Moth Goth

Harry Potter - J. K. Rowling
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Moth Goth
Summary
Finalmente Draco ed Hermione sono pronti a rendere pubblica la loro relazione e a concludere in pace il quinto anno, schivando al massimo qualche gossip. Ma una maledizione sta per abbattersi su Hogwarts, tra succubi, omicidi, incubi in rosa...e ovviamente il tentativo di far fuori il Bambino Sopravvissuto.
Note
https://www.pinterest.it/Flo_flo_fy/moth-goth/ .Anche in questo caso ho fatto un'unica bacheca Pinterest dalla quale prendere ispirazione che ti lascio qui, nel caso ti venga voglia di capire un po' il mood di questa storia.Sarà anche questa decisamente Serpeverde e con un Draco infantile e capriccioso continuamente alla ricerca di conferme?Decisamente sì.Ci saranno morti e torture? Certo.Troverai mischiati elementi dei libri, dei film e riferimenti a head e fan canon in ordine sparso e assolutamente non coerenti con l'originale? Ovvio.Infine come sempre ci saranno rifermenti alla cultura celtica, alle saghe, al voodoo e tanto altro ma nessuno di questi va preso alla lettera e soprattutto non è inteso a sminuire alcuna filosofia, religione o tradizione. Semplicemente è un gran calderone in cui butto tutto quello che mi ispiraAl momento in cui sto pubblicando su ao3 su efp ho pubblicato sino al capitolo 10.Entro venerdi , quando ci sarà il prossimo aggiornamento, caricherò anche qui i capitoli mancanti.. poi i due siti saranno aggiornati contemporaneamente.
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Ritorni

 

I rampicanti che stringevano i polsi e le gambe degli studenti ben poco avevano potuto contro l’urlò che si era levato, quando Lavanda Brown era caduta nella vasca con un tonfo viscido, quasi che quella che l’accoglieva non fosse più acqua ma qualcosa dalla densità differente. 

La sala, inclusi molti Serpeverde, sembrò trattenere il fiato, nell’attesa spasmodica che la testa bionda di Lavanda tornasse in superficie, boccheggiando e piangendo, ma viva. Eppure i secondi passavano e l’unico movimento era il sobbolire lento e disgustoso del liquido violaceo.

Ancora più terrificante era la visione di Padma con il viso inespressivo come una maschera di cera, ancora ferma sul punto nord del quadrato, come se non avesse appena tradito la sua migliore amica.

Ancora sorridendo, la Umbridge trotterellò di nuovo sul banco dei professori, mettendosi accanto alla professoressa Sproute, carezzandole la testa come avrebbe fatto con un cagnolino.

«Mia cara, carissima, Pomona…vedi che il tuo tentativo di ribellarti è stato del tutto inutile? Te l’avevo detto che avresti fatto meglio a collaborare… e, invece, ora guarda come ti sei ridotta» aveva tubato.

Harry aveva cercato di alzarsi di scatto ma si era dovuto risedere con un grido soffocato di dolore quando un grosso traliccio dallo spessore di un braccio umano lo aveva afferrato per il collo e ributtato indietro.

«Non agitatevi, si nutre della vostra rabbia…vedete quei fiori rossi? Più vi agitate e più cresceranno… e potrebbero persino spuntare dei denti» Neville accanto a lei era rimasto assolutamente immobile, continuando ad accarezzare il suo rospo con la punta delle dita lasciate libere. «E su questa pianta la magia non può nullla»

«Si può sapere che male abbiamo fatto per meritarci sempre delle dannate piante incazzose? Il primo anno il Tranello del Diavolo, poi il Salice Schiaffeggiante, senza contare gli asticelli indemoniati, ora pure le edere con le paturnie e il morso facile.» Si lamentò Ron, cercando di mordere a sua volta un traliccio che gli stava salendo lungo la spalla, lanciando un ringhio tanto ad Hermione, quanto a Neville che di certo stavo per puntualizzare che non fossero piante di edera.

«Quale parte di non muoverti non hai capito, fratello? Puoi, per una volta, far finta di seguire quello che ti si dice?» sibilò Fred poco lontano, tamburellando leggero contro il tavolo.

«Questa mi mancava…tu, proprio tu che dici di seguire le regole…sicuro di non essere sotto Imperius come gli altri?» ringhià di rimando.

