The Story of the Prince

Harry Potter - J. K. Rowling
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The Story of the Prince
Summary
La prima guerra magica non è esplosa di colpo, non c’è stata una battaglia plateale ne schieramenti ben divisi. I Mangiamorte si sono insinuati nella comunità magica. Voldemort ha acquisito potere con pazienza e mentre uno dei più pericolosi signori oscuri di tutti i tempi si nascondeva dietro la facciata di un mago elegante e potente i giovani studenti di Hogwarts dovevano imparare a vivere in un mondo che presto sarebbe stato distrutto dalla guerra.I Malandrini non sono stati i soli studenti a combattere e perdere la vita, molti altri anche nella fazione opposta erano convinti di essere nel giusto e pur di perseguire i propri ideali hanno dato la vita.Questa è la loro storia.La storia di Severus Piton, Caradoc Dearborn, Regulus Black, Barty Crouch, Evan Rosier, Bruce Mulciber, Edmund Avery, Bellatrix, Andromeda Black e molti altri.
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DIFENDERE IL DIRITTO DI ESISTERE

Severus Piton era nascosto dalla grande Gazzetta del Profeta aperta davanti al volto, scorreva fra le parole rapidamente divorando ogni frase.
Era incredibile che stessero accadendo così tante cose dopo poche settimane dell’inizio dell’anno.
La maggior parte dei suoi compagni sembravano disinteressanti, chiacchieravano come sempre. Solo pochi leggevano con attenzione il profeta la mattina.
Charity, come sempre infiltrata nel loro tavolo, si sporse oltre la sua spalla per cercare di leggere.

 

I Maghinò hanno organizzato una marcia per il prossimo giovedì, percorrano Diagon Alley in modo pacifico, ha riferito il referente Duncan Page ma sono decisi a portare fino in fondo la richiesta di diritti al ministero della magia.
 
«Le condizioni dei maghi no sono inaccettabili in un paese civile» ha dichiarato Page «Molti maghi negano l'affitto di appartamenti ai Maghinò, non vengono assunti nemmeno per i lavori più umili. Spesso vengono cacciati malamente dai locati o umiliati con la richiesta di produrre magie. Lo ribadisco con forza, i Maghinò non sono malati, non esistono cure miracolose o terapie di conversione. I Maghinò non sono malati, semplicemente non possono compiere magie»
Eppure alla domanda di Tiberius Nott: «Come pretendono di venire riconosciuti come maghi se non sanno compiere la più semplice magia?» Page si è allontanato con stizza.
La marcia di Giovedì inizierà alle ore nove, chiunque debba fare compere a Diagon Alley potrebbe trovarsi impossibilitato, invitiamo tutti alla prudenza e di rinviare gli impegni in altre date.

 

«Hai letto che roba, Piton?» chiese Avery prendendo un’altra fetta di pane tostato. «Quei maledetti Maghinò bloccheranno tutta Diagon Alley»

«Sono ridicoli» annuì Wilkes «Se la smettessero con questa assurdità di venire riconosciuti potrebbero iniziare a capire qual è il loro posto»

Aurora accanto a Charity sbuffò. «Sarebbe?»

«Oh andiamo lo sai anche tu, non sono maghi, non hanno poteri, che se ne stiano con i babbani» rispose Avery passandosi una mano fra i capelli scuri.

«Ti piacciono le soluzioni facili, ma i Maghinò non sono babbani, hanno famiglie fra i maghi»

«Famiglie che si vergognano di loro» mormorò Muciber.

Piton poggiò il giornale ripiegandolo.

«Ho sentito dire che la sorella di Page è una maga no, è per questo che si batte tanto per i loro diritti» si intromise Caradoc dall’altro lato di Severus.

«Bhe ha senso» annuì Aurora

«Sì ma la fanno più grande di quella che è» Wilkes picchiettò l’indice sul tavolo rumorosamente. «Nessuno impedisce ai Maghinò di stare nel mondo magico.»

«A parte quelli che non gli danno case, o lavoro o libero accesso nei locali» Charity parlò per la prima volta passando lo sguardo su tutti gli amici. «Quanto credete che ci vorrà prima che li obblighino a lasciare totalmente il mondo magico?»

