
Black out
Era tardi, la centrale di New Scotland Yard era ormai deserta eccetto per una luce accesa che si intravedeva attraverso una delle finestre al primo piano. Il detective ispettore Gregory Lestrade era alla sua scrivania a compilare pile e pile di scartoffie.
Non voleva altro che avere una scusa per non tornare al suo appartamento vuoto. Dopotutto, come aveva precisato Sally Donovan prima di andarsene, non erano scartoffie urgenti, era lui che sapeva cosa sarebbe successo se fosse tornato a casa.
Solo dopo il divorzio si era reso conto di quanto fosse attraente Mycroft Holmes e di quanto lui desiderasse passare del tempo con lui. Ogni volta che si vedevano, parlavano di Sherlock, ma ultimamente avevano scoperto di avere molte cose in comune e, prima di rendersene conto, Greg si era innamorato di lui.
Ora, a un mese dall’aver realizzato i suoi sentimenti per il maggiore degli Holmes, ogni volta che andava a casa si perdeva nei suoi pensieri e fantasticava su di lui come una teenager alla prima cotta. Ripensava a quelle gambe infinite, al fisico che era tutt’altro che tondo come sembrava sempre voler rimarcare Sherlock, ai capelli rossi che suggerivano la presenza di lentiggini sotto tutti gli strati dei suoi completi fatti su misura (lui amava le lentiggini).
Non si rese neanche conto di essersi perso nelle sue fantasticherie e che improvvisamente la luce del suo studio si era spenta, lasciandolo nel buio più totale. Si risvegliò di suoi pensieri quando sentì dei passi sulle scale seguiti da un tap tap, come di un bastone.
Notando le luci spente deglutì. Sapeva che non era un bastone, era un ombrello. Sembrava una delle sue fantasie, e l’oggetto dei suoi desideri stava venendo da lui. Deglutì e si alzò da dietro la sua scrivania, i passi si fermarono fuori dal suo ufficio, si mise seduto sulla sua scrivania, fingendo nonchalance quando il suo cuore non riusciva a smettere di battere acceleratamente.
Mycroft Holmes entrò nella stanza e, anche senza riuscire a vederlo nel buio, Greg trattenne il fiato, già solo la sua presenza dopo i pensieri che stava avendo poco prima, rendevano tutto come un sogno. Sperò di non svegliarsi mai.
Il politico gli si avvicinò e, prima che Greg potesse dire qualcosa, gli poggiò un dito sulle labbra. “Gregory… Ho bisogno di una cosa, che non sarei mai riuscito a chiedere alla luce del giorno… o delle lampade. Ecco, questa non è proprio la mia area… Io non… Non ci riesco nemmeno al buio… Visto che non riesco a chiedere ti farò vedere. Se faccio qualcosa che non vuoi… Fermami”
Senza aggiungere altro si piegò leggermente per eliminare la differenza d’altezza tra loro, e lo baciò sulle labbra, cautamente. Greg era definitivamente certo che fosse un sogno. Se lo era, beh tanto valeva approfittarne. Prese possesso di quel bacio e lo approfondì, Mycroft emise un mugugno stupito, ma lo lasciò fare molto volentieri.
Non si oppose affatto quando Greg invertì le loro posizioni, spingendolo contro la scrivania e spingendo la sua erezione contro la gamba dell’altro. Mycroft di certo non se lo aspettava ma la sua risposta era evidente da come gli stavano i suoi bei pantaloni.
Greg sorrise nel buio e iniziò a rimuovere la propria cintura e sbottonarsi i pantaloni. Il politico si affrettò ad imitarlo e, molto presto, si ritrovarono stretti l’uno contro l’altro, le loro mani intrecciate circondavano i loro membri uniti, iniziarono a muoversi all’unisono, quasi fossero fatti per quello, erano sincronizzati, non sembrava affatto una prima volta.
Quando vennero, cercarono di sporcarsi il meno possibile, raccogliendo tutto in un tovagliolo (era stato Mycroft a pensarci ovviamente). Il maggiore degli Holmes ripulì entrambi in silenzio, mentre Greg ansimava per riprendere fiato.
“Ti prego… dimmi che non è un sogno”
“Non è un sogno”
“Se fossi un sogno diresti la stessa cosa” Mycroft ridacchiò.
“E cosa dovrei fare per provarti che non sono un sogno?”
“Esserci quando mi sveglio… e ricordarmi che sei reale”
Greg poteva sentirlo sorridere, si rimisero in ordine, Mycroft gli porse la giacca e lui la indossò. Si diressero a casa di Mycroft, in qualche quartiere elegante. A Greg non importava più dov’era, l’importante era che Mycroft fosse li, ogni giorno, per il resto della sua vita.
Era tutto un sogno si, un sogno diventato realtà.