Piume di Cenere

Harry Potter - J. K. Rowling
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Piume di Cenere
Summary
Il Ministero è caduto, le lettere di convocazione al Censimento per i Nati Babbani sono state inviate e quando Lydia Merlin riceve la sua, sa che è arrivato il momento di nascondersi. Ma una lezione che ha imparato durante i sette anni ad Hogwarts è che i suoi piani non vanno mai come dovrebbero.Un incontro fortuito con un ex compagno di scuola ed un bambino troppo chiacchierone le ricorderanno che la fuga non è un’opzione, e che in un mondo magico che ha dimenticato cosa sia l’umanità e la pietà, c’è ancora qualcosa per cui vale la pena combattere.Una storia di sopravvivenza, ingiustizia e dei mostri che si annidano nei luoghi più oscuri.Dall'Epilogo:«Corri!»Lydia sapeva che era arrivata la loro fine.Nulla li avrebbe salvati.Sfrecciò in mezzo ad un gruppetto di anziane signore, che reagirono lanciandole imprecazioni che mal si addicevano a delle così adorabili nonnine.«Scusate, scusate!»E ovviamente Lance perse tempo a cercare di farsi perdonare piuttosto che correre per salvarsi la vita.
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Capitolo 30 - Il debito

Capitolo 30
Il debito

 

La bacchetta di Lydia volò nell’aria ed atterrò a diversi metri di distanza.
Lydia non si mosse.
«Blake.» ripeté, come se continuare a pronunciare il suo nome potesse rendere possibile il fatto che Blake Moore era proprio davanti a lei, nel giardino della casa di sua nonna, con una bacchetta puntata contro la sua fronte.
Tutto si sarebbe aspettata da quella giornata tranne trovarsi di fronte al suo ex fidanzato. E questo le riportò alla mente il loro ultimo, disastroso incontro, e tutta la rabbia che le aveva causato in quell’occasione tornò a fluire nelle sue vene ad anni di distanza. «Blake.» disse un’ultima volta, sputando tutto il suo veleno.
Il ragazzo però sembrava preoccupato da altro. «Dobbiamo andarcene da qui.»
Lydia non riuscì a trattenere uno sbuffo tra il divertito e il sarcastico. «Ah, quindi adesso è questo che fai? Compari nei giardini altrui e ti metti a minacciare la gente? Bel modo di salutarmi, a proposito. Non ci vediamo da anni e la prima cosa che ti viene in mente di fare è disarmarmi.»
«Se ti avessi lasciato la bacchetta mi avresti subito lanciato una Maledizione.»
Gli occhi di Lydia lampeggiarono. «Probabile.»
Blake abbassò la bacchetta e si avvicinò a lei in due falcate. La prese per le spalle e la costrinse a guardarla negli occhi. Le sue iridi grigie erano intrise di paura. «Dobbiamo andarcene, Lydia.»
«No!» esclamò Lydia, scrollandoselo di dosso «Non puoi presentarti a casa mia e metterti a darmi ordini! E come diavolo fai a sapere dove abito?!»
Ma Blake non la ascoltava, il suo sguardo era rivolto alle sue spalle. Una goccia di sudore scivolò dalla fronte ed andò a bagnare alcune ciocche dei suoi capelli neri. «Stanno arrivando.» Per istinto, Lydia si voltò e la scena che si presentò ai suoi occhi le fermò il cuore. Ombre. Ombre che si avvicinavano minacciose dall’orizzonte. Non poteva essere… non di nuovo… non…
No, non era il momento di lasciarsi sopraffare dal panico. Una scarica di adrenalina la aiutò a muoversi e la spinse ad afferrare il braccio di Blake, trascinarlo oltre il cancellino, dentro le protezioni, e correre verso casa.
«Che fai? Dobbiamo andarcene prima che ci raggiungano!»
«C’è la mia famiglia qui!» urlò di rimando Lydia, il panico che tentava di stringerle ancora la gola. La porta sbatté contro il muro. «Mamma! Papà! Nonna!» I suoi genitori uscirono di corsa dalla cucina.
«Che succede?» chiese la madre. Lydia non ebbe bisogno di rispondere, la debole luce mattutina del sole svanì all’improvviso e il corridoio fu avvolto dalle tenebre. Suo padre si accostò alla finestra e scostò la tendina. Lydia non sapeva che cosa poteva vedere con i suoi occhi da babbano, ma qualsiasi cosa fosse, fu abbastanza da fargli comprendere che cosa si stava avvicinando.
«Dove è la nonna?» chiese Lydia «Nonna! NONNA!» Si guardò intorno freneticamente.
«Che avete da strillare come gabbiani? Ti sembra il modo di comportarti, signorina?» La nonna li fissava severi dalla cima delle scale. «Cosa hai dimenticato?»
