Il Rovescio del Destino

Harry Potter - J. K. Rowling
F/M
G
Il Rovescio del Destino
Summary
Al termine della guerra, Hermione Granger ha un conto in sospeso con Draco Malfoy.La risposta che ottiene non è quella sperata, ma la conseguenza della sua visita è inaspettata.
Note
Disclaimer:I personaggi e l'universo narrativo appartengono a J.K. Rowling e agli altri titolari dei diritti di Harry Potter. Questa è un'opera di fanfiction scritta per divertimento e senza alcuno scopo di lucro. Tuttavia, la trama, i dialoghi, le descrizioni e ogni contenuto originale sono di mia proprietà intellettuale.Nota:Non autorizzo la ripubblicazione, la distribuzione o qualsiasi uso non autorizzato di questa storia senza il mio esplicito consenso.
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La presenza dell'altro

La luce della mattina filtrava delicatamente attraverso le ampie finestre della stanza assegnata a Hermione, riflettendosi sulle spesse tende color crema che si increspavano leggermente alla brezza autunnale. La camera era arredata con una semplicità elegante: pareti rivestite da scaffali pieni di libri, un ampio scrittoio coperto di pergamene e calamai, e un letto a baldacchino dai tendaggi morbidi e color avorio. Nonostante il silenzio ovattato che pervadeva la stanza, l'inquietudine nel cuore di Hermione ribolliva come una pozione sul punto di traboccare. Stava riponendo nel guardaroba un abito lungo color ghiaccio, il tessuto liscio e scintillante che rifletteva i bagliori dorati della stanza. La seta scivolava tra le sue dita.

Narcissa Malfoy glielo aveva inviato senza preavviso, insieme a un biglietto formale scritto con la sua elegante calligrafia inclinata: "Per rappresentare la nostra unione al Gala per la Ricostruzione."

Hermione sospirò profondamente, lasciando cadere la testa contro il bordo dell'armadio aperto. Si rese conto solo in quel momento di non aver chiesto nulla a Draco riguardo all'evento. Quando avrebbe dovuto discutere con lui dei dettagli? Che ruolo dovevano interpretare, loro due, in quella messinscena sociale? La consapevolezza che non fosse semplicemente una serata di gala, ma una vetrina politica per consolidare alleanze e riconciliazioni, la metteva a disagio. Il pensiero di dover affrontare gli sguardi indagatori e le chiacchiere dei presenti le provocava una stretta al petto. Le sarebbe bastato un attimo per tornare a quei giorni in cui le voci sibilanti dei compagni di scuola seguivano ogni suo passo nei corridoi, etichettandola come "insopportabile sapientona" o, nei momenti peggiori, "Sangue Sporco".

Ora, però, i sussurri avrebbero avuto un nuovo bersaglio: la sua scelta di allearsi con un Malfoy. Hermione si scostò dal guardaroba, chiudendolo con un gesto deciso. Un lieve bussare alla porta interruppe il silenzio. Prima che Hermione potesse rispondere, Ginny Weasley fece capolino nella stanza con il suo tipico sorriso gentile, gli occhi color nocciola pieni di curiosità.

«Posso entrare o sei troppo impegnata a risolvere i problemi del mondo magico?» scherzò, chiudendo la porta dietro di sé senza attendere risposta.

Hermione abbozzò un sorriso stanco. «Nessun problema da risolvere. Almeno per oggi.» ed era vero.

Ginny alzò un sopracciglio, palesemente scettica. «Non sei molto convincente.» Si avvicinò al letto e si lasciò cadere con un tonfo teatrale, stiracchiandosi. «Allora, cosa ti tormenta? Perché so riconoscere quella tua espressione da "ho troppi pensieri in testa per rilassarmi".»

Hermione si sedette accanto a lei, piegando le mani in grembo. Esitò un attimo prima di parlare. «Narcissa Malfoy mi ha inviato un abito per il gala.» Indicò con un cenno della testa il guardaroba chiuso. «Mi sono dimenticata di informare Malfoy, non so nemmeno se sua madre gli ha riferito dell’evento.»

Ginny inclinò la testa, incuriosita. «E questo ti mette così a disagio perché...?»

