Resilienza

Harry Potter - J. K. Rowling
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Resilienza
Summary
resilienza: capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.Ginny Weasley non vede l'ora di andare a Hogwarts, dove potrà avere amici che sono solo suoi. Dove potrà essere sé stessa, libera dall'occhio vigile della madre. Questa giovane strega è molto più astuta e ambiziosa di quanto chiunque le abbia dato credito. O almeno era così, poi il Cappello Parlante l'ha collocata a Serpeverde.Dove la porterà la sua determinazione?
Note
Ciao a voi che iniziate a leggere, volevo solo scrivere Ginny come serpeverde perché la amo e ho già letto tutte le storie disponibili (troppo poche) e metterla in una coppia diversa dal solito. Avevo in mente un personaggio canon specifico, ma ho cambiato idea, devo decidere. Tuttavia, vi avviso, non sarà Harry, quindi se cercate una Hinny, lasciate stare. Dipende come si evolverà questa storia. I suggerimenti sono ben accetti ;).Tenete presente che in alcuni capitoli non scriverò la data perché in essi c'è una narrazione che copre più giorni o perché tutto avviene in un momento imprecisato. Ovviamente c'é un macro tempo generale.Buona lettura!!!IL MONDO DI HARRY POTTER APPARTIENE A JKR
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Due piani sotto

L'ha detto davvero. Lei, una Weasley, una serpeverde. Non pensava fossero condizioni che potessero coesistere.

Il Cappello le viene tolto dalla testa, registra la McGonagall solo distrattamente. Per un attimo, vede solo un unico punto luminoso. Poi si riabitua alla luce e le figure degli studenti tornano a fuoco davanti ai suoi occhi.

Con esse, i suoni.

Ginny rilascia il respiro che aveva trattenuto e, perforando il velo di nebbia intorno alle sue orecchie, le arrivano di nuovo il rumore dei piccoli movimenti di centinaia di studenti seduti l'uno accanto all'altro e il mormorio di tante diverse conversazioni. E nessun applauso o congratulazione urlato a gran voce.

Davanti a lei, al centro della Sala Grande, ci sono i tavoli di corvonero e tassofrasso. Sono il male minore, davvero. Alcuni, soprattutto studenti più grandi, la guardano un po' a occhi spalancati o come se fosse un esemplare davvero interessante. Altri, spinti dalla disattenzione dei propri coinquilini, si voltano verso di lei.

Chiaramente tutti credevano che sarebbe stata una grifondoro, come i suoi fratelli pensa con amarezza. Ignora che anche lei, all'inizio, si aspettava altrettanto. Dimostrerà quanto si sbagliano. Con questo in mente, si alza e si dirige con il passo più spedito e sicuro che riesce a raccogliere verso Alexander, che le fa spazio sulla panca. Intanto cerca di ignorare gli sguardi che sente sulla schiena e i sussurri confusi che la seguono. In ritardo, i serpeverde iniziano ad applaudire per la loro nuova compagna. Si estende un applauso educato anche attraverso gli altri tavoli.

Solo una volta seduta, si concede un'occhiata ai suoi fratelli.

Percy, oltre al farle un cenno, sembra completamento indifferente, Fred e George sembrano scioccati, un po' schifati e vagamente orgogliosi, non un buon mix nella sua esperienza personale e Ron, insieme ad Harry, è vistosamente assente. Forse è meglio, sarebbe sicuramente esploso. Però l'amica riccia di suo fratello le sorride in modo incerto. Prova a cercare l'altro ragazzo del treno, ma lascia perdere velocemente, distratta dai suoi nuovi compagni. Gli altri studenti di Serpeverde sembrano perlopiù indifferenti al suo arrivo, alcuni dei più grandi le sorridono leggermente e altri la guardano minacciosi, ma si rifiuta di piegare la testa. Non ha vissuto con sei fratelli maggiori per farsi intimidire da qualche occhiata. Distoglie lo sguardo, non volendo essere beccata a fissare nessuno.