Severus la osservò per un istante, aveva lo sguardo serio di quando era pronta a discutere, perfino Avery preferiva evitare di litigare con lei.

«Ma nessuno ha mai proposto questa cosa» continuò Mulciber.

«Charity ha ragione» Aurora si inclinò in avanti «Se rendono la vita impossibile ai Maghinò li spingeranno ad andarsene, anche se non vorrebbero»

«Bhe scelta loro» Wilkes alzò le spalle.

«Oh ma quanto sei ottuso, Wilhelm!» sbottò la Corvonero. «Ho appena detto anche se non vorrebbero»

«Nessuno li obbliga» continuò lui.

Severus scosse mestamente la testa.

Tutta quella situazione era assurda, perché quell’accanimento contro i Maghinò?

I Mangiamorte volevano forse usarli come capro espiatorio?

Vagando con lo sguardo sulla tavola di Serpeverde vide Evan chino accanto a Regulus, i due parlottavano fittamente.

Regulus era uno dei pochi che leggeva sempre il Profeta, silenzioso ma attento a tutto.

Era certo che sapesse più di quello che dava a vedere, un po’ come tutti i purosangue.

 

Lily accartocciò la gazzetta del profeta rumorosamente, Mary davanti a lei inclinò la testa.

«Grazie tante, io dovevo ancora leggerla»

«Tutte stronzate»

Mary allungò la mano per recuperare il cartoccio di carta e lo aprì «Ancora Malfoy?»

«No, ora ci i è messo pure Nott» scosse la testa Lily. «I Maghinò organizzano una marcia e il Profeta ne parla come se fosse un pericolo. Come fa la gente a essere così stupida? Non capiscono che stanno distorcendo le cose?»

«Non credo che agli altri importi in realtà» Mary si guardò attorno prima di tornare a guardare l‘amica. «I più nemmeno leggono il Profeta, se non per la parte sportiva» scoccò un’occhiata verso Marlene a pochi posti di distanza che teneva il segno con l’indice sui risultati del torneo nazionale di Quidditch.

«Se solo avessero organizzato la marcia durante le vacanze ci sarei andata» sbuffò Lily poggiando pesatemene la testa sulla mano sinistra.

Mary allargò gli occhi di scatto «Non dici sul serio»

«Certo che sono seria.» annuì «Siamo sulla stessa barca, iniziano con i Maghinò e noi saremo le prossime»

«Noi abbaiamo la magia» ricordò Mary

«Ma non siamo figlie di maghi, per i purosangue questo è imperdonabile»

«Non per tutti» Mary guardò nuovamente Marlene.

Lily sbuffò ancora «No hai ragione, non per tutti» vagò con lo sguardo fra i Serpeverde, Severus e Caradoc stavano parlando a bassa voce, anche loro con il giornale vicino.

Almeno loro se ne interessavano.

 

 

 

Come per sottolineare l'importanza degli esami imminenti, sui tavoli della Sala comune di Serpeverde apparve una pila di opuscoli, volantini e avvisi relativi alle diverse professioni magiche, e sulla bacheca fu affisso un nuovo annuncio:

 

ORIENTAMENTO PROFESSIONALE

TUTTI GLI STUDENTI DEL QUINTO ANNO SOSTERRANNO UN BREVE

COLLOQUIO COL DIRETTORE DELLA PROPRIA CASA PER DISCUTERE

DELLA LORO FUTURA PROFESSIONE.

DI SEGUITO SONO ELENCATI GLI ORARI DEGLI

APPUNTAMENTI INDIVIDUALI

 

«Fantastico» esclamò Rosier con falso entusiasmo.

«Ma di che ti lamenti tu? Hai visto a che ora sono io?Wilkes si fece spazio indicando con grinta il proprio nome sull'elenco. «All’ora di pranzo maledizione»

«Non ti preoccupare, ti tengo da parte una mela» disse Caradoc che spuntava dalla piccola folla.

«Sai dove te la puoi infilare la mela, White?»

Caradoc si limitò a fare l’occhiolino verso il biondo prima di andare a sedersi sul bracciolo della poltrona di Severus.

«Tu hai il colloquio dopo domani alle tre»

«Ok» mormorò senza alzare lo sguardo dal proprio libro di Pozioni.

