
Lo smistamento
1°ANNO ~ 1 settembre 1992
Sua madre le tiene stretta la mano mentre attraversavano la barriera per il binario 9¾. Nel frattempo, i suoi fratelli sono già corsi avanti.
Ginny non può fare a meno di pensare che nessuno di loro ha dovuto essere tenuto. Nonostante i suoi pensieri, resta al fianco di sua madre, sapendo che altrimenti potrebbe sgridarla in mezzo a tutti i maghi sulla piattaforma.
È il suo primo anno e non vuole essere ricordata per le scenate di sua madre. Già sa che tutti la paragoneranno ai suoi fratelli.
Tutti loro, così come i loro antenati per generazioni, hanno frequentato la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e ognuno si è distinto per qualcosa: prefetto, caposcuola, giocatore di quidditch, capitano o assoluto piantagrane. Perfino Ron, che ha solo un anno più di lei, ha vissuto una sorta di avventura al suo primo anno. Sebbene Ginny non sia sicura di cosa sia successo, essendo stata ritenuta troppo piccola per certi argomenti così sconvolgenti, ha visto quanto sua madre abbia lodato e coccolato suo fratello per tutta l'estate. E Ron se l'è cavata non muovendo un dito in casa.
Purtroppo i fratelli preferiti di Ginny sono gli unici due che si sono già diplomati e lavorano all'estero, Bill e Charlie. Almeno le scrivono spesso e fanno i regali più interessanti. Tra i quattro rimasti, più di tutti vuole evitare Ron. La maggior parte delle persone pensa che per la loro piccola differenza d'età siano più vicini, ma è l'opposto. Ron è sempre stato prepotente con lei citando i “diritti di fratello maggiore" e, inoltre, gli sono state permesse un sacco di cose che lei non poteva fare, come giocare a quidditch in giardino. Se ne è sempre vantato terribilmente. Gongolava come se fosse superiore a lei per questo.
Ginny, essendo la più piccola e l'unica ragazza, è sempre stata considerata ingenua, bisognosa di protezione e meno forte dei suoi fratelli. Ne ha odiato ogni secondo. Per questo spera che a Hogwarts possa finalmente diventare una persona diversa dalla “sorellina di…”, “la figlia di…” ed essere libera, più di tutto, di scegliere per sé stessa.
Non pensa che ad Hogwarts verrà sgridata se si riempie di fango giocando in giardino o se è troppo rumorosa durante Gobbiglie o SparaSchiocco.
Da quella che ha raccolto dai commenti dei suoi fratelli e degli amici che invitano a casa, la vita nel castello cambia moltissimo in base alla casa in cui ti trovi. La prima cosa che succede ai primi anni è essere assegnati ad una. Quindi, secondo Ginny, essere nella casa giusta è importantissimo.
«Come avviene lo smistamento? I ragazzi non me lo volevano dire.» Non permetterà ai suoi fratelli di rovinare Hogwarts per lei perché vogliono prenderla in giro e lasciarla all'oscuro. Se non sa come si decide la casa, potrebbe finire in una brutta e doverci restare sette anni.
«Oh, lasciali stare, probabilmente vogliono che tu sia sorpresa.» La bambina ne dubita fortemente, considerando quanto abbiano scherzato sulla prova col troll. «Preoccupati solo di memorizzare la strada per la torre di grifondoro.» Sua madre le accarezza distrattamente i capelli.
«Sai dove sono gli altri dormitori?» Borbotta mentre si risistema i capelli dietro le orecchie.
Sua madre ride. «Perché mai dovrebbe interessarti?» Ginny si morde il labbro.
«Beh, nel caso in cui…» ma, senza sorprese, il solo accenno viene spazzato via severamente. Sa che i suoi genitori la vogliono vicino ai suoi fratelli e nella stessa casa dove erano loro, ma lei non si sente così coraggiosa. Non riesce mai a vincere una discussione. Con nessuno. E quindi lascia perdere, come fa ora alla risposta di sua madre.
«Non essere sciocca Ginevra, sarai a grifondoro, come tutti i tuoi fratelli.» Fa una smorfia al nome, ma non se ne lamenta. È inutile discutere perché sa di non essere abbastanza gentile per tassofrasso o abbastanza intelligente per corvonero. Perciò, finirà a Grifondoro come qualsiasi altro Weasley, che è esattamente il suo problema: lei non vuole essere proprio come tutti i suoi fratelli. Non che ne direbbe una parola a sua madre.
