
Sangue
Sherlock era un vampiro. John ne era a conoscenza. Da che si erano conosciuti, il dottore era sempre stato attento alla nutrizione del suo coinquilino. Ogni giorno gli ricordava di bere almeno una delle sacche di sangue che gli procurava suo fratello, aveva accettato Sherlock per ciò che era.
Adesso lo stava per perdere. Un cecchino aveva colpito il suo amico al petto, perdeva molto sangue. L’odore ferroso del prezioso liquido vitale entrò nelle narici del detective. Con un salto, raggiunse l’uomo che aveva colpito il suo amico e gli squarciò il collo con i denti.
Poi tornò da John e si chinò su di lui. Gli sbottonò la camicia per controllare il danno. Era irreparabile, John sarebbe morto. Sherlock non poteva perderlo. Per la prima volta in vita sua Sherlock amava qualcuno e ne aveva bisogno. Non poteva permettergli di morire.
Con le lacrime agli occhi strinse a se il compagno, il sangue del dottore inzuppava i suoi vestiti. Sherlock osservò la cicatrice di John. Chissà se sarebbe rimasta dopo… Non ci pensò troppo, non sapeva nemmeno se avrebbe funzionato. Pregò con tutto se stesso di non star facendo un errore, di non essere odiato.
Chiuse i denti aguzzi sopra il collo di John e ne bevve il sangue caldo. Ordinò ai propri denti di rilasciare il veleno nel corpo di John. Il caldo sapore del sangue del suo amico era molto meglio di quello in busta che gli procurava Mycroft. Con una grande forza di volontà si staccò da John, si morse un polso, e lo portò alle labbra del suo compagno.
John bevve, bevve senza fare storie, senza chiedere perché. Lo sapeva, lo sapeva e basta. Il battito del suo cuore rallentava sempre più, il sangue veniva sostituito dal veleno, i suoi polmoni non ricevevano più aria.
Quando si svegliò, era nel letto di Sherlock a Baker Street, non aveva vestiti, ed era stato lavato. Il suo cuore aveva smesso di battere, eppure lui era ancora li. Ora che era un vampiro desiderava sangue, ma l’esperienza di quasi morte gli aveva fatto capire che desiderava anche altro.
“Sherlock” disse nel silenzio della stanza. Era appena un sussurro ma in un attimo Sherlock fu da lui.
“John! John sei sveglio! Sei vivo… Non credevo ce l’avresti fatta” disse il vampiro con le lacrime agli occhi abbracciando forte il suo amico.
John annuì, ricambiò l’abbraccio e gli sollevò il mento. Senza una parola lo baciò sulle labbra.
“Grazie per avermi salvato Sherlock” sussurrò il dottore. Si strinsero tra loro e si baciarono ancora per un po’.
I loro baci divennero sempre più intensi. Le loro braccia si strinsero sempre più forte. John cercò di slacciare i pantaloni del suo amico ma questi si strapparono (era molto più forte di prima) non se ne curò troppo e procedette a spingere Sherlock sotto di lui e finire di strappargli tutti i vestiti di dosso fino a che entrambi non furono nudi.
Poi si girò in modo da stare sopra al suo compagno ma a testa in giù. Si leccò le labbra e prese l’erezione dell’altro vampiro in bocca. Sembrava quasi che la sua libido fosse aumentata con la trasformazione. Era anche evidente che Sherlock aveva appena mangiato. Il profumo del suo sangue era così buono.
Il detective, dopo essersi ripreso dallo shock iniziale, prese il membro di John tra le labbra ed iniziò a succhiare a sua volta. I due presero a leccarsi e masturbarsi a vicenda, succhiando il membro dell’altro con decisione, desiderando assorbire la pura essenza vitale dell’altro.
I loro fianchi sembravano difficili da fermare ma non era un problema, John si rese presto conto di non avere più l’istinto di vomitare e di poter prendere il membro turgido del compagno in gola senza soffocare. Essere morto di certo aveva i suoi vantaggi. Sentiva tutti i suoi sensi amplificati e la mente del suo compagno, in qualche modo da lui ancora sconosciuto, si fuse con la sua proprio nel momento dell’orgasmo, portando il piacere che entrambi provavano alle stelle.
Deglutirono entrambi il seme dell’altro e poi, senza pensarci, John lasciò il membro di Sherlock e morse la sua gamba proprio sull’arteria femorale per saziare un altro tipo di fame. Sherlock gemette e lo imitò, il morso causava al suo corpo uno strano piacere e un senso di appartenenza.
Quando si lasciarono erano entrambi esausti. John si era sempre chiesto se i vampiri potessero dormire, si girò in modo da essere faccia a faccia con Sherlock e poterlo baciare e presto ebbe la sua risposta. Dopo un bacio dolce nel quale si scambiarono i loro sapori più intimi, John si strinse a Sherlock, chiuse gli occhi e si addormentò.
Il vampiro detective sorrise, accarezzò i biondi capelli del suo amico e chiuse gli occhi soddisfatto. Avrebbero avuto un eternità per stare insieme ora. Carezzò la spalla del suo amico, i due puntini del suo morso e la ferita di guerra erano rimasti sulla pelle ormai pallida del dottore. I segni di ciò che li avevano portati insieme. Sherlock si addormentò con l’uomo che amava ed un sorriso sulle labbra.