Il Rovescio del Destino

Harry Potter - J. K. Rowling
F/M
G
Il Rovescio del Destino
Summary
Al termine della guerra, Hermione Granger ha un conto in sospeso con Draco Malfoy.La risposta che ottiene non è quella sperata, ma la conseguenza della sua visita è inaspettata.
Note
Disclaimer:I personaggi e l'universo narrativo appartengono a J.K. Rowling e agli altri titolari dei diritti di Harry Potter. Questa è un'opera di fanfiction scritta per divertimento e senza alcuno scopo di lucro. Tuttavia, la trama, i dialoghi, le descrizioni e ogni contenuto originale sono di mia proprietà intellettuale.Nota:Non autorizzo la ripubblicazione, la distribuzione o qualsiasi uso non autorizzato di questa storia senza il mio esplicito consenso.
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Il pensiero della finzione

Hermione era nella sua camera con Ginny, il silenzio aveva fatto da sfondo dopo la lunga conversazione che avevano condiviso. Ginny, inizialmente sconvolta dalle rivelazioni appena ricevute, era rimasta a lungo seduta sul letto, gli occhi persi nel vuoto come se cercasse di elaborare ogni dettaglio. Alla fine, con una voce smorzata e incerta, aveva detto solo: “Non saprei cosa fare al tuo posto”. Le parole, pur brevi, erano risuonate nell’aria tra loro, dense di una sincerità disarmante. Hermione aveva scosso leggermente la testa, sapendo che nessuna risposta sarebbe stata realmente adeguata. Le scelte fatte ormai non potevano essere cambiate, e il gala di quella sera sembrava rappresentare una linea di demarcazione tra chi era stata e chi stava diventando.

Ginny, cercando di alleggerire l’atmosfera, aveva poi preso in mano la situazione, dedicandosi a sistemare i capelli dell’amica con una cura che Hermione trovava quasi terapeutica. La chioma castana era stata raccolta in un’acconciatura elegante ma non rigida, le ciocche mosse ricadevano dolcemente sulla nuca in uno stile che ricordava quello del Ballo del Ceppo, ma con un tocco di maturità e raffinatezza che rispecchiava il percorso fatto da allora.

L’abito di Hermione sembrava nato per incarnare il perfetto equilibrio tra grazia e potere. La stoffa scivolava sul suo corpo come una seconda pelle, fluida e leggera, ma abbastanza strutturata da delinearne le forme con eleganza. Il blu profondo, un riflesso deciso che richiamava i freddi occhi d’acciaio di Draco, si accendeva delicatamente al tocco della luce, simile alle sfumature mutevoli del cielo al tramonto. La scollatura frontale era raffinata e sobria, un accenno appena percettibile che si fondeva con l’eleganza dell’abito. Sul retro, tuttavia, il taglio diventava più audace: la schiena era scoperta fino al punto vita, con un bordo delicatamente rifinito da un sottile merletto argentato che donava un tocco di luminosità discreta. Il tessuto terminava con una lieve coda, strisciando appena sul pavimento in un gesto di morbida eleganza, accompagnando i suoi movimenti come un sussurro silenzioso. I tacchi che completavano l’insieme erano affusolati e slanciati, in un delicato argento satinato che si fondeva con i toni del vestito senza prevalere. I lacci sottili avvolgevano la caviglia in un intreccio elegante, aggiungendo un tocco di modernità al look complessivo. Con ogni passo, il lieve tintinnio del metallo contro la pelle sembrava segnare il ritmo di una serata che Hermione sapeva sarebbe stata tutto tranne che ordinaria.

Quando si osservò allo specchio, il riflesso che la guardava indietro sembrava quello di una donna pronta a governare la sua stessa storia. Ginny osservava con orgoglio e ammirazione.

«Perfetta.» mormorò con un sorriso, aggiungendo. «Non sei solo bella, Hermione. Sei la rappresentazione vivente di quello che significa crescere, sfidare il destino e uscirne vincente.»

Hermione inspirò profondamente, il cuore che martellava piano. «Non so se stasera ci saranno vincitori, Ginny.»

La Sala Grande aveva mutato volto per la serata, trasformandosi in uno spazio lussuoso e affascinante, Le pareti di pietra – come aveva visto quel pomeriggio stesso – erano avvolte da lunghi drappi scintillanti che alternavano i colori delle quattro casate. Ogni tavolo, posizionato in fila lungo la sala, era decorato con centrotavola incantati che cambiavano tonalità e riflettevano varie sfumature, illuminando l’ambiente con una luce soffusa e raffinata. Giganteschi festoni incantati si intrecciavano sotto il soffitto stellato, mentre candele fluttuanti brillavano dolcemente, emanando un aroma sottile di vaniglia e spezie invernali. La musica proveniva da un ensemble magico situato su una piattaforma sopraelevata, dove strumenti a corda suonavano da soli.