Fortunatamente il forte fischio del treno interrompe la conversazione. Dovrebbe salire, ma sua madre semplicemente non la molla.
«Mamma, il treno sta per partire, lasciami andare.» Le proteste della ragazzina dai capelli rossi hanno ben poco successo.
«Oh la mia piccola,» inizia la matrona Weasley in un nuovo moto di malinconica gioia, mentre stringe la figlia al petto come se stesse partendo per la guerra, invece della scuola fino a dicembre, «mi raccomando» la prende per le spalle, guardandola dritta in faccia «comportati bene e ascolta i tuoi fratelli. Si prenderanno cura di te, Gin.» Quasi fa una smorfia, soprattutto sentendo quel nomignolo che disprezza. Di certo non seguirà in giro i suoi fratelli. È in grado di farsi degli amici propri.
Dopo qualche altro abbraccio e un paio di baci di troppo, Ginny riesce a salire sul treno poco prima che parta. Quasi cade nel corridoio.
Nuovo problema: essendo così tardi, la maggior parte degli scompartimenti è piena. Lei si rifiuta di cercare i suoi fratelli, probabilmente la scaccerebbero comunque perché non vorranno la sorellina tra i piedi mentre stanno con i loro amici.
Attraversando i corridoi dei vagoni, Ginny sbircia nei vetri delle porte per vedere che, come aveva previsto, non ci sono posti liberi. Sua madre la fa arrivare tardi ovunque. Penseresti che con sette figli si impari a gestire meglio il tempo, ma sembra solo creare più caos.
Smette di lamentarsi mentalmente con sua madre quando si scontra con qualcuno. Il ragazzo inizia subito a balbettare scuse. Intanto lei si sforza di mantenere l'equilibrio, aggrappandosi al muro.
«Non preoccuparti, nemmeno io stavo guardando dove andavo.» È vero che era distratta, ma la veloce rassicurazione era uscita dalle sue labbra soprattutto per fermarlo dallo sputare tutte quelle parole insieme. In piedi uno di fronte all'altro, è evidente quanto quel ragazzo sia più grosso di lei. Non solo è alto e piuttosto massiccio per un ragazzino, ma anche un po' cicciottello. Trova un po' dolce vedere un'espressione così imbarazzata sulla faccia di qualcuno che potrebbe altrimenti essere scambiato per un bullo.
«Ma tu sei la sorellina di Ron? Gli assomigli.» Sul suo viso è comparso uno sguardo di realizzazione.
«Sì, è mio fratello. Sono Ginevra Weasley.» Si presenta, reprimendo l'irritazione per essere riconosciuto come sorellina di Ron. Questo cambierà un giorno.
«Sono Neville.» Alla sua espressione confusa aggiunge: «P-Paciock...Neville Paciock, sono nello stesso anno di Ron, a Grifondoro. Capisco che non mi abbia mai nominato, d-davvero, non siamo esattamente amici…» parlando la sua voce cala di volume e, nonostante le sue parole di apparente disinteresse, a lei suona un po' ferito e deluso.
«Beh, piacere di conoscerti Neville.» La rossa sorride gentilmente, sapere che non è davvero amico di suo fratello lo rende molto più simpatico ai suoi occhi. «Sono sicura che potremmo essere buoni amici, ma in realtà sto cercando uno scompartimento.» Indica il baule che si sta trascinando dietro. «Magari ci vediamo in giro?»
«Ah, allora buona fortuna con la tua ricerca, a questo punto gli scompartimenti sono quasi tutti pieni.» Fa uno smorfia comprensiva. Ginny sente una fitta di calore e…familiarità. Non la capisce, non conosce questo ragazzo, ma prova uno strano desiderio di diventarne amica. È assurdo: dal poco che ha sentito da lui, sembra una persona normalissima. «Ci vediamo a Hogwarts.» Sembra pensare che lei non vorrà avere a che fare con lui dopo oggi e Ginny decide di seguire il suo istinto. Annuisce decisa in risposta. Si assicurerà di fargli capire che lo intende sul serio. Non è suo fratello, che ignora i sentimenti dei suoi compagni, ma fa tanto il nobile grifondoro perfetto.
Dopo uno scambio di sorrisi, incerto da una parte e allegro dall'altra, continuano in direzioni opposte.
