Moth Goth

Harry Potter - J. K. Rowling
F/M
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Moth Goth
Summary
Finalmente Draco ed Hermione sono pronti a rendere pubblica la loro relazione e a concludere in pace il quinto anno, schivando al massimo qualche gossip. Ma una maledizione sta per abbattersi su Hogwarts, tra succubi, omicidi, incubi in rosa...e ovviamente il tentativo di far fuori il Bambino Sopravvissuto.
Note
https://www.pinterest.it/Flo_flo_fy/moth-goth/ .Anche in questo caso ho fatto un'unica bacheca Pinterest dalla quale prendere ispirazione che ti lascio qui, nel caso ti venga voglia di capire un po' il mood di questa storia.Sarà anche questa decisamente Serpeverde e con un Draco infantile e capriccioso continuamente alla ricerca di conferme?Decisamente sì.Ci saranno morti e torture? Certo.Troverai mischiati elementi dei libri, dei film e riferimenti a head e fan canon in ordine sparso e assolutamente non coerenti con l'originale? Ovvio.Infine come sempre ci saranno rifermenti alla cultura celtica, alle saghe, al voodoo e tanto altro ma nessuno di questi va preso alla lettera e soprattutto non è inteso a sminuire alcuna filosofia, religione o tradizione. Semplicemente è un gran calderone in cui butto tutto quello che mi ispiraAl momento in cui sto pubblicando su ao3 su efp ho pubblicato sino al capitolo 10.Entro venerdi , quando ci sarà il prossimo aggiornamento, caricherò anche qui i capitoli mancanti.. poi i due siti saranno aggiornati contemporaneamente.
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Equilibri in bilico

Appena varcata la soglia del suo dormitorio l’accolse l’ormai solito gelido muro di diffidenza. Sin da quando la sua relazione con il Serpeverde più odiato dopo Piton era diventata pubblica alcuni dei suoi compagni non avevano mancato di dimostrare la propria contrarietà. Anche se piuttosto che ammettere che anche nelle altezze della Torre di Grifondoro ci fossero degli emeriti snob imbecilli si sarebbe tagliata un braccio, era una cosa che non poteva far finta non esistesse...

Harry e Ron sembravano piuttosto agitati quando la videro ma pensava stessero come al solito facendo i drammatici ricordando il loro primo incontro con gli spiriti zannuti degli alberi, o Asticelli indemoniati come li chiamava amabilmente Harry. In realtà forse questa volta era andata peggio della precedente, visto che i brillanti e affatto vendicativi prefetti di Serpeverde avevano deciso che la suddetta vendetta dovesse ancora essere consumata immediatamente e per poco non avevano dato fuoco all’intera foresta di Hogwarts. La situazione era poi ulteriormente degenerata perché, altrettanto ovviamente, neanche da parte Grifondoro l’atteggiamento di Bulstrode e compagni era stato preso troppo sul leggero, ed era certa che due persone di sua conoscenza avessero contribuito in maniera determinante al tentativo di decimazione dei serpeverde. Così come altrettanto probabile era che la fattura uggiolante che aveva colpito Pucey e la Bulstrode era di certo partita da qualcuno che lei conosceva fin troppo bene.

Qualcuno dagli affilati occhi grigi e i capelli incredibilmente chiari. Qualcuno doveva ancora imparare che Mezzosangue non era da considerare un insulto.

La stessa persona, che dannazione a lui, l’aveva fregata sul tempo per poco, approfittando anche della confusione della foresta per poi darle un bacio veloce e ghignandoneanche fosse sul serio all’asilo infantile, tronfio di aver colpito prima di lei.

Dopo aver passato mesi a Serpeverde, infatti, doveva ammettere che il loro modo di risolvere le questioni in sospeso poteva essere, come dire, piuttosto efficace. 

Un’ora dopo la lezione si era conclusa con quattro serpi e tre grifoni in infermeria e un numero imprecisato di feriti minori.

Tonks da parte sua non sembrava particolarmente sconvolta, ma del resto non lo era mai parsa neanche durante le battaglie. Semplicemente si era limitata a sorridere dicendo che la lezione era stata davvero un successo. D’altronde non era morto nessuno, giusto?

E i ragazzi avevano imparato a difendersi. Anzi a dirla tutta, era rimasta piuttosto colpita dalla bravura di alcuni di loro: Neville, ad esempio, era stato davvero brillante.