Hermione sospirò, cercando le parole giuste. «Non è solo una festa, Ginny. È una facciata. Un gioco politico per mostrare al mondo che l'alleanza tra le nostre famiglie è solida. Non è qualcosa che posso prendere alla leggera, e ieri ho parlato con Draco so che lo capisce quanto me. Ma l'idea di dover affrontare tutto questo... mi fa sentire fuori posto.» Scosse la testa, frustrata. «E poi c'è tutta questa faccenda di dover fingere, mantenere apparenze... tutto per cercare di dare un futuro migliore alla nostra società, poiché se non sei rilevante non ascoltano le tue idee. Ti sembra giusto?»

«Capisco.» Ginny si appoggiò sui gomiti, studiando l’amica con uno sguardo attento. «Ma non mi sembra solo una questione politica, vero? Cos'è che ti pesa davvero?»

Hermione abbassò lo sguardo. «Non riesco a smettere di pensare a come mi guarderanno gli altri. Cosa diranno. Ho sempre lottato per quello che è giusto, Ginny. Ma sposare Draco Malfoy, anche se per motivi giusti... sembra tradire tutto ciò per cui ho combattuto. E poi c’è Ron… non l’ho nemmeno visto ieri, era l’unico a mancare nel nostro vagone di sempre. Con chi era? Cosa starà pensando di me?»

Ginny le afferrò la mano, stringendola con fermezza. «Tu non hai tradito niente, Hermione. Se c'è qualcuno che sa cosa significa sacrificarsi per il bene degli altri, sei tu. Chiunque ti giudichi non conosce nemmeno la metà della storia.»

Hermione inspirò profondamente, lasciando che le parole dell’amica facessero breccia nel suo cuore. «Grazie, Ginny. Non so cosa farei senza di te-»

«Saresti ancora la strega più brillante della nostra generazione, ma probabilmente un po' più sola.» scherzò Ginny, cercando di alleggerire l’atmosfera. «E ora, qual è il piano?»

Hermione si alzò, determinata. «Incontrare Draco e chiarire tutto sul gala. Voglio essere pronta, non importa quanto difficile sarà.»

Ginny annuì con approvazione. «Ecco la Hermione che conosco. Vai e mostra a quel Malfoy chi comanda.»

Hermione rise debolmente, ma la risata le sciolse la tensione accumulata. «Farò del mio meglio.»

 

 

Il pomeriggio stesso, Hermione si trovò a camminare tra i corridoi del castello, i suoi passi riecheggiavano contro le pareti in pietra, accompagnati dal fruscio del mantello. L’aria fresca e leggera portava con sé l’odore familiare di pergamene e legno antico, una fragranza che le era mancata più di quanto avesse mai voluto ammettere. Hogwarts sembrava immutata, ma Hermione non poteva ignorare quanto fosse cambiata lei stessa. Ogni angolo del castello le parlava del passato, delle battaglie vinte e delle perdite che ancora pesavano sul cuore. Nonostante il desiderio di lasciarsi alle spalle quegli eventi, il ritorno tra quelle mura aveva risvegliato ricordi troppo vividi per essere ignorati. Per anni aveva camminato lì insieme a Ron e Harry, spinti dalla determinazione di salvare il mondo magico, inconsapevoli che avrebbero sacrificato tanto per raggiungere quel risultato. Adesso era sola, ma il peso delle responsabilità non sembrava affievolirsi.

Scorse il suo riflesso su una vetrata colorata e si fermò per un istante, fissando quell’immagine che non le apparteneva del tutto. Hermione Granger, la studentessa modello, ora caposcuola, moglie per necessità e baluardo di una fragile pace. Una parte di lei si chiedeva ancora come fosse arrivata a quel punto. Strinse la pergamena dell'orario tra le mani, riflettendo sulla novità di avere così tanti spazi liberi tra le lezioni. Durante gli anni precedenti, gli impegni erano stati sempre fitti, e ogni ora del giorno occupata da studio, missioni o battaglie. Ora, invece, le era stato concesso del tempo. Tempo per pensare, per scegliere, per ritrovarsi. O per perdersi ulteriormente, suggerì una voce nella sua mente che scacciò con un respiro profondo.