Anche se ha superato almeno due vagoni, Ginny ha ancorala testa nella conversazione appena avuta. Neville Paciock è la prima persona con cui ha parlato su sette anni di scuola e molti più viaggi in treno che l'aspettano. E la prima cosa che ha pensato, guardandola, è Ron. Non un altro dei suoi fratelli che frequenta Hogwarts in quel momento o tutti loro in generale, proprio Ron. Non si assomigliano nemmeno così tanto. I suoi capelli sono molto più rossi di quelli di suo fratello e le sue lentiggini meno grandi. E Ron ha il naso storto perché gliel'ha rotto da piccola. Sorride al ricordo, subito seguito da uno smorfia. Può praticamente ancora sentire la voce alzata e arrabbiata di sua madre rimbombarle nella testa. Ricorda il sapore delle lacrime e il silenzio di suo padre. I tentativi di Bill di calmare la madre e l'abbraccio caldo di Charlie.
Scuote la testa e i ricordi con essa. Un altro motivo per diventare amica di Neville: dimostrare che è molto più simpatica di Ron. Mostrerà di essere molto meglio a chiunque la paragoni a suo fratello.
Con un nuovo balzo visibile nel suo passo, riprende la ricerca di un posto a sedere con rinnovata determinazione.
Finalmente, qualche porta dopo, trova uno scompartimento con solo uno studente al suo interno. Non pensa nemmeno di non fermarsi lì. Ha deciso che proverà ad avere più amici possibili, quindi si raddrizza i capelli per non sembrare una pazza e bussa leggermente prima di aprire la porta.
Si ferma sulla soglia mentre il ragazzo si gira a guardarla. Almeno sembra abbastanza giovane. Se è fortunata, magari saranno compagni di classe.
«Ehi, scusa, sono liberi questi posti? Il resto del treno sembra pieno.» Con la mano indica vagamente i posti intorno a lui.
«No, vieni pure.» Il suo tono è tranquillo, ma la sua espressione smentisce una certa noia. «Comunque sono contento di non fare il viaggio da solo, sei del primo anno?»
«Sì, tu?» chiede lei mentre cerca, inutilmente, di posizionare il suo baule nella rastrelliera sopra i sedili. Il ragazzo l'aiuta dandogli una spinta che lo manda al suo posto. Ginny trova ridicolo che sia servita la loro forza combinata per sollevarlo. Non l'ha riempito così tanto perché non aveva molto da portare oltre ai libri e tutto ciò che era necessario. La maggior parte del peso è probabilmente dovuto al fatto che è il vecchio baule di Charlie, grande perché doveva starci la sua scopa e tutta l'attrezzatura da quidditch.
Almeno quando anche lei giocherà, ci starà tutto.
I due ricadono sui sedili, uno di fronte all'altro. A quel punto, Ginny guarda davvero il suo compagno di viaggio. Ha gli occhi marroni, più scuri dei suoi, e tanti ricci neri intorno alla testa che sembrano una criniera. Lo immagina subito come un grifondoro.
Come lei, dev'essere arrivato passando per la Londra babbana perché indossa un paio di jeans e un maglione blu scuro. Sembra piuttosto rilassato e fortunatamente per nulla infastidito dalla sua intrusione, confermando le sue parole precedenti.
«Sì, mi chiamo Alexander Axeyes.» Anche lui studia velocemente il suo aspetto. I capelli rossi che le cadono dritti sulle spalle e le lentiggini sulle guance e il naso spiccano sulla pelle pallida della sua compagna di viaggio improvvisata. Il suo abbigliamento non è molto diverso da quello del ragazzo, l'unica differenza è che il maglione è rossiccio. Anche se Ginny sa che, a un esame più attento, si potrebbe notare quanto i suoi vestiti siano più consumati e un po' sformati. Non le sembra che l'altro ci faccia caso.
«Io sono Ginevra Weasley.» Si allunga per stringergli la mano. Ginny l'ha sempre trovato un gesto da grandi. Quando viene presentata agli amici dei suoi genitori, a loro stringono la mano e a lei danno una pacca sulla spalla o la testa o le accarezzano una guancia. Ai suoi fratelli hanno sempre offerto la mano con un sorriso. Lo odiava. È la prima volta che stringe la mano a qualcuno. Non capisce bene quanto stringere e come scuotere e segue i movimenti di Alexander, ma si sente un po' più importante. «Chiamami Ginny.» Se deve presentarsi da sola, lo farà con il nome che vuole.