Incredibilmente la McGranitt non aveva battuto ciglio, limitandosi a borbottare un per ora a mezza bocca ma non potendo fare a meno di guardare orgogliosa i membri della sua casa. 

Probabilmente di sotto non erano stati altrettanto fortunati, visto che il frusciare del mantello di Piton era quello dei giorni bui.

Si spogliò della divisa, rovistando nel suo armadio alla ricerca di qualcosa di comodo. Con Draco ancora in punizione, Ron di ronda con il prefetto di Corvonero ed Harry e Ginny che si rintanavano sul divano a sbaciucchiarsi, aveva finalmente un’intera serata tutta per sé. Il suo piano era di approfittarne per fare le sue ricerche per il prossimo editoriale, cercando di evitare che Pansy la mandasse al manicomio. Per una che aveva passato cinque anni a limarsi le unghie nella maggior parte delle lezioni era diventata estremamente stacanovista.

Aprì il baule, sentendo uno strano pizzicore sulla nuca: sebbene sembrasse tutto in ordine c’era qualcosa che non andava...

«Chi ha toccato le mie cose?» chiese con la voce stranamente piatta, chiudendo con finta calma il coperchio.

Silenzio.

Si girò a guardare le sue compagne, tutte strette attorno a Lavanda, ancora singhiozzante dopo l’incidente di Divinazione. Ovviamente l’ennesima riprova dell’inutilità di quella materia.

Come sentendo l’irritazione della padrona Grattastinchi si mise a soffiare minaccioso.

«Come se importasse a qualcuno della tua stupida roba» sbuffò Patil continuando ad accarezzare i bei boccoli biondo scuro dell’amica, intrecciandoli con le dita «Forse non ti sei resa conto che Lavanda è sconvolta»

Hermione sostenne lo sguardo impassibile. Era dal pomeriggio in cui non aveva preso le loro difese nel bagno del quarto piano, quando ancora era una grifondoro l’accompagnatrice di Harry Potter, che subiva il sottile ostracismo di Parvati e delle sue amiche e ormai sembrava non si preoccupassero neanche troppo di mostrarlo.

«Importa a me. E a qualcun altro, a quanto sembra. Dimmi chi ce l’avrebbe messa questa cosa qui?» chiese cercando di trattenere la rabbia e mostrando in aria la croce dagli angoli piegati che aveva trovato poco sotto il libro di incantesimi avanzati «E piantatela di seguire quell’idiozia e concentratevi su cose serie. Hai visto del sangue, Lavanda… che novità. Qui sembra tutto girare attorno a quello»

«Stupidaggini? Ma se la Trelawney ha predetto esattamente la data di morte del mio coniglio due anni fa» replicò esasperata Lavanda con gli occhi pieni di lacrime            

«No, lei ti disse che quello che temevi si sarebbe avverato. E qualcosa è successo e tu hai deciso che la profezia si era avverata. Avresti potuto strapparti troppo le sopracciglia e sarebbe stato lo stesso» continuò stringendo furiosamente la pila di libri che teneva in mano, resistendo alla tentazione di tirarglieli dietro. Ma aveva troppo rispetto per quei volumi.

«Solo perché c’è qualcosa che tu non capisci non significa che non è vero. Ti rode eh, Granger, non essere la prima in qualcosa» ghignò la Frobisher che si era goduta la scena dal suo letto. 

La testa color rame di Ginny fece capolino sulla porta, seguita a ruota da Angelina Johnson e Katie Bell.

«Problemi?» chiese la Weasley appoggiandosi con finta noncuranza allo stipite delle porte, con gli occhi color cioccolato che passavano dall’una all’altra.

«La qui presente prefetto Granger è la solita sbruffona egoista ipocrita» rispose stirando appena le labbra Patil, i sinuosi occhi leggermente allungati che non si staccavano dalla treccia che si stava formando tra le sue dita.

«Ipocrita non direi» commentò Angelina con noncuranza, senza preoccuparsi come al solito di misurare le parole.

«Quindi sarei sbruffona ed egoista?» chiese Hermione ormai su tutte le furie «Solo perché dico che questa storia delle profezie è una stupidaggine? E ditemi, perché nessuno ha previsto la rinascita di Voldemort? Cos’è l’unica cosa importante è fuori dai radar dei veggenti?»

Sul dormitorio cadde un gelo irreale.