Diventa un serpeverde anche l'ultimo studente dell'elenco, Jordan Wladok, che sorride a trentadue denti al ragazzo seduto di fronte a Alexander. Ginny non crede siano imparentati, non si assomigliano per niente: Jordan ha la pelle scura, gli occhi quasi neri e i capelli marroni disordinati lunghi fino alle spalle, mentre il ragazzo che lo accoglie con un abbraccio ha una rasata biondo scuro, occhi azzurri chiarissimi ed è molto più mingherlino.

«Ah scusate,» dice il nuovo arrivato quando si rende conto che gli altri sette compagni li stanno fissando «piacere di conoscervi tutti. Questo qui è Brian Selwyn, viviamo vicini, per questo ci conosciamo.» Jordan batte una mano sulla spalla dell'altro ragazzo, facendolo sussultare un po'. Scocca un'occhiataccia all'amico, ma borbotta un saluto agli altri.

Dopodiché, entrambi si rilassano nei loro posti, chiaramente non intenzionati a dire altro.

«Io sono Flora Carrow e questa è mia sorella Hestia.» Le due gemelle sono identiche, dalla punta dei capelli marroni scuro e gli occhi verdi fino alla postura con cui sono sedute. Essendo cresciuta con due gemelli identici, sa che è inutile tentare di distinguerle per l'aspetto. Hestia fa un cenno ma, come Brian, non sembra un fan del parlare in pubblico.

«Ginevra Weasley, ma chiamatemi Ginny.» Costringe la sua gamba a smettere di rimbalzare sotto il tavolo. È nervosa.

Il suo amico inconsapevolmente l'aiuta, distogliendo l'attenzione da lei: «Mi chiamo Alexander Axeyes.» Si chiede come faccia a sembrare sempre così calmo.

«Io sono Elina Lara Farley.» L'aria di superiorità che emana si abbina perfettamente al suo caschetto moro. 

Prima che possa anche solo pensare di verbalizzare un commento, per fortuna, un ragazzo con sorprendenti occhi viola parla: «Sono Cecil Markoza e sì, gli occhi sono naturali, è un tratto di famiglia.» Questo viene detto con la praticità di qualcuno che ha sentito la stessa domanda molte volte e, altrettante volte, ha ripetuto la medesima spiegazione. Ginny si sente quasi in colpa per aver subito notato i suoi occhi.

«Io mi chiamo Ada Dixon.» Dice l'ultima ragazza timidamente, mentre si sposta una ciocca dei suoi lunghi capelli marrone chiaro dietro l'orecchio. 

Sa che Selwyn, Carrow e Farley sono famiglie appartenenti ai Sacri Ventotto, ma Dixon è sicuramente un nome babbano. Ginny non si aspettava altro che purosangue a serpeverde. È contenta, ma confusa. Nessun'altro sembra farci caso o, comunque, non viene detto nulla.

«Un'attimo di attenzione e poi potrete mangiare.» Il preside ferma Ginny dal fare qualcosa di stupido come chiedere se è normale avere nati babbani nella sua nuova casa. È la prima volta nella sua vita che la rossa vede dal vivo Albus Silente. Ovviamente lo conosce, non c'è persona nel mondo magico che non lo conosca: preside di Hogwarts, Grande Mago, Stregone Capo del Wizengamot e colui che sconfisse Grindelwald. Ha persino una carta delle cioccorane! Ginny e i suoi fratelli ne hanno un mucchietto solo delle sue. Nella realtà sembra molto più buffo. Ha la stessa lunga barba bianca, gli occhiali a mezzaluna e gli occhi luccicanti, ma indossa le vesti da mago più strane che Ginny abbia mai visto. Sono viola intenso con pois blu, anche il suo cappello è dello stesso blu notte. Nonostante ciò, mantiene un'aria di saggezza intorno a sé.

Si è alzato dal suo posto, ma non si è spostato. La sua sola presenza richiede attenzione.