Sul lato destro, Narcissa Malfoy dirigeva con precisione gli ultimi dettagli, con indosso un abito lungo di un nero vellutato impreziosito da ricami argentati. Più vicino al centro della sala, una delegazione del Ministero della Magia si radunava in conversazioni diplomatiche, mentre i rappresentanti della stampa magica si aggiravano con taccuini fluttuanti e penne autoregistranti. Tra di loro, i flash occasionali di macchine fotografiche catturavano i momenti salienti della serata.

Draco Malfoy era già presente, e non passava inosservato. Il suo abito bianco immacolato, rifinito con dettagli in argento lucente, si sposava alla perfezione con i suoi capelli biondi tagliati corti e ordinati. Una spilla a forma di serpente d’argento brillava sul bavero della giacca, simbolo della sua appartenenza ai Serpeverde e al tempo stesso un richiamo alle sue origini familiari. Accanto a lui, Blaise Zabini rideva sommessamente, il suo abito nero elegante contrastava con quello candido di Draco, entrambi rappresentanti della generazione che ora si trovava a raccogliere le ceneri di un passato difficile per costruire un futuro nuovo.

Hermione entrò silenziosa, la stoffa del suo abito blu che ondeggiava leggermente a ogni passo. Si avvicinò al gruppo prima che Draco potesse notarla, osservandolo con la coda dell’occhio mentre continuava a parlare con Blaise, il viso rilassato e sereno.

Fu un funzionario del Ministero a rompere quell’attimo sospeso. «Signor Malfoy, posso disturbarla un momento?» chiese con riguardo.

Draco si voltò, il movimento fluido e naturale. I suoi occhi grigi incontrarono quelli di Hermione solo per un istante, prima di rispondere con calma. «Certamente.» Con pochi passi si avvicinò al funzionario, il suo sguardo tornato freddo e professionale. «Mia moglie è semplicemente meravigliosa, non trova?» disse con un tono calmo ma deciso che trasudava orgoglio, rispondendo a una domanda che Hermione non aveva udito. Il commento la colse di sorpresa, ma il lieve sorriso che accompagnava le parole era innegabile.

La stanza sembrava osservare quel breve scambio, incantata dalla naturalezza con cui Draco sembrava assumere il controllo della serata. Era nato per quella vita. Nel gruppo di Serpeverde che Hermione aveva raggiunto era presente anche Astoria, vestita in blu scuro dietro la figura di sua sorella maggiore. «Sei incantevole, Hermione.» a rompere il silenzio fu Nott, allungandole un bicchiere di champagne. «Bevi prima che ti veda qualcuno, ti servirà.»

Hermione accettò sorridendo e finì in un sorso il bicchiere, poi si voltò e notò Harry circondato da giornalisti. Si allontanò per aiutarlo e quasi corse sui suoi tacchi quando vide Rita piazzarsi davanti a tutti gli altri. Quella donna… «Ciao Rita!» salutò Hermione raggiante. Per fortuna, aveva ancora paura di lei e si tirò indietro, sparendo tra la folla. «Scusate, scusate.» disse, trascinando via Harry che aveva già l’affanno e stava per sudare freddo. «Ancora non impari.»

Harry si allargò leggermente il colletto della camicia e la cravatta, scuotendo il capo. «No, ancora no.» disse ridendo, poi osservò meglio la sua migliore amica, facendola girare su sé stessa. «Sei fantastica, Hermione.»

«Grazie, Harry. Anche tu non sei niente male.»

Harry scosse il capo e si fermò a guardarla meglio. «Sei stupenda, sul serio. Credo sia l’abito più bello che tu abbia mai indossato. Guardati.» disse indicandola. «Sarà proprio fortunato Malfoy.» commentò ironico, indicando con il capo il ragazzo che intanto la guardava.

«Dici che dovrei andare da lui?»

Harry sbuffò. «Come minimo sta parlando di politica e altre stronzate varie. Fa compagnia a me, signora Malfoy.» disse, prendendola sottobraccio.