«Non dire il suo nome…» balbettò con voce ancora rotta dai singhiozzi la Brown- «E poi lui non è più con noi. È morto. È solo una menzogna per riabilitare Sirius Black… lo sanno tutti. C’è gente che non si fa fregare dalle vostre storie»

Fu la volta degli occhi di Ginny di lampeggiare con furia «Stai forse dicendo che Harry è un bugiardo?»

Nessuno poté però mai udire la risposta, perché in quel momento il Capocasa era rientrato frettolosamente nella sala comune insieme alla Mc Granitt chiudendo l’ingresso dietro di sé, stranamente agitato.

Lezioni sospese. Confinati nelle case fino a nuovo ordine.

Decisamente c’era qualcosa che non andava. E non erano legato alle visioni di Lavanda Brown.

 

***

 

Piton era stato chiaro: nessuno aveva il permesso di uscire dalla Casa di Serpeverde per alcuna ragione al mondo. Aveva poi aggiunto, senza che nessuno osasse pensare che fosse una minaccia a vuoto, che se avesse anche solo avuto il sospetto che qualcuno avesse anche solo pensato di violare quell’ordine si sarebbe personalmente assicurato di farlo diventare un gargoyle per almeno una settimana. Anzi quella era la versione edulcorata per non spaventare troppo i ragazzini del primo anno al loro secondo semestre. I più grandi sapevano bene che avrebbe potuto fare di peggio, molto peggio.

E mentre aveva fatto il suo discorso Draco aveva sentito i suoi occhi profondi ed indagatori cercare di sondare la sua mente. Ma era preparato, aveva avuto molti anni per esercitarsi, e tutto quello che aveva permesso al suo professore preferito di vedere era la reale confusione che avevano generato in lui quelle parole.

Quando entrò nel dormitorio, deciso a lasciarsi dietro le spalle il cicaleccio della sala comune, non fu neanche troppo stupito nel trovare Pansy seduta sul suo letto, intenta a dividersi i dolci che gli avevano mandato da casa. Magnanimamente gliene offrirono uno.

«Cosa sarà successo per rinchiuderci qui? Hanno anche eliminato le ronde dei Prefetti, sono stati convocati solo i capocasa. E non è per quello che è successo a Difesa o a Trasfigurazione. Dubito che Piton si interessi di segni nefasti e di divergenze di opinioni» commentò Blaise facendo schioccare la lingua con soddisfazione mentre la caramella nella sua bocca assumeva il sapore di fragoline di bosco appena colte con una dose generosa di panna fresca.

«E a proposito di questo, che voleva la Montmorency? Non dirmi che ti ha accusata per le ipocondrie di quella stupida oca» chiese Draco sedendosi accanto all’amica su quello che, sebbene a nessuno importasse, era il suo letto.

Pansy alzò le spalle, giocherellando con l’involucro del dolce «Mah, in realtà è stato strano. Non mi ha chiesto della Brown quanto di Potter»

«Potter?» il sopracciglio elegante di Theo si alzò appena, appoggiandosi sulla spalla di Blaise.

«E ti pareva che qualcuno non si preoccupava del povero piccolo Potty. Merlino, c’è qualcuno in questa patetica scusa di scuola che non sbavi dietro al bambino sopravvissuto?» sbottò Draco stendendosi trasversalmente sul letto, la testa che cadeva dalla sponda e lo sguardo rivolto fissamente al soffitto.

«Mah non so… Piton?» chiese con fare annoiato il compagno di stanza. Poi senza aspettarsi una reale risposta continuò: «Sì ma perché domandarti di Potter? Posso capire se ti avesse chiesto di Weasley, si vedeva lontano un miglio che volevi sfracellargli la testa contro il tavolino»

Pansy serrò le labbra «Beh se lo sarebbe meritato. Fare lo stupido cascamorto con quella. A lezione, poi. Per Salazar Serpeverde, possibile che nessuno abbia decenza in quella casa di disagiati.»

Un silenzio neanche troppo sottile accompagnò le sue parole.

«Cazzo» fu l’unico commento di Blaise Zabini, fissandola così a lungo che per un attimo la Serpeverde fu indecisa se sentirsi imbarazzata ed abbassare lo sguardo o dargli uno schiaffo.

«L’eloquio non è mai stato il tuo forte» commentò fingendo nonchalance incrociando le dita sulle gambe accavallate.

«A te piace Weasley. Sul serio, dico. Ed è quasi peggio del qui presente Draco Lucius Malfoy che se la fa con una natababbana grifondoro».

