The Story of the Prince

Harry Potter - J. K. Rowling
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The Story of the Prince
Summary
La prima guerra magica non è esplosa di colpo, non c’è stata una battaglia plateale ne schieramenti ben divisi. I Mangiamorte si sono insinuati nella comunità magica. Voldemort ha acquisito potere con pazienza e mentre uno dei più pericolosi signori oscuri di tutti i tempi si nascondeva dietro la facciata di un mago elegante e potente i giovani studenti di Hogwarts dovevano imparare a vivere in un mondo che presto sarebbe stato distrutto dalla guerra.I Malandrini non sono stati i soli studenti a combattere e perdere la vita, molti altri anche nella fazione opposta erano convinti di essere nel giusto e pur di perseguire i propri ideali hanno dato la vita.Questa è la loro storia.La storia di Severus Piton, Caradoc Dearborn, Regulus Black, Barty Crouch, Evan Rosier, Bruce Mulciber, Edmund Avery, Bellatrix, Andromeda Black e molti altri.
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SEGRETI RIVELATI

Tutti avevano saputo dell’incidente avvenuto durante la marcia per i diritti dei Maghinò, la Gazzetta del Profeta ne aveva parlato ampiamente. La vittima era un mago purosangue che era stato accoltellato da dei manifestanti violenti.

La tensione fra i corridoi di Hogwarts era diventata palpabile, perfino Gazza doveva essere stato informato, perché ne lui ne la sua gatta si erano fatti vedere per i giorni seguenti.

Qualcuno aveva sparso la voce che il guardiano fosse parente di qualche manifestante, altri sostenevano che ci fosse anche lui nella marcia.

In poco tempo la notizia era stata talmente distorta che molti studenti erano convinti fosse stato proprio lui a uccidere il purosangue.

«Schifosi animali» mormorò Rosier accanto agli amici nel cortile interno.

«Chi ci crede che è stato un incidente?» continuò Wilkes.

«Già, quei maledetti erano armati» annuì Avery. «E sono stati i primi ad attaccare.»

Severus strappò dei ciuffi d’erba senza guardare gli amici.

Era certo che Lily fosse preoccupata quanto lui, forse di più. Per quanto cercasse di scacciare quel pensiero l’amica aveva ragione, le cose stavano prendendo una brutta piega. I Maghinò erano pieni di rabbia, avevano attaccato per primi perfino dei purosangue e gli Auror non erano stati in grado di sedare la rivolta se non quando era stato troppo tardi.

«I babbani sono sempre stati pericolosi, mio nonno lo ha sempre detto, attaccano tutto ciò che non comprendono, distruggono e odiano» disse Caradoc appoggiato al muretto che contornava il giardino.

«Grindelwald aveva ragione» annuì Rosier «Andrebbero tutti eliminati»

Severus si forzò a non alzare lo sguardo.
Avevano ragione in fondo, i Maghinò erano come i babbani, ancora peggio dato che avevano accesso al mondo magico, stavano tutti i giorni a contatto con un potere che non potevano usare. Non era poi così strano che fossero insofferenti e arrabbiati.

Wilkes continuò con rabbia «E quei maledetti che hanno ucciso un mago non verranno nemmeno incarcerati»

«Ma che dici?» Avery si mosse di scatto «Hanno ucciso un mago, certo che verranno…»

«E dove? A Azkaban?» lo interruppe il biondo «Non possono rinchiudere la dei non maghi»

Rosier si portò un ginocchio al petto «Quegli ipocriti vogliono essere considerati maghi solo quando gli fa comodo, quando si parla di diritti e vantaggi ma guarda caso quando si tratta di venire puniti o avere doveri gli sta bene essere giudicati come Babbani»

«Dovrebbero marcire insieme ai Dissennatori» Avery si passò una mano fra i capelli scuri. «Vogliono il riconoscimento, no? Riconosciamogli il diritto di morire in prigione»

«La morte sarebbe troppo poco per loro» Il tono di Rosier gli diede i brividi, di solito era spensierato, pronto a fare battute e scherzare. Non era abituato a sentirlo così pieno di rabbia, freddo e spietato.

Per la prima volta Severus alzò gli occhi scuri e vide gli sguardi dei suoi amici, tutti avevano la medesima espressione di odio.

