
SEMPRE PEGGIO
Regulus era seduto a gambe incrociate sul morbido letto, sparsi sul grosso piumone verde c’erano diversi ritagli di giornale.
Confrontò quelli della Gazzetta del Profeta con altri giornali indipendenti.
Il Ministro della Magia Eugenia Jenkinsha dichiarato che non c’è nulla da temere.
Attacco nel Berwickshire, tre persone scomparse nel nulla
Nuovo libro in uscita «Dodici modi per lavare un calderone»
Rivolte nello Yorkshire
Il dipartimento Auror rassicura la popolazione
Mangiamorte avvistati a Liverpool.
Erano arrivati all’informazione, i Mangiamorte dovevano avere qualcuno all’interno.
Passò il lungo indice destro su un vecchio articolo che riportava la foto di un piccolo gruppo di persone, sullo sfondo c’era anche Il Signore, Tom Riddle con il profilo aristocratico che fissava la fotocamera con un sorriso che non si estendeva agli occhi.
Si stese sobbalzando appena sul materasso. Alzò lo sguardo sulla testata dove lo stemma dei Black era dipinto con straordinaria cura assieme al loro motto, Toujours pur.
Era certo che gli sfuggisse qualcosa.
I Mangiamorte stavano compiendo degli attacchi per spargere il panico, Voldemort gli indicava dove e quando colpire. Dall'altra parte c’era Abraxas Malfoy che metteva a tacere la cosa.
Non aveva senso, se volevano davvero attaccare il ministero perché non farlo di petto e prendere il potere?
Perché darsi tanta pena per fare degli attacchi eclatanti se poi venivano intenzionalmente insabbiati?
Si passò una mano sugli occhi sospirando.
«È cocciuto» sbuffò Walburga incassandosi nella bassa poltrona del salotto di Grimmauld Place.
«Chi sa da chi ha preso?» Mormorò Orion ondeggiando il largo bicchiere che aveva in mano.
«Se solo la smettesse con questa fase da adolescente ribelle»
«Ti aspetti troppo da lui.»
«È il tuo erede.»
Orion schioccò la lingua. «Ma non è l’unico.»
«Non essere ridicolo» sbottò Walburga scuotendo la testa. «Dobbiamo solo rimetterlo in riga.»
«Non mi sembra tu ci sia riuscita in questi anni.» Poggiò rumorosamente il bicchiere sul tavolino alla sua destra. «La gente parla, ci sta mettendo in ridicolo da anni con il suo comportamento, i Rosier non vedono l’ora di avventarsi su di noi, per non parlare di Malfoy, hai sentito come parla?»
«È fin troppo coinvolto»
«Ma la gente lo rispetta.»
«La gente rispetta il suo portafogli.»«Anche noi siamo pieni di galeoni eppure nessuno pende dalle nostre labbra come con Abraxas»
«Non mi sembra tu ti sia messo a fare un discorso davanti a tutti.»
«Dovrei farlo?»
«Non lo so, devi?» Walburga si passò una mano sul viso con aria stanca. «Vuoi ciò che ha Malfoy ma non sei disposto a fare quello che ha fatto per ottenerlo.»
«Non mi ci vorrebbe niente a entrare in confidenza con Tu-Sai-Chi.»
«Lo so bene, ma non è questo il punto.»
«È esattamente questo invece.»
«Sarebbe meglio non essere troppo coinvolti, gli Auror stanno indagando, se trovassero…»
«Gli Auror non saranno più un problema fra poco.»
«Saranno sempre un problema.» Walburga accavallò le lunghe gambe. «Meglio rimanere neutrali.»
«La neutralità non ci porterà al potere.»
Walburga uscì dallo studio di Orion e si diresse verso il salotto, aveva sentito una porta chiudersi, immaginava che i ragazzi fossero andati a dormire. Con sorpresa quando entrò nella stanza vide Sirius seduto su una delle poltrone vicino al camino acceso, lo sguardo fisso sul tappeto.
«Potresti anche mettere da parte quell'aria afflitta ogni tanto.» disse sedendosi sulla poltrona di fronte a Sirius.
Lui sobbalzò appena, doveva essere perso nei proprio pensieri.
«Sarebbe più facile se tu e papà non mi guardaste in continuazione come il figlio deludente.»
Mentre accavallava le cambe ancora coperte dal lungo abito da sera, si soffermò a guardare il figlio con attenzione. Era così simile a Alphard quando aveva la sua età, gli stessi occhi, lo stesso profilo così tipico dei Black.
«Non sei una delusione più di quanto non lo sia stata io per i miei genitori» confessò, con la voce carica di rassegnazione. «È la maledizione dei Black, non essere mai all’altezza» si lasciò ricadere sullo schienale della poltrona con un sospiro.
