The Story of the Prince

Harry Potter - J. K. Rowling
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The Story of the Prince
Summary
La prima guerra magica non è esplosa di colpo, non c’è stata una battaglia plateale ne schieramenti ben divisi. I Mangiamorte si sono insinuati nella comunità magica. Voldemort ha acquisito potere con pazienza e mentre uno dei più pericolosi signori oscuri di tutti i tempi si nascondeva dietro la facciata di un mago elegante e potente i giovani studenti di Hogwarts dovevano imparare a vivere in un mondo che presto sarebbe stato distrutto dalla guerra.I Malandrini non sono stati i soli studenti a combattere e perdere la vita, molti altri anche nella fazione opposta erano convinti di essere nel giusto e pur di perseguire i propri ideali hanno dato la vita.Questa è la loro storia.La storia di Severus Piton, Caradoc Dearborn, Regulus Black, Barty Crouch, Evan Rosier, Bruce Mulciber, Edmund Avery, Bellatrix, Andromeda Black e molti altri.
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PARTENZA

Caradoc White salutò il padre da un finestrino aperto, prima di sedersi nello scompartimento vuoto. Lycoris White continuò a osservare il punto in cui il figlio era sparito con le labbra leggermente inarcate.
  «Oh ma quanta bolgia» si lamentò un ragazzo dai capelli cortissimi e neri fuori dal suo scompartimento.Una folla si era bloccata proprio nello stretto corridoio e qualcuno gridava a gran voce parole che Caradoc non riusciva a capire.
Sospirò fissando il sedile vuoto davanti a se.
C'era rumore fuori dal suo piccolo scompartimento. Poteva sentire urla, risate, il grido dei gufi e alcuni studenti più giovani che ancora piangevano.
Pianto… ricordò il volto di sua madre quella mattina, deformato e bagnato dalle lacrime mentre se ne stava stesa nel letto.
Avrebbe voluto accompagnarlo al binario, salutarlo. La sera prima era così eccitata da sembrare quasi folle ma la mattina al risveglio era crollata in una delle solite voragini.

Piton era davanti al binario nove e tre quarti, un po' curvo, vicino a sua madre, aveva il volto pallido e triste mentre osservava il treno.
Piton fissava una famiglia di quattro persone poco lontano. Le due ragazze si erano lievemente allontanate dai genitori. Lily stava supplicando la sorella; Harry si avvicinò per ascoltare.
  «... mi dispiace, Tunia, mi dispiace! Ascolta...» Le prese la mano e la strinse forte, anche se Petunia cercava di sottrarla.
  «Forse quando sarò là... no, ascolta, Tunia! Forse quando sarò là riuscirò a convincere il professor Silente a cambiare idea!»
  «Io non... voglio... venirci!» esclamò Petunia, tirando la mano. «Tu credi che io voglia andare in uno stupido castello per imparare a essere una… una…»
I suoi occhi sbiaditi vagarono sul marciapiede, sui gatti che miagolavano tra le braccia dei proprietari, sui gufi che sbattevano le ali e gridavano l'uno all'altro dalle gabbie, sugli studenti, alcuni già nelle lunghe divise nere,
che caricavano i bauli sul treno a vapore rosso o si salutavano con grida di gioia dopo un'estate di separazione.
  «... credi che io voglia essere un... un mostro?»
Gli occhi di Lily si riempirono di lacrime e Petunia riuscì a liberare la mano.
  «Io non sono un mostro» pianse. «È una cosa orribile da dire».
  «È là che stai andando» ribatté Petunia compiaciuta. «In una scuola speciale per mostri. Tu e quel Piton... due balordi, ecco cosa siete. È giusto separarvi dalla gente normale. Per la nostra sicurezza».
Lily guardò i genitori, che contemplavano con sincero piacere tutto quello che succedeva attorno al binario. Poi si rivolse alla sorella e parlò con voce bassa e rabbiosa.
  «Non pensavi che fosse una scuola per mostri quando hai scritto al Preside per supplicarlo di ammetterti».
Petunia diventò paonazza.
  «Supplicare? Io non l'ho supplicato!»
  «Ho letto la sua risposta. Era molto gentile».
  «Non dovevi...» sussurrò Petunia. «Era una cosa personale... come hai potuto...?»
Lily si tradì rivolgendo un mezzo sguardo a Piton. Petunia boccheggiò.
  «L'ha trovata quel ragazzo! Siete entrati di nascosto in camera mia!»
  «No... non di nascosto...» Adesso Lily era sulla difensiva. «Severus ha visto la busta e non poteva credere che una Babbana avesse preso contatti con Hogwarts, tutto qui! Dice che alle poste devono esserci dei maghi che lavorano in incognito per...»
  «A quanto pare i maghi ficcano il naso dappertutto!» esclamò Petunia, pallida quanto era stata rossa poco prima. «Mostro!» E si precipitò dai genitori...
Quando Severus e Lily trovarono posto in uno scompartimento si sedettero dallo stesso lato, ma la ragazza gli gettò un'occhiata seria e si mise a guardare fuori, con gli occhi lucidi e arrossati.
  «Non voglio parlare con te» mormorò con voce soffocata.
  «Perché?»
  «Tunia mi... mi odia. Perché abbiamo letto la lettera di Silente».
  «E allora?»
Lo guardò con profonda avversione.
  «Allora è mia sorella!»
  «È solo una...» Riuscì a trattenersi; Lily, troppo impegnata ad asciugarsi gli occhi senza farsi notare, non lo sentì.
  «Ma ci stiamo andando!» esclamò lui, incapace di trattenere la gioia. «Ci siamo! Stiamo andando a Hogwarts!»
Lei annuì, stropicciandosi gli occhi, e quasi suo malgrado sorrise.
  «Speriamo che tu sia una Serpeverde» continuò Piton, rinfrancato.
  «Serpeverde?»
Uno dei ragazzi nello scompartimento, che fino a quel momento non aveva mostrato alcun interesse per Lily o Piton, a quella parola si voltò, e Harry, che si era concentrato sui due accanto al finestrino, riconobbe suo padre: smilzo, con i capelli neri come Piton, ma con quell'aria indefinibile di chi è stato molto curato, perfino adorato, di cui Piton era così vistosamente privo.
  «Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola, e tu?» chiese James al ragazzo mollemente abbandonato sul sedile di fronte al suo, e con un sussulto Harry si rese conto che era Sirius, che non sorrise.
  «Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde» rispose.
  «Oh, cavolo» commentò James. «E dire che mi sembravi a posto!»
Sirius ghignò.
  «Forse io andrò contro la tradizione. Dove vorresti finire, se potessi scegliere?»
James alzò una spada invisibile.
  «'Grifondoro... culla dei coraggiosi di cuore!' Come mio padre».
Piton fece un verso sprezzante. James si girò verso di lui.
  «Qualcosa che non va?»
  «No» rispose Piton, ma il suo lieve ghigno diceva il contrario. «Se preferisci i muscoli al cervello...»
  «E tu dove speri di finire, visto che non hai nessuno dei due?» intervenne Sirius.
James scoppiò in una risata fragorosa. Lily si raddrizzò nel sedile, nervosa, e guardò prima James poi Sirius, disgustata.
  «Andiamo, Severus, cerchiamo un altro scompartimento».
  «Ooooooooh...»
James e Sirius imitarono la sua voce altezzosa; James cercò di fare lo sgambetto a Piton.
  «Ci si vede, Mocciosus!» gridò qualcuno quando la porta dello scompartimento si chiuse.