«A dire la verità qui nessuno è sotto Imperius, Ronald: è’qualcosa di diverso» mormorò Hermione mentre il cervello cercava di lavorare più velocemente e al di sopra delle gride che stavano riempiendo la sala.

«Molto bene, signorina Patil, molto bene davvero. Visto?Non è stato poi così difficile… E ora Signorina Edgecombe, signorina Buldstrode, direi che il vostro turno, che dite?» continuò la Umbridge,in tono accondiscendente.

«Vedo che ha rivisto la sua politica di divisione tra le case, Preside» l’appunto di Luna sembrava assolutamente fuoriluogo in quel momento, mentre gli studenti urlavano e piangevano cercando di superare il dolore delle spine dei biancospini che li avviluppavano ogni volta che provavano a ribellarsi, eppure permise ad Hermione di riportare l’attenzione sulle coppie rimaste; Luna aveva ragione, era fuori ogni logica di Hogwarts…anche se… in fondo una Corvonero già era stata sacrificata. Ed ora era stato il turno di una Grifondoro. Era il turno della Tassorosso, quindi? 

«Millecent togli le tue zampe da troll da Astoria o giuro che …» aveva urlato Pansy inferocita quando aveva visto i rampicanti risalire a bloccare anche lei. Evidentemente non era previsto alcun trattamento di favore per i membri della squadra di Inquisizione, o almeno non di tutti.

Per tutta risposta Millicent,si era limitata a guardarla con un sorrisetto divertito «Ma come… sei stata tu a dar vita a tutto questo e ti lamenti? Se solo non ti fossi impicciata di fatti che non ti riguardano, Parkinson…Oh e…Draco,non ci ha creduto nessuno alla tua patetica sceneggiata, fossi in te mi metterei l’anima in pace… in tutti i sensi. Ma non preoccuparti, ti daremo tutto il tempo di vedere annegare la Sanguesporco.»

«Torcile un capello e giuro che ti faccio a pezzi» aveva ringhiato quello di rimando, poco prima di venire colpito con forza da Greg accanto a lui.

«Piano Greg, piano. Ci sarà tempo. Tu? Fare a pezzi me? Sei solo un bamboccio viziato che non si è mai dovuto preoccupare di nulla in vita sua e che è stato talmente egoista da rovinare tutto. Sarebbe stato tutto diverso se non avessi fatto il testardo un anno fa » aveva continuato Millicent, pungolando con soddisfazione  Astoria con la bacchetta.

«Millicent, ti prego...avevi detto che non lo avresti fatto se avessi fatto quello che volevi» aveva pregato Daphne accanto a Pansy, la voce quasi isterica resa roca dal grosso ramo che le stringeva la gola.

«Non preoccuparti, Daphne. Va tutto bene» aveva risposto Astoria invece perfettamente calma,quasi non fosse toccata dalla situazione. «Andrà tutto bene, te lo prometto»

«Si, Daphne, andrà tutto bene» le fece il verso Millicent, tirandole la lunga coda di capelli scuri e premendole la punta della bacchetta con forza sulla schiena.

Hermione si morse le labbra per non urlare, cercando di mantenere la mente il più calma possibile. Era evidente che non erano stati così intelligenti e scaltri come avevano pensato,c’era sempre stata una talpa al loro interno…e pensare che avevano creduto che fosse la Montmercy.

«La prego la smetta….Lavanda…deve salvare Lavanda» la voce della Sproute era poco più di un grido  soffocato di dolore attraverso un fitto intreccio di foglie e rami, i capelli grigi scarmigliati appena visibili. Anche dal suo tavolo, il più lontano rispetto al podio, Draco rabbrividì, notando la grossa macchia di sangue che si stava raggrumando ai piedi della professoressa.

«C’è poco da fare. E’ morta… i genitori saranno fortunati se potranno avere un corpo per fare un funerale…perché quella non è una semplice vasca, vero Dolores? Che cosa diamine le fa pensare che lei riuscirà dove i più grandi maghi hanno fallito?E’ solo una povera illusa, megalomene e con evidenti carenze di affetto» aveva commentato Niamh gelida, gli occhi neri che lampeggiavano furiosi. «Se ce l’ha con Potter non poteva semplicemente ammazzarlo e lasciare tutti noi in pace?»

