
Capitolo 4
Quando l'High Reeve partì, Missy mostrò a Hermione la sua stanza, che in realtà era almeno tre stanze in una, perché non aveva solo il bagno, ma anche un salotto e una biblioteca adiacenti, anche se più piccoli di quelli principali della casa. I colori dominanti erano il rosso e l'oro, le trame di legno e ferro, le pareti erano ornate da arazzi floreali d'epoca e il letto con il baldacchino era il triplo di quello di Hogwarts. Il fuoco crepitava nel focolare, illuminando gli angoli bui della stanza e riscaldando l'ambiente. Hermione entrò e si guardò intorno stupita: l'intero maniero era grande, buio e freddo, ma questa stanza sembrava un piccolo rifugio di calore.
Si aspettava qualcosa di diverso: non una cella, non un ripostiglio senza finestre nelle segrete, ma nemmeno qualcosa del genere. Era insolitamente vasta, ma non rappresentava nulla di ciò che era abituata a vedere nei suoi incubi, quindi era un bene.
Mipsy le chiese se voleva qualcosa da mangiare o da bere, se desiderava esplorare la biblioteca più grande o controllare le profondità dei sotterranei sotto di loro, ma Hermione rifiutò tutto, non essendo abituata a essere servita dagli elfi domestici e scegliendo invece di disfare i bagagli. L'armadio e la cassettiera erano entrambi vuoti, così mise i suoi vestiti lì. Riempì solo un terzo dell'armadio e un singolo cassetto: non aveva molti vestiti e non aveva bisogno di tanto spazio.
Andò nella piccola biblioteca, già mezza piena di libri che si riprometteva di prendere in prestito più tardi, ma lì lo spazio non era sufficiente: riempì tutti gli scaffali, e comunque almeno due terzi di ciò che aveva portato con sé dovettero essere infilati negli angoli della camera e sul pavimento.
In bagno riempì gli scaffali di prodotti per i capelli, perché gli incantesimi non potevano fare a meno di farli impazzire. Vide una vasca da bagno color salvia e cercò di ricordare quando era stata l'ultima volta che aveva fatto un bagno: probabilmente quell'estate in cui aveva Obliviato i suoi genitori. Voleva tanto fare il bagno adesso, sprofondare nell'acqua calda piena di bollicine e oli aromatici, lavare via tutta la sporcizia, le lacrime, il sudore, il dolore degli ultimi anni, voleva sentire i suoi muscoli costantemente tesi rilassarsi, ma resistette a quella tentazione: non poteva rilassarsi, nemmeno un po', non a Malfoy Manor, non dove viveva l'High Reeve, non quando poteva invadere il suo spazio ogni volta che lo desiderava.
Dopo aver disfatto le valigie, si sedette sul letto, provando il materasso, e guardò ancora una volta intorno alla camera da letto, prendendola in considerazione insieme alle sue cose. Proprio in quel momento, Mipsy si riaffacciò e Hermione ebbe la sensazione che fosse stata lì per tutto il tempo. Indossava un bel vestitino con un fiocco in testa, e Hermione si rese conto di non aver mai visto un elfo domestico vestito così bene. Gli occhi dell'elfo erano gentili e il suo sorriso sembrava sincero.
"È sicura di non avere fame, signorina?" chiese l'elfa.
Hermione non aveva nemmeno fatto colazione, ma il nodo allo stomaco le avrebbe impedito comunque di assimilare qualsiasi cosa. "No, grazie, davvero..." rispose educatamente. "È solo che... il tuo padrone non mi ha detto cosa dovrei fare esattamente, quindi ora non so cosa... fare".
Mipsy le sorrise: "Oh, per ora non deve preoccuparsi di nulla, signorina. Il padrone mi ha detto di assicurarmi che stia bene qui". Pronunciò il nome dell'High Reeve non nel modo in cui Hermione era abituata a sentirlo; dalle labbra di Mipsy, suonava più come Master Dragon. "È tutto di suo gradimento?"
Hermione si guardò intorno. "È tutto perfettamente in ordine, Mipsy. Grazie".
L'elfa si inchinò leggermente. "Non c'è bisogno che mi ringraziate. È un piacere servire lei, la signora del maniero..."
Gli occhi di Hermione si allargarono quando sentì l'ultima frase. "Oh, no, per favore, non sto..."