Una volta che tutti gli occhi sono su di lui, apre le braccia, sorride radioso e inizia il suo discorso: «Prima di tutto, bentornati ai vecchi studenti e benvenuti ai nuovi. Spero che vi troviate bene nella vostra casa lontana da casa. Faccio presente ai primi anni che l'accesso alla Foresta Proibita è…beh, proibito» sembra molto contento della sua stessa battuta «e severamente punito. Lo ricordo anche ad alcuni studenti più anziani.» Tra la folla si sente qualche risatina e gli occhi puntano, per un attimo, soprattutto verso il tavolo di grifondoro.

«Fa lo stesso discorso ogni anno.» Una ragazza poco più grande, forse del secondo o terzo anno, si china verso di loro per sussurrarlo. «Non punisce mai severamente i suoi preziosi grifondoro.» Sbuffa e torna ai suoi amici. Ginny non è contenta di come sembra considerare il mago, i suoi genitori ne hanno sempre parlato bene, come un grande uomo. Tuttavia, si trattiene e si guarda intorno.

Tutti sembrano un po' appesi alle parole del preside. Tutti tranne i serpeverde. La maggior parte sembra solo disinteressata, altri, soprattutto tra gli studenti più anziani, appaiono seriamente stufi. Prima che possa pensarci a fondo, il diretto interessato fa un gesto grandioso alla propria destra e presenta il nuovo membro dello staff. Almeno questo cattura l'interesse di tutti. «Questo è Gilderoy Lockhart e sarà il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure.» L'uomo troppo entusiasta che Ginny aveva incontrato in libreria si alza in piedi, sorride e saluta esattamente come aveva fatto davanti alle telecamera.

Non capisce come possa piacere a sua madre. Certo, ha fatto grande imprese eroiche, però Ginny lo trova melenso. In più, lei stessa preferisce i capelli scuri disordinati e gli occhi chiari. Il professor Lockhart è biondo e sembra che passi più tempo a pettinarsi di lei.

Appena l'uomo si siede, il preside batte le mani e sui tavoli appare all'improvviso una quantità enorme di cibo. Tutti si tuffano nei piatti e i nuovi studenti della casa verde argento passano la cena condividendo informazioni su dove vivono, che lezioni sembrano interessanti e storie sui professori e la scuola sentite da fratelli e sorelle maggiori.

Alla fine della cena, alle 8.00 in punto, i prefetti del quinto anno radunano ognuno i nuovi studenti della propria casa per accompagnarli durante il loro primo viaggio nella sala comune. Gli altri restano a tavola, parlando e mangiando, come se tutto ciò fosse parte di una coreografia nota a tutti. E, in realtà, lo è. Anno dopo anno e smistamento dopo smistamento. Nuovi studenti, ma gli stessi percorsi, consumati nei secoli.

Fuori dalla Sala Grande, il gruppo di tassofrasso svolta a destra, mentre i grifondoro e i corvonero prendono le scale, diretti al settimo piano. Per un attimo, senza rendersene conto, Ginny si ferma ad osservarli. In un altro universo, in un'altra vita, molto probabilmente sarebbe una di quei ragazzini saltellanti con una brillante cravatta rossa e oro. Guarda quella che, invece, ha. Nel momento in cui il Cappello Parlante aveva chiamato la sua casa di appartenenza, la cravatta un tempo grigiastra era cambiata, assumendo l'argento e il verde smeraldo dei serpeverde. Sembra nuova. Ci passa una mano riverente e si accorge che non è più ruvida come quando l'aveva comprata da Streghe&Vestiti, il negozio dell'usato in un angolo quasi nascosto alla vista di Diagon Alley. È morbida, come se nessuno l'avesse mai indossata prima. Non aveva mai avuto nulla che nessun altro aveva usato.

Qualcuno che urta la sua spalla la riporta alla realtà e si affretta a seguire i suoi compagni. Girano a sinistra della Sala Grande e scendono nei sotterranei, accompagnati solo dal rumore dei loro passi e da un freddo sempre maggiore.

Sembra che, in tacito accordo, tutti abbiano scelto di seguire silenziosamente i prefetti, adattando il passo al loro. Ginny sente un brivido di freddo che non ha nulla a che fare con il clima. Si chiede dove diavolo è finita, forse non avrebbe dovuto cercare di fare la diversa. Grifondoro sarebbe sicuramente stata perfetto per lei. Caldo e accogliente.