 

Lily aveva i nervi a fior di pelle, in seguito a quella terribile notizia non aveva fatto altro che guardarsi attorno con sospetto. Anche Mary si affrettava a raggiungere le lezioni e i pasti senza attardarsi troppo. I professori non avevano parlato dell’accaduto, anche se la professoressa McGranitt le era sembrata più distratta del solito. Non aveva ripreso Potter e Black mentre giocavano in fondo all’aula ne Marlene quando aveva per sbaglio trasfigurato il suo banco in un grosso masso.

Chi la preoccupava di più però era Severus, non si erano quasi parlati in quei giorni, era sempre attorniato dai suoi amici, impegnati a parlottare tutto il tempo con sguardi seri.

Era certa che gli stessero riempiendo la testa di strane idee, rivoltando la faccenda, convincendolo che i Maghinò erano pericolosi, che erano tutti da allontanare dal mondo magico. Avrebbe voluto parlargli da sola ma aveva paura di avvicinarsi al tavolo di Serpeverde. Riusciva quasi a vedere una barriera invisibile fra i tavoli, bolle opache nei corridoi. Sapeva che non erano tutti dei razzisti al contrario di quello che dicevano Potter e Black, ma in quel momento non se la sentiva di rischiare. Sentiva il pericolo carezzarle la schiena a ogni passo.

«Ehi Evans!» la chiamò Potter mentre camminava verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure.

«Che vuoi, Potter?»

James affrettò il passo fino ad affiancarla, teneva la lunga tracolla marrone sulla spalla destra e camminava con un’andatura molleggiata. Non aveva mai notato quello strano modo di camminare.

«Hai letto?»

Possibile volesse parlare con lei della marcia? Forse in fondo non era così stupido se si interessava di quell’avvenimento, non che ci volesse molto, non si parlava di altro da giorni. Ma il fatto che volesse parlarne con lei…

«Hanno messo l’annuncio per le visite ad Hogsmeade» continuò con un largo sorriso.

Fu come sentire una tazza di porcellana che si frantuma rumorosamente a terra.

Che imbecille

«Riesci a pensare solo alle uscite a Hogsmeade?» chiese con rabbia.

«Bhe le hanno rimandate fino ad ora, finalmente possiamo andarci, ho sentito che hanno aggiunto un sacco di articoli a Mielandia» spiegò lui con entusiasmo «E stavo pensando che se ti va possiamo andarci insieme»

Lily si bloccò di colpo e lo guardò aggrottando le sopracciglia. «Mi prendi in giro?»

«No, perché?»

Lily sbuffò guardando oltre le spalle del ragazzo. Di certo Black o Minus stavano aspettando di spuntare fuori per deriderla.

«Che c’è, Mocciosus non ti da il permesso?»

«Severus non è… e non chiamarlo così!» balbettò irritata.

«Bhe allora se non esci con lui puoi venire con me» disse James con uno smagliante sorriso.

«Io non vengo da nessuna parte con te»

«Perchè?»

«Perchè?» allargò gli occhi fino a sentirli bruciare «Potter hai sbattuto la testa di recente? Io ti detesto, sei solo un bullo arrogante e borioso che infastidisce il mio migliore amico, non andrei da nessuna parte conte, nemmeno se mi pagassero»

Le sembrò di intravedere un’ombra attraversare gli occhi di James, qualcosa che per un istante spense il suo sorriso.

Ma non poteva essere serio, non poteva credere davvero che lei avrebbe accettato di uscire con lui.

«Preferisci uscire con un aspirante Mangiamorte?»

«Non conosci Severus, non sai niente di lui»

«So abbastanza, l’ho sentito parlare con i suoi amici» disse l’ultima parola come se fosse un insulto «Non fanno che chiamare Sanguemarcio tutti i Natibabbani.» fece una pausa, come per vedere la sua reazione. «E Wilkes non fa altro che dire che tutti i Maghinò dovrebbero venire fatti fuori. È questa la gente con cui va in giro Mocciosus»

Lily lo squadrò per un istante, nemmeno a lei piaceva che Severus andasse in giro con quelle persone, ma era certa che lui non la pensasse così, era certa che lui fosse diverso. Eppure quel persistente dubbio continuò a martellarle la mente.

