
Non toccare ciò che è mio
Mary. Era lei la causa dei suoi mali al momento. Era colpa sua se Sherlock era stato ferito. I sentimenti che provava nei confronti di suo fratello gli stavano annebbiando il cervello. Tutto ciò che voleva era uccidere quella donna.
Mycroft fece un respiro profondo e chiuse gli occhi per calmarsi. Erano anni che non aveva un impulso omicida di quel tipo, da quando aveva smesso di essere un agente operativo dodici anni prima per l’esattezza.
Per quel giorno decise di lasciar perdere.
Era di nuovo colpa sua. Mary era in combutta con Moriarty fin dall’inizio, erano riusciti a rapire John e Sherlock e ora li minacciavano. Era una tortura vedere suo fratello, l’uomo che amava più di ogni altra cosa al mondo, ferito in tal modo.
Mycroft osservava la scena dalle sue telecamere, lo avevano lasciato avvicinare ma non gli permettevano di entrare. Era stato un grande sbaglio. Moriarty prese un coltello e disegnò una linea rossa sulla candida pelle del collo di Sherlock e Mycroft non ci vide più dalla rabbia. Senza pensare alla propria sicurezza disarmò l’agente che doveva tenerlo sotto controllo durante l’operazione e si appropriò della sua pistola.
Era come se dodici anni non fossero passati, Mycroft era grato a se stesso per aver avuto la previdenza di mantenersi in forma durante quel periodo. Con un calciò sfondò la porta del magazzino dov’era tenuto prigioniero il suo fratellino, con un colpo alla testa, uccise una stupitissima Mary, poi si girò verso Moriarty.
Con uno sparo perfetto, colpì la mano del criminale, il sangue schizzò sul volto di Sherlock e il coltello volò per aria. Moriarty prese la mano ferita tra le mani e guardò con occhi allucinati il politico di fronte a se, con la mano sana cercò di afferrare la pistola che aveva alla cintola ma Mycroft fu più veloce e gli sparò un colpo dritto al cuore.
Poi guardò in alto, verso la telecamera e velocemente, il luogo si riempì di agenti, rispose a tutte le domande con calma e la sua solita freddezza.
Quella sera Sherlock lo andò a trovare a casa sua. “Perché?”
Mycroft lo guardò. Era stanco della rivalità tra loro, era stanco di fingere, era stanco di essere l’uomo di ghiaccio. Guardò suo fratello e lasciò cadere tutte le proprie difese. Non servirono parole perché Sherlock comprendesse. Si avvicinò a suo fratello e lo baciò sulle labbra con dolcezza.
“Grazie”