Lydia non perse tempo a correggerla. Dalla velocità delle ombre che continuavano ad avvicinarsi inesorabilmente alla loro casa, mancavano solo pochi secondi prima che venissero a contatto con le sue protezioni, e, nonostante fossero state rinforzate dal signor O’Brien in persona, non sapeva per quanto le difese potessero reggere contro un assalto diretto e non aveva intenzione di scoprirlo. Non c’era tempo per spiegare.
«Dobbiamo fare le valigie.»
«Non abbiamo tempo!» sbraitò Blake, facendo sobbalzare la madre di Lydia, e poi tornò a rivolgersi a Lydia stessa «Bene, hai recuperato la tua famiglia. Ora dobbiamo andarcene, subito!»
L’ultima cosa che Lydia avrebbe voluto era dare ragione a Blake Moore. Ma in casi di vita o di morte poteva concedersi un’eccezione.
«Andiamo!» Costrinse i suoi genitori a correre sulle scale per raggiungere la nonna. L’oscurità diventava sempre più fitta, rischiando di farli inciampare nei gradini.
«Che fate?!» domandò sorpreso Blake «Dobbiamo Smaterializzarci!»
«Provaci pure, se vuoi. Ma avranno già lanciato un incantesimo Anti-Smaterializzazione su tutta l’area.» Lydia si tastò il collo. Le dita si strinsero sulla catenina d’argento «È la prima cosa che hanno fatto ogni volta che li ho incontrati.»
«Ogni volta? Come ogni volta?»
Un lampo esplose improvviso all’esterno, facendo tremare la casa.
«Non è il momento, mamma.» Una seconda maledizione andò a scontrarsi contro la barriera invisibile del signor O’Brien. «Comunque, l’incantesimo ci impedisce di Smaterializzarci, ma non possono bloccare questa.» La tazzina sembrava ancora più minuscola nel suo palmo, eppure rappresentava la loro unica salvezza. L’altra mano di Lydia corse alla tasca. Trovò solo una piuma. «La bacchetta.» impallidì «Ho lasciato la bacchetta in giardino.»
«Non c’è tempo!» ripeté Blake, esasperato «Andiamocene, ora!» Una nuova esplosione fece tremare la casa, tutti loro si chinarono per istinto mentre la polvere cadeva dalle intercapedini del soffitto. Si udì la finestra di una camera andare in frantumi.
Lydia non voleva andarsene senza la sua bacchetta. Il panico rischiò di impossessarsi di nuovo di lei. Se la bacchetta fosse rimasta lì allora lei sarebbe rimasta completamente indifesa. «Posso ancora…» Poi Lydia notò sua nonna. Tremava, e per la prima volta nella sua vita, vide la paura nei suoi occhi. E capì che il tempo era realmente scaduto. Doveva portare la sua famiglia fuori da lì. Sollevò la tazzina al centro del gruppo. «Toccatela.» Tutti tesero un dito fino a sfiorarla. Lydia si accertò che ognuno di loro fosse a contatto con la minuscola ceramica, e poi si voltò verso Blake. «Devi ingrandirla.»
«Engorgio.» La voce di Blake fu sovrastata da un’altra esplosione, ma fu sufficiente per avviare la Passaporta.
 
I piedi di Lydia atterrarono pesantemente sul prato incolto. I respiri affannati che la circondavano confermarono che la Passaporta aveva compiuto il suo dovere e li aveva condotti in salvo e che la sua famiglia aveva superato indenne il viaggio magico.
Suo padre si piegò e vomitò in un cespuglio.
Quasi indenne.
Lydia prese sottobraccio sua nonna, che tremava ancora incontrollabilmente, e si trovò inconsciamente a pensare che probabilmente quella sarebbe stata la prima e l’ultima volta in cui vedeva la nonna senza la maschera forte e impavida dietro cui si nascondeva da tutta la vita.
«Possiamo entrare.» Il rifugio era proprio come lo ricordava, anche se l’ultima volta che vi era stata era molto più affollato, con le intere squadre delle Case Sicure pronte ad andare a salvare i bambini del primo anno ad occuparlo. I mobili erano ancora coperti da lenzuola e la polvere era aumentata a dismisura. Non importava. Duncan aveva detto che i sensori avrebbero avvisato all’istante lui e Katherine del loro arrivo. Sarebbero stati lì in pochi minuti. Fece accomodare sua nonna su una poltrona, sollevando una nuvola di polvere che la fece starnutire. «Siamo al sicuro, qui.» Sua madre mise un braccio sulle spalle della nonna, delle lacrime solcavano silenziose il suo viso.
Il padre entrò nel salotto con le gambe che tremavano ed un colorito verdastro in viso. «Sto bene, sto bene.» disse barcollando. Inciampò in un tappeto polveroso e quando ritrovò l’equilibrio, corse verso il lavandino della cucina e rigurgitò di nuovo. Blake, entrato subito dopo di lui, fece una smorfia disgustata.