Il sole autunnale filtrava dalle finestre, accarezzando i corridoi con una luce dorata e tranquilla. Hermione sapeva che doveva approfittare di quella tregua, ma la sua mente era troppo affollata. Draco Malfoy. L'accordo. Il Gala imminente. La tensione che cresceva a ogni pensiero la spingeva a cercarlo, a capire dove si trovassero davvero dopo tutto quello che era successo. I suoi occhi vagarono lungo le pareti di pietra, cercando distrattamente una direzione, ma il suo cuore sapeva già dove andare. Non poteva più aspettare o rimandare. Se avessero dovuto affrontare questa situazione, tanto sarebbe valso farlo subito. Decisa, Hermione accelerò il passo, lasciando che i pensieri si trasformassero in una risoluzione concreta.

La prossima svolta l’avrebbe portata alle scale per giungere alla biblioteca, aveva visto dalla mappa del malandrino che Malfoy era lì, in compagnia dei suoi amici. Ginny si era proposta di accompagnarla, ma poi era stata informata di una riunione della squadra di Quidditch. Così, Harry aveva preso il suo posto. Si era recato in biblioteca almeno dieci minuti prima di lei, prendendo posto a qualche tavolo di distanza dal gruppo di Serpeverde, così da essere lì in caso di necessità. Poco prima, quando i due amici avevano discusso nella sala comune della loro casata, anche Harry si era chiesto di Ron ma Ginny aveva ripetuto che lo aveva visto e gli aveva parlato, ma non era ancora dell’umore per riavvicinarsi a loro due. Harry gli diede dello sciocco, soprattutto perché non solo aveva offeso Hermione, la donna che lo aveva amato per anni, ma anche lui. Il suo migliore amico, accusandolo di aver avuto una sorta di relazione con Hermione, poi! Era qualcosa di realmente impensabile, se solo lo avesse conosciuto meglio e avesse ascoltato le parole di Harry quando aveva parlato di Hermione avrebbe capito che la mora era considerata una sorella. Hermione c’era sempre stata per lui, non lo aveva mai abbandonato e senza di lei, quella guerra forse non l’avrebbe nemmeno vinta.

Harry alzò lo sguardo sul gruppo vestito di nero e verde, provando a non corrugare la fronte e far notare la sua confusione quando vide tutti andar via, tranne Blaise e Astoria Greengrass. La donna, con i capelli biondi e lunghi ed un portamento da far invidia ad una regina, era seduta di fianco a Malfoy, mentre discutevano di qualcosa osservando un libro di pozioni. Per Harry, erano troppo vicini.

Hermione aprì la porta della biblioteca provando a non far rumore, salutando poi con la mano Neville e Luna che stavano per uscire con dei libri di erbologia che fluttuavano sulle loro teste, si promise mentalmente che li avrebbe salutati meglio in sala grande. Camminò sicura di sé, adocchiando prontamente il capo biondo di Draco Malfoy. La stanza si riempì di sussurri e sguardi, tanto che Malfoy alzò il volto verso di lei ancor prima che fosse vicino al tavolo.

«Hermione.» disse sussurrando appena. La sua fede dorata brillava al dito, sulle sue lunghe dita bianche. Era l’unico accessorio dorato che possedeva, dato che tutto il resto era in oro bianco, intonandosi perfettamente ai colori della sua divisa. Poiché indossava la camicia bianca a maniche lunghe ed un maglione in cotone a giro maniche riuscì a constatare visivamente che aveva messo su qualche chilo, non sembrava più l’ombra di sé stesso.

«Dovrei parlati di una cosa.» disse semplicemente, provando a non essere dura nel tono. Astoria si mosse leggermente sulla sedia, tornando a portare le gambe dritte verso di lei e solo allora Hermione fece caso a lei. La mano della ragazza era poggiata sul banco a qualche centimetro di distanza dalla mano di Draco, entrambi stavano leggendo un libro di pozioni del quinto anno. Hermione non potette fare a meno di ricordare le parole di Daphne, in cui l’aveva avvisata che sua sorella era stata la promessa sposa di Malfoy. Un leggero moto di gelosia le smosse il ventre, il suo cervello le fece subito presente che loro non avevano nemmeno mai discusso della loro intimità, o della possibile infedeltà. Riportò lo sguardo sul volto di Malfoy, lui la fissava con occhi grigi e silenziosi, non facendo trasparire alcuna emozione.