Non fanno che chiamare Sanguemarcio tutti i Natibabbani.

Anche Severus?

No, lui no.

Lui non poteva.

 

 

Il professor Hobday misurò l’aula a grandi passi, aveva fatto spostare tutti i banchi e le sedie poggiandoli alle pareti. Tutti gli studenti lo guardavano con curiosità

«Ci ho riflettuto molto, siete al quinto anno e anche se avete avuto una formazione turbolenta in Difesa credo sia arrivato il momento di mettere davvero a frutto le lezioni. Quando sarete la fuori dovrete essere in grado di difendervi, di duellare» indicò con un indice una delle alte funeste alla sua destra.

«Questo non è un gioco, non voglio che prendiate queste lezioni sotto gamba» passò lo sguardo severo su tutti gli studenti, concentrandosi maggiormente su Potter e Black.

«Chi di voi sa duellare, almeno vagamente?»

Solo poche mani si alzarono titubanti, fra cui quella di Caradoc, Sirius, James, Dorcas, Rosier e Avery.

«Bene» annuì Hobday passandosi una mano sulla barba bionda. «White, Potter venite qui» indicò un punto al centro della stanza «Tutti gli altri ai lati.»

I compagni si spostarono in fretta con mormorii eccitati.

Caradoc fronteggiò James impugnando saldamente la bacchetta.

«Nei duelli regolari ci sono posizioni specifiche» iniziò a spiegare il professore mostrando l’impugnatura corretta della bacchetta e la posizione di attacco. «Ci sono regole e turni, ma nella realtà, sul campo di battaglia queste regole non contano. Nessuno rispetta i turni, ciò che conta è solo vincere, con ogni mezzo necessario.»

Si avvicinò ai due studenti. «Ora, per quanto sappia che non vedete l’ora di distruggere quest’aula vi devo chiedere di rispettare almeno alcuni limiti»

Lanciò ai due un’occhiata furba.

«Significa che non possiamo maledirci?» domandò James con un ghigno.

«No Potter, non potete maledirvi, ne ferirvi»

«Nemmeno una leggera mutilazione?» chiese Caradoc facendo ridere Wilkes e Rosier.

«No, White, nemmeno leggera» fu certo di vedere un mezzo sorriso perfino sul volto del professore.

«In posizione»

Caradoc imitò la postura che gli aveva insegnato suo nonno Maverick, il braccio sinistro teso verso l’avversario, mentre la destra sollevata sopra il capo con la bacchetta stretta.

James sorrise verso i suoi amici prima di limitarsi a tendere il braccio con cui teneva la bacchetta davanti a se.

«Dovremmo inchinarci» mormorò James

«Non mi inchino a un bullo codardo» rispose Caradoc stringendo la bacchetta.

«Tre... due... uno... via!» gridò Hobday.

Potter sollevò rapido la bacchetta magica e gridò: «Stupeficium!»

«Protego!» lo scudo di Caradoc parò l’attacco prima di dissolversi, strinse maggiormente la bacchetta e rispose «Pietrificus Totalus!»

Ma Potter si scansò rapidamente e gli rilanciò un nuovo colpo azzurro.

Caradoc parò nuovamente cercando di fare una finta prima di colpire con un Diffindo, gli sarebbe piaciuto vedere un taglio formarsi sul braccio di Potter, ma il Grifondoro riuscì nuovamente a schivarlo.

«Come dicevo Potter, sei un codardo, non fai che schivare»

«Ho solo dei buoni riflessi» rispose con un ghigno

«Dici?» iniziarono a muoversi in cerchio studiandosi.

Non gli importava più dei turni, il professore aveva ragione, nel mondo reale non esistevano regole. Se Potter voleva continuare a schivare lo avrebbe fatto crollare.

Mosse la bacchetta rapidamente urlando in successione: «Incarceramus! Stupeficium!»

Potter si spostò da una parte all’altra schivando i suoi colpi, ma Caradoc continuò fino a quando il suo Impedimenta non lo colpì a una gamba facendolo cadere a terra con un tonfo.

Qualcuno fra i compagni rise.