«Non ti permettere» sibilò la ragazza assottigliando i profondi occhi scuri orlati da lunghe ciglia nere come il pizzo.

«Cazzo» ripeté Blaise

Draco si era tirato su, appoggiandosi sui gomiti piegati, lo sguardo metallico che viaggiava veloce tra i suoi due amici. Li conosceva da una vita e sapeva che sarebbe bastato davvero poco perché si saltassero alla gola. 

«Piantala, Zabini. Nessuno ti rompe perché stai con Theodore. E poi a me non piace Weasley, per Ecate». la voce era la solita ma non ingannava nessuno.

Per la prima volta in vita sua Pansy Parkinson sembrava imbarazzata «E poi, di grazia, come farebbe ad essere peggio della sangue sporco? Weasley  è un purosangue, perlomeno»

«Grazie, Pansy. Erano quasi quaranta minuti che nessuno tirava fuori la questione, mi stavo quasi preoccupando» borbottò Draco imbronciato.

«Punto primo: è un Grifondoro» iniziò ad elencare Blaise

«Come la Granger» gli ricordò Theo

Blaise lo ignorò sollevando il secondo dito «Due: nella sua famiglia sono Grifondoro da generazioni, cosa può esserci di peggio?»

«Essere nati da babbani ad esempio?» cinguettò il ragazzo ancora con il mento sulla sua spalla, sostenendo senza colpo ferire lo sguardo del biondo davanti a lui.

«Theo, mi ricordi perché sei qui?» chiese con voce tagliente il purosangue più puro della sua generazione

«Forse perché è anche il suo dormitorio?» rispose tagliente il moro, alzando il terzo dito senza colpo ferire «Terzo e più importante: è’ povero. La sua famiglia è povera. I suoi stracazzo di antenati sono poveri. Da quando ce la facciamo con i poveri?»

Theo ridacchiò alzando una mano «Credo da prima che ve la facesse con i sanguesporco. Oh andiamo, Draco non te la prendere così» fece una pausa, abbassando la voce, il tono allegro di prima che scompariva dietro all’ombra che gli era calata sul volto «Sai bene che so quanto possa essere sgradevole avere a che fare con dei purosangue esaltati. Non serve che ti ricordi chi era la mia matrigna»

Draco si gelò, incapace di provare ancora rabbia per le prese in giro. Theo aveva vissuto con quella psicopatica per anni, senza alcun posto per scappare, nessuno a cui rivolgersi.

Lui almeno aveva sempre avuto Blaise e Pansy. E se c’era una cosa di cui non aveva mai dubitato era l’amore di sua madre.

Improvvisamente, quasi come se l’avesse evocata, Draco ebbe la fugace visione del profilo di Cassandra Nott, nata Carrow, nel grande specchio accanto alla porta. Ma fu solo un attimo, il tempo di battere le ciglia e non c’era più nulla.

Doveva essere la stanchezza. Cassandra era morta. Abraxas era morto. Nessuno poteva più fargli del male. Era semplice, per una volta

Cercò di concentrarsi di nuovo sul presente «E ora che abbiamo assodato che Weasley sia assolutamente inadatto… cos’è che tu e la nuova affascinante Professoressa ci nascondente sullo Sfregiato Sopravvissuto?»

Pansy improvvisamente sembrò provare un grande interesse per le sue unghie, come se non avesse sentito la domanda.

Di certo non aveva intenzione di raccontare a quei tre che pensava di stare impazzendo. E che ogni notte sognava il corpo della speranza dei maghi riverso senza vita in un bosco nascosto nelle pieghe del tempo.

 

“Ah, quindi la trovi affascinante, eh? Aspetta che lo dica alla Granger»

 

***

 

Era come avere un pungolo infuocato che batteva implacabile poco sotto la nuca, irradiando un dolore bruciante che risaliva sino all’occhio sinistro. Si era svegliata nel cuore della notte per il dolore e da allora non aveva accennato a scemare, nonostante le pozioni. Il risultato era che dopo tre ore passate a cercare di sopportare le chiacchiere vuote di non ricordava neanche quale comitato di beneficenza, l’unica cosa che riusciva a pensare era che doveva trovare Andromeda il prima possibile.

«Tutto bene con Lucius, Narcissa? Non vi siete fatti vedere molto in giro ultimamente. Non sarà certo perché vi vergognate dei gusti particolari di vostro figlio, voglio sperare. Lo sappiamo come sono fatti i ragazzi» poteva ancora sentire la voce melliflua di Eliza Parkinson insinuarsi strisciando nella sua mente.

