Moth Goth

Harry Potter - J. K. Rowling
F/M
M/M
G
Moth Goth
Summary
Finalmente Draco ed Hermione sono pronti a rendere pubblica la loro relazione e a concludere in pace il quinto anno, schivando al massimo qualche gossip. Ma una maledizione sta per abbattersi su Hogwarts, tra succubi, omicidi, incubi in rosa...e ovviamente il tentativo di far fuori il Bambino Sopravvissuto.
Note
https://www.pinterest.it/Flo_flo_fy/moth-goth/ .Anche in questo caso ho fatto un'unica bacheca Pinterest dalla quale prendere ispirazione che ti lascio qui, nel caso ti venga voglia di capire un po' il mood di questa storia.Sarà anche questa decisamente Serpeverde e con un Draco infantile e capriccioso continuamente alla ricerca di conferme?Decisamente sì.Ci saranno morti e torture? Certo.Troverai mischiati elementi dei libri, dei film e riferimenti a head e fan canon in ordine sparso e assolutamente non coerenti con l'originale? Ovvio.Infine come sempre ci saranno rifermenti alla cultura celtica, alle saghe, al voodoo e tanto altro ma nessuno di questi va preso alla lettera e soprattutto non è inteso a sminuire alcuna filosofia, religione o tradizione. Semplicemente è un gran calderone in cui butto tutto quello che mi ispiraAl momento in cui sto pubblicando su ao3 su efp ho pubblicato sino al capitolo 10.Entro venerdi , quando ci sarà il prossimo aggiornamento, caricherò anche qui i capitoli mancanti.. poi i due siti saranno aggiornati contemporaneamente.
All Chapters Forward

Temper Tantrum

Forse baciarsi mentre volavano entrambi sulla scopa non era proprio facile come pensava o forse doveva solo fare più pratica. Cosa che avrebbe fatto più che volentieri se non fosse stato che quando aveva staccato le mani dal manico della scopa per posarle, anche piuttosto delicatamente a dire il vero, su Ginny era stato quasi colpito da un bolide volante. Bolide volante inequivocabilmente lanciato da un infuriato Ron, che, in tenuta completa da portiere, si era improvvisamente messo a volare minacciosamente attorno a loro.

«Ma si può sapere cosa ti è preso? Lo sai da Natale che stiamo insieme. Ci hai visto baciare più volte. Hai addirittura detto che eri contento. Si può sapere che cazzo ti è venuto in mente?» aveva chiesto il bambino sopravvissuto strizzando gli occhi, visto che i suoi occhiali era volati via dal suo naso e ora probabilmente si trovavano laggiù da qualche parte nel verde.

Anche senza però dieci decimi di diottrie poteva distintamente vedere lo sguardo di fuoco che la sua bellissima strega dai capelli rossi stava lanciando al fratello. Strano che quello non avesse ancora preso fuoco, a dire il vero.

Fratello che imperterrito continuava ad osservarli torvo, senza smettere di girare intorno come uno squalo che sente il sangue.

«A me? Cosa è venuto in mente a me?» continuò ad urlare Ron gesticolando «E a te… dimmi non sei tu quello che ha chiesto consigli per la stanza delle necessità per il dopo partita?»

«No…io… Merlino Ron… No!» rantolò Harry dandosi mentalmente del cretino. Forse quella sarebbe stata un’idea migliore rispetto al pic nic con burrobirra e panini imbottiti che aveva preparato. O forse era stato il suo inconscio a fargli preferire un’uscita decisamente più romantica, visto che ancora non aveva ancora affrontato la questione con Ginny. Non voleva darle l’impressione di spingerla se non si sentiva pronta e dall’altro aveva paura che lei pensasse che lui non voleva... o poteva a sentire le maldicenze del furetto … Merlino se era difficile essere un adolescente!

«Come “No”?» era sbottata Ginny girandosi esasperata verso di lui mentre volava tra loro.

«Io volevo ma non sapevo… insomma io e te… tu e io…» si incespicò cercando di trovare le parole più giuste che non lo facessero sembrare un emerito deficiente. Per fortuna che erano soli lassù in aria e nessuno poteva sentirli.

