Dragon's Heartstrings - Pinkinku (traduzione)

Harry Potter - J. K. Rowling
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Dragon's Heartstrings - Pinkinku (traduzione)
Summary
L'High Reeve Draco Malfoy non è solo il Mangiamorte più fidato di Voldemort, ma anche un agente sotto copertura dell'Ordine, che trama la caduta di Voldemort dall'interno.Dopo un equo scambio con l'Ordine, l'High Reeve chiede il sacrificio più alto: fare della strega più brillante della sua epoca Hermione Granger la sua moglie.
Note
Ispirato a Manacled di senlinyu.Ispirato a The Auction di LovesBitca8.
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Capitolo 3

Due giorni dopo, quando tutto era già stato organizzato, Hermione preparò una piccola valigia ingrandita con i suoi vestiti e i suoi libri, scendendo le scale di Hogwarts con entrambe le mani piene e sentendosi a casa per l'ultima volta. Non era sicura di ciò che l'aspettava in futuro, non sapeva dove sarebbe stata la sua casa d'ora in poi, né se avrebbe avuto una casa, ma era certa che la prossima volta che sarebbe stata a Hogwarts non si sarebbe più sentita così.
Era quasi scesa nell'ala est del primo piano, dove Snape le aveva detto di aspettare, quando sentì qualcuno gridare: "Granger!"
Si girò e vide Pansy scalza, con i capelli aggrovigliati e una coperta da infermeria buttata sulle spalle, che la faceva assomigliare a uno gnomo. Stava cercando di riprendere fiato dopo aver corso per tutta la strada per raggiungerla. Ma ciò che sorprese Hermione fu ciò che Pansy aveva tra le mani: il pelo rossiccio del suo animale domestico era lucido e brillante.
"Grattastinchi!" Hermione esclamò, e il gatto miagolò pietosamente verso di lei.
Pansy allungò le mani come disgustata dall'animale: "Granger, devi portare questa bestia con te, non lasciarla qui!"
"Non posso portarlo con me. Devo ricordarti dove sto andando? E poi Harry ha promesso di prendersi cura di lui".
Pansy sgranò gli occhi: "Lo sai che le promesse di Potter non valgono nulla, e che può permettere ogni sorta di creature nel suo letto, ma io non dormirò con questo demone accanto a me".
Hermione ignorò le implicazioni dell'ultima parte. "Merlino, va bene, dammelo", disse, prendendo il gatto dalle mani di Pansy. "E per favore, mettiti le scarpe. Cho si arrabbierà
moltissimo se ti vedrà correre in giro così".
Pansy sorrise: "Non dirò nulla se tu non lo farai". Dopo un attimo di silenzio reciproco, aggiunse più tranquillamente: "E non lasciare che ti spaventi".
Hermione sorrise tristemente: "Non lo farò".
Questo avrebbe potuto essere un ottimo momento per abbracciarsi, e Hermione desiderava terribilmente abbracciare qualcuno, visto che nessuno, a parte Pansy, era venuto a vederla andare via. Certo, era davvero presto e tutti avevano di meglio da fare, ma lei sperava davvero in qualcosa di diverso. Avrebbe abbracciato se si fosse trattato di qualcuno più vicino a lei, ma Ron era morto, Harry era altrove e non c'era nessun altro che potesse volere al suo fianco ora. Così Pansy e lei rimasero lì impacciate per un paio di istanti.
Pansy acconsentì a lasciarla andare solo dopo un mucchio di altre minacce, e quando Hermione arrivò finalmente alla porta principale dell'ala est,
lui la stava già aspettando.
Se ne stava lì rivolto di spalle, vestito con un mantello nero. Poi si girò e, al posto del volto, lei vide una maschera che ricordava un teschio: il solito vestito da Mangiamorte, ma leggermente diverso da come lo ricordava. A uno sguardo più attento, notò che le vesti erano ricamate con ornamenti metallici, e c'era anche una cintura con almeno dieci coltelli affilati. Indossava spessi guanti di pelle e i capelli erano nascosti dal cappuccio del mantello. Non teneva la bacchetta tra le dita affusolate. Quando Hermione si trovò fianco a fianco con lui, si rese conto che era molto più alto e molto più grande di lei. Non poté fare a meno di chiedersi se l'uso della magia nera, la tortura e l'uccisione di persone che non hanno un solo briciolo di empatia in corpo facciano diventare le persone delle vere e proprie montagne ambulanti. Se è cosi, l'Ordine era spacciato.