"Ma se è sicura che non c'è nulla che possa aiutarla, allora non la disturberò più", concluse Mipsy e scomparve con un altro forte pop.
Hermione fissò il punto in cui si trovava l'elfa solo un secondo prima, con quelle parole che le risuonavano ancora nelle orecchie. La Signora del Maniero... Era certa che Narcissa Malfoy si chiamasse così. E ora, quando aveva firmato i documenti, lei era diventata Lady Malfoy. Certo, era contenta che l'High Reeve non avesse sentito Mipsy dire quelle parole, forse era stato solo l'istinto a forzarle la lingua, e anche così non aveva idea di come avrebbe reagito se Hermione si fosse rivolta a lui nel modo in cui si rivolgeva a sua madre...
E questo le fece capire che non sapeva nulla della famiglia Malfoy. Non era rimasto nulla di loro, solo l'High Reeve, ma Hermione si ricordava di quando, prima della guerra, erano una famiglia di maghi purosangue piena di pregiudizi ma anche potente, regale, magnifica. Non le era mai piaciuto il Malfoy più anziano, Lucius, lo trovava irritantemente orgoglioso e presuntuoso, e non aveva mai avuto modo di conoscere Narcissa, di cui aveva solo sentito parlare da Harry: all'inizio sembrava proprio come suo marito, ma dopo che aveva salvato la vita di Harry, Hermione non poté fare a meno di provare rispetto per la strega. Nessuno poteva opporsi a Lord Voldemort, anche gli uomini più deboli si erano trasformati in codardi davanti a lui, ma Narcissa aveva fatto tutto questo per suo figlio...
Hermione desiderava sapere cosa le fosse successo. Sapeva che entrambi i Malfoy più anziani erano ormai morti, e ricordava che Lucius era morto neanche un anno dopo la battaglia di Hogwarts, mentre Narcissa lo aveva seguito pochi mesi dopo. Sapeva che era così, ma voleva sapere come era successo. Era morta in un incidente o per una malattia? Era stato Voldemort a ucciderla? O era...
Un rumore di graffi e un miagolio familiare fermarono il suo pensiero. Hermione aprì la porta e fece entrare Grattastinchi. Il gatto miagolò ancora di più quando entrò, salutandola.
"Eccoti", sussurrò Hermione, anche se era tutta sola. Forse aveva paura che le pareti avessero orecchie e che tutto ciò che diceva venisse ascoltato. "Questa non è casa, Grattastinchi, non puoi andartene in giro ogni volta che ne hai voglia!", disse, prendendolo in braccio e sfiorandogli il pelo con le dita. "Dove sei stato?", chiese quando vide che la punta del suo naso era viola. Sembrava una specie di tintura. Hermione prese un asciugamano e cercò di pulirlo, riuscendo a toglierne solo una parte.
Sospirò profondamente e lasciò andare il gatto, assicurandosi che le porte fossero chiuse. Si disse che non lo avrebbe lasciato andare da nessuna parte finché non fosse stata sicura che il resto del maniero fosse sicuro per gli animali (e anche per gli umani). Anche se l'High Reeve non aveva detto nulla su Grattastinchi, Hermione non voleva rischiare: non aveva idea di come avrebbe reagito l'High Reeve se avesse visto il gatto aggirarsi liberamente per la casa come se fosse il suo padrone, e lei non voleva scoprirlo nel modo peggiore.
Era quasi certa che se avesse voluto uscire dalla stanza ed esplorare un po' di più il maniero, sarebbe stata libera di farlo - era praticamente quello che aveva detto lui - ma aveva ancora un po' paura di uscire, anche se la stanza sembrava soffocarla un po'. Così andò a controllare i libri che non erano suoi, mentre Grattastinchi si accoccolava intorno alle sue gambe, facendo le fusa. La maggior parte dei libri trattava di pozioni e veleni: come fare pozioni per salvare una vita, come fare veleni per uccidere, come distinguere l'uno dall'altro, come renderli insapori, eccetera, eccetera. Aveva appena preso un libro sulle piante più rare per la produzione di veleni, sapendo che questo avrebbe interessato molto Neville, quando sentì quel forte pop, e ora sapeva cosa aspettarsi.
Mipsy apparve di fronte a lei. "È ora di cena, signorina. Vuole unirsi a noi?"
Hermione si sentì un po' presa alla sprovvista. Non sapeva a chi e dove avrebbe dovuto unirsi, ma disse comunque: "Oh, sì... Certo..."