«Devi sederti, papà. Quando arriveremo a casa O’Brien, Lance ti darà un tonico contro la nausea da Passaporta. Io intanto vado a controllare le protezioni e torno, va bene?» Nessuno della sua famiglia pronunciò una parola. Sua madre annuì, suo padre tentò di avvicinarsi a lei ma deviò a metà strada e corse a prendere un cestino vuoto per vomitare tutta la bile rimasta nel suo stomaco. Senza perdere altro tempo, Lydia raggiunse la porta sul retro, scese di corsa i gradini del portico e alzò lo sguardo verso il cielo. Poteva intravedere i filamenti dorati delle protezioni.
«Ho bisogno del tuo aiuto.»
Lydia si irrigidì.  «Dovresti stare dentro.»
«Voglio aiutarti. Hai detto che volevi controllare le protezioni ma senza bacchetta c’è ben poco che puoi fare.»
Lydia inspirò rumorosamente e si voltò di scatto verso Blake. «E di chi è la colpa se la mia bacchetta è rimasta nel giardino della nonna? Chi mi ha disarmata?»
«L’ho fatto per evitare che tu mi Schiantassi.»
«Avrei dovuto farlo!»
Blake fece un passo verso di lei. «Ma ti ho aiutata. Ti ho avvisata che stavano arrivando…»
Lydia socchiuse gli occhi. «E tu come facevi a sapere che mi avevano trovata?»
«Diana Clarke.»
«È sopravvissuta ai Dissennatori?» Lydia sgranò gli occhi e il suo cuore ricominciò a battere all’impazzata. Dopo l’attacco sulla spiaggia e l’arrivo dei Dissennatori, aveva creduto che Diana non avesse avuto scampo, che spezzando la sua bacchetta l’avesse condannata di conseguenza ad un fato peggiore della morte.
Blake annuì. «Per un soffio. Trovarsi faccia a faccia con i Dissennatori l’ha fatta tornare in sé. Si è accorta che i suoi compagni l’avevano abbandonata al suo destino, direi che è un metodo efficace per capire se ti puoi fidare di qualcuno. Da quel giorno è diventata una spia. È stata lei ad avvisarmi che ti avevano rintracciata. E io sono subito corso da te.» Sembrava sincero.
«Ma non capisco.» Tutta quella storia non aveva senso. «Come hanno fatto a trovarci, come…?» Uno schiocco la distrasse. Katherine, Lance e il signor O’Brien comparvero dalla parte opposta della casa, nel giardino anteriore. Lydia si rilassò all’istante. Ora erano veramente al sicuro. Sollevò un braccio e riempì i polmoni per chiamarli. E poi una mano si strinse sulla sua bocca strozzandole la voce, e Lydia riconobbe la maledetta stretta della Smaterializzazione.
 
 
Nell’istante in cui i piedi di Lance toccarono terra, il ragazzo si gettò verso il rifugio che si stagliava davanti a loro, un unico nome che si ripeteva nella sua testa. «Lydia!» urlò.
Lo sapeva, si era fidato di Katherine e Duncan e questo era il risultato. Perché lo aveva fatto? Perché non si era presentato fuori dalla casa della nonna di Lydia nel momento stesso in cui Kate lo aveva informato della sua partenza, come gli aveva urlato di fare il suo istinto? Si era lasciato convincere che aspettare fosse la soluzione migliore, che Lydia non corresse alcun pericolo, che era solo per pochi giorni. E invece… «Lydia!» superò di corsa i tre gradini che portavano al portico e spalancò la porta d’ingresso, facendo sobbalzare i suoi tre ospiti.
«Ti sembra il modo, giovanotto?» chiese un’anziana signora dall’accento scozzese. Accanto a lei c’erano i genitori di Lydia. Erano scossi, confusi ma al sicuro. Però mancava la persona più importante. «Lydia!» chiamò ancora Lance, correndo alle porte che portavano alle altre stanze.
«Non è qui.» La risposta del padre di Lydia fece incespicare Lance.
«Deve esserlo. Avete usato la Passaporta d’emergenza, no?»
«Lei non c’è.» rispose ancora il padre di Lydia. Era seduto sul divano, lo sguardo perso nel vuoto ed un cestino stretto tra le braccia. «È uscita qualche minuto fa.» disse indicando con un gesto flaccido la porta sul retro. Lance si lanciò verso di essa e la spalancò, trovandosi di fronte ad una radura completamente deserta. Lydia doveva aver fatto il giro esterno della casa, probabilmente era già con suo padre e Katherine.
Si voltò di nuovo verso la porta d’ingresso. Kate era appena entrata in casa, il viso contratto dalla preoccupazione. «In giardino non c’è.»