«Possiamo incontrarci stasera.» le rispose con voce insolitamente docile. «Sono impegnato, adesso.» aggiunse, indicando il libro. Hermione poggiò la mano sulla spalliera della sedia dove Blaise era seduto e strinse leggermente il legno sotto le dita. Era impegnato, così come era sempre stato impegnato Ron con Lavanda. Il suo viso la tradì, perché Malfoy con una leggera occhiata le indicò il contorno della situazione: erano in pubblico. E ciò che Hermione stava facendo non aveva il ben che minimo senso.

Ma la sua mente non incontrava il freno che di solito c’era, parlò senza pensarci. «Vedo che sei impegnato.» la sua lingua e la sua bocca si aprirono ancor prima che potesse riflettere sulla frase giusta. Notò Harry muoversi dalla sua sedia pronto per alzarsi, mentre un sospirò di sorpresa si levò nella stanza. Hermione provò a sorridere, ma forse fu una smorfia sul suo viso perché il gruppo di ragazze nascoste dietro la libreria iniziò a parlare di loro. «Ci incontriamo dopo, allora.» disse semplicemente, voltandosi.

Blaise lanciò un’occhiata scettica a Malfoy, sollevando un sopracciglio con aria di sfida, ma la provocazione non rimase senza conseguenze. Un calcio improvviso alla coscia lo fece sobbalzare sulla sedia, strappandogli un’imprecazione soffocata. Non osò replicare, limitandosi a massaggiare la gamba dolorante mentre l’attenzione di tutti nella sala era ormai catturata dalla scena surreale che si stava svolgendo sotto i loro occhi increduli. Ogni sussurro, ogni respiro trattenuto sembrava amplificato dalle pareti alte della biblioteca. Gli studenti attorno a loro fissavano con espressioni sgomente, come se il tempo si fosse fermato.

Hermione, determinata a uscire da quella situazione imbarazzante, aveva già quasi raggiunto la porta quando sentì una mano chiudersi delicatamente attorno al suo polso. Il contatto la costrinse a voltarsi, incontrando lo sguardo glaciale e determinato di Draco Malfoy. I suoi occhi grigi, fissi nei suoi, erano come l'acciaio riscaldato: duri ma con una scintilla sotterranea di qualcosa che Hermione non riusciva a decifrare. La tensione tra loro sembrava piegare l'aria stessa, rendendola densa e soffocante. Con una lentezza quasi studiata, Malfoy sollevò la mano di Hermione, le dita tremanti contro il tocco deciso del ragazzo. Nonostante il suo volto mantenesse un’espressione impenetrabile, il gesto tradiva una gentilezza inattesa e disarmante. Hermione sentì un brivido correre lungo la schiena, confusa dall’intensità del momento. Quando le sue labbra sfiorarono la fede che brillava al suo dito, un’ondata di calore le salì al volto, seguita da un battito accelerato nel petto. Era impossibile ignorare il modo in cui lui continuava a guardarla, come se nessun altro esistesse nella stanza. I sussurri si fecero più insistenti, i mormorii carichi di incredulità e stupore. Ma per un istante sembrò che nulla contasse davvero, se non quei due che si fronteggiavano con emozioni mai espresse ma palpabili nell’aria.

Hermione avrebbe voluto parlare, mettere fine a quella scena assurda, ma le parole si bloccarono in gola. Lottava contro la confusione che la travolgeva. Draco Malfoy, l’ultimo mago da cui avrebbe mai pensato di ricevere un gesto simile, stava cancellando ogni linea che lei aveva tracciato tra il dovere e il caos emotivo. Con un’ultima carezza al dorso della sua mano, Malfoy si raddrizzò lentamente, il suo sguardo ancora ancorato al suo. «Ci incontriamo stasera.» La voce bassa e vellutata si conficcò nella mente di Hermione.

Con il cuore ancora in tumulto, Hermione ritrasse velocemente la mano, consapevole che tutti attorno a loro stavano ancora osservando, le bocche spalancate e gli occhi fissi. Serrò la mascella e, senza aggiungere una parola, si voltò di scatto per uscire dalla biblioteca, lasciandosi alle spalle i mormorii e il peso di quella scena. Ma mentre camminava nei corridoi deserti del castello, sentì che quella piccola scintilla di tensione non l’avrebbe abbandonata facilmente mentre si puliva il dorso della mano sulle pieghe della gonna.

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