Potter cercò di rialzarsi ma Caradoc gli lanciò un nuovo Incarceramus che il Grifondoro bloccò con un veloce Protego.

Continuò a lanciare nuovi colpi fino a quando Potter non si alzò da terra. Sapeva che non era leale, in un duello classico sarebbe stato fermato, ma il professore non stava intervenendo. Colpì e colpì.

Anche Potter doveva aver capito che non si sarebbe fermato. Ormai con il fiato corto iniziò a parare il più possibile senza avere il tempo di rispondere ai sui attacchi. Arretrò fino a quando non sbatté contro dei compagni alle spalle.

«Levati Mocciosus!»

Una rabbia incontrollata gli ribollì nel sangue, strinse di più la bacchetta. Una scia di calore gli percorse il braccio destro e sentì il fuoco scaturire dalla sua bacchetta prima ancora di vederlo. Non aveva pronunciato nessun incantesimo eppure le fiamme divamparono verso Potter sfondando il suo blando scudo. Le fiamme gli colpirono il petto iniziando a bruciare l’uniforme ma prima che il Grifondoro potesse scottarsi Hobday fece sparire le fiamme con un colpo di bacchetta.

Nell'aula calò un pesante silenzio.

Caradoc abbassò la bacchetta inspirando profondamente, riusciva ancora a sentire le fiamme sotto la pelle e l’adrenalina percorrergli tutto il corpo.

Potter si guardò il petto, dove una parte della camicia era bruciata, ma la pelle che si intravedeva era sana e senza una macchia.

«Molto bene» commentò il professore con semplicità «White ha colto il punto» poggiò una mano sulla spalla del Serpeverde. «In battaglia non ci sono turni ne pause, quando un avversario vi attacca non lascia tregue.» Guardò Potter serio «Avere dei buon riflessi è un’ottima cosa, ma non puoi continuare a scansare tutto, in guerra gli incantesimi volano, devi padroneggiare fin da subito un incantesimo scudo, il più potente che riesci a evocare.»

Potter annuì chiaramente risentito.

«Formate delle coppie»

Tutta la classe si mosse per fare come ordinato, Lily e Mary si fronteggiarono, prevedibilmente anche Potter e Black, seguiti da Lupin e Minus.

Charity raggiunse Aurora che le sorrise incoraggiante mimando la posizione che aveva usato Caradoc.

Severus si voltò verso di lui serio mentre Avery e Mulciber si mettevano a fianco a loro.

Era chiara la differenza fra chi non aveva mai duellato e chi invece aveva un minimo di esperienza. I primi erano impacciati, lenti e prevedibili, gli scudi fiacchi e le formule sempre le stesse. Chi aveva più dimestichezza si muoveva in maniera più sciolta ma quasi tutti continuavano a seguire uno schema ben preciso. Attacco, difesa, attacco difesa.

Il professore girò fra le coppie correggendo ogni tanto una posizione o aiutando qualche studente con un movimento di bacchetta.

Quando la campanella suonò la classe si svuotò velocemente.

«White, puoi rimanere un secondo?»

Caradoc si voltò verso il professore annuendo.

Severus e gli altri fecero il classico gesto con la testa verso la porta che ormai avevano imparato a conoscere come: Ti aspettiamo fuori.

Il professore aspettò che fossero soli prima di avvicinarsi

«Vuoi parlarne?»

«Di cosa?» chiese confuso.

«I tuoi scatti di rabbia.»

«Stavo solo duellando.»

Hobday inclinò leggermente la testa, una ciocca bionda era sfuggita dai lunghi capelli raccolti e gli ricadeva sul viso. «Quello non è solo duellare, White.»

Caradoc inspirò piano «Non mi piace molto Potter.»

«Sì, questo l’ho notato» annuì il professore con un mezzo sorriso. «L’ho scelto apposta» ammise tirandosi giù la manica sinistra della camicia.

«Il professor Lumacorno mi ha detto che hai l’aspirazione di diventare Auror.»

Caradoc annuì senza guardarlo.

«È una scelta coraggiosa, sopratutto per un purosangue.»

«E questo cosa c'entra?» chiese alzando lo sguardo.

Hobday raddrizzò la testa lentamente «Siamo sull’orlo di una guerra, molti purosangue tendono a starne fuori.»