Due piani sotto il livello del terreno, i prefetti si fermano davanti ad un tratto di muro apparentemente uguale agli altri. Tuttavia, al sussurro del prefetto, una lastra di pietra scivola di lato permettendo comodamente il passaggio del gruppo. La parola d'ordine è Aconitum, aconito. Cambia ogni mese, ma sono sempre nomi di piante in latino, o così dicono i prefetti.

I due si erano presentati a un certo punto tra la prima e la seconda rampa di scale. Il ragazzo, Chris, ha gli stessi identici occhi di Jordan ed è chiaramente il fratello di cui ha parlato, confermato dai cenni tra i due. La ragazza invece è Gemma Farley, sorella maggiore di Elina. La sua compagna si era assicurata di precisare la sua parentela con il prefetto del quinto anno. In realtà, le due non si somigliano molto. Gemma è alta, con lunghi capelli neri mossi e uno sguardo che ha spaventato tutte le poche persone sulla strada uscendo dalla Sala Grande. Elina sembra molto più ordinaria in confronto.

Entrando nella sala comune, lo sguardo di tutti i primi anni è rapito dalla parete alla sinistra dell'ingresso: è interamente composta da una vetrata che mostra le profondità del Lago Nero con alghe e creature che ogni tanto passano tranquillamente davanti a loro. Dopo essere rimasta incantata a quella vista per qualche lungo attimo, lo sguardo di Ginny spazia per il resto della stanza. La sala comune è enorme, molto più grande di come i suoi fratelli avevano descritto la torre di Grifondoro, e trasmette un'atmosfera di vecchio, ma non del tipo consumato, anzi, tutto lì sembra nuovo. Ha un'aria antica. Un'atmosfera di immobilità che ti fa sentire sospesa nel tempo.

Quasi l'intero muro in comune con il corridoio dei sotterranei è occupato da un elaborato camino più alto di lei che riscalda facilmente la stanza. Non se n'era accorta subito, ma lì dentro il freddo che aveva percepito dalle scale è sparito.

Sopra c'è un grande dipinto con intorno tanti altri quadri più piccoli, probabilmente tutti serpeverde importanti. La targa dice che quello al centro è Salazar Serpeverde. Ginny lo guarda e reprime un brivido. Sembra che stia osservando la sala comune per assicurarsi che tutto proceda come desidera. Distoglie lo sguardo.

Davanti al camino c'è un tappeto verde e argento, circondato da divani e poltrone nere. Quella stessa disposizione, con l'aggiunta di tavolini bassi, costituisce gran parte dell'arredamento della stanza. Sono diverse zone abbastanza vicine e organizzate da non sembrare messe a caso, ma anche abbastanza distanti da fornire una certa privacy agli occupanti.

Nella parete di fronte alla vetrata, quasi nascosta alla vista dall'ingresso a causa del camino, vede una porta massiccia di cui però non riesce a vedere bene la targa. Dopo aver provato inutilmente a strizzare gli occhi per leggerla, lascia perdere e prosegue nella sua osservazione. L'angolo a sinistra di quella porta è totalmente occupato da un tavolo rotondo circondato da sedie dallo schienale alto e dall'aria scomoda. Probabilmente dovrebbe essere una sorta di zona studio, ma a Ginny sembra una tavola intorno a cui si riuniscono i super cattivi per organizzare qualche piano di conquista del mondo. Ma poi, i serpeverde dovrebbe essere furbi, quindi dubita sarebbero così ovvi. Scuote la testa, sentendosi ridicola.

Come ultima cosa, che probabilmente avrebbe dovuto vedere subito, nota quelli che immagina siano gli ingressi ai dormitori. Sono proprio di fronte a lei. Un percorso dritto dall'ingresso.