«Piuttosto comodo» commentò Sirius distogliendo lo sguardo.
«Hai preso tutti i miei difetti» disse con l’ombra di un triste sorriso.
Sirius tornò a guardarla di colpo «Io non sono come te»
«Lo spero per te» Walburga sorrise davvero.
«Le persone come noi non sono facili da amare, allontaniamo chi amiamo di più, le feriamo con scelte stupide e poi rimaniamo sole a incolpare noi stesse»
«È una profezia?» chiese derisorio.
«Direi più una condanna»
Sirius sbuffò accavallando le gambe sovrappensiero.
«Sei venuta qui solo per maledirmi?»
Walburga si carezzò una gamba lentamente. Non era il momento giusto per parlargli del matrimonio, potevano lasciarlo con la mente libera almeno per le feste, c’era tempo.
«Non posso solo voler passare del tempo con mio figlio?»
Lui la guardò aggrottando un sopracciglio «Senza urlarmi contro o rincorrermi con in mano libro di ottocento pagine?»
«Non ho voglia di urlare ora.» Ammise stancamente.
«Già» Sirius schioccò la lingua «E poi la libreria è troppo lontana» commentò ridacchiando.
Anche Walburga si mise a ridere.
Un lento bussare fece aprire gli occhi di Sirius di scatto. «Che c’è?» sbottò mettendosi seduto sul letto.
«Padron Sirius è atteso per la colazione». Annunciò Kreacher entrando nella stanza.
«Grande» mormorò senza allegra mettendosi in piedi. «Che hai ancora da fissare vecchio goblin?» odiava vederlo di prima mattina «Levati dai piedi»
«Subito, padrone» rispose l’elfo servizievole prima di uscire dalla stanza con un inchino.
Sirius era certo che lo facesse per prenderlo in giro. Non riusciva a capire come riuscisse Regulus perfino a parlare con quell’essere.
I ricordi della sera prima si ammassarono, vedere Bellatrix era stato irritante come ogni volta, ma l’espressione sul suo viso quando aveva nominato Andromeda continuava a vagargli nella mente. Come potevano essere tutti così idioti e ipocriti?
Per non parlare di Mocciosus che scodinzolava attorno ai purosangue come Avery o Mulciber. Non si era aspettato di vederlo alla festa, non c’era mai stato gli anni precedenti, aveva pure indossato un abito decente, di sicuro glielo aveva comprato White. Il modo in cui stava appiccicato a Piton era disgustoso, cosa poteva mai trovarci in lui?
«Sirius sbrigati» gridò Regulus dal corridoio prima di iniziare a scendere rumorosamente le scale.
Sbuffò passandosi una mano fra i capelli.
Suo fratello si era goduto la festa a differenza sua, ma cosa poteva spettarsi da un’idiota che collezionava i ritagli di articoli che riguardavano i Mangiamorte? Sperava solo che l’influenza di Bellatrix non si spingesse troppo oltre convincendolo a fare qualche sciocchezza. Ma in fondo era troppo giovane, c’era ancora tempo per farlo ragionare.
Aprì la porta della sua stanza pronto ad affrontare un’altra tediosa giornata in compagnia della famiglia più disagiata che si potesse trovare.
La mattina di Natale, Severus fu svegliato da Caradoc che gli gettava addosso un cuscino.
«Sveglia splendore, dobbiamo scartare i regali!»
Severus ancora intontito si mise a sedere sul letto, la camera era tutta per loro, gli altri compagni erano tutti tornati a casa per il periodo natalizio. Il signor White li aveva accompagnati alla festa la sera prima a Villa Malfoy ma quando era stata l’ora di tornare a casa Severus aveva capito che qualcosa non andava. La signora White, la madre di Caradoc stava male, non sapeva cosa avesse di preciso, ma era abbastanza grave da non permetterle di alzarsi dal letto.
Caradoc aveva cercato di distrarlo per il resto della serata insistendo per giocare a scacchi in salotto, ma non aveva potuto fare a meno di sentirlo parlare con il padre poco prima.
“Posso aiutarti” aveva detto Caradoc abbassando la voce nel corridoio.
“Non è il caso, sta con Severus, ci penso io a lei.”
“Sta peggiorando, non è vero?"
“No è solo stressata, con tutto quello che sta succedendo…”
“Ma papà posso…”
“No, vai da Severus, vi sveglio domani mattina e vi accompagno a scuola.”
Aveva evitato di chiedere cosa avesse la signora White, ma la curiosità continuava a salire.
Caradoc gli lanciò un pacchetto verde incartato con cura.