«Io e te… tu e io… lo sappiamo benissimo cosa vorresti fare … tu e lei…» quello che voleva dire Ron però non riuscì mai a saperlo con esattezza nessuno, anche se tutti e due si erano fatti un’idea piuttosto vivida al punto che Harry era diventato rosso fino alla punta della cicatrice a forma di saetta, perché il più giovane di casa Weasley venne colpito in pieno da una fattura orcovolante che quasi lo fece crollare dalla scopa per togliersi dalla faccia quei mostruosi essere svolazzanti. 

«Accio bacchetta» sibilò Ginny appoggiandosi indietro sulla scopa, mentre la bacchetta di Ron le volava in mano «Stammi bene a sentire, perché non te lo ripeterò una seconda volta: se ti azzardi solo un’altra volta a mettere bocca sulla mia vita e su cosa posso o non posso fare ti assicuro che lo scherzo del ragno di George sarà solo un piacevole ricordo.» 

«Ah sì? E io scrivo a Percy!» borbottò Ron continuando a dare grandi manate in aria.

«Sto tremando di paura, guarda. Andiamo Harry, lasciamolo a riflettere su quanto sia stupido. Noi abbiamo meglio da fare, no?» rispose sbadigliando platealmente la rossa iniziando a planare dolcemente verso il campo, la bacchetta di Ron ancora in mano. «Vado a farmi una doccia veloce e a cambiarmi. Ci vediamo all’ingresso degli spogliatoi»

Harry annuì continuando ancora a volare accanto a Ron, chiedendosi se fosse ancora in tempo per un cambio di programma. 

 

Pansy si era goduta la scena, seduta tra gli spalti. Quando aveva sentito la Brown e la sua cricca di disagiate parlare dell’appuntamento speciale di Potter e la piccola Weasley aveva capito che sarebbe stato un gran momento. certa che quell’imbecille di Lenticchia si sarebbe fatto fregare da quella combriccola di finte puritane. Non si era affatto scordata della scena prima del ballo del Ceppo, né delle assurde proposte dell’allora accompagnatrice della Speranza dei Maghi. Anche se, con il senno di poi, sarebbe stato divertente vedere come avrebbe reagito Narcissa Malfoy a quella proposta.

Ma per fortuna lei aveva giocato bene le sue carte e aveva preso il posto di quella sciocca bigotta, lanciato il progetto del giornale e unito le forze con la Granger… e ora che la prima uscita era andata bene poteva dire che era stata una buona strategia. Un articolo, una foto, un’intervista per volta e tutte avrebbero avuto la loro voce. Anche chi, come lei, non pensava di poterla avere.

E ora aveva preso tre folletti con un incantesimo: Weasley si era beccato una fattura ed era certo che avrebbe avuto anche la sua bella dose di pedate nel sedere dalla sorella, Lavanda aveva fatto la figura della pettegola bugiarda e la piccola Weasley… beh ... si era dimostrata più che all’altezza delle aspettative.

Era giunta davanti a lei, un’espressione indecifrabile sul volto candido coperto di lentiggini, allungandole la bacchetta del fratello: «Tienila tu, dagliela quando si è calmato»

Pansy si allungò per prenderla, rigirandola tra le mani prima di ghignare «Faremo grandi cose insieme, Ginevra Weasley. Ma prima dimmi… hai impegni per il primo febbraio?»

Ginny la guardò come se fosse impazzita, ma non le era sfuggito quel lampo di curiosità negli occhi scuri. 

«Come ho già detto ad Hermione, direi di no» sorrise enigmatica prima di girarsi, la scopa ancora ben saldamente in mano, incamminandosi verso gli spogliatoi, seguita a ruota da Potter che era finalmente sceso dopo aver lanciato un incantesimo per liberare lo stupido lenticchia da quegli essere svolazzanti.

Peccato si sarebbe goduta la scena ancora un po’.

E quindi la strega più brillante della sua generazione era arrivata prima di lei. Nessun danno, in fondo aveva agito esattamente come voleva Pansy. L’ennesima riprova che, come l’anno precedente, non bisogna solo essere intelligenti.

L’importante è saper giocare.

E bluffare, soprattutto. Era certa che quella finta svampita non si sarebbe fatta correre l’occasione per correre dal suo Ron Ron con quelle idee imbecilli sua e di quell’altra bigotta della sua amichetta. Anche se sarebbe stato divertente vedere come Narcissa Malfoy avrebbe reagito a quella stupida e maschilista proposta del voto infrangibile di verginità prima del matrimonio che Patil avrebbe presentato nella campagna per il Ballo se solo fosse rimasta l’accompagnatrice dello Sfregiato Sopravvissuto. 