A sua discolpa, sono così ombrosi, come se fossero nascosti di proposito. Cosa che probabilmente sono, magari Salazar ha anche aggiunto un leggero incantesimo di occultamento per nessuno motivo tranne che poteva. Tutto il mondo sa quanto Salazar Serpeverde fosse paranoico. I due archi aperti hanno davanti due lunghi tappeti verdi, come se chi uscisse dovesse fare una sfilata. Non faranno piani per la supremazia mondiale nella sala comune, ma sicuramente sono pretenziosi.

Tra i mobili scuri e l'essere nei sotterranei, Ginny si aspettava che la stanza sembrasse più scura e stretta. E, un po', lo è. Il soffitto, che Ginny non definirebbe mai basso, sicuramente non raggiunge le altezze di tutte le altre zone della scuola che ha visto finora. In ogni caso, l'effetto è perlopiù annullato dalla luce verde-azzurra emanata dal lago, dalle lampade verdastre che, appese a catena, pendono dal soffitto e dal fuoco.

Gemma batte le mani all'improvviso e tutti riportano velocemente l'attenzione sui prefetti che, nel frattempo, si erano spostati più avanti dentro la sala comune. Ginny ei suoi compagni si avvicinano, alcuni ancora persi a osservare le acque scure del lago.

«Sì, la vista del Lago Nero è stupenda. E avrete tutto il tempo per contemplarla, ma ora prestate attenzione perché non mi ripeterò.» I primi anni la seguono diligenti mentre si sposta oltre il camino. «Lì,» dice indicando la porta con la targa sconosciuta «ci sono le stanze private del professor Piton, è il nostro capo-casa e insegna pozioni...in realtà, quello è il suo ufficio, ma è parte delle sue stanze private e sono collegate. Quello che vi interessa è che lui non viene qui spesso e, ufficialmente, c'è una politica della porta aperta, ma non ama essere disturbato per faccende inutili. Considerate bene le vostre richieste.» Gemma prosegue la sua breve passeggiata fino a un punto casuale tra il tavolo rotondo e il tavolino adiacente con i ragazzini che, per stare al passo, sgusciano anche tra divano e poltrone. «Questo arazzo» Ginny lo nota per la prima volta solo mentre la ragazza più grande lo indica. La parete opposta era così piena di quadri che non aveva notato quella macchia di colore che si mischia al muro. «è lo stemma della nostra casa, per chi non avesse prestato attenzione. Potreste trovarne il disegno in giro in qualche altra zona dei sotterranei, quello è un luogo non frequentato dai membri di altre case se non i più stupidi…»

«O i più coraggiosi, anche se, per molti, coincide.» Commenta l'altro prefetto, scatenando qualche risatina tra i ragazzini in mezzo a loro.

«Sì. Il mio punto, prima di essere interrotta,:» scocca un'occhiataccia a Chris che risponde con un sorriso strafottente. Ginny guarda tra i due mentre si fissano come se stesse osservando due cacciatori avversari in una partita di quidditch. «dietro questo arazzo c'è la porta della nostra biblioteca privata.» Gemma lo scosta con una mano, mostrando una porta, se possibile, ancora più antica di quella dell'ufficio del loro capo-casa. Tra i nuovi studenti si levano mormorii meravigliati e un po' impazienti. «E» alza la voce per sovrastare le loro, guardandoli con aria minacciosa «nessuno al di fuori di serpeverde deve sentirne parlare.» Messaggio ricevuto.

«Bene,» interviene Chris con aria amichevole e lo stesso sguardo un po' malizioso del fratello «ora basta spaventare i bambini. Ragazzi, venite con me nei vostri dormitori. Ragazze, andate con Gemma.»

Appena passate attraverso l'arco di sinistra si ritrovano in una piccola anticamera buia.

