
L'incontro dell'altra parte
Hermione era seduta sul divano della casa di Harry mentre mangiava dei cracker e teneva in mano in mano
LA GAZZETTA DEL PROFETA
Edizione Straordinaria – Malfoy e Granger: Scintille a Hogsmeade
Un dramma tra gli scaffali della libreria "Incanti di Carta"
Di Rita Skeeter
Hogsmeade, 3 settembre – La tranquillità del pittoresco villaggio di Hogsmeade è stata bruscamente interrotta da una scena a dir poco clamorosa. Protagonisti? L’ex Mangiamorte Draco Malfoy e la celebre Hermione Granger, due figure il cui legame, già oggetto di fervide speculazioni, ha oggi assunto un risvolto ancor più intrigante.
I due sono stati avvistati nella libreria locale, dove, secondo testimonianze oculari, un semplice acquisto di un libro si è trasformato in un confronto. Granger, nota per il suo amore per i libri e la conoscenza, era intenta ad acquistare un volume storico quando un commesso, il cui nome non è stato reso noto, ha fatto un commento inappropriato sulla sua presunta incapacità di permettersi il prezioso tomo.
Un’entrata teatrale
Nonostante la situazione sembrasse destinata a risolversi pacificamente, l’arrivo di Malfoy ha ribaltato la situazione. Il giovane rampollo dei Malfoy non ha esitato a difendere la Granger, dichiarandola sua moglie in modo inequivocabile. I presenti riferiscono che Malfoy abbia ordinato al commesso di scusarsi con Granger e di garantirle un trattamento rispettoso.
«Lo compriamo», avrebbe detto Malfoy, prima di consegnare il libro a Granger con un gesto imperioso. Tuttavia, non si è fermato qui. Pare che l'erede Malfoy abbia successivamente richiesto di parlare con il proprietario della libreria, suscitando preoccupazione tra i presenti per le possibili conseguenze del suo intervento.
Nuove dinamiche in un matrimonio misterioso
Questo episodio getta nuova luce sul misterioso matrimonio tra Draco Malfoy e Hermione Granger, un’unione che ha lasciato perplessi tanto il mondo magico quanto i loro amici più stretti. Si tratta di un accordo per convenienza, di una strategia politica, o di qualcosa di più profondo? La tensione tra i due durante l'incidente lascia spazio a innumerevoli interpretazioni.
Granger, che ha sempre incarnato il progresso e l’apertura mentale, appare una controparte affascinante e complessa per Malfoy, la cui famiglia è rimasta intrappolata nella tradizione e nell’ombra del passato oscuro. La loro relazione sembra racchiudere le contraddizioni di un mondo magico ancora in cerca di equilibrio dopo la guerra.
Il futuro del commercio magico e le implicazioni sociali
Mentre le voci su quanto accaduto nel retro della libreria si fanno più insistenti, resta il dubbio su quale sia stata la reale intenzione di Malfoy. È possibile che il rampollo stia cercando di ripulire l’immagine della sua famiglia, o è stata solo una reazione istintiva?
L’episodio, però, mette in luce un problema più ampio: il persistere di atteggiamenti discriminatori nel mondo magico. Nonostante il contributo indiscusso di Granger nella sconfitta di Voldemort, episodi di intolleranza e pregiudizio verso i nati babbani continuano ad affliggere la società magica.
Conclusione
Questo dramma librario rappresenta un microcosmo delle tensioni post-belliche nel mondo magico. Mentre Malfoy e Granger lasciano Hogsmeade, non possiamo fare a meno di chiederci: questa coppia improbabile sarà in grado di trasformare le loro differenze in una forza comune? O la frattura tra i loro mondi finirà per dividerli ancora di più?
Resta da vedere se questa nuova fase della loro vita rappresenterà una riconciliazione simbolica o l’ennesima battaglia per il futuro della comunità magica. Una cosa è certa: la loro storia è tutt’altro che finita.
Quell’articolo era stato mandato da Ginny quella stessa mattina con un semplice appunto: ‘Ron ha letto’. Un tonfo sulla porta d'ingresso interruppe i suoi pensieri. Ron Weasley non era uno che bussava, specialmente quando aveva qualcosa da dire. Il suo passo pesante rimbombò nella cucina mentre il suo sguardo tradiva frustrazione. Hermione osservò Ron entrare in casa con la determinazione di chi ha un conto in sospeso. L'aria fredda della mattina sembrava aver seguito l’uomo fin dentro la stanza, portando con sé tensione palpabile. Senza preamboli, agitò il giornale davanti a lei.
«Vuoi spiegarmi che diavolo sta succedendo?» esordì, il tono della sua voce oscillava tra incredulità e una rabbia repressa a fatica. Le sue orecchie avevano preso la sfumatura rosso acceso tipica dei momenti in cui si sentiva tradito o ingannato, come aveva fatto quella volta nella foresta, poco prima di lasciarli soli.