«Ehi, grazie! Quasi quasi rivaluto Piton» ringhiò Harry di rimando, spostando lo sguardo verso i Serpeverde, sperando che quella dannata porta d’ingressso si aprisse e finalmente entrasse la McGranitt

La Umbridge, che aveva guardato la scena senza con espressione soddisfatta, si era girata senza smettere di sorridere, avvicinandosi a piccoli passi affrettati verso la donnae fermandosi a pochi centrimetri da lei. Poi, senza alcun avviso, alzò la mano colpendo con forza il viso della giovane strega con la mano coperta di anelli«Io riperterò la , il volto distorto dalla rabbia Scuola al suo antico splendore, dannata impertinente. E ora, muovetevi! Edgecombe, Bulstrode!»

«Un attimo, Preside! Vorrei dire una cosa» era stato nuovamente Astoria a parlare parlare, calmissima come se non avesse appena assistito al tradimento di una delle sue compagne di casa.

«Astoria, mia cara bambina, ne abbiamo già parlato: ti sei offerta tu volontaria, ricordi? Hai detto che avresti fatto qualunque cosa pur di salvare tua sorella. Oh, andiamo, un piccolo sacrificio per il bene più grande della sicurezza e della prosperità della Scuola e del Mondo Magico, non sei felice di farne parte?»pigoló con voce zuccherina.
«Felice un corno! Ma si può sapere cosa diavolo le dice il cervello? Per colpa di Cedric vuole fare una strage? E mi dica un po’,come lo spiegherà?» aveva ringhiato Draco, continuando a dimenarsi. «E’ solo una fottuta psicopatica anche lei, come tutti gli altri»

«Oh, suvvia Draco, più garbato! Possibile che te lo debbano ripetere in continuazione?Vuoi spiegheraglielo tu, Theo? Ora tocca a te, come vedi Padma la sua parte l’ha fatta, non è vero Padma?» era stata ancora una volta Millicent, a rispondere, ridendogli apertamente in faccia.

«Sai Millicent, devo proprio dirtelo… sei un’emerita idiota» aveva commentato di nuovo Astoria, pacifica «E tu, razza di furetto platinato, sei davvero stupido come tuo padre.»

Cosa? Da quando Astoria parlava in quel modo, e poi…furetto platinato…

Possibile…

«E quindi ora se mi permettete un’ultima parola prima di buttarmi in quella pozza schifosa vorrei dire una cosa…» aveva continuato alzando le mani in segno di resa ed avvicinandosi di un passo e allungando il piede quasi a saggiarne la densità.

«Se ci devi dire che ami Draco, risparmiaci, ti prego. Tanto anche lui tra poco ci abbandonerà» aveva chiosato la Bulstrode guardandola con aria di sufficienza.

«Cosa?» aveva subito fatto eco la Umbridge agitata,evidentemente non era nei suoi piani uccidere l’unico erede non di una ma di ben due delle famiglie più ricche ed influenti del mondo Magico. Cosa avrebbe detto Caramell? Certo avrebbe potuto sempre dire che si era trattato di un incidente…in fondo sarebbe stato tutto perdonato una volta che il giovane Diggory sarebbe tornato in vita e Potter messo definitivamente a tacere. Amos non aveva mai parlato di questo,aveva detto che c’era la possibilità di dover fare qualche piccolo sacrificio ma…

«Ora!» aveva gridato Astoria, con un grosso ghigno, si era sporta un po’  in avanti, per poi girarsi rapidissima e colpire con un pugno Millicent direttamente sul corto naso da carlino. «E questo è per avermi costretto a stare a Serpeverde, razza di stronza»

Come diavolo non avevano fatto a notarlo prima? Era sempre stato così evidente, non è che Astoria si stesse comportano in maniera strana…semplicemente quella non era Astoria. O, almeno, non lo era da  un po’ di tempo.

«Tonks!Cazzo, lo sapevo che non eri morta!» urlò Harry, mentre la figura delicata della più giovane delle Greengrassi lasciava il posto a quella slanciata e famiglaire di Nymphadora Tonks, i capelli fiammeggianti come gli occhi.

«Ci vuole più di un paio di ragazzine e una stronza per ammazzarmi, Harry. E poi ho avuto un’alleata speciale, anzi due...»

La  Umbridge aveva tirato fuori la bacchetta mentre la Bulstrode ululava di dolore, ma prima che riuscisse a colpirla ci fu un forte schianto e un elfo domestico con un vistoso fiocco color porpora le si piombò in testa,armata di una pesante pentola di rame.