Caradoc inclinò la testa per cercare di leggere la grafia sbilenca dell’amico. Aveva appuntato qualcosa che sembrava simile al nome di un incantesimo Levicaprus… Levicrispis… Strizzò gli occhi sentendoli bruciare.

«Tu riesci davvero a leggere questa roba?»

«No White» sospirò «Scrivo preso dall’ispirazione e poi fisso la pagina senza comprendere la mia grafia»

Caradoc si passò la lingua sulle labbra. «Basta dire sì, Sev»

Piton voltò la pagina «Sì, Sev» ripeté con la voce più acuta.

«Carino» commentò Caradoc con un mezzo sorriso.

«Vuoi che ti prenda qualche opuscolo, prima che li arraffino tutti?»

«Posso prendermeli da solo»

«Lo so che puoi» accavallò le gambe sul bracciolo decisamente troppo stretto rischiando di cadere addosso all’amico.

«Ti vedrei bene come guaritore, sai tutte pozioni curative, incantesimi che vengono testati e migliorati»

Severus non rispose.

«Non credi faccia per te?»

«Non proprio» mormorò

«Magari Alchimista? Sono abbastanza ricercati»

«Non proprio» ripeté Severus annotando qualcosa con la penna sul bordo della pagina.

Caradoc inspirò profondamente «Vuoi che me ne vada?»

«Non proprio» disse di nuovo.

Il sorriso di Caradoc si allargo. «Non mi stai ascoltando, vero?»

«Non proprio» annuì Severus.

Caradoc scoppiò a ridere.

Tutti gli studenti del quinto anno erano talmente presi dagli imminenti colloqui da monopolizzare ogni conversazione.

Nei corridoi fra una lezione e l’altra tutti avevano in mano vari opuscoli colorati.

Bertram Aubrery stava parlando con Aurora della possibilità di diventare uno Spezzaincantesimi.

«Guadagnano davvero bene» scoccò un’occhiata alla ragazza come per vedere se fosse colpita, ma prima che potesse dire altro venne investito da un fascio azzurro che lo fece sobbalzare provocando le risate di Sirius e James alle loro spalle.

«Fatela finita!» gridò Aurora «Posso togliervi dei punti»

«Ma dai Sinistra» James si rigirò la bacchetta fra le dita «Noi lo facciamo per Bertram, se davvero vuole diventare uno Spezzaincantesimi deve essere pronto a tutto»

Sirius annuì con forza «Non può mica farsi cogliere di sorpresa»

I due sorpassarono il Corvonero ghignando.

«Non penso tu sia tagliato, hai paura perfino della tua ombra» rise James.