Ricordava ancora la rabbia di quando aveva saputo che una ragazza della sua stessa età aveva intenzione di portare avanti una campagna che avrebbe tolto la voce e il diritto di scelta a tutte loro. Dopo averla quasi affogata nel bagno del quarto piano aveva deciso che non aveva più tempo, con l’orologio del suo matrimonio con Carrow che ticchettava sempre più forte. Aveva pochi dubbi che in caso il Signore Oscuro fosse veramente rinato i suoi l’avrebbero ritirata da Hogwarts e fatta sposare con quel folle assassino senza concederle neanche quegli altri pochi anni di serenità. 

Ora che era passato quasi un anno poteva dire di aver giocato bene le sue carte: Carrow e suo padre erano morti, lei era entrata in possesso della maggior parte del suo patrimonio ma invece di ritirarsi a bere champagne alle dieci e a trovarsi un amante dopo l’altro come sua madre, aveva deciso di mettersi alla prova. Aveva lanciato la campagna del magazine per giovani streghe e il primo numero, nonostante la follia del party di Natale, era andato benissimo. E anche le sue compagne si erano mostrate entusiaste.

Doveva ammettere che c’era un grosso zampino della Granger ma erano riuscite perfettamente a bilanciare gli argomenti, lasciando che il messaggio più grande della rivista fosse quello che ognuno potesse scegliere chi essere.

Inclusa Pansy Parkinson, serpeverde e purosangue.

Certo, il rovescio della medaglia era stato che Draco ormai era perso dietro la Granger e anche Narcissa sembrava averla accettata più che volentieri. Di certo c’era sotto qualcosa ma non sapeva bene cosa. E forse neanche le interessava saperlo.

La Weasley era ora davanti a lei, un ghigno sul volto candido coperto di lentiggini.

«Tienila tu questa. Mi raccomando fallo soffrire un po’ prima di ridargliela, se lo merita» disse allungandole la bacchetta.

Pansy la rigirò un attimo tra le dita, guardando Potter che tentava senza troppo successo di aiutare il suo migliore amico. E aveva visto quello che lo sfregiato e lenticchia sapevano fare, non erano certo due sprovveduti.

Quello significava che la Weasley era davvero una strega eccezionale.

«Hai da fare il primo febbraio?» chiese approfittando di quel momento così strano quasi di fratellanza.

Ginny rise sciogliendosi i capelli «Come ho già detto ad Hermione, sono libera. Mi chiedo però cosa dobbiate fare insieme voi due. Forse siete più simili di quanto credete…»

Edera e vite. Si, in effetti lo erano, come le loro bacchette.

E sebbene la Prefetto Granger fosse arrivata all’idea di intrufolare la piccola Weasley senza che neanche lei lo suggerisse c’era una cosa che la strega più brillante della sua generazione ancora non sapeva fare.

Mentire e bluffare.

Ma avrebbe imparato. E avrebbe avuto non una ma ben due insegnanti d’eccezione.



 

***

 

La maggior parte degli studenti non era ancora tornata da Hogsmeade ma quei pochi che incontrava erano decisamente più strani del solito. Non capì subito cos’è cosa la disturbava. Non era tanto il fatto che fossero tutti in gruppetti intenti a parlare fitto fitto, in fondo aveva già deciso da tempo che la maggior parte dei suoi compagni di Hogwarts fossero se non stupidi, per lo meno non degni di troppa attenzione.

Non erano le orecchiate che le lanciavano, come se avesse iniziato ad andare in giro a dire che amava i babbani. Come detto, visto che la maggior parte delle volte i commenti su di lei non erano affatto gentili, aveva smesso di ascoltarli. Male o bene purché si parli di me, era ormai diventato il suo motto.

Ma era evidente che non fosse lei il centro dell’attenzione. Eppure in qualche modo era comunque legato a lei.

Che avessero trovato Blaise e Theo a farlo sopra la scrivania di Piton? Improbabile, visto che non vedeva i corpi pietrificati dei due fare la guardia alla Sala Comune.

Sua madre si era resa di nuovo ridicola facendosi vedere con qualche ragazzino decisamente troppo giovane e troppo interessato ai suoi soldi? Poteva essere, ma non spiegava tutto quel mormorio che attraversava come un’enorme e implacabile onda l’intero castello.