«Questo è per aver pensato di ammazzare il padroncino» aveva urlato, mentre continuava a percuoterla, evitando i tentativi della donna di strapparsela di dosso.« E questo è per la figlia di Miss Andromeda. E questo per il piccolo mutaforma… e questo per aver tentato di toglierci la magia…come si fa a togliere la magia ad un elfo, stupida, stupida, donna»

«E per Harry Potter! Nessuno può attentare alla vita di Harry Potter, se non Dobby» un secondo schiocco e anche Dobby, vestito con maglione e due calzini diversi, era apparso alle spalle del tavolo dei Grifondoro, armeggiando dietro ad Hermione ed Harry. 

«Cockey, Dobby! Dovete portare via la Sproute! Se non arrestate l’emorragia, morirà» li pregò Tonks, correndo verso Harry. 

«Chang! Finnegan! Goyle! Bulstronde! Edgecombe! Patil! Che diavolo state facendo? Toglietemi quest’essere orrendo di dosso!» aveva continuato ad urlare la Umbridge come un Auregey con la coda a fuoco, continuando ad agitarsi per la sala.

Gli interessati si alzarono in piedi come automi,  ma prima che riuscissero ad arrivare l’elfa era già sparita, al suo posto era invece apparsa Niamh, liberatesi dei lacci e con la bacchettta puntata alla nuca della Umbridge.Anche a quella distanza era possibile vedere i segni rossastri lanciati dalle rune incise sullla pelle.

La grande porta della sala comune balzò via, mentre facevano irruzione un nutrito gruppo di elfi domestici, armati dei più disparati oggetti contundenti. La Umbridge aveva limitato i loro spostamenti e cercato di bloccare i loro poteri magici, ma non le era passato neanche per un attimo in mente che potessero formare uno sgangherato e rudimentale, seppur piuttosto agguerrito, esercito dotato di ogni tipologia di arma improvvisata che Hogwarths potesse offrire. E, onestamente, non erano affato poche. 

«Vedete? Avevo ragione quando dicevo che bastava chiedere aiuto per ottenerlo» sorrise Luna facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi mentre un elfo grassoccio e dalla faccia truce cercava di liberarla,colpendo i rami con una grossa accetta. L’impresa però sembrava più difficoltosa del previsto, dal momento che ogni volta che stava per colpirne uno dei fiori sembrava cercare di azzannarlo. Uno addirittura riuscì a strappargli il coltello di mano e lo sputò dall’altra parte della sala, sfiorando di poco la testa di Anthony Goldstein.

«Fermi razza di stupidi esseri! Volete farci diventare dei tiri al bersaglio? Ma quanto cazzo siete imbecilli» urlò Blaise inferocito, continuando a divincolarsi. Con la coda dell’occhio non gli sfuggì che tanto Pansy, quanto Hermione sembravano armeggiare sottobanco con qualcosa.

Lanciò un’occhiata alla Serpeverde che gli rispose, sbuffando «Non hai mai avuto senso di osservazione, Zabini. E cosa mi dice che non fai anche parte del gruppetto di sostegno della Umbridge eh?»

«Forse che non sono libero e non sto cercando di saltare alla gola alla fottuta mezzosangue mutaforma? Per dire, eh» aveva ringhiato di rimando. «Theo, per favore falla ragionare. Troviamo un modo e andiamocene di qui prima di finire a fare carne da macello. Di nuovo. Draco tra l’altro non ha una bella cera… e se gli venisse un infarto? Non conviene lasciarlo direttamente qui?»

«Sta zitto, Blaise.» aveva mormorato Theo «Non lo senti questo fruscio…loro…loro stanno arrivando. Dobbiamo fermarli prima che sia troppo tardi.»

«Ah si e come facciamo? Non so se ve ne siete resi conto ma siamo un pochino bloccati»

«Io butto te dentro la vasca, stronzo. E ti fa male non  bere sai? Merlino la prossima volta  mi devo ricordare di farti ubriacare prima di qualsiasi evento, sei molto più simpatico.» aveva sibiliato Draco di rimando,girandosi di spalle quel poco che bastava per toccare con le mani la pelle lasciata scoperta dell’amico. Aveva qualcosa di pungente in mano, piccolo ed affilato, quasi fosse una scheggia di metallo«E ora vedi di chiudere il becco».