«Perché hanno la fortuna di poter scegliere, ma i Natibabbani non possono farlo.» Si infilò una mano nella tasca dei pantaloni. «So che potrei starne fuori ma poi non ci sarebbe nessuno che difenda i miei amici.»

Le sue amiche, in realtà.

Tutte le volte che leggeva il Profeta e le leggi sempre più restrittive verso chi non era purosangue non poteva fare a meno di pensare a Lily e Charity.

Qualcuno doveva proteggerle.

Lui doveva proteggerle.

«Questo ti fa molto onore, Caradoc.» una scintilla attraversò gli occhi chiari. «Se vuoi posso darti qualche dritta, l’accademia è tosta ma sono certo che con il tuo carattere l’affronterai senza problemi.»

«Io… sarebbe fantastico, signore.»

«Hai qualche ora buca?

«Non proprio, sa con i G.U.F.O…»

«Già… bhe potremmo…»

«Ma posso venire dopo cena, o di mattina, prima delle lezioni.» si affrettò ad aggiungere.

«Non voglio farti svegliare prima.»

«No va bene» disse con sicurezza

Hobday guardò sopra la spalla di Caradoc. «Oh Black, entra pure.»

Caradoc si voltò seguendo il suo sguardo verso la porta, aspettandosi di vedere Sirius, ma con sorpresa incrociò gli occhi chiari di Regulus.

«Ho pronto il tuo permesso per la sezione proibita, già firmato.»

«Grazie signore» Regulus allungò elegantemente la mano per prendere il piccolo pezzo di pergamena che il professore gli stavo porgendo.

Cosa doveva leggere Regulus nella sezione proibita?

 

 

Nel tardo pomeriggio prima di cena molti studenti erano fuori dal castello, per godersi le ultime ore di luce prima del tramonto.

Il sole arancione filtrava fra le alte torri di Hogwarts creando ombre morbide sull’ampio cortile che confinava con la Foresta Proibita.

Un piccolo trio di Grifondoroche stava camminando verso il cerchio di pietre si fermò di colpo. James fu il primo a nascondersi dietro alla pietra più alta, gli amici lo imitarono subito. Peter gli scoccò un’occhiata confusa.

«Perché ci nascondiamo?»

Sirius mosse la mano per fargli segno di abbassare la voce e mormorò «Guarda un po’ chi c’è»

Peter seguì il suo sguardo giù dalla collina.

Severus Piton si trovava in una parte lontana del cortile insieme ai suoi amici. Avery, Mulciber, Rosier, Wilkes e White erano lì, ma il loro sguardo era fisso su di lui, e sembrava che avessero appena assistito a qualcosa di straordinario.

James tirò fuori il suo mantello dell’invisibilità dallo zaino e se lo mise velocemente sulle spalle.

«Andiamo a vedere che combinano»

Sirius non se lo fece ripetere due volte, affiancò l’amico sparendo completamente sotto il mantello.

«Dai Pete, non fare il pappamolle» disse ormai totalmente invisibile.

Peter ci pensò un po’ su, avrebbe voluto andare a vedere come stava Remus, con l’avvicinarsi della luna piena aveva cominciato a essere più debole. Aveva saltato tutte le lezioni quel giorno.

«Pete dai, voglio solo dare un’occhiata» insisté James con un sorriso.

Dopo un istante di incertezza annuì e sparì anche lui sotto il mantello.

Dopo anni di pratica avevano imparato a camminare in perfetta sincronia, celati totalmente, anche se dall’anno scorso avevano dovuto iniziare a camminare ingobbiti. Sirius era diventato più alto di tutti.

Si fermarono a pochi passi dai Serpeverde.

Piton alzò la bacchetta in un gesto preciso e fluido. I suoi amici, lo osservavano con curiosità, con una pronuncia scandita, come se dovesse insegnare l’incantesimo disse: «Levicorpus!»

In un istante, una scarica di magia fluì dalla punta della sua bacchetta, colpendo White. Prima che chiunque potesse reagire, il ragazzo fu sollevato da terra per i piedi, sospeso a mezz'aria con la testa abbassata e le braccia che dondolavano come una marionetta.

