silenzio

«Se vuoi contare sul buonumore di Lucius, fossi in te ci parlerei prima che esca il prossimo numero della Gazzetta del Profeta. Non credo che sarà propriamente di umore accondiscendente dopo» disse mentre un ghigno si dipingeva sulle belle labbra mentre richiamava quello che sembrava una pergamena di bozza «Questa è una piccola anteprima»

Andromeda la aprì titubante, per poi scoppiare a ridere. L’articolo a firma di Rita Skeeter era intervallato da foto della sorella in un davvero striminzito bikini e cappello di paglia appoggiata sulla veranda di quella che sembrava una casa con vista su un mare tropicale, vista la vegetazione circostante. L’intero pezzo era dedicato ad illazioni su una delle donne più ricche e attraenti del mondo magico e dell’infinita lista di uomini ricchi e potenti che non avrebbero visto l’ora di vederla tornare una donna libera. Anzi no, il titolo non usava la parola attraente ma sexy... un aggettivo che nessuno avrebbe pensato potesse essere usato con il beneplacito della reginetta delle buone maniere. L’intero articolo sembrava qualcosa che avrebbe dovuta farla infuriare, le stesse foto erano evidentemente qualcosa di privato dato in pasta alla stampa senza permesso …e invece se ne stava sulla porta gongolando.

«Un piccolo appunto di quello che si perde se prova a venir meno alla sua promessa. E la dimostrazione che i miei contatti sono molto migliori dei suoi. Se davvero dovessimo divorziare mi basterebbe schioccare le dita e avrei tutta la stampa e l’opinione pubblica dalla mia parte» disse soddisfatta infilandosi il cappellino e facendo alla sorella segno che fosse ora di andare «E prima che tu ti faccia strane idee: quello che è successo oggi non era preventivato. L’avevo messo in conto ma non l’avevo progettato. Ma credo che così l’articolo sarà ancora più efficace»

«A volte mi fai paura, sorella» rise Andromeda ridandole la pergamena che prese immediatamente fuoco, nascondendo ogni traccia della sua esistenza, prendendo un appunto mentale di tornare un’altra volta sullo stupido rituale in cui quei due imbecilli si erano andati ad impelagare prima del matrimonio «E ora direi che è ora di andare a festeggiare. Ho in mente un posticino che a Bellatrix sarebbe davvero piaciuto.»

«Il solito pub di Nocturn Alley?» chiese Narcissa con un sorriso prima di scomparire insieme alla sorella con un plop quasi inaudibile.

 

 

***

 

C’era un momento il sabato in cui l’intero castello sembrava fermarsi per prendere respiro. Con la maggior parte degli studenti ad Hogsmeade e quelli dei primi anni che si rilassavano in sala comune dopo un più che lauto pranzo, se non ci si faceva distrarre si poteva quasi pensare che davvero che le uniche cose di cui ci si dovesse preoccupare fossero gli esami di fine anno.

E se qualcuno avesse chiesto a lei di fare un elenco, quello davvero sarebbe stato in fondo alla lista. 

Se qualcuno avesse scritto la suddetta lista spacciandosi per lei avrebbe forse detto che la maggior parte dei suoi pensieri derivavano dal nuovo editoriale. O, se fosse stato maligno e stupido come qualcuno di sua conoscenza, di fare shopping per la nuova stagione.

In entrambi casi avrebbe sbagliato. E di grosso.

Perché al momento la cosa che la preoccupava di più era il fatto che i suoi incubi sembravano essere usciti dai legacci della notte e avevano iniziato a seguirla anche alla luce del giorno: ogni volta che sentiva anche solo la presenza del bambino sopravvissuto dentro di lei scattava qualcosa, come un clic in fondo alla testa che le diceva che era lui il pericolo, che Harry Potter doveva morire affinché lei fosse al sicuro.

All’inizio era stato appena un sussurro nella sua mente, ma più passavano i giorni e più la voce si faceva insistente, mentre il mondo attorno a lei sfocava e veniva sostituito da immagini di Hogwarts in fiamme. Una manciata di secondi e poi si ritrovava padrona del suo corpo, circondata da inutili chiacchiere. E se c’erano momenti in cui quasi non ci faceva caso alcune volte, specie a lezione di divinazione, la voce si faceva assordante.

Forse era per l’odore profumato e dolce dell’incenso, per i morbidi tappeti sui quali sedevano al posto di quelle stupide sedie che le smagliavano sempre le calze, per le luci soffuse che filtravano dalle finestre colorate rendendo l’atmosfera calda e avvolgente, o forse per la voce della professoressa a volte così ipnotica che le faceva dimenticare i suoi problemi. Era proprio lì, quando diventava più vulnerabile e faceva cadere la sua maschera che la voce tornava prepotente, implacabile come un’onda del mare in tempesta.

