
albus/scorpius
Hanno creato una routine dal primo anno, Albus e Scorpius, ma pare proprio che all'ultimo non riusciranno a mantenerla; ne sono ugualmente irritati entrambi, ma Scorpius è un poco più bravo a nasconderlo quando viene avvicinato da qualcuno che insiste per fargli cambiare i suoi piani per la giornata. È anche più cortese, e a volte accetta gli inviti che riceve, mentre Albus non finisce sempre per spaventare chiunque con le sue occhiate raggelanti; non che serva a qualcosa, a quanto pare l'immagine di ragazzo irritato dal mondo intero attrae molto le persone.
Stanno studiando in biblioteca quando un gruppetto di Corvonero del quarto anno si avvicina al loro tavolo, e Albus è più che pronto ad affatturarle tutte: è il primo pomeriggio da settimane che riesce a trascorrere con il suo migliore amico, non vuole avere interruzioni. È troppo da chiedere? A volte vorrebbe che James fosse ancora a scuola, magari non avrebbero tutti questi irritanti pretendenti solo per loro.
"No," dice invece, fissando la pagina del libro su cui sta studiando e stringendo le mani a pugno sul tavolo per trattenersi dall'afferrare davvero la sua bacchetta; non ha bisogno di alzare gli occhi per sapere che Scorpius si è portato una mano alla bocca per nascondere il suo sorriso, né per sapere che le Corvonero sono infastidite e probabilmente un poco spaventate dal tono gelido che ha usato.
"Ma-"
"No," ripete, continuando a guardare le frasi che ha davanti senza leggerle, e sente Scorpius colpirgli piano una gamba con il piede; lo guarda per un attimo, senza farsi notare, e vede un chiaro suggerimento nelle sue iridi, qualcosa che minaccia di farlo sghignazzare. Picchietta una volta l'indice sul tavolo, una risposta affermativa, e l'altro sposta la mano che aveva sulla bocca per posarla sulla sua; non è efficace a lungo termine, quello che stanno per fare, ma per lo meno avranno la possibilità di rimanere soli per qualche ora.
"Avanti, non fare così," dice Scorpius, il suo sorriso che si fa dolce mentre gli accarezza il dorso della mano con un pollice; Albus sbuffa e alza finalmente il volto verso l'altro Serpeverde, e non gli è difficile ammorbidire lo sguardo quando incrocia il suo. Non è sicuro dove sia realmente il confine tra verità e funzione, quando mettono su questo teatrino, ma non è davvero deciso a saperlo; le cose vanno bene così come sono, che senso avrebbe complicare la situazione?
"E cosa dovrei fare? Non passiamo più tempo insieme senza essere interrotti da qualcuno," sbotta, e questo, lo sanno entrambi, non fa solo parte del copione. "Puoi biasimarmi? È troppo chiedere di essere lasciati soli almeno per un giorno?"
"Non lo è, no," risponde l'altro, e anche lui sta dicendo la verità. "Ma non è comunque giusto che ti arrabbi con loro, non possono sapere che ci manca restare soli," continua, e la mano che non tiene quella di Albus va a posarsi sulla sua guancia, leggera e affettuosa.
"Oh," esala una delle studentesse, con gli occhi sgranati. "Oh, Merlino, ci dispiace!" esclama, voltandosi verso le altre Corvonero per cominciare a farle allontanare. "Non volevamo metterci in mezzo, scusate, vi lasciamo subito in pace!"
"Quanto durerà questa volta? Una settimana?"
"Forse dovremmo farlo più spesso, magari così ci togliamo tutti dai piedi fino alla fine dell'anno."
"Mmh, buona idea. Cominciamo domani a colazione?"
"Se provi a imboccarmi ti mando in infermeria, Potter."
"Lo stesso vale per te, Malfoy."