Hermione lo fissò senza battere ciglio, incrociando le braccia con calma. Le sue dita affusolate si strinsero leggermente sui gomiti, mentre cercava di mantenere la compostezza. «Non c’è niente da spiegare, Ron.» dichiarò con fermezza. «Sai quanto siano inaccurati gli articoli del Profeta.» La sua voce era controllata, priva di esitazioni, eppure dentro sentiva il cuore accelerare impercettibilmente.
Ron scosse la testa, incredulo. Un rosso vivido gli tinse le guance mentre i suoi occhi azzurri lampeggiavano di frustrazione. «Davvero? Perché a me sembra che Malfoy ti stia seguendo come un’ombra e.… difendendoti davanti a tutti! Come se fossi... sua moglie!»
Con un gesto brusco lanciò il giornale sul divano vicino. Le sue mani si chiusero a pugno lungo i fianchi, e una vena pulsante si fece evidente sul suo collo mentre la tensione continuava a montare.
Hermione trattenne il respiro per un istante. Quelle ultime parole, "come se fossi sua moglie", risuonarono nell’aria come un'accusa, ma lei non vacillò. «Perché lo sono.» dichiarò infine con tono piatto, privo di emozioni superflue.
Ron sbatté le palpebre, il volto incredulo trasformato in una maschera di confusione. «Cosa?»
Hermione prese un respiro profondo, la sua voce mantenne la calma granitica che aveva affinato nel corso degli anni. «È un matrimonio di convenienza, Ron. Non ha niente a che fare con... sentimenti o altro.» Si concesse una breve pausa, scegliendo le parole con attenzione. «È stato necessario per tirarlo fuori da Azkaban e garantire un futuro migliore anche per noi. Una manovra legale.»
Il silenzio si fece pesante, rotto solo dal fruscio delle tende mosse dal vento. Ron rimase immobile, come se le sue gambe avessero perso la capacità di sostenerlo. Poi scosse la testa, un'amarezza profonda traspariva dal suo volto. «Non posso credere che tu abbia accettato una cosa del genere. Con Malfoy! Dopo tutto quello che ci ha fatto passare?»
Hermione si avvicinò di un passo, il viso teso ma risoluto. «Non è stata una decisione facile.» replicò, la mascella serrata. «Ma era la scelta giusta. Non sto chiedendo la tua approvazione, ma la tua comprensione.»
Ron sbottò con un gesto esasperato. «Comprensione?!» La sua voce si alzò di tono, riempiendo la cucina. «Ti rendi conto di come appare questa storia? Sei Hermione Granger! Non dovevi sacrificarti così.»
Gli occhi di Hermione arsero di determinazione mentre lo fissava. Si avvicinò ulteriormente, ignorando la distanza invadente tra loro. «Ho passato anni a combattere per un mondo migliore, Ron. Sto facendo esattamente ciò che credo sia giusto per mantenere la pace e ricostruire quel mondo.» Le sue parole erano taglienti ma precise, prive di rancore. «E se pensi che un semplice titolo di giornale possa farmi sentire in colpa, ti sbagli.»
Il silenzio che seguì si distese pesante nella stanza, spezzato solo dal fruscio del giornale abbandonato sul tavolo. Il volto di Ron era teso, segnato da un’espressione di sconfitta e confusione. Alla fine, si passò una mano tra i capelli arruffati, la frustrazione trasformandosi lentamente in rassegnazione. «Non posso dire di capirlo.» mormorò con un filo di voce. «Ma spero che tu sappia cosa stai facendo.»
Hermione annuì, la sua compostezza intatta. «Lo so.» rispose con una calma glaciale. «E un giorno lo capirai anche tu.»
Ron rimase immobile per qualche secondo, poi si girò lentamente e si diresse verso la porta. La sua figura sembrava portare il peso di un malessere profondo mentre usciva dalla stanza, lasciandola sola con il suo libro, il rumore delle tende e le decisioni che aveva preso.
Hermione tornò al tavolo, il titolo sensazionalistico del Profeta ancora impresso sulla pagina che aveva catturato l'attenzione di tutti.
Era solo l’inizio.
✶
Hermione era seduta a un tavolo appartato di un bar elegante nella Londra magica, il tessuto liscio della giacca nera le avvolgeva le spalle mentre le mani stringevano una tazza di tè ormai tiepido, quando lo aveva chiesto il cameriere era rimasto immobile per qualche secondo, poi aveva annuito ed era andato via. L’atmosfera del locale aveva un’aura sofisticata e tranquilla, con luci soffuse che gettavano ombre morbide sui tavoli in legno scuro. Fuori, la città era immersa nel freddo pungente del diciassette dicembre, ma il brusio discreto del bar offriva una tregua temporanea dal gelo invernale. Nonostante il calore accogliente, Hermione si sentiva fuori posto, come un pezzo di puzzle collocato nel disegno sbagliato.