Era certa che la professoressa c’entrasse qualcosa ma non riusciva né a capire cosa né a coglierla sul fatto. Era interessata a quello che accadeva attorno ad Harry Potter ma raramente si rivolgeva a lui direttamente, ma sembrava spesso girare attorno la Granger e la piccola Weasley. 

Piccola Weasley, che per inciso, era stata protagonista di un altro dei suoi sogni più vividi. E per una volta che non riguardavano Harry Potter. Quello per cui si era rifugiata lassù dove i suoi sensi venivano acuiti, per cercare di capire se fosse solo dovuto alla mancanza di sonno e alla troppa burrobirra.

E la voce tornò. prepotente ma dolce, cullandola.

Ginevra Weasley doveva partecipare a Imbolc quest’anno. 

Ora bisognava solo capire come portare due grifondoro neanche troppo silenziose ad uno degli eventi più esclusivi delle famiglie purosangue di un certo tipo. Ma contava sul fatto che riuscisse a far credere alla Granger che fosse una sua idea quella di non venire da sola in quello che lei definiva un covo di serpi.

O almeno che non facesse troppe storie, dubitava che potesse chiedere a Draco di intercedere.

Chiuse gli occhi allungando le gambe su uno dei pouf di pelle damascata e respirando a fondo. 

E poi c’era un ulteriore problema, forse ancora più urgente.

Ronald Billius Weasley.

Come diavolo aveva fatto ad innamorarsi di uno che aveva più nomi stupidi che galeoni?

 

***

 

Hermione si girò per posare la testa accanto alla sua, tamburellando leggera sul dorso del naso e poi sulla curva della bocca.

«Allora sono o non sono brava ad organizzare i nostri week end?» lo stuzzicò tamburellando sulle labbra.

Lo sentì ridacchiare sotto il suo tocco, spostandosi appena per guardarla mentre con un dito iniziava a giocherellare con i suoi riccioli ormai fuori controllo.

«La migliore, ovviamente. Anche se inizio a pensare che ti voglia approfittare di me per il sesso e basta. Dov’è il romanticismo, Granger?» la prese in giro facendo scivolare le dita lungo la nuca e poi lungo la spina dorsale accarezzandola e sfiorando la pelle ancora appena coperta di sudore.

«Ovvio» sorrise alzandosi e infilandosi la sua camicia che aveva lanciato in un angolo e avvicinandosi al grande pianoforte a coda nero che si trovava nel centro della stanza «Ma hai anche altri talenti... Cosa credi che ci sia a fare questo?»

Draco rimase sdraiato a guardarla. Merlino se era bella con i capelli che ancora avevano addosso il suo tocco, gli occhi brillanti e le labbra naturalmente rosse. La ricordava fin troppo bene con la divisa di Serpeverde e nonostante potesse dire che avesse potuto realizzare uno dei suoi primi sogni erotici, doveva ammettere che tutto in lei urlava Grifondoro. E gli piaceva da morire.

«Sei una schiavista, Granger. Gli elfi domestici hanno dei diritti e il tuo fidanzato no?» si lamentò mettendosi a sedere sul letto senza accennare a scendere ma non gli era sfuggito come il corpo della ragazza si fosse irrigidito neanche l’avessero colpita con un pietrificus «Ho detto fidanzato, non promesso sposo, prima che inizi a dare di matto»

Hermione si sedette sul panchetto rivestito di pelle piegando una gamba e fissandolo con uno strano sguardo negli occhi: «Questa mania di etichettare le relazioni non è che mi faccia impazzire. E poi scusami ma dopo tutte quelle farneticazioni nel passato non ho potuto fare a meno di notare che ci sia un certo fermento tra quelli…» tacque lasciando che il resto della frase cadesse nel vuoto.

Draco sospirò passandosi una mano tra i capelli «Non capisco se hai paura che ti chieda di sposarmi o che mi fidanzi con qualcuna come me»

«Entrambe a dire la verità» rispose mentre davanti a lei appariva una tazza di caffè bollente «Sei schifosamente ricco, diciamo di aspetto piacevole e per quanto ho capito dalle centinaia di volte che l’hai detto decisamente purosangue. Mi sembra perlomeno strano che i tuoi non ti obblighino a fidanzarti con qualche purosangue i cui avi andavano a caccia di babbani. E davvero non ti hanno mai fatto storie dopo che abbiamo reso la nostra storia pubblica? Scusa ma è poco credibile» 

«Punto primo: io non sono di aspetto piacevole, Granger. Io sono più che attraente, sia chiaro. Guarda questi zigomi» rispose sbuffando «Secondo: quale parte del fatto che i miei non credono ai matrimoni combinati non è chiara? Ti ricordo che mio padre era fidanzato con…lei … Merlino non farmi ripensare a quei due che limonano ad ogni occasione, per favore». 

