Il Rovescio del Destino

Harry Potter - J. K. Rowling
F/M
G
Il Rovescio del Destino
Summary
Al termine della guerra, Hermione Granger ha un conto in sospeso con Draco Malfoy.La risposta che ottiene non è quella sperata, ma la conseguenza della sua visita è inaspettata.
Note
Disclaimer:I personaggi e l'universo narrativo appartengono a J.K. Rowling e agli altri titolari dei diritti di Harry Potter. Questa è un'opera di fanfiction scritta per divertimento e senza alcuno scopo di lucro. Tuttavia, la trama, i dialoghi, le descrizioni e ogni contenuto originale sono di mia proprietà intellettuale.Nota:Non autorizzo la ripubblicazione, la distribuzione o qualsiasi uso non autorizzato di questa storia senza il mio esplicito consenso.
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Il debito della vita.

Il cinque giugno, Hermione varcò la soglia di Azkaban.

La guerra era conclusa da un mese e quattro giorni, con la precisione. Harry Potter aveva confitto Voldemort, rendendolo cibo per vermi in una fossa comune nella foresta proibita, si raccontava che molti uomini ci andassero per pisciarci sopra e le donne a sputarci.

Tutti coloro che erano stati sospetti nelle loro intenzioni erano stati portati ad Azkaban, i processi erano ancora lunghi e Piton era riuscito a scarcerare solo alcuni di loro, mentre per altri il loro sentiero era ancora lungo. Il processo per il più piccolo dei Malfoy era segnato per il dieci di giugno. Per suo padre non c’era stata possibilità di libertà, nessuno aveva testimoniato a suo favore. Per la matriarca, invece, Hermione ed Harry avevano parlato ed era stata liberata. Narcissa si era battuta a lungo per non far trascorrere il diciottesimo compleanno del suo unico figlio dietro le sbarre, ma nessuno le aveva dato retta.

Hermione posò la bacchetta alle guardie e varcò vari corridoi. L’aria era gelida, cupa e inquietante.

«Aspetta qui.» si sedette sulla sedia in una stanza grigia e fredda. Rimase immobile per qualche minuto su una sedia scomoda, finché la porta difronte a lei non fu aperta. Draco Malfoy vestito completamente di nero, con le caviglie legate e i polsi legati alla cinta della vita, si sedette difronte a lei.

Un guardiano gli puntò la bacchetta alla gola, ridandogli la voce. Malfoy lo guardò impassibile, poi attese che chiudesse la porta della sala prima di guardare la ragazza davanti a lui, ma non in viso. «Granger.»

Hermione era confusa. In quello stato le sembrò così debole e indifeso, veniva tenuto in una minuscola cella, silenziato e incatenato ventiquattro ore al giorno. Eppure, era impassibile. I suoi capelli erano stranamente ordinati, anche se molto più lunghi del normale. Il suo volto presentava qualche graffio e gli occhi erano contortati da occhiaie, ma erano fissi e vuoti. Era come se due personalità diverse si scontrassero. Hermione aveva lottato a lungo per ottenere il permesso per vederlo, litigando con Ron più e più volte. Solo Harry sapeva la verità di quel giorno, pensava di esserselo sognato. Aveva pensato a lungo di esserselo immaginato, forse la sua mente dal forte shock aveva estraniato il suo corpo dal dolore. Ma poi, Harry lo aveva detto a Piton ed il professore aveva tergiversato, accrescendo la curiosità di Hermione. Quindi, sentiva di doverci parlare, di guardarlo in viso e chiedere. «Perché l’hai fatto?»

Lui alzò un sopracciglio. «Dovresti essere più specifica, Granger.» disse come se non capisse. Gli occhi di lui erano fissi.

Hermione rise, poggiando le mani sul tavolo di ferro freddo che li divideva. Anche Harry le aveva detto che sarebbe stato tempo sprecato, quando il Prescelto lo aveva incontrato per informarlo che il trio – Ron escluso, ma sostituito da Ginny – avrebbe provato a farlo tornare in libertà, lui aveva semplicemente detto che non voleva pietà. Molti mangiamorte avevano chiesto pietà al trio, per tornare liberi. Mentre lui, nemmeno si impegnava ad accettare quello che stava per ricevere. Era impensabile la sua pigrizia, dato che la condanna definitiva portava alla morte certa.

«Sei ridicolo.» sussurrò scuotendo il capo.

Lui teneva obbligatoriamente le mani in bella vista sul tavolo, incrociate, poiché era legato. Un leggerissimo spasmo alle mani le fece capire che quel commento lo infastidì, ma la sua voce fu neutra. «Sei venuta fin qui per dirmi questo?»

«Sono venuta qui per chiederti perché l’hai fatto?!» urlò esasperata. Ci aveva pensato notte e giorno, non trovava una soluzione a quello sguardo duro che le ripeteva due volte ‘non so chi sia’.

Non so chi sia, la ragazza che ho odiato per cinque anni di scuola, giorno e notte.

Non so chi sia, la ragazza che ho chiamato sanguesporco davanti a tutti.

Non so chi sia, la Grifondoro che provavo a superare ad ogni esame.

Non so chi sia.

«Hai tentennato con Harry, eri indeciso con Ron, non hai battuto ciglio con me.»

«Volevi morire?» fu posta in maniera totalmente leggera, come se le avesse chiesto se volesse un bicchiere d’acqua. Si sporse leggermente in avanti e la guardò finalmente dritta negli occhi. I suoi occhi grigi furono scossi da un brivido di qualche emozione, come se del fuoco da qualche parte stesse bruciando. «Il tuo problema è che volevi un nemico più alla tua portata, volevi qualcuno da odiare anche tu.»