Era trascorso esattamente diciassette giorni dall'ultimo incontro con Draco Malfoy. Un silenzio assoluto e impenetrabile era calato tra loro, tanto che il tentativo di contattarlo era diventato quasi un’ossessione logica per Hermione. Aveva scritto lettere concise e precise, inviato messaggi attraverso Narcissa, persino ipotizzato di rintracciarlo tramite la rete di contatti dell'Auror, ma nulla sembrava funzionare. Draco sembrava svanito nel nulla, come se il loro incontro fosse stato solo un'ombra fugace in un mondo già confuso.
«Non so dove sia.» aveva ammesso Narcissa, la voce tanto gentile quanto afflitta, quando Hermione si era presentata nuovamente alla sua porta. «Draco mi ha solo informata che sarebbe stato per un po' a casa di Blaise Zabini. Oltre a questo, non mi ha detto altro.»
L’unica possibilità rimasta era quindi contattare direttamente Blaise Zabini. Non conoscendo la posizione del maniero di famiglia – e rispettando il desiderio di discrezione che quella cerchia magica manteneva gelosamente – Hermione aveva deciso di scrivergli una lettera, misurando attentamente le parole per sembrare professionale ma determinata. Con sua sorpresa, la risposta non si era fatta attendere. Blaise, con la solita eleganza disinvolta che lo contraddistingueva, l’aveva invitata a un incontro in quel bar esclusivo, dove lui stesso si sarebbe fatto portavoce della situazione. Quando aveva raccontato la novità a Harry e Ginny durante una cena a casa loro, entrambi l’avevano messa in guardia.
«Quel posto è uno dei ritrovi preferiti dei vecchi Serpeverde.» aveva spiegato Harry con un sopracciglio sollevato. «Assicurati di essere preparata.»
Ginny, più diretta, le aveva consigliato di "vestirsi come se stessi per affrontare una riunione diplomatica con il Ministero".
Così Hermione aveva scelto con attenzione il proprio abbigliamento, indossando una giacca elegante e sobria. Anche con tutto il rigore che si era imposta, non poteva ignorare l’agitazione che le serrava lo stomaco. Il pensiero dell’incontro con Zabini la preoccupava non per il luogo o la compagnia, ma per ciò che implicava: la necessità di rimettere insieme i pezzi del mistero che circondava Draco Malfoy e l’uomo della libreria. Si era presentata con qualche minuto di anticipo, il tempo sufficiente per ordinare una bevanda e studiare l’ambiente circostante. Le pareti del bar erano ornate da stendardi magici che fluttuavano lievemente nell’aria, e un cameriere impeccabilmente vestito portava vassoi di cristallo tra i tavoli occupati. Hermione osservava con occhio attento, cercando di non lasciarsi sopraffare dall’atmosfera di lusso che le pareva surreale.
Mentre aspettava l’arrivo di Blaise, con un leggero sospiro si costrinse a rimanere concentrata. Quel bar era solo una tappa, un altro tassello da aggiungere al quadro complesso che stavano cercando di ricostruire. Quando la porta si aprì lasciando entrare una folata d’aria fredda e il profilo impeccabile di Blaise Zabini, Hermione si raddrizzò sulla sedia, pronta a qualsiasi rivelazione sarebbe seguita. Prima che la porta del bar si chiudesse del tutto, una folata d’aria fredda annunciò l’arrivo di altre figure. Theodore Nott avanzava con passo sicuro, seguito da Pansy Parkinson e Daphne Greengrass. Tutti e quattro, il quartetto che storicamente ruotava intorno a Draco Malfoy, facevano un ingresso impeccabile, vestiti in completi eleganti che si sposavano perfettamente con l’atmosfera raffinata del locale. I loro volti freddi e impassibili rispecchiavano la distanza che avevano mantenuto per anni dal resto del mondo magico.
Hermione alzò lo sguardo, sorpresa dall'inatteso arrivo del gruppo. L’impatto della loro presenza fu immediato: ogni figura, con la propria sicurezza ostentata e i completi impeccabili, portava un’energia che sembrava richiamare i giorni di Hogwarts, sebbene tutti loro avessero ormai un’aura più matura e consapevole. Hermione si ritrovò divisa tra nervosismo e una sottile irritazione per quella che sembrava una deliberata invasione. Tuttavia, si costrinse a mantenere un’espressione neutra mentre Blaise Zabini si fermava accanto al tavolo.