«Quella in cui frequenti una sanguesporco, citandoti. Diciamo che non mi sono sembrati proprio accoglienti con quelli come me. Nessuna minaccia di diseredarti o di mandarti in qualche scuola sperduta senza natibabbani a interferire col loro prezioso figlio?» chiese acida prendendo un altro sorso di caffè. Merlino, non aveva pensato di iniziare una lite, ma questo ritorno morboso di Draco verso la sua famiglia la faceva diventare matta. E c’era una cosa in particolare che l’infastidiva oltre ogni dire «Ho visto spesso il gufo di tuo padre ultimamente. Non mi dirai davvero che parli con quell’uomo.»

«Si, Granger, sono colpevole di aver ricominciato ad avere un rapporto con mio padre. Che per te è una persona orribile e lo capisco, ma dai andiamo… ha ucciso anche Rabastan per salvarci. C’eri anche tu». rispose esasperato allargando le braccia. Ci aveva messo mesi a concedere a suo padre il beneficio del dubbio e ora che lo aveva fatto si trovava di nuovo sotto accusa «E ti ricordo che sei stata tu a dirmi che dovevo smettere di avercela con lui per quello che era successo con mio nonno.»

«Si ma c’ero anche quando ti ha fatto un occhio nero. Merlino, quando mi ha mandato quel libro ho quasi pensato che stesse provando a maledire anche me» sbottò ancora piena di rabbia. Il fatto che quell’uomo pensasse di potersi comportare sempre e come voleva la faceva andare in bestia «Se tua madre divorzia sul serio forse farebbe la prima cosa sensata in vita sua. Per Godric Grifondoro, io ancora non capisco perché ci tenga così tanto a mostrarsi sempre come una stupida moglie trofeo.»

Per un attimo gli occhi grigi di Draco si erano ridotti ad una fessura, la mascella serrata. Poi la tensione era improvvisamente scomparsa «Scusa quale libro? Mio padre ti ha mandato un libro? Sicura?»

«Dici che potrei essermi sbagliata nel vedere Cockey apparire nel cuore della notte con un pacchetto e un bigliettino con il vostro stemma e firmato LM? Per chi mi hai preso, per una delle svampite che ti vanno dietro? Credi che non ti abbia visto con quelle Corvonero? Senza parlare del fatto che stai sempre attaccato ad Astoria Greengrass» rispose testarda. Ecco questa era un’altra cosa che aveva fatto finta di ignorare ma che aveva iniziato a notare dopo le insinuazioni di Pansy. 

«Io non sto sempre attaccato a Tori per la miseria, è la sorella di Daphne. Sono solo gentile perché loro sono sempre carine con me. E anche con te, devi ammetterlo. Sicuramente più di quelle arpie delle tue care amichette di grifondoro» ribatté testardo scendendo dal letto e infilandosi nervoso i boxer.

«Cui ho già pensato io. Non so se l’hai notato ma portano tutte una strana fascia ultimamente... è per coprire le aree in cui hanno perso temporaneamente i capelli. Visto che sono stupide oche le tratto come tali e colpisco la loro vanità» ghignò ripensando soddisfatta alle urla nel dormitorio quando avevano visto le loro preziose ciocche di capelli sul cuscino, sapendo bene di non poter mai provare che fosse opera sua. Poi tornò alla carica, ben intenta ad avere l’ultima parola «Quindi mi stai dicendo che non la trovi attraente? Andiamo, sai mentire meglio di così»

Draco scosse la testa esasperato «Da quando essere attraenti è un crimine? Cosa faccio devo andare in giro bendato per caso? Merlino neanche mia madre è così paranoica»

«L’hai ammesso Malfoy, tu la trovi attraente! E dimmi è più bella lei o la stupida Corvonero con cui ti ho visto due giorni fa in sala studio?»

«Granger, ma sei impazzita per caso? Dieci minuti mugolavi il mio nome e ora sembri sotto pozione allucinogena. Dammi un po’ quel caffè… non è che ti stai bevendo qualche intruglio che preparate nella vostra bella sala comune da incapaci quali siete in pozioni?» Draco si avvicinò strappandole la tazza di mano e annusandola con fare circospetto. No tutto normale «E possiamo tornare al libro che mio padre ti ha mandato più di un mese fa e di cui ti sei ben degnata di parlarmi? E soprattutto... l’hai fatto controllare?»