C’erano poche persone che potevano provocare quella sorta di frenesia condivisa.

Una era il bambino sopravvissuto.

Ma la suddetta speranza dei maghi, beh almeno di una parte dei maghi al momento, era stato impegnato fino a poco fa cercando di evitare che il suo migliore amico lo decapitasse e ora si sperava fosse impegnato in faccende più interessanti con la piccola Weasley. 

E a meno che non avessero scoperto che il suo padrino molestava gli ippogrifi era difficile che l’oggetto ti tanta agitazione fosse Sirius Black.

Forse la madre di Blaise aveva fatto fuori il marito numero sei, o sette ormai aveva perso il conto, ma ormai anche quella non era una notizia più di tanto sconvolgente.

C’era solo un’altra persona che poteva generare quel vortice di mormorii… Che Draco fosse stato infine diseredato come si aspettava la maggior parte dei loro compagni? Almeno dalla parte dei Black…Certo rimaneva comunque schifosamente ricco ma sarebbe stato di umore intrattabile per giorni senza contare le lamentale legate al fatto di dover rivedere un minimo il suo concetto di bisogni primari e soprattutto il livello degli stessi.

 

Forse avrebbe dovuto capire che la cosa era ancora più grave dal silenzio teso appena mise piedi nella sala comune. L’unico rumore che si sentiva era lo scricchiolio del fuoco nel grande camino di pietra nera, talmente forte da sembrare irreale. Ma non era un silenzio imbarazzato... no, tutti sembravano cercare di carpire quello che stava accadendo all’interno dei dormitori dei ragazzi. E in particolare di quelli del quinto anno. Nello specifico, nella camera di Malfoy, Zabini e Nott.

Dannazione.

Spostò di malagrazia un paio di studenti attaccati alla porta, approfittandone per strappare la gazzetta del profeta dalle mani di una di loro. La risposta a tutto quel casino doveva essere lì, non c’era dubbio, visto che ogni singola persona che aveva incontrato l’aveva in mano,

Quando l’aprì con un gesto secco, però ebbe l’improvvisa tentazione di girare i tacchi e tornarsene nella stanza di divinazione. Cento volte meglio stare lì con la visione della testa decapitata del bambino sopravvissuto che sorbirsi Draco Malfoy in piena crisi isterica.

Ma evidentemente non era la sola stronza calcolatrice a Serpeverde.

D’improvviso, proprio quando stava per eclissarsi, la porta si aprì di colpo

«Sciò non c’è niente da vedere qui» Blaise fece un gesto stizzito alla folla prima di prenderla per un braccio e trascinarla dentro «E tu bella mia, col cavolo che mi lasci da solo in questo casino.»

Pansy gli lanciò un’occhiata malevola liberandosi dalla sua stretta, spostando lo sguardo su Theo, perfettamente calmo e seduto in poltrona con un pezzo di pergamena e una clessidra.

«Cos’è quello?» chiese a Blaise cercando di non farsi sentire da Draco che continuava a camminare furioso per la stanza «E dove sta la Granger?»

 «Ah abbiamo scommesso su quanto gli ci vorrà per prendere fuoco da quanto va veloce. Puoi dare un numero se vuoi…» disse scrollando le spalle «E per quanto riguarda la tua amichetta Grifondoro... ce l’ha lasciato qui davanti alla porta della Sala Comune e l’ha spinto dentro prima di scomparire. Ci abbiamo messo un po’ anche solo a capire cosa stava mugugnando… Merlino digrignava talmente i denti che per un attimo ho pensato avesse provato a trasformarlo in una Chimera e le fosse andata male.»

Ah, ecco la signorina della Torre che si comportava come una di loro. Bene, molto bene. 

Si sedette accanto a Theo, richiamando una bottiglia di burrobirra per sé e un paio per gli amici. Draco non accennava a rallentare, né sembrava aver ricominciato a parlare la loro lingua, agitando in aria una lettera.

«Ha scritto a suo padre. E Lucius ha risposto dopo neanche dieci minuti. Ma evidentemente non era la risposta che si aspettava» offrì Theo senza staccare gli occhi dal pavimento. Era certo che iniziasse a vedere un po’ di fumo.

«E quale è stata invece?» chiese prendendo un sorso

«Non sono fatti tuoi.» rispose serafico Blaise sdraiandosi sul suo letto e incrociando le mani dietro le spalle.