«Che coppia di coglioni» commentò Aurora con una smorfia.
«Mai stato più d’accordo» disse Mulciber.
  «Potremmo dargli una lezione» Propose Avery affiancandolo.
Bertram guardò Mulciber, che era più alto di lui di diversi centimetri, con aria preoccupata.
Aurora scosse la testa «Restatene fuori, quei due non aspettano altro che attaccare briga»
  «Diamogli quello che vogliono allora» alzò le spalle Avery.
  «Non abbassatevi al loro livello, sono solo dei bulli arroganti» raccolse gli opuscoli che erano caduti a Bertram e glieli porse con un sorriso.
  «Allora, cosa mi dicevi degli spezza incantesimi?»
Il giorno dopo Caradoc si svegliò prestissimo, i compagni erano ancora stesi nel letto, Wilkes russava piano, mentre Avery sembrava rigirarsi nel letto.
Aveva cercato di allontanare quel pensiero, ma l’idea del suo colloquio con Lumacorno lo metteva in agitazione. Sapeva cosa voleva fare, lo aveva sempre saputo, ma un conto era fantasticare, un altro era farlo sul serio.
Si alzò in silenzio, andò alla finestra accanto al letto di Severus e osservò fuori dalla finestra. L’acqua scura del lago si muoveva, alcune ombre ondeggiavano, forse degli avvicini.
Gli era sempre piaciuto poter osservare il sotto del lago, a differenza di comuni finestre loro avevano una visione diversa.
Inspirò cercando di calmarsi, in fondo era solo un colloquio.
Dovette lottare con la propria mente per tutta la mattinata e l'ansia di Wilkes non aiutava, non faceva che sbuffare ad ogni lezione o martellare con il piede rumorosamente.
Quando arrivò l’ora di Storia della Magia Caradoc si separò dai compagni per andare nell’ufficio di Lumacorno.
  «Buona fortuna, Doc» gli disse Wilkes prima di riprendere a mangiucchiarsi un’unghia.
 «Grazie»
Percorse il corridoio di pietra sentendo il rimbombo dei propri passi. Quando arrivò davanti alla porta dell’ufficio la trovò aperta.
Il professor Lumacorno stava sistemando una serie di fiale scintillanti sulle mensole alle spalle della sua scrivania, ogni bottiglia illuminata dalla luce tremolante delle candele. Caradoc inspirò il profumo di erbe e infusi prima di bussare sulla porta
  «Professore?»
Lumacorno si voltò di scatto allargando le braccia «Oh White, entra, entra» indicò la sedia davanti alla scrivania.
  «Stavo un po’ riordinando, siediti pure»
Caradoc seduto di fronte a lui si sentiva tutt’altro che tranquillo. La sua mente aveva ricominciato a correre seguita dal martellare dei suo cuore, forse avrebbe solo dovuto stare sul vago. Era un’idea ridicola, praticamente tutti i suoi amici supportavano l’operato dei Mangiamorte, lui sarebbe stato un traditore ai loro occhi.
Lumacorno lo osservò per un momento, il sorriso largo che faceva tremare i lunghi baffi.
  «Allora, White, questo è un momento molto importante, la scelta che farai ora determinerà il tuo futuro, quindi raccontami: come ti immagini tra qualche anno? Hai già qualche idea su che carriera ti piacerebbe?»
Caradoc alzò lo sguardo, gli occhi pieni di determinazione. Aveva sempre avuto un sogno chiaro, un obiettivo, al diavolo se lo avrebbero giudicato un traditore, lui sapeva che era la scelta giusta.
«Voglio diventare un Auror, professore» rispose, senza esitazione.
Lumacorno rimase in silenzio per un momento, il suo volto pensieroso. Le sue mani, che stavano giocherellando con una piuma si fermarono per un attimo.
  «Capisco» disse finalmente, con tono affettuoso ma anche critico. "Un Auror è una scelta nobile, senza dubbio. Ma è anche molto impegnativo è necessario il massimo dei voti» disse sfilando un piccolo opuscolo scuro dal cumulo sulla scrivania e lo aprì. «Si richiedono un minimo di cinque M.A.G.O., e nessun voto inferiore a Oltre Ogni Previsione. Più una serie di rigorosi esami attitudinali e psicologici nell'ufficio degli Auror. È una carriera difficile, White: ammettono solo i migliori.»
Lumacorno picchiettò l’opuscolo con l’indice. «È una carriera pericolosa» la voce si abbassò, come se stesse rivelando un segreto «sopratutto in un periodo come il nostro»
Caradoc lo guardò confuso, sapeva? Possibile che fosse più informato di quanto si aspettasse? Era anche lui vicino a Abraxas Malfoy?
  «So che non sarà facile, ma proprio per quello che sta accadendo c’è bisogno di essere pronti a combattere»
Lumacorno sospirò. «Non voglio tarparti le ali, ragazzo mio, ma hai talento per le pozioni, hai mai pensato di dedicarti a quelle? Il lavoro di un pozionista, è nobile e assolutamente essenziale.»
Caradoc strinse le mani sotto la scrivania.
«Mi piacciono le pozioni signore, ma io voglio agire, fare la differenza, combattere! Non voglio stare a mescolare ingredienti mentre fuori sta per iniziare una guerra»
Lumacorno sorrise con dolcezza, come se si fosse aspettato quella risposta.
  «Molto bene, allora dovrai sicuramente continuare con
Difesa contro le Arti Oscure, Trasfigurazione, e ti avverto, la Professoressa McGranitt non accetta nessuno che non abbia preso almeno Oltre Ogni Previsione ai G.U.F.O. ti consiglierei anche incantesimi e bhe naturalmente Pozioni per misture e sopratutto antidoti.»
Caradoc annuì serio.
  «Hai una buona media, naturalmente in pozioni non avrai problemi, vedo che anche con Incantesimi e Difesa te la cavi piuttosto bene, stai solo attento a mantenere un andamento costante con Trasfigurazione.»
Annuì di nuovo torcendosi le dita.
  «Qualche domanda?»
  «Sì» l’indice sinistro schioccò rumorosamente «Se riesco a ottenere abbastanza M.A.G.O., che tipo di esami psicologici dovrò fare al Ministero?»
  «Dunque… bisogna dimostrare la propria capacità di reagire sotto pressione, dare prova di perseveranza e dedizione, perché l'addestramento di un Auror dura almeno altri tre anni; e mostrare grande abilità
in Difesa pratica. Vuol dire che dovrai studiare molto anche finita la scuola. Certo faranno alcuni esami per assicurarsi che tu abbia un temperamento equilibrato, sai che tutto sia nella norma»
Nella norma… e se non lo fosse stato?
Sua madre non era nella norma.
Ma lui non era come lei, lui non aveva giorni no.
  «Ma non preoccuparti White, sono certo che te la caverai, ti vedo bene con il distintivo»
Caradoc si forzò a sorridere.
Non era come sua madre, non sarebbe mai stato come sua madre, non poteva permetterselo.
  «Grazie professore»
  «Promettimi che potrò contare sul mio Auror di fiducia»
  «Ci conti» annuì alzandosi come un soldato.

