
Un TARDIS al Jeffersonian
"Bones?"
"Si Booth?"
"Che ci fa una cabina blu della polizia inglese in mezzo al Jeffersonian?" chiese il poliziotto guardando l'oggetto con curiosità.
"È suo" disse l'antropologa indicando un tizio con uno stupido farfallino che gli veniva incontro con un sorriso enorme. Più si avvicinava e più sembrava giovane. Il ragazzo lo prese per le spalle e gli diede due baci volanti come se fosse la cosa più normale del mondo.
"Cosa diamine sta facendo?" disse Booth spostandosi da quel tizio.
"Saluto! Non si fa così al giorno d'oggi?" chiese quello genuinamente stupito.
"No, direi di no" disse il poliziotto guardandolo con sospetto. Pareva proprio che quel tizio non sapesse come comportarsi.
Il suddetto tizio si girò verso Bones con un sorriso. "Allora? Hai capito come è morto?"
"Colpo da corpo contundente all'addome e alla terza vertebra cervicale. Lesione da lama sul radio sinistro e frattura scomposta del femore destro. Direi che il colpo fatale lo ha dato questa pallottola che ha attraversato il lobo occipitale destro"
"Grazie mille per le informazioni!" disse il tizio stringendo la mano a Bones e andandosene via di corsa lasciando le ossa che aveva portato con se alla antropologa.
"Ma cosa?"
Il tizio entrò nella cabina e scomparve davanti agli occhi di tutti tra vento e rumore. Nessuno parve accorgersi di nulla e continuarono a lavorare come nulla fosse.
"Chi era quel tizio?"
"Il Dottore" disse l'antropologa "È un alieno che viaggia nel tempo e nello spazio"
"Ma gli alieni non esistono! E il viaggio nel tempo è impossibile!"
"Lo è fino a che non viene provato il contrario! Lui mi ha dato prove tangibili di questo fatto e io gli credo. Se non ti basta guarda qui" disse indicando le ossa sul suo tavolo settorio.
Era evidente che le ossa, benchè molto simili a quelle umane, avessero parecchie cose diverse, come due corna per esempio ed un po' di costole in più ad occhio e croce.
Booth guardò Bones con gli occhi spalancati. "Si più o meno anche io ho avuto quella reazione" disse la scienziata. "Ci farai l'abitudine" Gli diede una pacca sulla spalla e continuò ad esaminare i resti sul suo tavolo.