«Ma che gran figata!» urlò con entusiasmo Caradoc ondeggiando le braccia.

Gli altri scattarono in avanti curiosi, Rosier fissò la caviglia di Caradoc alla quale sembrava essere legata una corda invisibile che lo teneva sollevato.

«Quanto dura l’effetto?» chiese Mulcber curioso.

«Quanto vuoi» rispose Piton con un’alzata di spalle, senza abbassare la bacchetta.

«È come un wingardium Leviosa» notò Avery.

«Il concetto principale è quello» annuì Piton prima di abbassare la bacchetta.

Caradoc cadde a terra con un tonfo, il sorriso ancora a inarcargli le labbra. Si passò una mano sui pantaloni per togliere i fili d’erba attaccati senza apparente preoccupazione.

«Come diamine hai fatto a crearlo?» Mulciber si avvicinò con una strana espressione.

Piton alzò un sopracciglio, rispondendo con una fredda calma: «La magia non ha confini, basta sapere come usarla, può essere manipolata e migliorata.»

«Sev, tu sei un genio» disse Caradoc con entusiasmo.

«Insegnacelo» la voce di Avery era più simile a un ordine ma Piton sembrò compiaciuto, un sorriso malizioso si formò sul suo volto.

I quattro Grifondoro sotto il mantello osservarono con attenzione il movimento che doveva compiere la bacchetta, James lo mimò un paio di volte, come per memorizzarlo bene.

Quando il sole cominciò a calare tornarono verso il castello togliendosi il mantello.

«Chi lo avrebbe mai detto? Mocciosus non è poi così tonto» commento Sirius mentre oltrepassavano la prota d'ingresso.

James annuì senza guardarlo «Quel Levicorpus sarà piuttosto utile, ora sappiamo come usarlo»

 

 

 

Severus e Lily stavano camminando lungo il corridoio che portava alla torre di Grifondoro, la ragazza aveva il passo spedito, i lunghi capelli le sobbalzavano ritmicamente sulle spalle.

«Nessuno ti toccherà» le assicurò Severus.

Lily lo fissò per un istante. «Forse non me, ma ci sono molti altri Natibabbani qui.»

Piton distolse lo sguardo, non si accontentava mai, perché non le bastava? Lei era un’eccezione, lei e Charity erano le uniche eccezioni.

Non riusciva proprio a capire quanto fosse speciale?

«Cosa dovrei fare?»

«Bhe magari smettere di andare in giro con quel gruppo di razzisti.»

Piton inarcò un sopracciglio «Lo so che sono… bhe si prevenuti su certe cose, ma non hanno mai attaccato nessun Natobabbano.»

«Non è stato Wilkes che ha fatto inciampare Gazza l'altro giorno?» chiese lily incrociando le braccia al petto.

«Ma dai» sbuffò lui «Quello era per ridere, non gli ha fatto male»

«Non è questo il punto, se l’è presa con lui perché è un Magonò»

«No» scosse la testa «Se l’è presa con lui perché gli ha sequestrato il suo frisbee zannuto»

Lily sospirò pesantemente, chiaramente decisa a provare il suo punto. «Quanto credi che ci vorrà prima che comincino a attaccare anche i Natibabbani?»

«A meno che tutti in massa non rubino gli oggetti di Wilkes non credo ci sia pericolo» scoccò un'occhiata all’amica aspettandosi di vederla ridere, ma non lo aveva trovato affatto divertente a giudicare dall'espressione irritata.

«Ti stai preoccupando per niente.» riprese serio. «Non hanno mai attaccato nessuno per il suo stato di sangue» ribadì muovendo una mano. «Anzi se vuoi metterla in questi termini fin’ora gli unici che lo hanno fatto sono Potter e Black»

Lily aggrottò la fronte «Loro non sono razzisti»

«Ah no?» Severus inclinò la testa «Hanno attaccato Dirk Cresswell più volte, prendono di mira Aubrey dal primo anno oh e pensa tu, se la prendono con me»

«Tu non sei un Natobabbano» si affrettò a dire Lily

«E questo fa molta differenza?»

La Grifondoro si bloccò con le labbra leggermente dischiuse, non si era aspettata quella domanda.