Hermione rise sommessamente, lasciandosi guidare da Harry verso un angolo della sala dove la musica era meno invadente e le conversazioni più distese. «Signora Malfoy, eh?» scherzò, scrollando le spalle. «Non ci farò mai l’abitudine. La pergamena del club dei duellanti non ha accettato il mio nome oggi, deve essere scritto con il suo cognome… è stato strano.»

Harry sorrise con un misto di complicità e preoccupazione. «Ti capisco, ma vedo come ti guardano qui stasera. Come se fossi tu quella che regge il mondo, non lui.» Fece una pausa significativa. «Ed è vero, sai? Sei tu a dargli equilibrio, come hai fatto con me per tanti anni.»

Hermione si fermò un attimo, guardando la folla elegante davanti a loro. «Non so nemmeno come sono arrivata a questo punto, Harry.»

«Con la tua solita determinazione.» rispose lui prontamente. «Non c'è sfida che tu non possa affrontare. Nemmeno Malfoy.»

Mentre il loro dialogo si smorzava in una complicità tranquilla, un lieve tintinnio risuonò nella sala: il segnale che il discorso d'apertura sarebbe cominciato. Narcissa si era avvicinata al centro della sala insieme al Ministro della Magia, il quale levò la bacchetta e amplificò la sua voce per attirare l’attenzione dei presenti. «Benvenuti a questa serata di riconciliazione e celebrazione del nuovo ordine magico.» iniziò ufficialmente, la sua figura avvolta in un elegante abito color vinaccia che brillava leggermente sotto le luci fluttuanti. «Il cammino verso la pace non è stato privo di sfide, ma è grazie a ciascuno di voi che oggi siamo qui.»

Hermione ascoltava con attenzione, mentre Draco le lanciava un’occhiata da dove si trovava, vicino a Blaise e Astoria. Per un momento i loro sguardi si intrecciarono, ed Hermione sentì una strana tensione nell’aria, qualcosa che mescolava l’apparenza impeccabile di quella serata con l'invisibile carico emotivo che portavano entrambi. Il discorso si concluse con un applauso, Narcissa prese il microfono per aggiungere qualche parola di ringraziamento e sottolineare l’importanza del Gala. Quando infine la musica riprese dolcemente, Hermione si rese conto che Harry era scomparso nella folla, lasciandola temporaneamente da sola.

Un tocco delicato sulla schiena la fece sobbalzare. Si voltò e trovò Draco al suo fianco, lo sguardo indagatore e serio. «Sei riuscita a salvare Potter dai giornalisti?» domandò sussurrando, portandola contro il suo petto.

Hermione sorrise appena, poggiando la mano sulla sua giacca. «Non è semplice, ma qualcuno deve pur farlo.»

Draco annuì, osservandola con uno sguardo che sembrava voler sondare qualcosa di più profondo di una semplice battuta. «Sei davvero... bellissima stasera.» La sua voce si abbassò leggermente, facendo scivolare l'aria tra di loro in un'atmosfera più intima.

Hermione arrossì appena, consapevole degli sguardi di alcuni presenti che li scrutavano da lontano. «Grazie.» disse in tono semplice ma sincero.

«Vieni.» disse Draco, infine, allungandole la mano. «Abbiamo un'immagine da mantenere, e francamente preferisco passare questa parte della serata accanto a te piuttosto che ascoltare le chiacchiere di quei vecchi politici.»

Hermione rise debolmente, ma accettò la sua mano. «Speriamo di non deludere nessuno.»

«Lo faremo sembrare facile.» Rispose Draco, stringendole la mano con una sicurezza che sembrava esistere solo quando era con lei. Con un movimento fluido, l’accompagnò al centro della sala, dove le luci soffuse danzavano sulla pelle e la musica si fece immediatamente più avvolgente. Non appena la melodia riempì lo spazio, Draco la guidò con la stessa maestria con cui un conduttore esperto dirige un'orchestra, e Hermione, con un sorriso, si adattò perfettamente ai suoi passi. Il suo corpo si muoveva senza esitazione, il viso disteso ma concentrato mentre lui la osservava, quasi come se ogni suo movimento fosse un invito a restare in quel momento, sospeso nel tempo. «Sei brava a ballare.» La sua voce, bassa e carica di ammirazione, la raggiunse come una carezza, facendola risplendere ancora di più sotto la lucentezza dei candelabri.