E la speranza di Lance si infranse. Non era possibile. Lydia non avrebbe mai lasciato sola la sua famiglia. «Dove è andata? C’era qualcun altro con voi?»
I genitori e la nonna di Lydia lo guardarono confusi. «No.»
«Non ha senso!» Lance si passò una mano nei capelli, l’ansia che cresceva ad ogni istante trascorso senza Lydia «Perché sarebbe uscita se voi siete qui al sicuro? Sapeva che stavamo arrivando. Dite che è tornata a casa vostra?» si voltò di nuovo verso la famiglia di Lydia, mentre la sua mente vorticava alla ricerca di una spiegazione, una qualsiasi che potesse giustificare la sua sparizione «Sì, deve essere tornata indietro a prendere qualcosa, o qualcuno!» si rispose da solo, e senza aspettare una risposta si diresse verso l’uscita, intenzionato ad andare subito a cercarla, riportarla a casa e chiudere quella maledetta storia.
Ma suo papà era sulla porta d’ingresso. Le sue mani erano strette attorno a qualcosa, delle ombre adombravano il suo volto. «Ho controllato se era tornata a casa di sua nonna. Le protezioni sono a pezzi e la casa è deserta. Ho trovato solo questa nel prato.»
Aprì le mani.
La bacchetta di Lydia.
«No…» boccheggiò Lance.
Perché se lei era scomparsa e la sua bacchetta era lì, allora questo significava una cosa soltanto.
L’avevano presa. Lydia era stata rapita.
 
 
L’atterraggio fu più brusco del precedente. Probabilmente dipendeva dal fatto che Lydia stava tentando in tutti i modi di liberarsi dalla presa di Blake. Provò a mordere la mano che le impediva di parlare, ma il ragazzo fu più veloce e la spostò, afferrandola con l’altra mano per un braccio. «Lasciami, bastardo! Ho detto di lasciarmi!» tentò di tirargli un calcio ma Blake lo schivò senza fatica.
«Ferma, ferma! Non voglio farti del male! Ho solo bisogno di parlarti e OUCH…» Il calcio di Lydia diretto verso il suo ginocchio centrò il bersaglio. Blake si piegò su se stesso e la sua presa sul braccio di Lydia scivolò, liberandola.
Lydia si guardò attorno freneticamente. Si trovavano in un appartamento, individuò la porta d’ingresso e si slanciò verso di essa.
«Ho salvato la tua famiglia! Sei in debito con me!»
La mano di Lydia si fermò sul pomello. Lo strinse con forza, il suo cervello le stava gridando di non ascoltare Blake, che in ogni occasione in cui gli aveva dato retta era finita nei guai o con il cuore spezzato, che l’unica cosa sensata da fare era scappare. Una volta in strada avrebbe deciso il da farsi, nonostante l’assenza della sua bacchetta. Eppure non riusciva più a muoversi. Maledetto cuore. «Cinque minuti.» sibilò infine, voltandosi verso di lui con un movimento secco. Sollevò l’indice in un gesto che sperò essere abbastanza minaccioso. «Ti concedo cinque minuti e poi mi riporti là.»
Blake, ancora piegato dal dolore per il calcio al ginocchio, si appoggiò allo schienale di una sedia per raddrizzarsi. «Va bene.»
Lydia si tolse i capelli spettinati dal volto. «E non pretendere che ti curi il ginocchio. Te la sei cercata.» Scostò una sedia dal tavolo e vi si sedette pesantemente. «I cinque minuti sono iniziati. Ti conviene cominciare a parlare. Diana Clarke è viva ed è tornata dalla parte dei buoni, evviva, alleluja e sono tanto contenta per lei.» disse, il sarcasmo impossibile da mascherare. Ora che sapeva che Diana era ancora viva, non poteva ignorare il fatto che aveva tentato di ucciderla. L’aveva quasi annegata, per la barba di Merlino! «Questo cosa ha a che fare con te o con me? E come hanno fatto a trovarmi?»
Blake scostò l’altra sedia e la posizionò troppo vicino a Lydia. «Sai che Isaac Mills e Aiden O’Neil erano miei amici a scuola…»
«Come potrei dimenticarmi di quegli imbecilli?»
Blake ignorò il suo commento. «Quando la guerra è iniziata hanno deciso subito da che parte stare…»
«Non c’era bisogno di una guerra per capire che sono degli stupidi. Hanno deciso di unirsi alle fila di Tu-Sai-Chi, come tutti si aspettavano da loro, vorrei aggiungere, ma questo non spiega come abbiano fatto a trovare me e la mia famiglia.»
«Se mi lasci parlare adesso ti racconto!» disse Blake esasperato.
Come se avesse il diritto di essere irritato con Lydia dopo averla appena rapita.