  «Mio padre mi ha promesso di comprarmi la Comet 180» disse Edmund Avery stiracchiandosi vistosamente.
  «Ma dai, la Comet 260 è molto meglio» ribatté Bruce Mulciber tirando su e giù il bracciolo del sedile.
  «Certo, falli tu degli avvitamenti con quella, rischi di finire con la faccia sull’erba.»
  «Ma non smettete un minuto di parlare di Quidditch?» Sbuffò Aurora Sinistra abbassando stizzita il libro che aveva fra le mani.
  «Non è Quidditch» si affrettò a dire Mulciber
  «Già» annuì Avery parliamo di scope»
  «Che servono per giocare a Quidditch» insisté lei.
  «O semplicemente per viaggiare» annuì Avery
  «Sono maledettamente scomode.» Si lamentò la ragazza scuotendo la testa.
  «Preferiresti un tappeto?»
  «Bhe ci sarebbe più spazio» diede una scossata di spalle
  «Ho sentito che Crouch ne ha uno con dodici posti» annuì Avery con aria sognante.
  «È quanto è grande?» Chiese Aurora curiosa.
  «Ovvio» disse Mulciber da dodici posti.»
I tre si guardarono un secondo in silenzio prima di scoppiare a ridere.

  «Ehi scusa?»
Caradoc alzò lo sguardo verso la porta dello scompartimento, video una ragazza dai capelli rossi che spuntava con il volto sottile.
  «Ti dispiace se ci sediamo qui?»
  «No figurati, è tutto libero» rispose con un’alzata di spalle.
Dietro di lei fece capolino anche un ragazzo molto magro con lunghi capelli neri che gli incorniciavano il volto pallido. Aveva un naso lungo e aveva un profondo cipiglio. Si sedette vicino alla ragazza tenendo lo sguardo serio verso il finestrino.
 
«Dai Sev non ci pensare, sono solo due arroganti» disse dopo alcuni istanti la ragazza.
  «Basta non finire nella loro stessa casa»
Il ragazzo sbuffò prima di voltarsi verso di lei con una smorfia «in Grifondoro? Non succederà mai.»
Caradoc sorrise appena. Anche suo padre detestava i Grifondoro, non che avessero chi sa cosa di male, era più un retaggio di famiglia. I White erano stati quasi tutti Serpeverde, il suo bisnonno era stato un Corvonero, come anche un lontano zio, ma tutti gli altri avevano sempre vestito verde e argento.
  «Allora non avremo problemi» continuò la ragazza scrollando le spalle.
  «Scusa non ci siamo nemmeno presentati, io sono Lily»
  «Severus Piton» biascicò il ragazzo guardandolo appena.
  «Severus… carino commentò»
  «Prego?»
  «È un nome particolare»
  «Tu saresti?» Chiese Piton piccato.
Lily alzò ostentatamente gli occhi.
Caradoc si guardò attorno con aria plateale di chi non vuole essere ascoltato, si inclinò leggermente in avanti verso i due e mormorò: Caradoc White.
Piton inarcò un sopracciglio.
  «È un nome vero o un rutto?
Sia Lily che Caradoc scoppiarono a ridere.
  «Sev!» gridò lei colpendo la spalla dell’amico a mo di rimprovero.
  «No ha ragione» annuì lui cercando di soffocare la risata non è molto melodioso. Si passò una mano fra i capelli. «Per questo cerco di usare il mio secondo nome, credo che Byron abbia meno l’effetto rutto.»
Lily scoppiò a ridere nuovamente. «Byron sia allora.»

 

 

 

 

 

 

Note Autore:

Caradoc è il personaggio canonico Caradoc Dearborn citato in Harry Potter e L’ordine della Fenice.
In questa storia, e nella saga di The Most Faithful il nome completo è Caradoc Byron White. Dearborn è il nome della madre.
Tutta la lore fanon sul personaggio la potete trovare qui: https://harrypotterfanon.fandom.com/wiki/Byron_White

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