Si accettano miracoli?
L’ultima volta che aveva visto il suo fratellino, era il giorno in cui prendeva i voti. Era stata una decisione presa di sua volontà per cercare di purificare i suoi pensieri. Pensieri che aveva scoperto proprio quel giorno, essere ricambiati.
Sapeva che diventando prete della chiesa anglicana aveva diverse possibilità per ottenere il potere che tanto bramava e per poter usare il suo impressionante cervello tanto per il paese quanto per la Chiesa. E sperava così di far sparire il suo peccato. Il suo desiderio sessuale per il fratellino diciottenne.
La dichiarazione d’amore che gli aveva fatto il suddetto fratellino lo aveva convinto solo di più. Ora, dieci anni dopo, il suo fratellino era un drogato. Gli era stato comunicato che se non avesse tenuto d’occhio il ragazzo, lo avrebbero arrestato per possesso di droga e incarcerato.
Vivere di nuovo insieme non fu facile, Sherlock sembrava odiare ogni cosa che faceva o diceva. Lo insultava in continuazione prendendolo in giro per la dieta e altre cose simili. Dal suo canto, Mycroft, aveva da fare con questioni politiche urgenti, sermoni, donne che venivano alle sue messe solo per fargli il filo… La parte dell’essere prete anglicano che meno gli piaceva era quella.
Le donne sapevano che lui era benestante e che aveva il diritto di trovarsi una moglie. Non ne aveva alcuna voglia considerati i sentimenti ed i desideri che provava per suo fratello. Le donne non erano di minimo interesse per lui.
Ora Sherlock era con lui sempre. Vivevano nella stessa casa, mangiavano insieme, dormivano in stanze contigue… Il suo fratellino aveva la pessima abitudine di andare in giro con solo un lenzuolo addosso e lui si deconcentrava facilmente dal suo lavoro in quelle condizioni.
Dopo due mesi che lo sopportava e che il ragazzo non faceva uso di droghe. Fatto che lo rendeva sempre più scorbutico. Mycroft decise di mettere le carte in tavola.
“Sherlock, dobbiamo parlare”
“Che vuoi?” chiese l’altro sgarbatamente.
“Te. Ma non posso averti”
Sherlock sembrava sconvolto. Effettivamente quando lui si era confessato, Mycroft gli aveva detto di non provare nulla se non affetto fraterno per lui. Aveva mentito ovviamente.
“Ma… l’altra volta…”
“Sherlock, devi capire, non possiamo stare insieme. Io sono un uomo, e sono tuo fratello maggiore. È vietato non solo dalla Chiesa, ma dalla legge!”
“Non mi importa! Non mi è mai importato!”
“Ma a me si! Non posso stare in pace con me stesso se…”
“Tu non hai fatto voto di castità, se sei così disperato scopati qualcuno”
“Io non voglio qualcuno qualsiasi… Voglio te, ti ho sempre voluto, per tutti questi anni, anche quando mi tratti male e mi dimostri il tuo odio nei miei confronti… E lo capisco, capisco che ora mi odi, dopo quello che ti ho fatto… che ci ho fatto” disse il prete tristemente.
Sherlock gli si avvicinò e lo guardò negli occhi. “Ti odio perché mi respingi sempre, perché mi fai soffrire. Ma in fondo in fondo ti amo sempre, in tutti questi anni nulla è cambiato per me. Sei sempre l’unico uomo a cui penso. Nemmeno le droghe mi aiutavano a dimenticarmi di te”
Mycroft chiuse gli occhi e poggiò la fronte contro quella del fratellino. “Siamo proprio una coppia complicata vero?”
“Te ne accorgi solo ora?”
Risero sommessamente. Mycroft era così stanco di lottare contro i suoi sentimenti, mosse la testa di lato e poggiò le labbra su quelle del fratello in un dolce bacio. Potevano scomunicarlo e metterlo in carcere se venivano scoperti. A lui sinceramente non importava più. E Sherlock pareva essere completamente d’accordo con lui.