
Sono tuo
Moriarty era stanco di tutto quel gioco di gatto e topo con Sherlock, erano anni che continuavano a perseguitarsi, entrambi erano sopravvissuti ad un suicidio, entrambi erano geni, erano così simili. Era impossibile che uno dei due potesse battere l’altro.
Jim aveva pensato che sfidare il grande detective per avere la sua attenzione fosse il modo migliore per conquistarlo. Forse aveva torto. Da quando John si era sposato, Sherlock gli aveva dato la caccia incessantemente. Si erano scontrati più volte e nessuno aveva mai vinto. Era ora di darci un taglio.
Si vestì e andò a Baker Street. La padrona di casa non c’era e lui scassinò la porta per entrare senza problemi. Quando arrivò alla porta dell’appartamento 221B, la trovò aperta, Sherlock lo guardava curioso dalla sua poltrona.
Moriarty semplicemente si appoggiò con nonchalance alla porta per chiuderla dietro di se. “Beh… eccomi qui. Sono venuto perché non ce la faccio più. Puoi arrestarmi, puoi torturarmi, puoi farmi tutto cio che vuoi… non mi opporrò a niente. La scelta è tua. Hai vinto tu”
“Non sai da quanto aspettavo di sentirti dire queste parole Jim… Mi piace vincere. Tu sei un premio adeguato per la mia vittoria direi”
Il criminale non capiva. “Oh dai… è così ovvio che ti piaccio, l’ho detto fin dal primo giorno che eri gay… Ho giocato con te perché sinceramente eri divertente… Volevo che ammettessi la sconfitta, che mi dessi il permesso. Ora ce l’ho”
“Permesso per cosa?”
“Che fai? Ora fingi di essere un idiota? Per possederti ovvio”
“Io non…”
“Hai detto che posso farti ciò che voglio no?” Jim era senza fiato, non credeva possibile che il detective potesse veramente voler dire quello che sembrava voler dire. Ogni suo dubbio venne fugato dall’improvvisa pressione di labbra sulle sue, di una lingua che si insinuava nella sua bocca, di un corpo alto contro il suo.
Il detective aveva preso possesso della sua bocca e velocemente stava prendendo possesso anche del suo corpo. Si ritrovò spinto contro la porta con i pantaloni abbassati, la propria erezione che toccava il legno mandandogli scosse di piacere lungo il corpo e Sherlock che lo preparava velocemente con le dita prima di affondare dentro di lui e muoversi nel suo corpo con forza. Era incredibile.
Quando entrambi furono appagati, crollarono per terra tra vestiti e fluidi corporei di cui non si preoccuparono troppo.
“Credevo… fossi… dalla parte… degli angeli” ansimò il criminale. I loro corpi non si toccavano, entrambi erano a terra, Jim, steso sul pavimento a pancia in giù, e Sherlock, seduto con la schiena appoggiata alla porta. Nessuno dei due si era ancora rivestito.
“Come ti ho già detto una volta… Sarò pure dalla parte degli angeli ma non vuol dire che io sia uno di essi”
“Siamo uguali noi… e anche diversi”
“Continuerai a uccidere Jim?”
“Tu continuerai a darmi la caccia?”
“Se dicessi di no che faresti?”
“Probabilmente smetterei… Verrei qui… Potremo fare sesso quando ci annoiamo…”
“Mi piace come pensi”