«Celia, Celia Harris, ti ricordi di lei, vero?» Lydia aprì la bocca per replicare con un’altra frecciatina ma Blake doveva aver imparato la lezione perché si affrettò a continuare «Lei si è tirata indietro. Ha detto che un conto erano le bravate a scuola-»
«Bravate? È così che le chiamavate?»
«-Ma che lei non era un’assassina e non aveva intenzione di diventarne una.» terminò Blake, senza nascondere uno sbuffo infastidito per l’interruzione «Il fratello di Celia invece è un fervido sostenitore di Tu-Sai-Chi, e la prima cosa che ha fatto quando lui è tornato, è stata organizzare un gruppo di collaboratori che portasse avanti il volere del Signore Oscuro, che lo aiutasse a creare il mondo secondo i suoi dettami.»
«Un mondo in cui noi Nati-Babbani non dobbiamo esistere. So cosa vuole Tu-Sai-Chi. Taglia corto, i cinque minuti stanno scorrendo velocemente.»
Questa volta Blake la ascoltò ed iniziò a parlare più velocemente. «Volevano essere notati da Tu-Sai-Chi e poter così diventare dei veri Mangiamorte. Isaac e Aiden hanno cercato di unirsi a loro, ma sono stati rifiutati perché troppo giovani, il fratello di Celia ha detto che se proprio volevano rendersi utili potevano crearsi un gruppo tutto loro. L’idea è piaciuta parecchio a Isaac, e così mi hanno chiesto di arruolarmi.» 
«E fammi indovinare?» disse Lydia, sprezzante «Tu ti sei rifiutato.»
«Sì!» esclamò subito Blake «Ho capito cosa avevano intenzione di fare e me ne sono tirato fuori!»
«E invece a me è stato riferito che dopo il diploma sei andato a vivere proprio con loro. Mi sembra strano che sei passato dal viverci insieme al voltargli le spalle.»
Blake si chinò verso di lei, per istinto Lydia spinse indietro la sedia. «Sì, una volta diplomati ci siamo trovati un appartamento a Londra, ma era prima che tentassero di farmi entrare nel loro gruppo.»
«Continuo a non capire come mai hai rifiutato. Non è nel tuo stile.»
«Non lo nego. Così come tu non puoi negare che posso essere migliore, quando mi impegno.»
Lydia distolse lo sguardo. No, non poteva negarlo. Ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di ammetterlo ad alta voce.
Così Blake continuò «Non potevo accettare perché ero d’accordo con Celia: un conto è comportarsi da bulletti in una scuola, un altro è compiere violenze contro persone innocenti. Ho detto di no, e ho capito che non potevo più vivere con loro, e così sono tornato a casa dei miei genitori, lontano da Isaac e Aiden e da qualsiasi cosa avevano intenzione di fare. Mi sono tirato fuori da tutto.»
«Ed essendo Purosangue hai potuto vivere tranquillamente la tua vita.» disse Lydia, senza riuscire a nascondere una punta d’invidia.
Blake si passò una mano tra i capelli. «Tranquillamente è una parola grossa. Anche per i Purosangue la vita si è complicata parecchio.»
A Lydia sfuggì uno sbuffo ironico.
«Dico davvero,» continuò Blake «È semplice per coloro che dimostrano il loro assoluto sostegno alla causa, per noi altri è un continuo sospetto. La casa dei miei genitori è stata perquisita quasi ogni mese da quando hanno preso il Ministero. Erano convinti che stessimo nascondendo dei Nati-Babbani. L’ultima volta hanno divelto tutti gli scaffali della biblioteca per cercare un passaggio segreto che neanche esiste.»
Lydia lo guardò. «Vorrei dire che mi dispiace, ma sono nella Lista delle persone ricercate e hanno tentato di ammazzarmi così tante volte da aver perso il conto.»
«Non sto cercando la tua pietà.» ribatté lui.
Lydia incrociò le braccia, fingendo un’indifferenza che in realtà non possedeva, perché in fondo il racconto di Blake le interessava, soprattutto dopo aver vissuto mesi interi chiusa in una casa con solo poche informazioni riguardo al mondo esterno. E anche perché, nonostante tutto, Blake rimaneva un suo ex compagno di scuola ed ex fidanzato. «La mia pietà forse no, ma il mio aiuto sì.» Bastò per ricordare a Blake il suo posto. «Quindi questa è la casa dei tuoi genitori? Pensavo che le famiglie Purosangue vivessero tutte in palazzi quattrocenteschi o ville da milioni di galeoni. Devo dire che sono delusa.» La stanza in cui si trovavano continuava a sembrare parte di un appartamento più che di una magione.
E infatti Blake confermò i suoi sospetti. «No. Non ne potevo più di avere continuamente i Mangiamorte in casa a rovistare nelle mie cose, così mi sono trasferito qui.»