Hermione lo guardò, completamente confusa. Non aveva alcun senso. Stanca di avere a che fare con un uomo così impossibile, alzò il sacchetto che minuziosamente avevano controllato all’entrata. Estrasse un piccolo muffin, come di quelli che la scuola dava ad ogni compleanno di qualche alunno. Gli occhi di Draco saettarono sul dolce, poi su di lei. Capì dopo ben ventidue secondi, in tre battiti di ciglia. Finalmente, il suo viso mostrò un’espressione. Ma poi tornò vuoto. «È il tuo compleanno, ed ho rubato la visita di tua madre per parlare con te prima del processo.» spiegò lei.

Draco guardò il dolce ancora. «Da quando chiedi di vedermi?»

«Poco meno di un mese.» ammise sinceramente. Quando la battaglia era terminata, c’erano voluti ben due giorni per trovare tutte le persone scomparse. La prima ad essere salvata dalla morte certa fu Lavanda, trovata mentre i professori si impegnavano a ricostruire vagamente il castello. Piton fu l’ultimo, trovato in una sala da solo con Nagini morta. Era stato morso ed aveva impiegato cinquantasei ore al San Mungo prima di riaprire gli occhi, trascorsero altri quattro giorni prima che potesse iniziare a parlare.

«Mia madre ti ha dato questa precisa visita?» domandò ancora. Hermione annuì. «Il cinque giugno?» Hermione annuì di nuovo, poi il silenzio inghiottì la sala. Molte cose erano cambiate ad Azkaban, i dissennatori sarebbero stati usati solo fino alla fine del processo dei mangiamorte, poi sarebbero stati dismessi. Il carcere, da un po’, adottava sistemi diversi, come quello di silenziare i loro condannati. Hermione tornò a guardare Malfoy confusa, stava pensando a qualcosa mentre guardava il tavolo che imponeva distanza tra di loro. Le sue sopracciglia erano leggermente aggrottate e solo in quel caso notò che il volto del ragazzo era leggermente più spigoloso del solito. Non solo per la magrezza, ma anche per la crescita. Era diventato, a tutti gli effetti, un uomo. Maggiorenne. Le sue mani unite erano bianche pallide, in perfetto contrasto con il grigio scuro della divisa e del tavolo, poteva addirittura intravedere le vene. Nonostante lo stato in cui era, comunque aveva le spalle dritte e l’aria da perfetto purosangue altezzoso. Anche in galera. «Vi ho salvato perché speravo nella fine della guerra.» spiegò di punto in bianco.

«Sì, ma-»

«Nessun ma, Granger.» interruppe duro. «L’ho fatto per la guerra. Non volevo perdere ma non volevo la sua vittoria.»

Hermione si irritò. «Hai preso il mio dolore e-»

«Me l’ha insegnato Piton. Era semplice legimanzia. La tua mente era un libro non solo aperto, ma lasciato incustodito sul cazzo di pavimento! Se avesse potuto, quella Pazza, avrebbe potuto leggerti la mente in uno schiocco di dita. Sei fortunata che era una sadica troia teatrale, le è sempre piaciuto dimostrare di potersi imporre sui più deboli.» sputò fuori, arido. Il modo in cui parlò di sua zia lo colpì, soprattutto per le parole usate. «Se tu fossi morta, Potter non si sarebbe nemmeno infilato le mutande dal verso giusto ed io sapevo che il Signore Oscuro avrebbe attaccato. Ho fatto quello che era meglio per me, per salvare la mia pelle.»

Hermione rabbrividì, pensando in un secondo al futuro in cui lei era morta. «Ma hai salvato me.»

Lui rise, veramente. Rise di gusto. «Questo è il tuo problema? Hai qualche ritardo, forse?» domandò acido, ridendo ancora di lei. «Oppure sei stata tutto questo tempo di libertà a pensare che me ne fottesse qualcosa di te?» diventò serio in un secondo, guardandola dritto in viso. «Volevo salvare la mia pelle, cristo santo!» disse ed Hermione scosse lo sguardo.

Le sue parole non coincidevano con il suo attuale comportamento, in cui non era toccato assolutamente dall’esito del suo processo. «Non ti credo.» disse semplicemente, allungando il dolce verso di lui.

Draco sbattette la mano contro il tavolo, tanto forte da rimbombare tra le mura. «Guardami in faccia!» urlò. Hermione alzò lo sguardo di scatto. I suoi occhi grigi erano nei suoi, il volto però era preoccupato. «Non me ne frega un cazzo della tua esistenza.» sussurrò scandendo bene ogni lettera.

Hermione strinse i pugni. «Allora perché prima vuoi salvarti e adesso non vuoi più?»

Draco si tirò in dietro in silenzio, respirando nervosamente dal naso. Si prese qualche secondo per rispondere, poi disse. «La vita che si prospetta al di fuori non mi piace più.» semplicemente.

«Quindi meglio morire per colpe che non hai?» chiese lei esausta.

«Chi dice che non le ho?» domandò sorridendo leggermente. Hermione si irritò ulteriormente e si alzò, pronta per andar via. Quando la sua voce, la fermò ancora. Si voltò verso di lui. «Qualsiasi cosa ti chiederà mia madre, dì di no.»

Hermione corrugò la fronte. «Cosa dovrebbe chiedermi?»

Una guardia entrò nella stanza per recuperarlo. «Tu rispondi di no.»

«Non c’è niente che lei voglia da me.» pensò a voce alta.

La guardia lo teneva per le spalle e si sorprese quando con uno slancio, lo spinse per guardare la ragazza nuovamente in viso. «Anche se dovesse nominare un debito di vita.»

Hermione non potette chiedere spiegazioni perché la guardia lo silenziò e lo portò via.

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