Alexander le sorride in segno d'accordo. Ha le fossette.
Durante il viaggio i due chiacchierano su cosa si aspettano da Hogwarts. Alla famiglia di Alexander non importa in quale casa sarà, a differenza della sua. Ginny non vede l'ora di studiare incantesimi e lui trasfigurazione. Entrambi scoprono di condividere una passione per il quidditch, in particolare, per la posizione di cacciatore.
Quando passa la signora del carello, condivide un po' dei suoi dolci con lei. Sua madre aveva detto a Ginny di mangiare tanto a colazione per arrivare alla cena a scuola senza patire troppo la fame e così aveva fatto, perché non ha i soldi per comprare manciate di dolci. Alexander, invece, sì. Però non ha detto una sola parola sulla sua totale mancanza di considerazione per le leccornie vendute. O sui suoi sguardi golosi mal celati. Ginny prova un moto di gratitudine per lui, sopprimendo la vergogna ormai familiare.
Si godono i dolci insieme, ridendo ai gusti strani delle gelatine Tuttigusti+1. Poi confrontano le carte delle cioccorane per scoprire quale manca a chi. Ginny prova a lasciargliele tenere tutte, ma l'altro non ne vuole sapere. Alla fine concordano che terrà una figurina che non ha solo se, per lui, è un doppione. E promette di riportargli alcuni dei suoi doppioni dal mazzo che ha a casa. Alexander accetta perché, anche dopo appena qualche ora insieme, ha imparato che Ginny è testarda. Gli piace di lei. È abituato al fatto che le donne della sua vita siano indipendenti, non avrebbe pazienza per qualcuno che acconsente a tutto ciò che pensa o propone.
Dopo quelle che hanno sentito come grandi trattative diplomatiche, i due si rilassano contro i sedili. Dall'inizio del viaggio si sono lentamente spostati. Alexander è migrato verso il lato della porta, borbottando sul fatto che la Gran Bretagna sia troppo fredda. Ginny, invece, abituata com'è al tempo inglese, è tranquillamente seduta a gambe incrociate sullo stesso sedile con la schiena contro il finestrino freddo. Le era piaciuto osservare gli edifici e le città lasciare il posto alla campagna inglese. Non avrebbe mai detto che Londra sembrava grigia, ma in confronto alle distese di verde che l'hanno seguita, non ha paragoni migliori.
Adesso era ormai calata la sera, ma ha adorato vedere il lago su cui sono passati a un certo punto. Il sole lo faceva brillare.
Una voce risuonò per tutto il treno: «Tra cinque minuti arriveremo a Hogwarts. Siete pregati di lasciare il bagaglio sul treno; verrà portato negli edifici della scuola separatamente.» I due ripuliscono velocemente i sedili da carte e confezioni scartate e indossano le lunghe tuniche scolastiche. La rossa, vedendo il nero perfetto di quella dell'altro, si imbarazza per la sua tunica scolorita, più grigia che nera, che era appartenuta a Percy. Si concentra sul sistemarla bene intorno a sé, tenendo lo sguardo fisso verso il basso.
Velocemente segue Alexander mentre esce dallo scompartimento, lo affianca e finalmente alza lo sguardo. Un mezzo-gigante sta richiamando tutti i primi anni e questi si dirigono, in un mucchio composto da tanti ragazzini bassi e spaesati, verso di lui. Si presenta come Hagrid. È il tizio di cui suo fratello si lamenta per avere animali strani e dargli nomi ridicoli! Ginny lo guarda con un nuovo fascino, ma l'altro è impegnato a dirigere gli studenti sulle barche per attraversare il Lago Nero. Solo tre per barca e una sola tutta per lui. Ginny lo osserva mentre si siede, la barca traballa e, per un attimo, crede che affonderà. Ma il dondolio si placa fino a fermarsi e Hagrid li incoraggia a sistemarsi.
Rassicurati dalla sicurezza delle barche, in pochi attimi stanno attraversando il lago.
Quando il castello appare completamente alla vista c'è un coro di sussulti ed esclamazioni di meraviglia. Un ragazzo rischia quasi di ribaltare la sua barca, talmente era agitato.
Raggiunta in sicurezza la riva, una donna dall'aria severa, che si presenta come vicepreside e professoressa Minerva McGonagall, li accoglie.
Indossa una veste formale verde scuro, perfettamente ordinata. Non ha nemmeno una piega. Sebbene non sia nuova, è ben tenuta e si adatta alla donna dalla postura dritta. Zia Muriel l'adorerebbe.