«E’ solo molto impegnato con il Ministro, Eliza. Immagino che per te possa essere una rivelazione, ma non tutti i genitori sono interessati a vendere i propri figli al migliore offerente» aveva risposto con voce tagliente senza perdere il sorriso ma con un gran voglia di ficcarle il cucchiaino d’argento cesellato in un occhio.

La Parkinson però aveva incassato, stirando le labbra troppo truccate in una smorfia «Alcuni di noi vogliono il meglio per i loro figli, e il meglio non include sporchi natibabbani» aveva tubato, mentre la mano di Narcissa volava alla bacchetta. Se solo avesse provato ancora a dire una parola su suo figlio o suo marito non ci avrebbe davvero pensato una seconda volta a maledirla.

Quella però aveva continuato imperturbabile «Ma ora sta per compiere sedici anni. Davvero non volete rispettare la tradizione? Sai bene quanto sia importante che l’erede di casa Malfoy trovi una moglie. Chi meglio di te? Sei stata fidanzata con ben due di loro. Merlino quanto tempo è passato? Venticinque anni se non sbaglio? Sembra ieri che Abraxas e Cygnus annunciavano il fidanzamento dell’anno. E ora pensa a come cambiano le cose… Nicholas, Arael e Bellatrix... tutti morti. E tu pare che te la faccia con quella reietta di Andromeda».

Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. 

Di certo Eliza Parkinson e chiunque altro in quella sala ci avrebbe pensato due volte prima di provocare. In un certo senso aveva ragione Bellatrix, un po’ di violenza era necessaria per ristabilire l’ordine.

Mai irritare una donna che aveva quasi perso il figlio ed era attualmente in seria crisi con il marito. E soprattutto mai irritare una Black, sempre che non ci si volesse trovare con una copiosa quantità di capelli in meno e una scritta abbastanza esplicativa sul viso.

Sorrise soddisfatta spingendo di lato la zelante quanto inopportuna assistente di sua sorella.

Non ebbe però il tempo di aprire la porta perché questa si spalancò e quasi andò a sbattere contro l’ultima persona che si sarebbe aspettata di trovare lì in quel momento.

 

«Lucius?» chiese sgranando gli occhi e buttando con nonchalance dietro di sé una lunga ciocca di capelli corvini che ancora stringeva, mentre il marito si fermava solo un attimo prima di borbottare una scusa e scomparire.

Da dentro arrivò la voce di sua sorella, esasperata «Per Salazar Serpeverde, ve lo giuro era mille volte meglio quando avevate dimenticato la mia esistenza.»

 

***

 

«Sbaglio o prima hai lanciato parte dello scalpo di qualcuno nel mio ospedale?» chiese senza la minima traccia di confusione la maggiore delle sorelle Black, allungando alla visitatrice una copiosa dose di liquido violetto.

«Quella vacca ha tirato troppo la corda questa volta. È da quando suo marito è morto che ce l’ha con noi. E ora non le pare vero affondare il coltello. Sono settimane che continua a fare battutine sul fatto che io e Lucius non siamo più la coppia d’oro di un tempo, che Draco sta rovinando la famiglia. Oggi addirittura ha ritirato fuori Nicholas» disse a mezza bocca Narcissa dopo aver vuotato il calice in un sorso.

«E’ un’invidiosa imbecille, si può sapere perché le dai la soddisfazione di vederti arrabbiata? Non è da te» sospirò sedendosi accanto a lei sul divanetto bianco e accarezzandole un braccio «Che fine ha fatto la regina di ghiaccio di cui parlano tutti?»

«Si è stufata e si sta godendo una vacanza ai Caraibi. Merlino, solo sa quanto avrei bisogno di andare a Réunion. Ma no, non posso. Perché mio marito è uno stupido testardo e arrogante. Gli ho detto che fino a quando non si fa aiutare per i suoi scatti di rabbia non voglio neanche vederlo»

Andromeda non poté impedirsi di sogghignare: «Stupido testardo arrogante…e lo scopri solo ora? Dì la verità… ti ha dato qualche pozione in tutti questi anni, altrimenti non si spiega come tu possa averlo sposato. Quindi è’ per questo quindi che sei nervosa? Perché non fai sesso? Ma dai Narcissa, ci sono altri modi, spero che tu ormai l’abbia capito. E se proprio vuoi un uomo fatti un amante, chi te lo vieta?»