«Quindi ti sei rifiutato di unirti ai tuoi amichetti e hai deciso di vivere la tua vita in questo appartamento lontano da ogni pericolo.» riassunse Lydia, poi si chinò verso Blake. «Adesso devi solo spiegarmi tre cose. Primo, perché Diana Clarke si è rivolta a te quando ha deciso di cambiare schieramento? Secondo, come hanno fatto a scoprire dove ero? E ultimo, ma non meno importante, cosa vuoi tu da me?»
Blake abbassò il volto, i capelli si spostarono in avanti e coprirono i suoi occhi. «Quando è stata lasciata in balìa dei Dissennatori, Diana ha capito con chi aveva realmente a che fare; ha iniziato ad avere dei ripensamenti ed è stato in quel momento che è venuta a cercarmi. Era a conoscenza del fatto che io mi ero rifiutato di unirmi al loro gruppo, voleva sapere cosa mi aveva spinto a farlo, aveva bisogno di qualcuno che la sostenesse. Quando si è presentata da me le ho detto di uscirne ed andarsene il più lontano possibile. Ma lei…» la voce di Blake incespicò «Lei aveva dei debiti da pagare. Aveva fatto cose di cui si pentiva. E voleva trovare un modo per rimediare al male che era stata costretta a compiere… L’ha trovato con te.» sollevò di nuovo lo sguardo e lo fissò negli occhi di Lydia. «Appena ha saputo che ti stavano per attaccare mi ha recapitato un messaggio, dicendomi dove trovarti. Sono arrivato appena in tempo.»
«Ma è questo che non capisco! Come hanno fatto a scoprire dove mi trovavo?» E soprattutto, negli unici giorni in cui era tornata a casa di sua nonna. Era uno coincidenza troppo strana per essere tale.
«Era da mesi che ti cercavano. Ti hanno vista con gli O’Brien.» Blake quasi sputò pronunciando quel cognome «Stavano cercando tutti voi, sanno che catturare anche solo uno di voi significherebbe venire a conoscenza del luogo in cui si trovano i bambini che avete nascosto.» Lydia ringraziò in silenzio il giuramento che proteggeva il loro segreto e la locazione esatta di Casa O’Brien. «Hanno tentato con Kenston ma non ci sono riusciti.» Lydia si irrigidì nel sentire il nome di Paul, la visione di un Marchio Nero stagliato contro il cielo stellato. «Adesso sanno che la loro migliore opportunità è riuscire a catturare qualcuno della famiglia O’Brien. Oppure te. Pensano che consegnare i bambini al Ministero sarebbe il passo che finalmente li porterebbe all’attenzione dei Mangiamorte. Vi considerano il biglietto per incontrare il Signore Oscuro e diventare ufficialmente suoi discepoli. E tu eri la più semplice da rintracciare. Sapevano della casa di tua nonna, non chiedermi come.»
Lydia fu scossa da un brivido. «E come hanno fatto a capire che ero lì proprio in quel momento? Hanno attivato un incantesimo sensore? Ci stavano sorvegliando? Di sicuro che ci stavano sorvegliando… Avranno messo qualcuno di guardia. Mi avranno vista quando sono uscita di casa, mi sono fermata troppo sul vialetto, hanno avuto tutto il tempo che volevano per avvisare gli altri e tendermi l’imboscata.» Sprofondò il volto tra le mani «Sono stata una stupida! Duncan mi aveva avvisata di non uscire dalla porta. E per colpa della mia stupidità la mia famiglia ha rischiato di morire.» Il senso di colpa le agguantò il cuore «I miei genitori… mia nonna… Potevano morire. Per colpa mia.» Aveva messo in pericolo mortale la sua famiglia, di nuovo. Come aveva potuto permettere che accadesse un’altra volta? Dopo quello che era successo al parco giochi avrebbe dovuto essere più intelligente di così, si era permessa di sentirsi al sicuro e così facendo aveva rischiato di far ammazzare la sua famiglia. Sua mamma, suo papà, la nonna… erano al sicuro solo quando si trovavano lontani da lei.
Blake le scostò le mani dal volto e la guardò nello stesso modo in cui la guardava durante il loro quinto anno.
«Non è stata colpa tua. È stata tua zia. È stata lei ad informare Isaac.»
«No… No, non ha senso.»