Pansy alzò il sopracciglio curato in un’espressione di sdegno «Non stavo parlando con te Zabini. E comunque sei un cafone visto che sei stato tu a trascinarmi qui»

Blaise rise. «Non hai capito: quella è stata la risposta di Lucius. Una riga. E da allora ha iniziato a camminare come un ossesso, maledicendo tutti i suoi antenati»

E a pensarci bene c’era un’altra cosa che non tornava…Nessun gufo poteva portare una risposta nel Wiltshire e tornare in dieci minuti. Quindi o Lucius Malfoy era più vicino di quanto credesse. Oppure conoscendo l’indole affatto melodrammatica di suo figlio si era portato avanti con la risposta.

 

Forse era il caso di farsi portare anche qualcosa da mangiare. E sicuramente altro da bere.

Sarebbe stata un’attesa lunga. Molto lunga.

«Di un po’ quali sono le puntate finora» chiese a Theo «Chi vince decide il premio come al solito giusto?». 

In fondo aveva visto delle scarpe deliziose e costose quanto un rene che si sarebbe fatta regalare volentieri dai suoi due piccioncini preferiti. 

O, meglio ancora, avrebbe avuto un bel favore da riscuotere.




 

***

 

Chi dice che gli adolescenti hanno memoria breve evidentemente non ha mai avuto a che fare con loro. Se non fosse bastato il fatto che ancora giravano copie della Gazzetta del Profeta della settimana prima, anche a quella distanza era ben visibile la nube nera sopra la testa di Draco Malfoy. E non c’era stato verso di fargli cambiare umore, neanche promettendo di saltare un paio di lezioni di babbanologia per stare con lui. Anzi, si era anche offeso per essere stato valutato solo come un paio di ore di una materia inutile.

Quindi era finita che lei lo aveva lasciato da solo a borbottare di pazzia ereditaria e di problemi legati allo sposarsi tra consanguinei.

Doveva ammettere che quell’uscita sul giornale non deponeva a favore della sanità mentale di Narcissa Malfoy, sebbene fosse chiaro anche a lei chi fosse il vero destinatario di quell’articolo e soprattutto il messaggio che c’era dietro. Era passata per una fuga di notizie, seguita dalle scuse del Direttore in persona, ma in quelle foto così inappropriate che nessuno avrebbe potuto accusare pubblicamente di essere state date da una miliardaria purosangue dell’alta società appartenente forse all’ultima vera famiglia nobile del Mondo Magico, c’era una minaccia neanche troppo velata.

I Black battevano i Malfoy a mani basse, se solo avessero voluto. E Narcissa Black Malfoy se voleva poteva essere l’incubo di chiunque. E pensare che fino a qualche mese fa l’aveva sempre considerata solo una stupida oca che non mangiava carboidrati per paura di ingrassare.

Ora, dopo averla conosciuta da adolescente e dopo che Draco stesso aveva confermato che sua madre aveva una mania di controllo su tutti loro che andava dal cibo nel piatto sino ai vestiti che indossavano, rifiutandosi anche solo per un secondo di avere una famiglia di sciatti obesi, aveva capito due cose.

Primo: Narcissa Malfoy era una donna vanesia come poche altre donne, attenta alla forma e che passava ogni attimo del suo tempo a cercare di apparire assolutamente perfetta.

E, due, che non avrebbe voluto averla come nemica.

Quello che le restava oscuro però, era perché rimanesse sposata con quell’uomo orribile, visto che a detta di Andromeda non era per i soldi. A quanto pareva, c’era una clausola nel contratto prematrimoniale per cui Narcissa in caso di divorzio, per qualsiasi ragione, avrebbe avuto diritto non solo a mantenere il patrimonio che aveva avuto al momento del matrimonio, ma anche la metà di quello dei Malfoy al giorno del divorzio. Ed era certa che nel momento stesso in cui avrebbe messo la firma su quelle carte sarebbe stato anche l’ultimo giorno in cui Draco avrebbe visto suo padre, il che era solo che un bene.

Aveva provato a perdonare Lucius Malfoy, ci aveva provato sul serio.

Era riuscita a passare sopra i commenti razzisti e alle assurde convinzioni con cui avevano cresciuto il loro figlio per quattordici anni.