«Ah! Vedi, neanche tu ti fidi di quello psicotico di tuo padre. Comunque sì, l’ho fatto anche vedere ad Andromeda. Non ha maledizioni. È solo un libro proibito dannatamente interessante che neanche voglio sapere come tuo padre avesse. E col cavolo che glielo rimando indietro. Consideralo un indennizzo perché mi fa venire la gastrite pensare che tu ancora dia fiducia a quell’uomo orribile. E io non mugolo, Malfoy. E sono eccellente in pozioni, giusto per ricordartelo.»

«Hermione. Basta» la voce di Draco era bassa e più simile ad un ringhio pericoloso «Non so perché tu abbia deciso di litigare ma non ti permetto di parlare così della mia famiglia. I miei non hanno mai detto una parola su di noi, né hanno tentato di farci lasciare, anche adesso. Hai idea di quanto questo gli sia costato in società? Questo e il fatto che abbiano sempre rifiutato ogni proposta di fidanzamento, non importa quanto purosangue o ricca fosse la famiglia da cui proveniva. E mia nonna starà facendo impazzire mia madre, ne sono certo. Lo so perché non fa altro che mandarmi foto e liste di ragazze con cui dovrei fidanzarmi quando questa stupidaggine sarà finita. Eppure, non mi hanno mai scritto, neanche una volta, che sarebbe stato meglio lasciarci. Cosa che di certo non posso dire dei tuoi cari Weasley, o sbaglio? O del padrino cane di San Potter»

Hermione si morse la lingua, non volendo dargli la soddisfazione di aver ragione, anche perché come al solito non avrebbe capito. Era vero che Molly le aveva scritto dicendo di aver sentito delle voci e di essere più attenta in pubblico, ma era certa l’avesse fatta solo per proteggerla. In fondo davvero ormai era come una seconda figlia. E Sirius… beh era più che normale che Sirius ce l’avesse con il figlio di quella cugina che non si era attardata troppo a voltargli le spalle.

Si passò nervosa una mano tra i capelli «Ho paura, Draco. Per te, per noi. Sento che c’è qualcosa che sta accadendo e non posso rischiare di perderti per la seconda volta. Sono anni che cerco di salvare Harry e poi sei arrivato tu… e quando ci sei tu non mi sembra di riuscire a pensare chiaramente. E mi sembra sempre più normale avvicinarmi alle arti oscure, cose che prima non avrei mai pensato. Da quella sera del rituale per salvare tua madre. Merlino non sono più stata la stessa. Tutto mi sembra così noioso, così banale, niente riesce più a darmi quella scarica di energia. Credo che se affrontassi un Molliccio adesso vedrei me stessa» disse tutto d’un fiato, le parole che si accavallavano l’una sull’altra.

Draco si spostò dietro di lei stringendola contro il suo petto, la rabbia di prima svanita «Io ti amo per quel che sei, Hermione Granger. Chiunque tu voglia essere» Un bacio sulla tempia «E non c’è nessun’altra che possa anche solo guardare, mia piccola psicotica gelosa»

Prima che potesse rispondere l’elegante gufo di Draco iniziò a picchiare alla finestra. Avendola richiamata lei, la stanza non solo era calda, accogliente e con un’eccellente macchina del caffè magica, ma aveva anche una vetrata che comunicava con l’esterno.

Con il senno di poi sarebbe stato meglio non farlo. Se ne rese conto quando prese in mano la gazzetta del Profeta, l’edizione speciale del sabato che arrivava nel pomeriggio e l’aprì noncurante, sperando di far dimenticare il suo attacco di gelosia di poco prima.

Forse avrebbe potuto darle fuoco appena vista la foto di Narcissa Malfoy in prima pagina, in modo da ritardare l’inevitabile momento in cui Draco l’avrebbe vista. E che l’intera Hogwarts ne avrebbe parlato.

Ma era meglio che desse di matto lì e non nella sala grande. O almeno non troppo.

Senza dire una parola gliela allungò guardando lo sguardo di crescente terrore dipingerglisi nel viso.

E doveva rimangiarsi quello che aveva detto poco prima. Quella donna quando ci si metteva poteva davvero essere diabolica. Forse avrebbe potuto cominciare a prendere spunto. E a comprare un bikini per l’estate, in fondo dopo i GUFO un po’ di relax se lo meritavano.

 

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