Due paia di occhi azzurri la guardarono indignati. La principessina di serpeverde era tornata. «Ma cosa hai quindici anni? Io ti dico che il mio matrimonio è in crisi e tu mi dai della repressa? È il commento più maschilista e misogino che ti abbia mai sentito fare, sorella.»

«Sarebbe misogino se non l’avessi dato anche a lui». Andromeda rise buttando la testa all’indietro di fronte all’espressione inorridita di Narcissa «Oh, andiamo, ti prendevo in giro. Diciamo che tuo marito ha delle idee non proprio normali quando si tratta di trovare soluzioni ai problemi e purtroppo ci tiene molto ad informarmi, non chiedere il perché»

«E quindi di cosa avete parlato? Dei vecchi tempi? Non so se mi piace questa vostra rinnovata amicizia, sai? Tu sei mia sorella. Se io e Lucius litighiamo tu devi stare dalla mia parte, non vedervi di nascosto» rimbeccò testarda la più giovane, cercando di divincolarsi inutilmente dalla stretta della sorella.

«Di Draco a dire vero» commentò Andromeda improvvisamente seria, mentre Narcissa finalmente si arrendeva e si rannicchiò, poggiando la testa sulle sue gambe chiudendo gli occhi «E di un conoscente in comune»

«Come sta Nymphadora? Un uccellino mi ha scritto che è un’ottima insegnante. Un po’ folle, forse. Chissà mai da chi avrà preso…» chiese la bionda imbronciata cambiando argomento mentre si permetteva di rilassarsi, sentendo il sonno che tanto aveva ricercato avvolgerla nell’abbraccio rassicurante della sorella. In quel momento il fatto che suo marito preferisse rischiare il divorzio piuttosto che farsi aiutare da qualcuno la stava rendendo pericolosamente vicina a diventare uxoricida e non c’era altro posto al mondo in cui si sentisse al sicuro. Senza contare che quell’imbecille sapeva benissimo che se si fossero lasciati lui non avrebbe mai potuto trovare un’altra donna. E che di certo suo figlio lo avrebbe visto solo in foto.

«Anche Ted lo dice sempre. Magicamente quando è testarda o fa qualcosa un po’ fuori dagli schemi è figlia mia. Quando è entrata a Tassorosso o ha preso ottimi voti ai MAGO o è diventata Auror era figlia sua» borbottò Andromeda di rimando togliendo distrattamente le forcine dalla complessa acconciatura della sorella e continuando ad accarezzarla come quand’era bambina.

«E quando ha deciso di sposare il lupo mannaro?» chiese la strega con la voce che iniziava ad essere impastata.

«Non è tanto che è un lupo mannaro, quanto un caro amico di Sirius direi. Ah, proposito Kreatcher sente la tua mancanza» ridacchiò «Sicura che uscita da qui non vuoi che passiamo in un certo negozio? Forse alleviare un po’ lo stress ti aiuterebbe anche con l’emicrania».

Narcissa imprecò a mezza voce, poi prima di scivolare nel sonno riuscì a dire a voce alta quello che finora si era rifiutata di ammettere anche con sé stessa.

«C’è qualcosa che non va, me lo sento»

Andromeda non rispose continuando ad accarezzarle i capelli «C’è sempre qualcosa che non va, purtroppo. Senti vogliamo festeggiare insieme Imbolc?»

Nonostante la pozione stesse facendo effetto, la donna sorrise nel dormiveglia.

«Ah, allora ti è rimasto qualcosa di Serpeverde. Pensavo che ormai la Weasley ti avesse fatto il lavaggio del cervello. Come mai non hai uno dei suoi graziosissimi maglioncini infeltriti?» commentò testarda tenendo gli occhi ben chiusi.

«Piantala, Cissy. Molly è una donna eccezionale. Non capisco perché la odi tanto» si trovò a sospirare, mentre la sorella metteva su un broncio che non vedeva da quando aveva cinque anni all’incirca.

Narcissa non rispose, continuando a stringere fissamente gli occhi, fino a quando davvero il respiro non si fece calmo e regolare. Una volta accertato che la sorella si fosse addormentata, Andromeda richiamò il faldone che stava studiando prima di venire doppiamente interrotta.