Hermione ridacchiò, facendo una leggera piroetta. «Mia madre mi aveva iscritto a un corso quando ero piccola. Dovevamo andare al matrimonio di sua sorella, e voleva che fossi perfetta.» raccontò, gli occhi che brillavano di una nostalgia che non cercava di nascondere. Le sue mani si adattarono con grazia ai movimenti di Draco, mentre un ricordo di sua madre che cercava sempre di prepararla al meglio per ogni occasione riaffiorava nella sua mente. «Non so se ci riuscirò stasera, ma almeno mi sto divertendo.»

Draco fece un piccolo sorriso mentre la osservava, come se ogni suo gesto fosse una piccola rivelazione per lui. «Tu sei perfetta.» disse con un tono così serio che per un attimo la musica sembrò rallentare, come se anche l’ambiente si fermasse per ascoltarlo. La sua mano si adattò con naturalezza alla sua vita, mentre i suoi occhi non la lasciavano mai.

«E tu?» Hermione lo guardò curiosa, ma c'era una domanda più profonda che aleggiava tra di loro, un segreto che sembrava sospeso nell’aria. «Cosa ti ha insegnato la tua famiglia?»

Draco fece un leggero movimento con la testa, come a liberarsi da un pensiero troppo pesante. «Ciò che viene fatto ai gala è la base delle lezioni per un purosangue. Ho imparato a ballare ancor prima di camminare, credo.» Il tono della sua voce era distaccato, ma negli occhi portava un riflesso di ricordi lontani, di lunghe sere in cui il suo destino era già tracciato, e la perfezione era un obbligo.

Hermione, osservandolo mentre guidava i suoi passi, notò quel piccolo cambiamento nel suo volto, quel rapido passaggio tra l’uomo che mostrava la sua abilità e il ragazzo che aveva imparato a indossare una maschera per farsi accettare. Era come se tutto ciò che stava accadendo fosse il frutto di un lungo allenamento a non mostrare mai vulnerabilità. Ma, in quella sala, accanto a lei, sembrava essere più umano di quanto volesse ammettere.

«Sembri essere nato per questo.» Commentò Hermione, ammettendo qualcosa che forse non si sarebbe mai aspettata. Non solo la sua grazia nel ballo, ma anche la naturalezza con cui Draco si muoveva in quel mondo, come se nulla potesse scalfire la sua perfezione.

Lui la guardò con uno sguardo che sembrava penetrare oltre la superficie, un incrocio di sfumature che nessuna maschera di Serpeverde poteva nascondere. «Mi hanno cresciuto per questo, Hermione.» La sua voce era più profonda ora, quasi come se fosse arrivato al nocciolo della questione. Il ritmo della danza non cambiò, ma c’era un altro tipo di battito che Hermione poteva sentire: il battito del suo cuore, che lentamente iniziava a svelare qualcosa di più di quello che Draco Malfoy voleva ammettere. Era la vulnerabilità, quella che non voleva mostrare, ma che non riusciva a nascondere quando si trovava accanto a lei. Un piccolo cambiamento nella postura, nel modo in cui teneva il suo corpo, la piccola intensità dello sguardo, tutto si rivelava in quel momento.

Hermione sentì le guance arrossarsi per l’imbarazzo e provò a distogliere lo sguardo dalla sua figura. I suoi occhi si poggiarono su Narcissa, che guardava in disparte il ballo dei due ragazzi al fianco di Piton. «Dovresti perdonare tua madre.»

Draco tornò a guardarla, sembrava essersi perso in qualche pensiero anche lui. «Non si sarebbe dovuta immischiare.»

«Sei il suo unico figlio, ha provato a salvare la tua vita.» disse, dopo un veloce giro su sé stessa. «Almeno trattarla con rispetto.»

 La presa del biondo si irrigidì leggermente e notò che si stava trattenendo nel dire qualcosa. «Non sono cose che ti riguardano.» sbottò alla fine, inchinandosi per la fine del ballo. Hermione, però, non demorse e lo seguì a passi svelti, afferrando il suo braccio. «Hermione-»

«Devi ballare con lei, e dare l’esempio. Ti ha voluto solo salvare.» insistette, irritandolo maggiormente. Draco afferrò un bicchiere di champagne e lo finì in un solo sorso, poi scosse il capo. «È tua madre.» provò a dire, mantenendo la vicinanza per non far scoprire ad altri la natura della loro conversazione.

«Tua moglie è incantevole, Draco.» un uomo adulto gli si avvicinò, allungandogli la mano. Hermione si voltò, sistemandosi al suo fianco.

«Alexandre.» Malfoy gli strinse subito la mano con un leggero sorriso, mentre sistemava la mano sulla schiena nuda di Hermione. «Lui è stato il mio professore di francese.»