Diagon Alley era affollata quella mattina. Le strade, solitamente caotiche però erano cariche di un’energia insolita.
La marcia per i diritti dei Maghinò aveva avuto inizio alle nove spaccate e chi si era ritrovato in strada all’arrivo della folla si era rifugiato dentro ai negozi di colpo.
I manifestanti camminavano fianco a fianco, vestiti con abiti semplici ma con il volto segnato da una luce di rivendicazione. Le loro voci si alzavano in cori mentre alcune bandiere colorate, intessute con simboli antichi, sventolavano sopra le loro teste.
«Diritti per i Maghinò!» ripetevano in coro, con fierezza.
Arabella, una giovane Maghinò che aveva partecipato alla marcia fin dal mattino presto, si sentiva stranamente leggera mentre camminava. Ogni passo sembrava avvicinarla sempre di più a un futuro in cui la sua esistenza non sarebbe più stata vista come un affronto dai purosangue.
Srebbero riusciti a ottenere i loro diritti, non avrebbe più dovuto vivere ai margini della società magica.
Sorrise fra sé, sentendo l’emozione che le saliva nel petto. C’erano agenti del ministero ai lati delle strade armati di bacchetta che accompagnavano il loro passaggio, era già un miglioramento.
Nel gruppo s erano uniti anche dei nati babbani che appoggiavano le loro richieste, non erano soli. Altri maghi li sostenevano.
Le cose sarebbero cambiate, si ripeté.
Ma qualcosa stava cambiando nell'aria.
Le prime urla arrivarono da una strada laterale, oltre la svolta che chi era più avanti nel corteo aveva già superato. Si udirono prima come un mormorio distante, poi si trasformarono in grida.
«Mostri! Non siete veri maghi, andatevene!» la voce acuta di un uomo li raggiunse con rabbia e altri si unirono a lui.
«Maledetti babbani, siete dei bugiardi»
«Non ci ruberete la magia!»
«Questo non è il vostro posto! Tornate a casa, parassiti!»
Arabella si girò di scatto, cercando con lo sguardo l'origine di quelle grida. Dalla strada che si apriva poco più avanti, una folla di oppositori si faceva strada tra le bancarelle e le vetrine di Diagon Alley. Alcuni maghi, vestiti di scuro, con espressioni ostili, si stavano avvicinando al gruppo di manifestanti con i volti contratti in un misto di disprezzo e rabbia. I loro occhi brillavano di odio.
Un altro urlo, questa volta più acuto, tagliò l'aria: «Voi non avete il diritto di stare qui!» Un uomo, che sembrava più giovane, impugnò una bacchetta e la puntò verso un gruppo di Maghinò che stavano sfilando in testa alla marcia.
«Non abbiate paura» mormorò una voce tra i manifestanti. Una figura si fece avanti accanto a Arabella. Era un mago di mezza età, con gli occhiali appannati e il mantello logoro. «Rimanete calmi» disse. Ma la sua voce tremava, e le sue mani erano pronte sulla bacchetta. «Li fermeremo.»
Un alto scudo protettivo si innalzò davanti alle prime file del corteo, ma ai lati della strada, sbucando dai vicoli laterali altri maghi impugnarono le bacchette contro di loro.
I Maghinò non potevano usare la magia, non potevano difendersi.
Arabella sperò che i Natibabbani li proteggessero, o che gli agenti intervenissero, erano li per quello, no?
Ma con orrore i accorse che gli agenti sembravano spariti nel nulla.
«Maledetti vigliacchi!» gridò una donna impugnando la bacchetta. Arabella venne scansata per lasciarla passare.
«Proteggiamoli!» urlò un altro mago, un giovane dalla pelle scura e i capelli corti, che era uscito dal negozio Il Ghirigoro. Con un movimento rapido della sua bacchetta, una barriera protettiva si sollevò anche sul lato in cui era Arabella.
Altri maghi si unirono, prendendo posizione tra i manifestanti e i violenti oppositori. Fu come se un invisibile patto di solidarietà si fosse stretto in quell'istante.
Ma con rabbia altri maghi iniziarono a scagliare incantesimi contro le barriere facendole tremare.