«Da Mulciber» annunciò «Prega che non sia un altro set di piume»
«Servono sempre le piume» rispose iniziando a scartarlo.
Con sua sorpresa ci trovò un piccolo libro rilegato iin pelle nera «100 maledizioni dimenticate»
Caradoc si sporse per leggere il titolo.
«Romantico» commentò prima di mettersi in bocca un cioccolatino.
Charity aveva dato a ciascuno di loro una grande scatola di dolci assortiti di Mielandia.
Caradoc rise fragorosamente quando scartò il regalo di Wilkes, un grande stetoscopio.
«Che cretino» disse fra le risate
Severus scosse la testa mestamente mormorando «Doc…»
«È andato in un negozio babbano per comprarlo secondo te?»
«Non penso si avventurerebbe mai fra i babbani, probabilmente lo ha fatto comprare a qualcuno» ipotizzò
Avery e Rosier avevano regalato a entrambi dei libri a Caradoc di incantesimi avanzati di duello mentre a Severus dei manuali di pozioni risalenti al 600.
Impilò con cura i suoi regali sul materasso guardando l’amico di sottecchi.
Sembrava allegro come sempre, eppure c’era qualcosa che stonava, quando pensava che non lo stesse guardando si rabbuiava.
«Alla buon ora Sirius» lo accolse suo padre con una smorfia.
Regulus d'altro canto gli sorrise. «Buon Natale»
«Anche a te, Reg.» rispose mentre si sedava a fare colazione.
Kreacher era indaffarato a riempire la tavola di abbastanza cibo per sfamare un esercito, mentre sua madre beveva elegantemente il suo tè con latte.
«Ho parlato con Alphard ieri sera» iniziò a raccontare Walburga con quasi l’accenno di un sorriso «Fa i complimenti a tutti e due per il perfetto portamento»
Sirius sbuffò sonoramente, almeno zio Alpard aveva il senso dell’umorismo.
«Ne siamo lieti, mamma» rispose al contrario Regulus, servile come al solito.
Orion si passò una mano fra i capelli e guardo Sirius sorridendogli in modo inquietante.
«Io invece ho finalmente raggiunto un accordo con Caliban Carrow.»
Sirius lo guardò confuso, vide anche sua madre scoccare un'occhiata seria verso il marito, come se volesse fermarlo.
«La figlia, Alecto Carrow è in età da marito, la vostra unione sarà vantaggiosa per tutti, è una delle sacre ventotto.»
Non poteva parlare sul serio, no, lui non avrebbe mai sposato Alecto Carrow.
«Non ci penso neanche» si affrettò a dire.
Suo padre inclinò di scatto la testa «Prego?»
«Ve lo potete scordare» insisté alzando la voce «Io non sposerò quel rottweiler»
«Non osare Sirius!» lo rimproverò suo padre «Alecto è una purosangue a modo, molti le fanno la corte, sarai fortunato ad averla come moglie»
«Vi ho detto di no, non potete obbligarmi a sposarla»
Sua madre poggiò la tazza rumorosamente. «Tu dici?»
Sirius la guardò allarmato «Ho solo sedici anni»
«Mio fratello Cygnus si è sposato molto prima di te»
«Sì e abbiamo visto cosa ne è uscito fuori»
Walburga schioccò la lingua «Smettila con questo atteggiamento da bambino, è dovere di ogni buon purosangue sposarsi e portare avanti la linea di sangue. Vedrai che quando ti sarai abituato all’idea…»
«Questa è una stronzata!» Gridò Sirius sbattendo un pugno sulla lunga tavola.
Regulus e sua madre scattarono spaventati.
Gli occhi di suo padre ebbero un tremito, ma fu Walburga la prima a reagire, si alzò in piedi di colpo. «Non osare alzare la voce con me! Non devi mai alzare la voce con me!»
Sirius roteò gli occhi verso il soffitto.
«Non facciamo altro che preoccuparci per te costantemente, ti proteggiamo, ti difendiamo da tutti quelli che parlano alle tue spalle. E cosa otteniamo in cambio?» la voce di sua madre vibrò sulle pareti della cucina, perfino Kreacher sempre indaffarato si bloccò come una statua con un grande vassoio in mano carico di dolci.
«Quella tua espressione del cazzo sul viso!»
Sirius scattò con la testa all’indietro. Era la prima volta in assoluto in cui sentiva usare a sua madre una parola del genere.
«Sempre piena di disprezzo e risentimento, sempre così infastidita come se fossi un emarginato in questa famiglia»
«Perché, non lo sono?» strinse il tovagliolo nel pugno. «È da quando sono stato smistato a Grifondoro che mi trattate come un appestato»
«Credi davvero che mi importi della casa in cui sei smistato?»