Osserva che siano tutti attenti prima di voltarsi e iniziare a camminare. Che debbano seguirla e implicito.
Anche lo chignon basso che porta è perfetto. Ginny sente quasi dolore alla testa, vedendo quanto è tirato, ma la professoressa sembrava del tutto calma e composta. Piuttosto che la donna, lei segue i suoi capelli come punto di riferimento. Intorno a lei, molti si affrettano e quasi saltellano, facendo finire i loro capelli ovunque. Fanno sembrare la professoressa ancora più regale. La sua testa non si muove nemmeno mentre cammina.
Spalanca il portone e Ginny si rende conto con un sussulto che li ha portati nella Sala Grande. Ha un attimo per sentirsi stupida per questa ovvia conclusione prima di essere distratta dalla stanza stessa.
Aveva sentito storie su com'era da tutti i suoi fratelli, fonti poco affidabili nei giorni migliori, ma la realtà è ancora meglio: il soffitto è alto, sembra infinito, ed è incantato in modo da rispecchiare il cielo esterno. Lo spazio sopra le loro teste è disseminato di candele fluttuanti. Tutti i primi anni attraversano la stanza con il naso per aria. Alcuni non sembrano nemmeno notare di star passando in mezzo a quattro lunghi tavoli pieni di studenti con gli occhi puntati, invece, su di loro.
La professoressa McGonagall sale sulla pedana rialzata del tavolo insegnanti, vicino a uno sgabello dove è posato un vecchio cappello, e scruta i primi anni attraverso gli occhiali sulla punta del suo naso. Improvvisamente il cappello apre una fessura a forma di bocca e inizia a cantare:
«Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete:
io ve lo giuro che mi scappello
se uno migliore ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette,
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che a posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi e ascoltate
qual è la Casa a cui appartenere.
È forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassofrasso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simil gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori,
quei tipi astuti e per niente babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
e mettetemi in capo all'istante;
con me sarete in mani sicure
perché io sono un Cappello Parlante!»
Tutti intorno a loro applaudono e i primi anni si affrettano a copiarlo. Nel momento esatto in cui cala di nuovo il silenzio, la professoressa McGonagall riprende la parola: «Quando chiamerò il vostro nome, vi siederete sullo sgabello e vi metterò il Cappello Parlante in testa, questo sceglierà la vostra casa in base alle vostre qualità. Ognuna delle quattro casate ha la sua nobile storia e ciascuna ha sfornato maghi e streghe di prim'ordine. Ricordate: per il tempo che resterete ad Hogwarts, i trionfi che otterrete faranno vincere punti alla vostra Casa, mentre ogni violazione delle regole gliene farà perdere. Alla fine dell'anno, la Casa che avrà totalizzato più punti verrà premiata con la Coppa delle Case, il che costituisce un grande onore. Spero che ognuno di voi darà lustro alla Casa cui verrà destinato.» Se lo sguardo che manda è indicativo, questo doveva essere un avvertimento. «Ed ora è il momento dello smistamento.» Con una mano afferra la punta del cappello e con l'altra srotola una lunga pergamena. Ginny si immagina la donna austera provare quella mossa così coordinata davanti a uno specchio, guardandosi in maniera severa a ogni tentativo a vuoto. Trema con una risatina trattenuta. Alexander la guarda interrogativo e lei scrolla le spalle. Ginny si chiede fugacemente se, nel caso finissero in case diverse, lei e il suo nuovo amico rimarranno tali e spera di non dover testare quella particolare teoria. Non ha parlato con nessun altro, a parte Neville, con cui però non condivide lezioni.