«Prima iniziano con i Maghinò, poi arrivano i Natibabbani, io sono un Mezzosangue, vivo in un quartiere babbano, nel mondo babbano.» si puntò un dito verso il petto con forza «Noi due non siamo così diversi»

Lily sembrò rincuorata nel sentirlo.

«Non sto dicendo che non siano odiosi, Potter e Black» ammise lei «Ma mi preoccupano quelli che frequenti.»

«Ti preoccupano di più persone che non hanno mai attaccato nessuno, solo per i loro cognomi, rispetto a chi ha già attaccato in questi anni»

«Ma le motivazioni sono diverse» insisté lei «Potter e Black sono dei bulli ma se la prendono con chiunque, non gli interessa lo stato di sangue»

«Se la prendono con chi è più debole che guarda un po’ di solito è chi non è, a differenza loro, un ricco purosangue»

Piton distolse brevemente lo sguardo osservando una candela spenta sul muro.

«Mulciber, Avery, Wilkes, Rosier o men che meno White si sognerebbero di attaccare qualcuno per il suo sangue, certo hanno idee tradizionaliste, ma che ti puoi aspettare con le famiglie che hanno?»

«Ma non puoi giustificarli così» Lily scosse la testa con forza «Non fanno altro che insultare i Natibabbani, li chiamano tutti…» abbassò di colpo la voce «Sanguemarcio»

«Sì e Potter e Black chiamano me Moccios…»

«Ah falla finita!» sbottò Lily «Non fai che nominare quei due, sei ossessionato»

«Io sarei ossessionato?» la guardò sgranando gli occhi «Sono loro che mi perseguitano e io sarei quello ossessionato?»

«Il fatto che anche Potter e Black siano dei bulli arroganti non toglie che i Serpeverde siano razzisti»

«Ora sono diventati I Serpeverde?» si carezzò brevemente le labbra «Sei arrivata ad accusare una casa intera perché fuori ci sono persone prevenute. Non ti rendi conto che ti dovresti preoccupare di quelli che hai nel dormitorio? È più facile additare in massa i Serpeverde»

«Non ho detto questo»

«Sì invece, hai detto I Serpeverde» si picchiettò appena il simbolo della casa ricamato sull'uniforme «Lo sono anche io, ricordi?»

Lily sia afferrò la radice del naso inspirando lentamente «Sto solo cercando di dirti che dovresti fare attenzione, le cose stanno combinando, non è più una rivalità scolastica. Chi è prevenuto tende già ad appoggiare indirettamente le idee dei Mangiamorte»

Severus si trattenne dal chiederle cosa ci fosse di male, sapeva che non avrebbe capito. Era troppo accecata dalla propaganda contro i purosangue per vedere la verità. Certo alcuni probabilmente erano eccessivamente convinti degli ideali puristi, ma la maggior parte di quelli che appoggiavano il Signore erano solo preoccupati per la sicurezza dei maghi. La marcia dei Maghinò lo aveva dimostrato.

«Starò attento» disse in fine cercando di rassicurarla.

 

 

 

Quella sera ci sarebbe stata luna piena e Severus notò, Lupin non era venuto a lezione tutto il giorno.

Ormai quella idea si era sedimentata nella sua mente, eppure una voce, tremendamente simile a quella di Lily continuava a ripetergli che era impossibile.

Silente non avrebbe mai permesso a un lupo mannaro di frequentare Hogwarts. Per di più non c’era modo di controllarlo, ci sarebbero state aggressioni ogni anno. Invece da quando Lupin era arrivato a scuola non si era verificato nulla di simile.

Ma era certo ormai che nascondesse qualcosa e doveva avere a che fare con la luna piena, non poteva essere una coincidenza.

Passò tutta la giornata a riflettere. Doveva scoprire cosa nascondeva insieme a Potter, Black e quello smidollato di Minus. Lanciò ai tre uno sguardo obliquo dal tavolo di Serpeverde durante il pranzo. Stavano parlottando animatamente.