Perché indossava i vestiti da Mangiamorte? Perché nascondeva il volto sotto una maschera, per la seconda volta? Stava cercando di intimidirla in quel modo? Voleva che fosse spaventata? Doveva ammettere che era difficile non sentirsi minacciata dalla sua presenza oscuramente opprimente.
Nessuno dei due disse nulla, e Hermione cominciò a chiedersi se si trattasse davvero dell'High Reeve e non di un Mangiamorte a caso venuto qui per portarla via. Si guardò intorno dopo aver avuto la strana sensazione di essere osservata, e giurò di aver visto Moody nascosto nell'ombra, che le faceva un cenno. Tornò a guardare l'High Reeve: era impossibile indovinare che cosa stesse pensando, che cosa volesse, che cosa si aspettasse da lei, perché il suo volto era nascosto e tutto ciò che vedeva davanti a sé era un camuffamento. Ma qualcosa nel linguaggio del suo corpo le fece pensare che stesse guardando Grattastinchi tra le sue mani.
Hermione pensò rapidamente alle possibili risposte. Se lui le avesse detto di lasciare il suo animale, lei avrebbe minacciato:
"Se il mio gatto resta, resto anch'io", oppure si sarebbe conformata e avrebbe lasciato che Grattastinchi se ne andasse per la sua strada, sperando con tutto il cuore che Pansy trovasse il coraggio di far dormire il gatto tra lei e Harry.
Fortunatamente non dovette trovare nessuna delle due risposte: lui allungò una mano guantata verso la sua valigia e lei gliela porse, tenendo in equilibrio il grasso Grattastinchi nella mano ormai libera. Lui prese la valigia con una mano e le tese l'altra per prenderla, dicendo: "Vieni". La sua voce non sembrava attutita dalla maschera: era chiara, bassa e profonda e le fece correre dei brividi lungo la schiena. Si chiese se fosse la stessa voce di cinque anni prima, ma la sua mente amava giocare brutti scherzi, quindi non poteva fidarsi.
Tuttavia, lui non disse nulla sull'animale domestico, e Hermione volle prenderlo come un buon segno.
Gli prese la mano. Il cuoio dei guanti sembrava freddo contro il suo palmo caldo. "Aspetta", disse lui, e lei volle intervenire dicendo che non potevano Materializzarsi da Hogwarts, ma erano già partiti.
Sussultò quando sentì uno strattone non troppo leggero al basso ventre, e fu contenta di non aver ancora fatto colazione, perché avrebbe sicuramente vomitato tutto. Quando si posarono di nuovo a terra, lei traballò un po' sui piedi, non essendo abituata a Materializzarsi per distanze così lunghe, ma lui la tenne saldamente. Non sentì nemmeno il dolore dei graffi di Grattastinchi - poverino, non era abituato a MAterializzarsi - quando vide dove li aveva portati.
Davanti a Hermione c'era un'alta e curata siepe di tasso che delimitava il vialetto su entrambi i lati. Il vialetto era perfettamente dritto, passava attraverso cancelli in ferro battuto e arrivava dritto alla porta d'ingresso. Riconosceva questo posto. I cancelli sembravano lance nere e, quando si aprirono, lei indietreggiò istintivamente come se avesse paura di essere trafitta da esse. Lui le strinse la mano mentre attraversavano i cancelli e l'erba che lei ricordava verde ora era povera e grigiastra. Camminarono per minuti in silenzio, mentre Hermione si guardava intorno stupita di quanto tutto sembrasse diverso. Eppure, nel profondo, tutto era uguale.
Alla fine si trovarono di fronte a Malfoy Manor: un grande edificio gotico con sottili finestre ad arco e spigoli vivi, che sembrava più un'ombra che una casa vera e propria. La porta si aprì e l'High Reeve volle condurla all'interno, ma Hermione si fermò di botto.