Mipsy fece cenno di seguirla e Hermione lo fece. Ripercorsero i corridoi e scesero le scale, attraverso l'atrio, fino alla sala da pranzo con un lungo tavolo adatto a ospitare un intero esercito. Era così vasto che i passi di Hermione vi risuonarono. Il tavolo era vuoto, ma bastava che Mipsy schioccasse le dita e l'estremità del tavolo si riempiva di piatti con il cibo. Hermione non si sedette in quel momento, ma si guardò intorno, osservando le opere d'arte alle pareti: le foto delle vecchie generazioni di Malfoy riunite a guardare i figli, i nipoti e i pronipoti mangiare.
Voltandosi indietro, trasalì istintivamente quando vide l'High Reeve, seduto proprio all'estremità del tavolo dove fino a un attimo prima c'era un posto vuoto. Lui non la guardò nemmeno, non reagì al suo trasalimento: forse era abituato alle reazioni della gente quando lo vedeva, o forse semplicemente non gli importava. Hermione si sedette, lo guardò riempire il piatto e poi fece lo stesso. Mipsy se n'era andata e nessuno dei due era un gran conversatore.
Mangiarono in un silenzio tombale. Più precisamente, lei mangiava, anche con quel nodo di nervi nello stomaco, mentre lui sgranocchiava il cibo, dando solo uno o due morsi. Hermione pensò che essere un assassino spietato potesse far sparire l'appetito per il cibo. Beveva solo dal suo calice che continuava a riempirsi una volta terminato, come se questo fosse un sostentamento sufficiente per un uomo di tale statura.
Hermione si schiarì la gola e il suono risuonò nella stanza, tra di loro. "Vorrei comunque... vorrei comunque sapere esattamente che cosa devo fare mentre sono qui".
L'High Reeve, come ci si aspettava, non alzò lo sguardo e si prese un lungo momento per rispondere. "Ora che mi ci fai pensare, Granger, ho qualcosa da farti fare". Con questo alzò lo sguardo e i suoi occhi grigi - uno scuro come il cielo durante una tempesta e un altro pallido come l'acciaio - la trafissero. Hermione si agitò scompostamente sulla sedia. "Ho bisogno che tu mi scriva tutte le persone che fanno parte dell'Ordine".
Hermione lo fissò per un po', incerta se si trattasse di uno scherzo o di una crudele verità. Dagli occhi di lui non sembrava che la stesse prendendo in giro, ma quella cicatrice grottesca faceva fremere l'angolo delle sue labbra in modo inquietante, quindi non poteva esserne certa.
"Perché ne avresti bisogno?", chiese infine.
La sua espressione non vacillò. "Così saprò chi uccidere se le cose dovessero andare male".
Anche in questo caso, non c'era modo di sapere se si trattasse di una vera richiesta o meno.
"Non mi era stato detto che avrei dovuto fare una cosa del genere".
Il suo sopracciglio affettato si alzò leggermente. "Posso chiederti cosa ti è stato detto che avresti fatto qui?"
Avevo l'impressione di dover essere qui per il tuo divertimento, per tenere lontane le tue tendenze sadiche dall'Ordine e per aiutarli a controllarti.
"Non mi sono state date istruzioni precise", rispose.
"Allora te ne darò qualcuna: sei qui per fare quello che ti dico. In questo momento ti dico di scrivermi quella maledetta lista". Quando Hermione non disse nulla, aggiunse: "Se non lo farai tu, troverò qualcuno che lo farà".
Hermione pensò rapidamente alle sue possibilità. Era qui per aiutare l'Ordine, non per comprometterlo. D'altra parte, Snape e Moody sembravano fidarsi dell'High Reeve tanto da consegnarla, quindi forse, se loro si fossero attenuti alla sua parola, l'avrebbe fatto anche lui?
"Va bene", disse. Voleva aggiungere, Ma solo se giuri di non usarlo senza provocazione, ma ci pensò su e decise che una simile richiesta avrebbe potuto renderlo ancora meno accondiscendente. "Quando lo vuoi?"
Lo sguardo che lui le rivolse assomigliava molto a un ringhio: "Quando sei disposto a darmelo, Granger".
nota di traduzione
Master Dragon: Maestro Drago; ho scelto di lasciare la versione originale perché suona più altisonante, degno dell’High Reeve.