Black incontrò un paio di volte il suo sguardo prima che Potter si alzasse di scatto e uscisse dalla Sala Grande. Minus abbassò lo sguardo tristemente e Black tornò a guardare Severus minaccioso. Aveva qualcosa in mente. Lily era verso l’inizio del tavolo, raggiungerla avrebbe significato percorrere praticamente tutta la sala due volte per aggirare anche il tavolo di Serpeverde. Sapeva che Mulciber si stava stufando di vederlo «ronzarle attorno» come diceva lui. Forse doveva lasciarla sola per un po’ almeno fino a quando Mulciber non si fosse calmato.

Notò Black e Minus uscire dalla sala grande, sembravano seri e tesi. Black si guardava intorno come un segugio pronto a attaccare.

«Ehi Piton, dove te ne vai?» gli chiese Avery rigirandosi la forchetta fra le dita.

«Biblioteca.» rispose asciuttamente e uscì dalla sala in fretta.

Inspirò profondamente per impedirsi di voltarsia guardare Lily. Non avevano lezioni in comune nel pomeriggio sfortunatamente.

I due Grifondoro stavano salendo le scale lentamente, parlottando fra loro ma non riuscì a capire nemmeno una parola. Li seguì a distanza, cercando di non farsi notare. Quando si fermarono al primo piano aspettò a girare l’angolo, ma quasi urlò quando si ritrovò davanti lo sguardo sornione di Black.

«Ci stai seguendo, Mocciosus?»

«No Black» mentì con il fiato corto «Il mondo non gira attorno a te, posso girare per la scuola senza il tuo permesso»

Black lo studiò con un o strano sorriso, Minus accanto a lui teneva lo sguardo sul pavimento.

«Oh cos’hai Mocciosus, ti sei alzato di cattivo umore?» Si avvicinò di qualche passo spostandosi una ciocca di capelli dal viso «Ti sei per caso visto allo specchio?»

Si aspettò di vedere Minus sghignazzare, invece lo guardò appena scuotendo mestamente la testa.

«Di certo sto meglio di Lupin, è ancora malato, vero?»

Il volto di Black si indurì di colpo. «Dovresti imparare a stare al tuo posto.»

«Sarebbe?»

«Dai Sirius, andiamo.» Mormorò Minus timidamente.

Black lo ignorò. «So che ci segui come una biscia curiosa.»

Come faceva a saperlo? Era stato attento, molto attento, si era disilluso praticamente tutte le volte.

«Non vedi l’ora di scoprire cosa facciamo tutti i mesi, non è vero?»

«So che uscite di notte, è contro il regolamento.» Disse con sicurezza. Black non lo avrebbe attaccato senza Potter, aveva sempre bisogno del suo amichetto.

«Ma davvero?» Sogghignò

«Sirius dai…» ripeté Minus tirandogli appena un braccio

«E che altro sai Mocciosus? Dov’è che andiamo?»

Questo non lo sapeva, li aveva visti uscire fino alla sala d’ingresso, poi nel cortile, ma non aveva mai osato andare oltre. Se fosse stato scoperto si sarebbe beccato una grossa punizione, oltre a perdere una valanga di punti. I suoi compagni di Serpeverde non lo avrebbero mai perdonato.

«Non lo sai, vero?» Il ghigno di Black si allargò «Perché non vai questa sera sotto il platano picchiatore e ci vieni a trovare?»

Lo stava prendendo in giro. Nessuno sano di mente si sarebbe avvicinato a quel dannato albero, tutti sapevano che era pericoloso. Anche se non era chiaro perché Silente lo avesse fatto piantare quasi un anno prima del suo primo anno. Quando era arrivato a Hogwarts lo aveva trovato già formato. Con i lunghi e grossi rami minacciosi levati verso l’alto, sempre pronti a colpire.

«Non sono un’idiota, Black»

«Bé un po’ lo sei se non hai ancora capito come oltrepassare il platano.» Inclinò la testa studiandolo. «L’albero fa solo da guardia a un passaggio. Se tocchi il nodo che trovi sul tronco l’albero sarà innocuo e potrai entrare.» Schioccò sonoramente la lingua «Ma tanto non hai fegato.»

Il volto di Minus si fece di colpo rosso, la paura si fece largo nei suoi occhi.

Black si era lascaito sfuggire troppo, nella sua arroganza gli aveva rivelato il loro segreto.

Con un sorriso di soddisfazione Severus tornò a guardare Black.

«Vedremo»

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