Quello lo sorprese, perfino Regulus e suo padre guardarono Walburga confusi.
«Mi dispiace che tu debba stare in mezzo a quella gente, lontano dalla tua famiglia ma non siamo noi a emarginarti, non ti abbiamo fatto pesare niente. Sei tu che continui a comportarti come se non facessi parte di questa famiglia»
«Lo preferirei» mormorò, non abbastanza piano perché non venisse sentito da sua madre che chiuse la bocca di colpo.
«È così?» inspirò profondamente, gli sembrò di vedere gli occhi farsi lucidi. «Nessuno ti obbliga a stare qui, se vuoi andartene sai dov’è la porta.»
Sirius rimase bloccato, per un istante pensò di esserselo immaginato, non poteva essere seria.
Aveva desiderato per anni quel momento, poter essere libero ma non se lo era immaginato così. Non ci aveva mai davvero pensato nel dettaglio.
Cosa avrebbe fatto?
Dove sarebbe andato?
Il camino alle sue spalle sbuffò rumorosamente e proruppe una voce maschile: «Lycoris White, c’è Walburga?»
Sua madre si passò una mano sul viso e si avvicinò velocemente al camino. «Sono qui Lycoris, dimmi»
«Mi dispiace disturbarti il giorno di Natale ma… Sta peggiorando, se tu potessi parlarle…»
«Arrivo» disse lei seccamente.
«No, non voglio che tu lasci i tuoi figli ora è solo…»
«Lycoris… ho detto che arrivo.»
Si raddrizzò e scambiò un’occhiata seria con Orion che annuì in silenzio.
Senza voltarsi a guardare Sirius entrò nel camino e scandì: «Villa White» sparendo fra le fiamme verdi.
Sirius rimase immobile epr diversi secondi, intontito dalla situazione. Era la sua occasione, finalmente poteva andarsene, ma sapeva che se avesse aspettato ancora non ce l’avrebbe più fatta.
Doveva farlo in fretta, senza poterci ripensare.
Si alzò facendo stridere la sedia sul pavimento e salì di corsa le scale verso la propria camera.
Suo padre non fece atto di fermarlo, sentì invece i passi di Regulus seguirlo.
Si affrettò a buttare alla rinfusa le proprie cose in uno zaino, tanto la maggior parte dei libri di scuola erano ancora a Hogwarts.
«Sirius che stai facendo?» Regulus cercò di afferrargli un braccio ma lui si scansò bruscamente afferrando un paio di jeans strappati.
«Ci ho provato Reg, ma li hai sentiti. Non mi sposerò con quella!" Sirius urlò nel nulla. «Non posso restare qui.»
«Ti prego, non farlo.» La voce di Regulus si era fatta più bassa del normale. «È Natale»
«Appunto, hanno dovuto rovinare pure il Natale»
«Possiamo fargli cambiare idea»
«Non cambieranno mai idea, vogliono obbligarmi a essere il loro erede perfetto ma non lo sono, non voglio esserlo»
«Puoi essere solo mio fratello?»
Si bloccò per un istante a guardarlo, fu quasi sul punto di cedere vedendo gli occhi chiari farsi lucidi, ma non poteva perdere quella occasione.
«Vieni con me»
«Dove? Vuoi andare fra i babbani?»
Scosse la testa «Qualunque posto è meglio di qui»
«Questa è casa nostra» continuò Regulus disperato
«Non la mia, non più» disse risoluto mettendosi in spalla lo zaino. «O vieni con me o te ne stai qui a farti manipolare come un idiota»
Regulus si guardò attorno inspirando a scatti «Io non… non puoi… non possiamo»
«Abbi cura di te, Reg.» lo scansò e scese le scale due a due verso l’ingresso, girò la testa per evitare di venir colpito dalla luce che proveniva dalla cucina, si lasciò alle spalle la sagoma di suo padre ancora seduto alla lunga tavola.
«Sirius ti prego, aspetta!»
Strinse la mano sul pomello della porta e lo girò, fu investito dal vento gelido di dicembre, espirò producendo una nebbiolina leggera fuori dalla bocca e scese il primo gradino.
«SIRIUS!»
Ignorò l'urlo disperato di Regulus e corse sulla strada babbana di Grimmauld Place dove dei bambini stavano costruendo dei pupazzi di neve storti. Oltrepassò il piccolo parchetto e continuò a correre senza meta, voleva solo andare lontano, il più lontano possibile da quella casa maledetta.
NOTE AUTORE
La condizione di Adira, la madre di Caradoc sarà importante in futuro, secondo te cos'ha?