
Cosa stai facendo?
John si svegliò sotto le coperte, aveva addosso solo i boxer e il letto in cui si trovava non era il suo. La testa gli doleva leggermente e c’era qualcuno che si muoveva accanto a lui. Sembrava cercasse di stare zitto e non svegliarlo.
Vide la tavola periodica sul muro e si accorse della situazione. Il giorno prima aveva dato una botta in testa e Sherlock, temendo una commozione cerebrale lo aveva fatto dormire in stanza con lui. Il movimento del letto era familiare ma non poteva crederci.
Sherlock si stava masturbando mentre nel letto c’era anche lui. Come faceva? L’unico uomo che lui avesse mai desiderato era a pochi centimetri da lui, probabilmente nudo, e si stava provocando piacere. Stava zitto, sapeva che ciò che faceva era sbagliato, John doveva ignorarlo, fare finta di nulla… Qualcuno tra le sue gambe sembrava non essere d’accordo.
Fu sentire un soffocato “John” uscire dalle labbra del suo amico che lo fece girare. Sherlock gemette e lasciò subito andare il suo membro eretto e sfilò le mani da… oddio aveva sul serio tre dita nel sedere? E mentre anche lui era nel letto?
John lo guardò sorpreso, c’era desiderio nei suoi occhi, voleva essere al posto di quelle dita lui, più di ogni altra cosa al mondo in quel momento.
“John, io… scusa ma… tu eri, sei… qui e… la tua pelle… sei così… bello… il mio corpo… ha reagito… non sapevo che fare…”
Il dottore mise fine al suo blaterare con un bacio passionale in cui prese completamente il controllo sul corpo del detective sotto di lui. Sherlock non poteva crederci. “Se sto sognando, non svegliarmi John” sussurrò prima di aprire le gambe e stringersi al suo compagno con abbandono e ricambiare il bacio.
I gemiti ora non avevano più ragione di essere soffocati, e Sherlock non si vergognava di certo a parlare. “Ti prego, ho bisogno… dentro di me John”
Da bravo soldato, John non si fece ripetere l’ordine, si abbassò i boxer quanto bastava, prese la mano ancora sporca di lubrificante di Sherlock, e la portò al suo membro duro. Entrambi gemettero quando la mano si chiuse attorno all’erezione per spargervi il lubrificante sopra.
John sapeva che non poteva lasciare quella mano su di se per troppo tempo, la scansò, e penetrò il suo compagno con decisione. Era già pronto per lui, ben lubrificato, perfetto.
“Sei così bello Sherlock” sussurrò tra una spinta e l’altra il dottore “Non fraintendermi, non sono gay”
Il detective sembrò stupito dalla dichiarazione ma le sensazioni che John gli procurava ad ogni spinta contro la prostata non gli permettevano di formulare una risposta.
“Non mi piacciono gli uomini… mi piaci tu… e questo… se vorrai ancora farlo… cavolo! Sei incredibile! Così stretto attorno a me… Sei così unico, mi piaci persino quando fai lo stronzo con tutti… Se sei un uomo non è un problema così grande”
Era una confessione, strana, momento non molto buono, ma una confessione. Il cuore di Sherlock, già accelerato dalle attività che stavano svolgendo, fece una capriola nel suo petto. Bastarono un colpo ben mirato, la gioia di avere l’amore di John, e lo sfregare della sua erezione contro l’addome del suo amico per farlo venire con un urlo di piacere.
La sensazione dei muscoli del suo compagno che si contraevano attorno a lui, portarono John a venire immediatamente dopo sussurrando il suo nome come una litania.
Rimasero abbracciati nel letto per un po’, John con l’orecchio poggiato al petto del detective mentre questi lo osservava, come se ancora non credesse nella sua presenza. “Dora in poi dormirai sempre nel mio letto vero?” chiese incerto.
“Se lo vuoi anche tu… Molto volentieri”
“Lo voglio”
“Allora non ti libererai di me… Sarò sempre con te Sherlock, fino a che non saremo vecchi decrepiti”
Il detective sorrise e iniziò ad immaginare una vita con John sempre al suo fianco. Era piacevole.
“Sempre” sussurrò prima di addormentarsi nuovamente.