La cicatrice sul braccio con la scritta Mudblood le prudeva in modo fastidioso fino a farle male. Deglutì a fatica. "Aspetta... non posso... non posso entrare lì dentro..."
Si trovò di fronte al vuoto incolmabile della sua maschera. Sapeva che era stupido, persino ridicolo, ma non riusciva a superare la soglia.
"Entra, Granger", disse lui con voce bassa e minacciosa, e lei capì che non c'era modo di evitarlo.
Entrò mentre ricordi terribili la consumavano: persone nel salotto di Malfoy Manor, alcune amiche, altre no, tutte uguali alla fine; Bellatrix Lestrange e i suoi occhi folli, un dolore lancinante che attraversava i sensi di Hermione, le sue stesse urla che le risuonavano nelle orecchie...
"Non perdere il senno, Granger. È solo una casa", lo sentì dire.
Giusto. È solo una casa. Non c'è nulla di cui aver paura. A meno che, ovviamente, non si tratti dell'High Reeve. Era decisamente spaventoso.
Lui disse che le avrebbe fatto fare un giro, ma non fecero altro che passeggiare per il Maniero; lui non parlò più del necessario e lei cercò di concentrarsi sugli interni per tenere a bada il panico. Il Maniero era sontuosamente decorato, con arredi ornati e dorati. C'era un ampio ingresso con una porta che conduceva direttamente al salotto: lui non la portò lì, ma lei vide uno scorcio della stanza dalla fessura della porta. Hermione fu sorpresa nel vedere che il salotto era in qualche modo cambiato e non assomigliava più a quello di cui aveva avuto gli incubi. Non si trattava solo di una ristrutturazione, ma l'intera architettura di quella specifica ala sembrava diversa. Da questa stanza, un passaggio buio conduceva a una scala ripida e a una cantina. Al secondo piano c'erano soprattutto camere da letto e bagni, oltre a una stanza in cui
non le era permesso entrare, e con questo la visita era finita.
Eppure, il Maniero sembrava oscuro, spaventoso e ostile. Non voleva vivere qui. Non voleva dormire qui. Non voleva passare un altro secondo qui.
Ma questa era la sua vita ora.
Alla fine la riportò al piano di sotto, in una delle stanze con un enorme tavolo di quercia. Vide un'elegante carta pergamena ornata di bordi dorati e, accanto, una penna d'oca e dell'inchiostro. Documenti per il matrimonio.
L'High Reeve lasciò andare il braccio di Hermione e lei si sentì un po' instabile senza fare affidamento sulla sua figura imponente. Lasciò andare Grattastinchi, sperando che non si allontanasse troppo e non infastidisse il padrone di questa casa. Notò che la sua valigia non era più nelle mani dell'High Reeve e si chiese quando e dove l'avesse messa, ma, a dire il vero, ora aveva altre cose di cui preoccuparsi.
"Li ho già firmati", lo sentì dire. "Tocca a te".
A quanto sembrava, era un uomo di poche parole.
Lei fece un respiro profondo. Lesse i documenti del matrimonio una, poi due volte, per essere sicura di aver capito bene: non c'erano informazioni nuove, niente che non sapesse già, eppure passò un bel po' di tempo a leggerli, procrastinando la firma. Prese una penna d'oca bianca che sentiva morbida e liscia tra le dita. Poi, alzò lo sguardo su di lui. Era così alto e grosso ora che dovette alzare notevolmente il collo per guardarlo bene.
"Ti toglieresti la maschera?", chiese. "Vorrei vedere il volto della persona che sto per sposare".
Per un attimo lui rimase immobile a guardarla, senza fare nulla. Lei pensò che sarebbe rimasto così, rifiutandosi di fare quello che lei gli aveva detto, ma poi la sua mano si sollevò nell'aria e un attimo dopo la maschera e il cappuccio sparirono, rivelando il volto dell'High Reeve.
Non era come lo ricordava, per niente. La pelle chiara, gli occhi grigi e i capelli biondi erano tutti lì, ma c'era qualcosa di tremendamente diverso, così fuori dal comune da scuotere Hermione nel profondo. Il suo viso sembrava più maturo ora, non più infantile, le sue linee erano dure e profonde e conferivano ai suoi lineamenti un'espressione cupa e spietata. Le occhiaie nero-azzurre davano l'impressione che non avesse dormito per tutta la durata della guerra. I suoi capelli erano ora bianchi come la neve anziché come il latte che lei ricordava.