«Da qui si arriva a tutti i dormitori femminili: la scala a sinistra porta giù ai dormitori dal sesto al primo anno; la scala a chiocciola qui a destra, invece, è in comune con il dormitorio dei ragazzi e porta alle stanze del settimo anno. Lì ognuno avrà la propria stanza che potrà decorare a piacere, ma di questo dovrete preoccuparvi tra anni e solo se arriverete all'ultimo. Quello che vi interessa è che i non-settimi anni possono salire solo su invito di uno. La scala è incantata, non provateci.» Gemma indica ogni ingresso, poi le conduce giù per la scala, talmente stretta che sono costrette a stare in fila indiana. Le ragazze attraversano tre pianerottoli, ognuno con due porte una dirimpetto all'altra, prima di arrivare al loro. Lo condividono con il secondo anno. Chiaramente in serpeverde conta molto l'anzianità ed è chiaro dal primo giorno: più sali di anno, meno strada devi fare per arrivare alla sala comune.

«Ecco qua, questa è vostra, sistematevi.» Apre la porta di sinistra, quella con una targa d'argento con primo anno elegantemente inciso, e fa un gesto di benvenuto con il braccio. «Oh,» aggiunge mentre entrano «qualsiasi annuncio importante si troverà sulla bacheca posta tra gli ingressi ai due dormitori, anche la parola d'ordine. Colazione tra le 7.00 e le 8.00. Non fate casino.» Detto ciò, se ne va, chiudendosi la porta alle spalle. 

La stanza è bella e spaziosa quanto la sala comune.

Le ragazze si dirigono subito ai loro letti, riconoscibili grazie ai bauli. Sono a baldacchino, con pesanti tendaggi verde smeraldo con intricate decorazioni d'argento, sottilissime, ed ognuno è dotato di una scrivania e un comodino personale. La stanza è divisa in due parti da un grande tappeto bianco peloso su cui Ginny non vede l'ora di affondare i piedi nudi. A destra ci sono due letti con la testata contro la parete, di Flora ed Hestia, le uniche a condividere un comodino, cosa che non sembra disturbarle minimamente. Le loro scrivanie sono contro le pareti ai lati dei loro letti, spostati verso l'interno del dormitorio.

La parte sinistra della stanza è leggermente più grande perché contiene tre letti.

Quello di Ginny è perpendicolare ai letti delle gemelle, con la sua scrivania dalla parte del muro e il letto di Ada tra lei e il tappetto. Elina, invece, ha il letto con la testata contro il muro di sinistra e un lato quasi contro la parete dell'ingresso. La sua scrivania è adiacente a quella della rossa, al punto che potrebbero anche apparire come un unico tavolo. A metà tra le due, si trova una finestra incantata come il soffitto della Sala Grande, dando una vista altrimenti impossibile per i sotterranei.

Invece la scrivania di Ada è sul lato opposto al suo letto, tra il baule di Elina e la porta.

Non c'è quasi una parete libera, ma ogni ragazza ha una buona area di spazio personale intorno al proprio letto. È sicuramente più di quanto spazio Ginny avrebbe a casa, lì attraversa la propria cameretta in tre passi.

«Hey ragazze, guardate qui.» Chiama una delle sorelle Carrow che, a quanto pare, voleva esplorare un po'. È sulla soglia dell'altra porta della stanza, dirimpetto a quella da cui sono entrate. Ginny smette di aprire cassetti casuali della sua scrivania per seguire le sue compagne. Sbricia dentro e si rende conto che non è un bagno, ma un piccolo guardaroba condiviso.

«Ah bene, mi stavo giusto chiedendo cosa fare di alcuni dei miei vestiti. Non sono fatti per stare piegati in un baule, forma delle pieghe.» Elina va subito a prendere alcuni vestiti, camicette e gonne appese a grucce. La rossa si chiede cosa se ne faccia di tutti quei vestiti semi eleganti, cinque giorni su sette indosseranno comunque una divisa. È solo un po' basita. Guarda le altre coinquiline, ma nessuna di loro sembra trovare nulla di strano in questo. Decide di lasciar perdere.

«Pensavo fosse un bagno.» La voce di Ada è così bassa che solo Ginny e la gemella che le aveva chiamate prima la sentono.

«Anche io.»

«Il bagno dev'essere la stanza dopo.» Spiega probabilmente-Flora, andando ad aprire la porta successiva, davanti a loro. Il guardaroba è una sorta di anticamera del bagno, è stretto e freddo. Le uniche parti che non sono occupato dall'armadio stesso erano le due porte.