«Dopo l’attacco alla spiaggia, quando Isaac ha avuto la conferma che anche tu facevi parte del gruppo che nascondeva i bambini, è venuto a cercarti. È andato prima a casa tua e l’ha trovata deserta, allora ha scoperto dove abitava tua nonna. Non è riuscito ad avvicinarsi alla porta, le protezioni lo sbalzavano indietro ogni volta. Ma conosci Isaac, non si arrende facilmente, e allora ha aspettato. Tua zia è stata la prima ad uscire in giardino. Isaac non ha neanche avuto bisogno di minacciarla. Tua zia ha iniziato subito a parlare, ha detto che non eri nascosta lì, che li avevi abbandonati da mesi ormai, quando Isaac le ha chiesto se avevi avvisato di un tuo possibile ritorno, lei gli ha risposto che non eri più la benvenuta lì. Era palese che tra te e lei non scorresse buon sangue, e così Isaac ne ha approfittato e tua zia è stata fin troppo facile da corrompere. Il piano era semplice. Se tu fossi tornata a casa, tua zia avrebbe avvisato Isaac. E così è stato.»
Ma per Lydia continuava ad essere un discorso senza senso. Sì, sua zia la odiava e non era possibile negarlo, ma come era riuscita a contattare i suoi nemici? Non era neppure una strega, non aveva mezzi magici con cui comunicare…
Un’immagine attraversò fulminea la mente di Lydia. «Il gufo di mio papà è scomparso.» Suo padre lo aveva accennato la mattina successiva alla partenza di zia Masie, per poi considerare la scomparsa solo come una caccia un po’ più lunga del solito. E invece Werbley stava involontariamente consegnando un messaggio ai suoi nemici. Lydia deglutì a fatica. Sua zia aveva lasciato la casa senza dire una parola, consapevole che Isaac e gli altri sarebbero arrivati non appena il messaggio sarebbe stato recapitato. Aveva lasciato indietro la sua famiglia a morire.
Una mano si posò sul suo polso. Lydia sollevò lo sguardo fino ad incontrare gli occhi di Blake. «L’importante è che siamo riusciti a scappare in tempo. I tuoi genitori sono al sicuro, ora, l’hai detto tu stessa.»
Sì, lo erano. Probabilmente erano già nelle mura protette di casa O’Brien. Dove sarebbe stata anche lei se non fosse stata rapita da Blake. Sfilò la sua mano da quella del ragazzo. «E allora arriviamo all’ultima domanda. Tu cosa vuoi da me?»
Le sue parole echeggiarono nella stanza. E negli istanti successivi accadde qualcosa che Lydia considerò impossibile: Blake si accartocciò su se stesso, non c’era altro modo per descriverlo. Le sue spalle si curvarono, il volto si riempì di rughe che prima non c’erano e le sue mani iniziarono a muoversi irrequiete. Sembrava preoccupato. Sembrava… spaventato.
«Ho bisogno del tuo aiuto. Loro… loro continuano a volermi far entrare nel gruppo. Hanno tentato di convincermi in nome della nostra vecchia amicizia, finora non sono stati particolarmente agguerriti, ma… Ho paura che possano dimenticarsi che una volta eravamo amici, ho paura che…» Tentassero di convincerlo in altri modi, concluse Lydia nella sua mente. Neanche gli anni di amicizia con Mills lo avrebbero salvato dalle sue torture. «Voglio andarmene dal Paese.» continuò Blake «Ho sentito che alcuni sono riusciti ad uscire. Mi hanno raccontato della presenza di alcuni stregoni che vendono Passaporte illegali per l’estero.»
Anche Lydia ne era venuta a conoscenza. Il racconto di Lance quando era tornato a casa con Keira riguardo a persone truffate o scomparse dopo aver cercato di acquistare Passaporte illegali tormentava ancora i suoi incubi.
«Sei un Purosangue, non hai bisogno di Passaporte illegali.»
«E invece sì. Te l’ho detto, anche per i Purosangue la vita non è più come prima. Il Ministero ha chiuso i confini. I Paesi esteri hanno imposto sanzioni su tutti i mercati con il Regno Unito come forma di disapprovazione dell’ascesa del Signore Oscuro, ma alcune famiglie Purosangue basano il proprio patrimonio sull’esportazione e l’importazione di merci magiche e con la chiusura dei mercati hanno perso ingenti somme di denaro. Il Ministero ha paura che possano decidere di abbandonare il Paese e la causa per riprendersi i loro patrimoni. E l’ultima cosa che vogliono i Mangiamorte del Ministero è trovarsi senza più famiglie Purosangue sul suolo inglese. Quindi hanno proibito i viaggi all’estero a tutti i Purosangue, sostenendo che sarebbero troppo pericolosi. Per questo sono rimaste solo le Passaporte illegali. Hanno costi proibitivi ma per quello non c’è problema, ho abbastanza soldi da coprire tutte le spese. Il problema è che si tratta di una trattativa pericolosa. Il Ministero l’ha scoperto e sta perseguitando venditori e acquirenti per traffico umano, se ti beccano mentre stai contrattando con loro rischi di finire ad Azkaban.»