Ma la cosa che la colse più di tutte fu l'orribile cicatrice che gli segnava il lato destro del viso, distruggendo la pelle della guancia a partire dalle labbra fino al sopracciglio. La cicatrice aveva fatto sprofondare l'angolo destro delle labbra, si era incuneata nel bulbo oculare, rendendo la retina dell'occhio destro di una tonalità più pallida del solito grigio, e aveva finito con l'affettare il sopracciglio. Voleva toccare quella terribile cicatrice, sentire con le dita se era davvero così profonda e raccapricciante come sembrava. Doveva esserlo, altrimenti sarebbe già guarita.
Lo sguardo di lui non tradiva assolutamente nulla di ciò che poteva pensare: era una controllata mancanza di espressione che la metteva a disagio. Poi, dopo aver ispezionato per minuti il suo aspetto, si rese conto di averlo fissato e abbassò lo sguardo, non volendo sembrare scortese.
"Grazie", sussurrò così piano che probabilmente lui non la sentì. Poi, con le guance ancora infuocate, afferrò più saldamente la penna d'oca e firmò il foglio con inchiostro dorato. Il suo nome,
Hermione Jean Granger, evaporò e si trasformò in Hermione Jean Malfoy.
L'High Reeve cercò nella tasca interna e tirò fuori un anello: un anello d'oro con un serpente avvolto intorno a uno smeraldo. Tipici colori Serpeverde. Lei allungò la mano e lui la prese, mettendole l'anello al dito. Lei lo fissò per un attimo, ipnotizzata.
Era fatta. Una sensazione di disagio si posò sul petto di Hermione.
Posò la penna d'oca e l'High Reeve prese i fogli, li piegò a metà e li mise nella tasca del mantello. Hermione osservò il movimento delle sue mani guantate. Lui si voltò verso di lei, la loro differenza di altezza era in netto contrasto con quella di un tempo.
Non la guardò come lei si aspettava. Pensava che sarebbe stato compiaciuto, sprezzante o crudele, che avrebbe cercato di umiliarla o ferirla con le sue parole, che avrebbe voluto vederla infelice e implorante. Invece, i suoi occhi erano vuoti, il suo sguardo non rivelava nulla.
"La mia elfa domestica Mipsy è responsabile di questa casa", disse; Hermione sentì un forte schiocco e un'elfa domestica femmina apparve davanti a loro, sorridendo a Hermione e inchinandosi leggermente; fissò l'elfa domestica con occhi spalancati, poi fece un piccolo sorriso anche lei, "quindi ti mostrerà le tue stanze e ti darà tutto ciò di cui potresti aver bisogno qui", continuò l'Hogh Reeve senza degnare l'elfa di uno sguardo. "Se hai delle domande, falle a lei".
Stava per allontanarsi da lei, ma poi, come se si fosse ricordato di qualcosa, le rivolse uno sguardo: "Non essere così scontata con i tuoi sentimenti, Granger. Potrai anche amare i libri, ma non diventarne uno da far leggere a tutti. Se vuoi sopravvivere a questa guerra, dovrai imparare a nascondere le tue vere emozioni".
Con questo, si girò per andarsene, ma Hermione gridò: "Aspetta!" Lui si fermò, voltandosi leggermente verso di lei, con metà del viso nascosto nell'ombra. "Cosa... cosa vuoi che faccia?" chiese lei, cercando di non far tremare la voce.
"Ora sei mia moglie, Granger. Fai quello che vuoi. Basta che non mi crei problemi".
Con questo, lui scomparve.
Nessuna prepotenza, nessuna molestia, nessun commento sprezzante, nessun tormento o umiliazione, niente di niente. In effetti, l'High Reeve trattava Hermione come se non gliene potesse importare di meno che lei fosse viva o morta.
Ma aveva la sensazione che non creare problemi sarebbe stato più facile a dirsi che a farsi.



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