«Axeyes, Alexander Nathan» è, non sorprendentemente, il primo a essere chiamato. Viene smistato abbastanza velocemente a Serpeverde e, mentre va al suo tavolo, le lancia un breve sorriso. Ginny si affretta a ricambiare, ma i suoi pensieri sono da un'altra parte. I suoi fratelli la tormenteranno per avere un amico in quella casa. I suoi pensieri vanno al ragazzo biondo della libreria, Malfoy, e lo cerca con lo sguardo. Lo nota mentre applaude al nuovo membro, voltato a sussurrare qualcosa al suo vicino di posto. Sembra innocuo, un ragazzo come un altro, nonostante sia un vero idiota. Suo fratello non poteva chiudere la bocca su di lui per tutte le vacanze di Natale e Pasqua. Solo per quante volte ha sentito "Malfoy qui…", "Malfoy là…" era disposta ad odiarlo. Poi l'ha incontrato. Merlino, il ragazzo è insopportabile e l'ha presa in giro. Poi come potrebbe odiare Harry, è sempre così gentile. Sa che suo padre odia i Malfoy, torna a casa a giorni alterni lamentando di tutto ciò che Malfoy Senior compra nel Ministero con i suoi soldi, ma non sapeva che fosse ereditario. Tutti i suoi fratelli considerano tutta la loro casa malvagia, piena di maghi oscuri, come Malfoy Senior, in allenamento. Ma poi, loro ripetono quello che dicono i loro genitori e la ragazza sa che sua madre tende ad esagerare i pericoli. Il suo amico è la dimostrazione che non sono tutti così. Non potrà essere così male.
«Weasley, Ginevra Molly» A differenza di Alexander, lei è la penultima ad essere chiamata ed era ormai diventata impaziente, osservando tutti i suoi coetanei essere accolti nei vari tavoli con applausi, sorrisi, pacche sulle spalle e strette di mano.
Si posiziona quasi di fretta sullo sgabello, detestava stare in piedi quasi da sola in mezzo alla folla.
Quando il Capello le viene messo in testa, tutto diventa nero e, nell'oscurità, sente una voce. La fa sobbalzare leggermente.
«Un altro Weasley…mhm…questo è interessante.»
«Chi sei? Stai parlando nella mia testa?» Chiede allarmata.
«Io sono il Cappello Parlante, giovane strega, e smisto gli studenti sin dalla fondazione di questa scuola, alla fine del X secolo. I fondatori stessi mi hanno scelto, in comune accordo. Puoi sentirmi solo tu ora.»
«Ah...piacere di conoscerla, signor Cappello.»
«Oh, il piacere è mio! Sei molto educata, ci credi che quasi nessuno mi saluta mai?! Ma...oh, cosa stavo dicendo? Ah sì! Non capita tutti i giorni di trovare una mente così interessante in così giovane età!» Ginny quasi si perde nelle divagazione del cappello e decide di aggrapparsi alla parte più importante del suo discorso.
«Cosa è interessante?!» pensa ferocemente in risposta.
«Non sei come gli altri Weasley, no no…correggimi se sbaglio, cosa che, ti avverto, non succede mai, tu non vuoi vivere nell'ombra dei tuoi fratelli, vuoi essere la tua persona e, come la più giovane e unica femmina, hai imparato ad essere astuta, vero?»
«Beh... sì. Quindi?» Qualche mormorio si leva tra gli studenti che, perlopiù stanchi ed affamati, avevano considerato lo smistamento della più giovane Weasley veloce e ovvio, si sa che i fratelli finiscono spesso nelle stesse case. Ma lei non ci fa caso, concentrata com'è nella conversazione telepatica.
«Quindi dice, quindi...vuoi la possibilità di essere te stessa, alle tue condizioni?»
«Io…» inizia lei incerta, «sì sì! Chi non vorrebbe?» con quell'ultimo pensiero si raddrizza visibilmente sullo sgabello. Ginevra Weasley uscirà dall'ombra dei suoi fratelli.
«Oh, molti più di quanto pensi, bambina. Vedi, tu hai una personalità molto forte, ti aspetta un lungo cammino e…Ma non è questo che dovrei dirti.» Il Cappello emette uno sbuffo che le sembra di sentir rimbombare in testa. Ginny ormai ascoltava rapita. «Ricorda: pondera con attenzione le tue scelte, a serpeverde non esistono seconde possibilità.» Si aspettava qualcosa di diverso, ma quelle parole la fanno congelare dal terrore. La sua famiglia odia i serpeverde, la odieranno. E i suoi fratelli si lamentano sempre della loro crudeltà. Il Cappello riprende come se l'avesse sentita pensare, cosa che probabilmente ha fatto. «Non lasciare che altri pensino per te, giovane strega. Staresti bene a Grifondoro con tutta quell'audacia che hai, in fondo è nel tuo sangue, ma…tale desiderio di mettersi alla prova…sei ambiziosa e determinata…puoi crescere davvero a…» Ginny si prepara, trattiene il respiro e si stringe in sé stessa.
«SERPEVERDE!» Urla il Cappello, facendo cadere la sala nel silenzio.