Il suo tono calmo, controllato, contrastava con l’intensità del suo sguardo. «Prima di tutto, devo chiarire una cosa.» Le sue parole caddero nell'aria con un certo peso. «Draco non sa nulla di questo incontro.» I suoi occhi valutavano attentamente Hermione, come se stesse cercando di intuire le sue intenzioni. «Siamo noi ad aver deciso di vederla.»
Hermione sentì una tensione risalirle lungo la schiena e si irrigidì leggermente. «E il motivo?» domandò, mantenendo un tono fermo nonostante il cuore le battesse più veloce.
Pansy Parkinson, sempre padrona di sé, si appoggiò con noncuranza allo schienale della sedia accanto. «Pensavamo fosse opportuno ringraziarti.»
Theodore Nott, con il suo solito atteggiamento distaccato, annuì. La sua voce bassa e priva di calore tagliò l'aria con precisione. «Hai aiutato Draco quando nessun altro lo avrebbe fatto. Senza di te, sarebbe ancora rinchiuso ad Azkaban.»
Hermione trattenne il respiro per un momento. Non si era aspettata di ricevere gratitudine, soprattutto non da persone come loro. Il sospetto si mischiava a una curiosa forma di rispetto per quel gruppo che, sebbene distante e a tratti glaciale, dimostrava una lealtà ferrea verso Malfoy. «Non l’ho fatto per ringraziamenti.» disse semplicemente, incrociando le mani sul tavolo. «È stata la scelta giusta.»
Blaise le fece un cenno d’approvazione, come se avesse riconosciuto una qualità che rispettava. «Eppure, la tua scelta ha avuto conseguenze.» Il suo tono si abbassò leggermente. «Draco è a casa mia al momento.»
Hermione non poté trattenere la domanda che le sfuggì in un sussurro preoccupato. «Sta bene?»
«Fisicamente sì.» confermò Blaise. «Ma non vuole vedere nessuno, né parlare con qualcuno. Dice che lo incontrerai a scuola, quando sarà pronto.»
Le parole risuonarono pesanti tra di loro, ma Hermione non era pronta a lasciar cadere la questione. «E l'uomo della biblioteca? Che fine ha fatto?»
Theodore estrasse una pergamena arrotolata, sigillata con cura, e la posò delicatamente davanti a lei. La luce soffusa del locale brillò brevemente sulla ceralacca intatta. «Questa dovrebbe rispondere alla tua domanda.»
Hermione prese il documento, il sigillo scivolando via sotto la pressione delle sue dita. Aprendolo, lesse le parole con crescente incredulità. L’atto ufficiale dichiarava la biblioteca trasferita a suo nome. Il suo nome, vergato con precisione formale, balzò subito agli occhi.
«Ma… questo è impossibile.» mormorò, incapace di nascondere lo stupore.
«Draco ha fatto in modo che fosse tuo.» spiegò Theodore, la voce sempre pacata. «Ha detto che nessun altro ne avrebbe fatto un uso migliore.»
Il cuore di Hermione si strinse. L’inaspettato gesto di Malfoy rivelava molto più di quanto avesse immaginato. Aveva ancora decine di domande che le affollavano la mente, ma Daphne interruppe i suoi pensieri prima che potesse esprimerle.
«Granger.» iniziò Daphne Greengrass, con una voce velata da una schiettezza quasi affettuosa. «Sposare Draco Malfoy non è mai stato facile. Non lo sarebbe stato nemmeno prima della guerra, te lo garantisco.» Una nota amara trasparì nel suo tono. «Mia sorella aveva quel compito ed ho provato ad aiutarla in ogni modo per adempiere nel migliore dei modi.»
Pansy intervenne, completando il pensiero di Daphne con una calma disarmante. «Ora è ancora più complicato. Ma se c’è qualcuno che può riuscirci, speriamo che sia tu. Perché lui ha bisogno di qualcuno che lo renda migliore e che gli tenga la testa sulle spalle.»
Il silenzio calò sul tavolo, denso di sottintesi e significati taciuti. Le parole risuonarono nella mente di Hermione, insinuandosi nella sua determinazione già solida. «Fare del mio meglio è tutto ciò che posso promettere.» disse infine con serietà, senza esitazione.
Blaise annuì lentamente, come se quella fosse la risposta che avevano sperato di ottenere. «Allora, buona fortuna.»
Con quel saluto definitivo, si alzarono come un corpo unico. Blaise fece un cenno agli altri, guidandoli verso l’uscita. Pansy sospirò appena voltarono l’angolo e incrociò le braccia al petto. «Spero che abbiamo fatto la cosa giusta.» La pozione di invisibilità terminò il suo effetto e Draco Malfoy si svelò a loro fianco. «Non ho capito perché non ti sei fatto vedere.»
«Avevo bisogno di capire.» disse semplicemente, chiudendo il leggero cappotto sulle spalle.