L’uomo annuì, poi rise mentre sembrava ricordare quel periodo di vita. Stava per dire qualcosa, quando una donna arrivò al suo fianco. «Draco, caro! Come sei cresciuto!» la donna lo afferrò per le braccia e lo attirò a sé, non dando considerazione ad Hermione che fece un passo indietro.

Draco sembrò leggermente imbarazzato, ma la salutò comunque. «Madeleine, come stai?»

«Oh, mio figlio Pierre ha appena rotto un vaso.» sussurrò indicando con il capo un angolo della sala. Hermione si voltò, vide il bambino moro che correva mentre Gazza si lamentava, e sorrise. «Ma da quanto tempo non ti vedevo, sei incredibilmente migliorato, se possibile!» la donna gettò uno sguardo superficiale ad Hermione. «È sempre stato il più bello di tutti, quest’uomo.»

Draco posò nuovamente la mano dietro la schiena di Hermione, avvicinandola a sé mentre rispondeva con tono garbato alla moglie del suo professore di francese. «Ti occupi ancora di mediazione con il nostro Ministero?» provò ad intavolare una conversazione diversa dai complimenti della donna sul suo “bel viso” e sul suo “bel abito”, dato che aveva toccato anche l’argomento carcere che era palesemente fuori contesto. Alexandre provò nuovamente ad aprire bocca, ma sua moglie lo interruppe.

«Devo presentarti assolutamente mia figlia più grande, te la ricordi? Juliette, vieni tesoro.» chiamò sua figlia con velocità, una ragazza di qualche anno più piccola si avvicinò. I suoi capelli neri come la pece lunghissimi nascondevano lo scollo dell’abito nero, in pizzo, abbellito da un vedo non vedo su tutto il corpo. Gli occhi della ragazza, anch’essi neri, avevano uno sguardo ammaliatore verso il soggetto della sua attenzione: Draco Malfoy.

Draco seguì l’etichetta alla perfezione, le baciò la mano e sorrise. «Ti ricordo ancora di quando giocavamo insieme nel giardino di casa tua.» la sua voce era ammaliante, delicata con un chiaro tono francese… provava a fare colpo? Hermione alzò un sopracciglio, spostando per un secondo lo sguardo sul gruppo di Serpeverde che li stava guardando. Blaise beveva ridendo leggermente, Theo scuoteva il capo come se non ci potesse credere. I due si scambiarono qualche ricordo di infanzia, senza mai interpellare la donna al suo fianco, poi finalmente la ragazza sembrò notarla che era letteralmente aggrappata al braccio del l’uomo del suo desiderio. «Tu sei?»

Hermione posò la mano con la fede sul petto di Malfoy e sorrise. «Hermione Granger, sua moglie.»

Le due donne sbiancarono. «Oh, sei sposato Draco caro?»

«Sì, è stata una cerimonia intima, vero amore?» continuò Hermione, voltandosi verso Malfoy. draco strinse le labbra per non sorridere e camuffò il tutto schiarendosi la voce.

«Ci siamo sposati subito dopo i bruschi eventi che hanno sconvolto le nostre vite, non potevamo più vivere lontani.» continuò Malfoy, guardando negli occhi sua moglie. «Avremmo voluto annunciarlo in maniera diversa ma… le situazioni non sono state a nostro favore, dunque la stampa ci ha preceduto.»

La donna si portò una mano al petto, che se si stesse maledicendo per non aver letto i giornali inglesi. «Come… ecco, come vi siete conosciuti? Non ricordo di averti mai vista alle nostre feste.» marcò il “nostre” con parecchia enfasi, intendeva ovviamente le loro feste da purosangue.

«Conosco Hermione dall’inizio della scuola, la mia vita ha sempre girato intorno a lei, in un modo o nell’altro. Era solo questione di tempo prima che ci rendessimo conto del nostro reale interesse.» parlò senza fretta, poggiando in fine le labbra contro la fronte della ragazza. Hermione deglutì, chiudendo appena gli occhi per godersi quel contatto, mentre la voce dura di Malfoy le tornava in mente per scuoterla.

“Sono nato per fingere di amare mia moglie”

«Ora perdonateci, ma i nostri amici ci attendono. È stato bello rivedervi, spero di non perdervi nuovamente di vista.» li salutò a tutti e tre, per poi camminare verso il suo gruppo di amici, portando con sé Hermione. «Blaise, se qualcun altro mi ferma, ti prego da fuoco alla sala.» sussurrò a denti stretti, bevendo un altro bicchiere di champagne.

 

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