Alcuni Maghinò più indietro vennero colpiti accasciandosi a terra con delle urla.

Il caos esplose. Altri incantesimi volarono da entrambe le parti. La strada si riempì di fumo e polvere, e le luci delle bacchette illuminavano Diagon Alley come in una battaglia senza speranza. I Maghinò non avevano bacchette da usare, si strinsero disperatamente dietro gli alleati Natibabbani.
Alcuni si tuffarono a terra, cercando di proteggersi dietro a un angolo, mentre altri urlavano per cercare di farsi sentire sopra il frastuono.
  «Non cederemo!» urlò un uomo alle spalle di Arabella.
Un incantesimo azzurra la sfiorò colpendo una donna bionda accanto a lei. Cercò di chinarsi per vedere se stava bene, ma la folla avanzò schiacciandola senza cura. Vide solo un braccio muoversi prima di venire travolto da scarpe scure e sparire nel caos.
Un’altra scia colorata le passò sopra la testa seguita da un urlo.
Non doveva andare così, volevano solo marciare.
Dov’erano finiti gli agenti? Perché il Ministero non interveniva?
I Maghinò iniziarono a caricare gli avversari picchiandoli a mani nude, fu certa di vedere alcuni ragazzi più givani estrarre dei coltelli dalle tasche.
Le barriere magiche non potevano fermare le armi babbane,
Un altro grido, questa volta di dolore, colpì l'aria. Un corpo cadde al suolo, ma non fu un Magonò. Era un mago, uno dei violenti che aveva scagliato un incantesimo. Un grosso coltello era infilato nel suo collo.
La folla si fece silenziosa per un attimo. La tensione si palpabile. La marcia che doveva essere un atto di pacifica rivendicazione era diventata un campo di battaglia.
  «Basta! Fermatevi!» gridò una voce profonda.
Ma ormai era troppo tardi.
Il mago a terra estrasse stupidamente il coltello dalla sua gola e il sangue iniziò a uscire copiosamente. Qualcuno cercò di risanare la ferita, ma l’uomo aveva iniziato già a tremare mentre il corpo dava gli ultimi sprazzi di vita, prima di fermarsi di colpo.
«No! NO!» gridò una giovane strega tuffandosi sul ragazzo. «ASSASSINI! MALEDETTI ASSASSINI!»
Quella che era iniziata come una marcia per chiedere il riconoscimento e i diritti dei Maghinò si era trasformata in tragedia.

«Assassini!» cominciarono a cantilenare i maghi scagliando nuovi incantesimi contro di loro.

Il caos ricominciò, più rabbioso di prima e i Maghinò furono obbligati ad arretrare.

Guardandosi alle spalle terrorizzata Arabella vide gli agenti spingerli indietro, mentre nuovi scudi venivano eretti. Ma ormai era troppo tardi, sapeva che i loro diritti, le loro richieste erano morte insieme a quel giovane mago accoltellato.

Quella marcia che avrebbe dovuto aiutare la loro causa era stata l’inizio della loro distruzione.

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