
Kiss from paradise
Sherlock non era un falso, era evidente che lui fosse intelligente, che potesse dedurre tutto e tutti, ma si era anche innamorato di un criminale. Lui, che non amava nessuno. Mycroft lo sapeva, lo aveva avvisato che i sentimenti non sono un vantaggio.
Il detective non l’aveva ascoltato. Così, Sherlock si era dovuto inventare un modo per fuggire. Lui e Jim inscenarono il loro suicidio, era perfetto, entrambi morti sarebbero stati in grado di stare insieme per sempre.
Il piano andò ancora più a buon fine del previsto e, pochi giorni dopo la loro scomparsa, si ritrovarono in una lontana isola dei caraibi.
Sherlock aveva organizzato una capanna in cui stare, il paese vicino aveva tutto il cibo che potevano desiderare, ma per il resto del tempo, stavano in costume da bagno, facevano l’amore in tutte le maniere possibili, passavano ore a baciarsi.
Il detective si dedicava alle api, a vari esperimenti, e Jim anzi, Richard come si faceva chiamare ora, lo aiutava in ognuno di essi.
Dopo meno di un mese, giusto per fargli sapere che era vivo, Sherlock obbligò una donna del posto a scattare loro una foto in costume, abbracciati e sorridenti. Ci scrisse sopra un messaggio. “Un bacio dal paradiso Mycroft. Richard e Sherlock”
Poi la mise in una busta da lettere e la spedì per posta. In quel modo Mycroft avrebbe saputo dov’era, nel remoto caso che fosse mai necessario per lui di tornare a Londra.