Ginny e Ada si spostano per non disturbare lil piccolo trasloco di Elina e vanno a dare un'occhiata al bagno.

Non ha nulla dell'atmosfera antica della sala comune o del dormitorio.

L'intera parete di sinistra è occupata da un lungo specchio e tre grandi lavandini di marmo bianco, a destra ci sono tre gabinetti chiusi e, sulla parete di fondo, verso destra, ci sono tre cubicoli con le docce. Il pavimento è blu-verde, lo stesso colore che proietta il Lago Nero nella sala comune, si rende conto Ginny con stupore. Nel mezzo della stanza c'è un tappeto verde scuro, quasi nero.

Torna indietro e si ferma al centro della stanza. Piega un po' le dita calzate sul tappetto. Aveva tolto le scarpe appena entrata. È quasi tentata di lasciarsi cadere per sedersi a gambe incrociate, per ammirare davvero quella stanza, ma decide di rimandarlo per quando è sola.

Ginny trova l'intero dormitorio magnifico. È…elegante, ma abbastanza accogliente che non si sente in colpa a gettarsi sul letto completamente vestita solo per scoprire se è morbido come sembra. Lo è. Ci affonda leggermente ed è fantastico. Per lei, sarà come dormire su una nuvola. Il suo materasso a casa sprofonda un po' nel mezzo per l'utilizzo e sente le molle contro la schiena se si sdraia sui lati. Comunque è perfettamente funzionante, non ha problemi a dormire o altro. Questo letto è carino, ma non necessario, ovviamente.

Nonostante siano a malapena le nove di sera, le cinque undicenni decidono di andare a dormire. Ormai l'eccitazione per il primo giorno, i nuovi compagni, le case è scemato, superato dalla stanchezza per il lungo viaggio. Un po' come essere scesi da un eccesso di zuccheri. Probabilmente domani Ginny si sveglierà e dovrà separare nella sua testa sogno e realtà perché come potrebbe mai credere reale quello che è successo. In una solo serata, minuti davvero, ha praticamente stravolto secoli di tradizione. E ne era…contenta. Non pensa che si sveglierà con i sensi di colpa e il pentimento a roderle lo stomaco.

Striscia fino ai piedi del letto e apre il suo baule per cercare un pigiama e, con un groppo in gola, trova quello che dev'essere una sorpresa di sua madre: una sciarpa nei colori di grifondoro. Con lacrime agli angoli degli occhi che si rifiuta di riconoscere e un moto di fastidio, non sa bene se verso il suo essere diversa o le aspettative costanti di sua madre, la spinge sul fondo del baule. Prende dei leggings e una vecchia maglietta marrone di Charlie, li indossa e si infila velocemente sotto le coperte. 

Purtroppo il sonno tarda ad arrivare. Non può smettere di rimuginare tanto facilmente quanto ha potuto chiudere il coperchio del baule.

Pensa a come reagiranno i suoi fratelli ei suoi genitori al suo smistamento. Fred, George e Percy erano sopresi prima, ma non sembravano particolarmente arrabbiati o altro. I gemelli saranno come al solito, ogni cosa può essere oggetto di scherno per loro. Percy magari farà qualche commento, ma non è tipo da urlare o ripetersi e dall'anno prima è tutto preso dalla faccenda del prefetto. Sua madre probabilmente avrà un attacco. Anche Ron. Loro sono sempre stati i più critici verso di lei, ma, alla fine, sono una famiglia e quella è solo una casa, anche se la odiano. E ovviamente sanno che lei non è una strega oscura. Spera che nemmeno Bill e Charlie la prendano male. Durante l'estate Charlie aveva promesso di scriverle di tutte le scorciatoie dalla torre per le aule. Magari può essere lei a scrivergli di tutti i corridoi che scopre nei sotterranei, invece.

A quel punto, placata un po' la propria preoccupazione, inizia a sbadigliare. Decide che è inutile preoccuparsi tanto, domani vedrà che succede.

Si gira su un fianco e, finalmente, chiude gli occhi.

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