Le paure di Narcissa potevano non essere così infondate, in fondo. E soprattutto che il presentimento di Narcissa non riguardasse anche Nymphadora. Purtroppo però il suo istinto le diceva che non era così. E raramente aveva sbagliato.



 

 

***

 

«Siamo confinati da due giorni. Io direi che sarebbe il caso di insorgere» si lamentò Ron buttandosi accanto ad Hermione sul divano «E Fred e George stanno aumentando i costi della burrobirra di contrabbando a livelli da strozzini. E neanche mi fanno uno sconto, nonostante sia loro fratello»

«Non sarebbe etico. Da quando non si può uscire è diventato un bene alquanto raro sai. Ho ragione Fred?» - chiosò George spuntando dietro la spalliera alle sue spalle.

«Ragione da vendere, George. Noi offriamo un servizio, ma abbiamo una reputazione da mantenere» gli fece subito eco il gemello apparendo accanto a lui ed allungando una bottiglia alla Grifondoro, ignorando le lamentele del fratello minore «Ecco perché questa la offriamo noi, decisamente ne hai bisogno»

«Lei ha bisogno che qualcuno colpisca ripetutamente quelle quattro scimunite con il libro di Storia della Magia sino a quando non ritornano a ragionare come persone dotate di buon senso» Ginny come al solito raramente faceva lunghi giri di parole quando doveva esprimere un concetto. E stranamente la maggior parte dei suoi commenti ultimamente riguardavano il picchiare qualcuno

«Diciamo che se la sono legata al dito quando ho scaricato Patil lo scorso anno ed ha scelto la Parkinson come accompagnatrice. Scusa Herm, è colpa mia» commentò Harry massaggiandosi gli occhi stancamente. In realtà il problema era più complesso di così. Anche se erano passati mesi dalla morte di Cedric Diggory, molti ancora credevano che fosse colpa sua. Il fatto poi che il Ministero avesse rilasciato dichiarazioni solo sull’ammissione di Peter Minus e la sua aggressione, tralasciando il piccolo particolare della conferma della rinascita e soprattutto della scomparsa del corpo di Voldemort, non aveva aiutato. I giornali per un po’ si erano accaniti contro di lui, specialmente quando, stanco di quella farsa, aveva dichiarato che Voldemort era rinato. Aveva detto che non avevano prove, che tutte le loro testimonianze erano false. Che avrebbero fatto di tutto per non perdere la popolarità e soprattutto il patrimonio di Sirius Black,

Da allora era stato simpaticamente rinominato Il ragazzo che mente. E molti del suo anno ancora lo guardavano storto. Con alcuni aveva risolto. In particolare dopo una bella scazzottata in sala comune con Dean Thomas, ora nel suo dormitorio regnava la pace.

Doveva ammettere che ogni tanto i Serpeverde avevano ragione.

«Nessuno di voi sembra essere molto popolare al momento» Neville era arrivato con la sua solita calma, accomodandosi in terra sul tappeto morbido e poggiando il libro di erbologia che teneva tra le mani sul comodino. Sorrise intercettando lo sguardo interrogativo di Hermione «Me l’ha prestato Tonks dopo la lezione sugli spiriti degli alberi. È molto interessante sai.»

«Si come no» borbottò Ron alzando gli occhi al cielo «Vedi quanto è interessante quando una fottuta psicopatica usa l’imperio su di te per farti diventare un’appetibile esca»

«Però ha funzionato, devi ammetterlo. Ed è stata brava, è una maledizione piuttosto difficile» si trovò a commentare Harry trovandosi addosso più di uno sguardo incredulo e curioso.

Si morse la lingua dando contemporaneamente un calcio a Ron. Anche se nessuno avrebbe creduto che mentre per gli altri erano passate poche ore di vacanze, loro avevano vissuto tre mesi nel passato. A Serpeverde, tra l’altro.

«Non avrei mai pensato di dirlo, ma quella ragazza mi piace ogni giorno di più. In ogni caso, grazie ai nostri potenti mezzi e ad un piccolo, piccolo aiutino dall’alto sappiamo cosa è successo» la voce di George era bassa, chinandosi in avanti per non farsi sentire dagli altri «Pare che due di Tassorosso siano state ritrovate prive di sensi nel corridoio dell’ala Ovest. Sono ancora in infermeria, ma al momento nessuno sa cosa sia successo».

Un brivido corse lungo la spina dorsale del Bambino sopravvissuto. Ancora una volta quel bruciore della cicatrice non si era rivelato una sua fissa mentale.

 

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