«Quindi hai bisogno di me così in due potremmo difenderci meglio se il Ministero dovesse trovarci.» A Lydia non servì il cenno di assenso di Blake per sapere che la sua intuizione era giusta «Ma cosa ti fa pensare che rischierei la mia vita solo per accompagnarti ad una stupida Passaporta?»
«Perché se funzionasse poi saresti libera.»
Riuscì a zittire Lydia.
Libera. Non ricordava neanche più cosa significasse esserlo. Se fossero riusciti ad uscire dal Regno Unito, si sarebbero ritrovati in un altro Stato. E prima della caduta del Ministero, e della conseguente corruzione della Gazzetta del Profeta, Lydia aveva letto che in molti stati esteri i Ministri della Magia condannavano fermamente le azioni di Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato e garantivano la totale libertà dei Nati Babbani nei loro Paesi. Se fosse riuscita a raggiungerli non avrebbe più dovuto nascondersi, nessuno avrebbe più cercato di ucciderla. La prospettiva le donava più speranza di quanta fosse disposta ad ammettere.
«Non posso abbandonare la mia famiglia.» disse ad alta voce, per convincersi, anche se una parte di lei continuava a considerare allettante la prospettiva.
«Loro potrebbero raggiungerci con i mezzi babbani.» La risposta di Blake fu di una semplicità disarmante. Aveva ragione. Loro non erano ricercati. Nessuno li impediva di mettersi in viaggio e raggiungere la Francia in treno attraverso il tunnel della Manica. Non avrebbero attirato attenzioni indesiderate e sarebbero stati fuori da lì in poche ore. A voler andare ancora più sul sicuro, avrebbe potuto far cambiare loro l’aspetto per non essere riconosciuti, Katherine era abile nelle Trasfigurazioni e gli O’Brien… Lydia si sentì gelare. Si era completamente dimenticata della famiglia O’Brien. «Non posso… ci sono altre persone che contano su di me.»
Blake le riprese la mano. «Ma quelle persone valgono il rischio che corri rimanendo qui?»
Sì, fu la prima risposta che affiorò nella mente di Lydia. Alla quale però, seguirono alcuni ricordi. Le frecciatine, i commenti carichi d’odio di Caitlin, la frase della signora O’Brien in cucina, lo sguardo gelido del marito, Duncan e Katherine che la evitavano nel periodo in cui si era sentita più sola, la porta chiusa di Lance.
Blake percepì il suo dubbio. «Puoi prenderti del tempo per decidere.»
«Non dobbiamo muoverci subito?»
«No.» Lo sguardo di Blake si velò di tristezza. «C’è un altro motivo per cui ho bisogno di te.»
La curiosità distolse momentaneamente Lydia dai suoi dubbi. «E quale?»
«Mia madre. Lei non sta tanto bene, da quando…» Blake sospirò «Da quando mia sorella si è unita agli sgherri del Signore Oscuro.» disse tutto d’un fiato.
E Lydia ricordò una conversazione avvenuta a Pandizenzero, in quella che sembrava una vita prima. Duncan le aveva raccontato dei gruppi di ragazzi che si erano uniti alle file di Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato. Un nome era risaltato sugli altri.
Eileen Moore.
«Mia mamma non può rimanere qui. Ogni notizia che le arriva riguardo alla guerra la fa ammalare sempre più, devo portarla fuori dal Paese il prima possibile. Ma mio papà non vuole. Si rifiuta e l’ultima volta che gli ho proposto di fuggire all’estero mi ha buttato fuori casa e mi ha detto di non farmi più vedere fino a quando non avessi cambiato idea. Ma io non posso cambiare idea. Mia mamma deve uscire da qui, e anche io. E anche tu.»
Un ultimo quesito rimaneva nella mente di Lydia, a vorticare su ogni altro pensiero. «Perché dovrei aiutarti?» Poteva essere considerata un’egoista, ma la sua domanda era sincera. Per quale motivo avrebbe dovuto lasciare indietro l’unica vita che conosceva per un ragazzo che non aveva mai fatto nulla per lei?
E la risposta arrivò più velocemente di quanto si aspettasse. «Perché ho appena salvato da tortura e morte i tuoi genitori e tua nonna. E perché, per quanto tu possa cercare di nasconderlo, io so chi sei davvero.» Gli occhi di Blake brillarono e un sorriso gli distese le labbra, allontanando le ombre dal suo volto «Sei una persona buona, Lydia. La più buona che io abbia mai conosciuto e amato. Per questo ti prego e ti supplico… Aiutami.»
Lydia si trovò ad avvicinarsi a Blake, fino a che la distanza tra di loro si ridusse a pochi centimetri. E nei suoi occhi vi lesse la sincerità delle sue intenzioni e rivide quel ragazzo che aveva imparato ad amare, tanto tempo prima.
E fu forse la Lydia che era stata anni addietro a rispondere per lei: «Va bene. Ti aiuterò.»
 

 

 

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