Sebbene con un enorme sforzo aveva soprasseduto al fatto che avesse deliberatamente consegnato un oggetto pericoloso come il diario di Tom Riddle nelle mani di una ragazzina del primo anno, traumatizzandola a vita e rischiando che il basilisco facesse una strage.

Dopo averlo conosciuto da ragazzo e soprattutto dopo aver capito che razza di mostro fosse il padre poteva anche credere che avesse avuto qualche attenuante per unirsi ai mangiamorte.

Attenuante che però non spiegava il decennio successivo al servizio più che attivo del Signore Oscuro.

Né tantomeno il fatto che avesse lasciato che suo figlio venisse gettato sulla stessa strada di follia, non muovendo un muscolo sino a che non l’aveva visto in punto di morte. E anche lì, nel corso del tempo le era venuto il terribile sospetto che l’avesse fatto più per Narcissa che per Draco. Sospetto che però aveva tenuto per sé.

Ma la cosa peggiore era che quell’uomo le aveva fatto infrangere una promessa.

Ed Hermione Granger, Grifondoro e nota come la strega più intelligente della sua generazione, non era tipo da infrangere le promesse. 

Almeno da tutto quel casino, oltre al tentativo di Draco di spargere il cervello di Harry Flint per tutta Serpeverde per aver fatto una serie di apprezzamenti troppo coloriti su sua madre, una cosa buona era uscita: Draco aveva ripreso ad avercela con suo padre.
Ottimo, almeno aveva guadagnato un po’ di tempo Con un po’ di impegno forse sarebbe riuscito finalmente a farlo crescere e a smettere di tirare i suoi genitori in mezzo a qualsiasi discorso.

Era addirittura disposta ad ascoltarlo nelle sue infinite lamentele su Lucius, se questo fosse servito finalmente a tagliare il cordone ombelicale. Merlino a volte sembrava avere cinque anni e non quindici.

E poi c’era il secondo grande erumpet rosa nella stanza di cui nessuno sembrava voler parlare.

Il marchio nero, quello che aveva fatto infuriare Lucius l’ultima volta.

Da quella sera Draco era cambiato, gli incubi che tornavano a tormentare le sue notti. E anche se non era con lei poteva vedere i cerchi scuri sotto gli occhi ogni mattina, che nessuna pozione riusciva del tutto a nascondere. E c’erano dei momenti, anche quando erano insieme, in cui lui si estraniava, chiuso nei suoi pensieri.

Odiava quando faceva cosi, quando tornava ad essere quel ragazzo troppo distante perché potesse raggiungerlo, nascosto dietro un segreto che non voleva rivelarle.

Poteva solo sperare che Ted riuscisse ad aiutarlo, che riuscisse ad infrangere quel muro di indifferenze e superbia che si era costruito così bene attorno. Era un miracolo che i suoi genitori avessero acconsentito, ma forse si erano resi conto anche loro che pretendere di fare finta di nulla non era una soluzione.

Sempre che Ted fosse riuscito a farlo parlare. Da quello che aveva raccontato quel cretino del serpeverde del suo cuore, con aria molto soddisfatta, le prime sedute le aveva passate chiuse in un ostinato mutismo.

Merlino, fortuna sua che era bello perché alle volte era davvero un deficiente.

Sospirando diede un’occhiata alla lista che Pansy le aveva dato per prepararsi alla cerimonia di quella sera,

Bagni rituali, bevande alla lavanda, meditazione.

Com’era possibile che in cinque anni non si fossero mai rese conto di niente? Eppure ora era chiaro come il Lumos che Serpeverde fosse in agitazione.

Era così persa nei suoi pensieri che andò a sbattere contro una studentessa di Corvonero, facendo volare i libri e gli appunti che teneva in mano.

Quando alzò la testa per fare un commento acido sulla gente che andava in giro senza guardare, cercando di raccattare tutta la sua roba più velocemente possibile, la riconobbe.

Marietta Edgecombe, anche nota come colei che voleva farsi il suo ragazzo.

«Hai perso qualcosa, Prefetto Granger?» le disse con un ghigno passandole una serie di libri, tra cui il famoso libro di incantesimi proibiti, fortunatamente con la copertina trasfigurata. Non le piacque affatto però lo sguardo che le lanciò, soffermandosi un attimo di troppo sulla copertina.

E poi lo sentì. L’odore intenso di lavanda di cui aveva parlato Pansy.

Dannazione

Forward
Sign in to leave a review.