«E’ ora di finirla, razza di piscopatica. Chiudi il portale. Ora» Niamh aveva preso l  Umbridge per i capelli, spingendole la bacchetta contro il collo facendola barcollare. Quasi di fronte a lei, Tonks teneva sotto controllo gli studenti che erano venuti in soccorso di  Millicent, ancora piegata in due dal dolore. «Non costringetemi ad ammazzare una ragazzina, Vi prego, se c’è mai stato qualcosa di decente dentro di te…svegliatevi. Potete farcela. Tornate qui con noi»

«Lasciatela andare. Voi non capite… se non agiamo subito Cedric non tornerà. Abbiamo fatto tutto questo per lui…Il padre di Cedric ha detto che non c’è niente di cui preoccuparsi…anche Lavanda…sono certa che starà bene, dobbiamo solo sbrigarci» Marietta si era buttata di fronte a Tonks,quasi in lacrime ,attaccata a Cho, immobile e spaesata. In mezzo a tutti loro una decina di elfi domestici, che continuavano a lottare per liberare gli studenti, menando fendenti e cercando di sfuggire ai tentacoli.

«Si, certo come no. E poi magari andremo tutti a farci un gelato da Mielandia. Per la miseria, Edgecombe… ma come diavolo hai fatto ad entrare a Corvonero?» era stata Hermione questa volta a parlare, meritandosi un fischio ammirato di Draco.

«Eccola qui, la Serpeverde che conosco» le disse con un sorriso del tutto fuori luogo rispetto all situazione.

«Fanculo, Malfoy. A te e tutta la tua casa di disadattati»aveva mugolato Harry di rimando , imprecando contro i geniali piani sussurrati da Hermione poco prima di entrare nella sala. perché diavolo doveva sempre esserci qualcosa di doloroso on mezzo ?

«Sta zitto, Malfoy ! Cosa diavolo ne puoi sapere tu? Tu che non hai mai tenuto a niente e nessuno..» la voce di Marietta era mai isteric , gli occhi spiritati che vagavano per la sala .

«Non è vero, tiene ad Hermione, ad esempio. Altrimenti sarebbe già sparito quando ne aveva l’opportunità. Grazie, Signore. Lo apprezzo molto» aggiunse Luna inchinando leggermente il capo verso uno degli elfi, di nuovo dietro di lei, il quale per un attimo rimase come pietrificato nel sentirsi chiamare “signore” per la prima volta in vita sua.

«Ora basta» l’Umbridge sembrò aver ritrovato il fervore di poco prima, urlando battendo il piede stizzita contro il pavimento di marmo «Signorina Montmorency, non so a che gioco stia giocando ma sapevo di non potermi fidare di lei…le avevo chiesto un’unica cosa…ed ha fallito anche in questa. Cosa ci voleva ad entrare nella mente di Potter e dirmi il segreto che nasconde da un anno? Era una cosa piccina piccina»

«Segreto, quale segreto? Ma di cosa sta parlando questa sciroccata?Prima pensa di sacrificarci per far rinascere un morto da un anno… e perdonatemi se ve lo dico…ma è davvero una cosa idiota…E ora se ne esce con questo fantomatico segreto che mi starei tenendo. Sa qual è il segreto, brutta imbecille? Che vedo Voldemort, ecco qual è il segreto! Lo sento nella mia testa… e lo sa perché? Perché lui è fottutatmente vivo e probabilmente è lui dietro tutto questo»

«Idiota?»squittì la Umbridge, alzando il tono di voce di almeno due ottave al punto da riuscire a superare ogni altro rumore nella sala.

«Si, idiota. Vuole che le trovi qualche sinonimo? Sono certo che Hermione sarà in grado di snocciolargliene almeno una decina… vero Herm… » le parole gli erano morte in bocca quando girandosi aveva trovato Hermione che fissava il trio con gli occhi sgranati. «Ehi ma che ti prende…»

«Ci siamo sbagliati…ci siamo sempre sbagliati… per Merlino…perché non funziona…»aveva balbettato continuando a spingere la spina appuntita contro il palmo, cercando di tracciare un segno quanto più possibile preciso sulla pelle: non le era infatti sfuggito che l’unica che si fosse liberata da sola era stata Niamh, e anche da quella distanza aveva potuto vedere il lungo segno rossastro di una runa tracciata a sangue sulla pelle.

Thurisaz, Thorn in inglese, la spina. La stessa che li stava schiacciando e tentando di sottomere la loro volontà con quelle piante soffocanti era anche quella che garantiva loro la protezione. Il tutto era riuscire a tracciarne una decente. E, a quanto pareva, non era stata la sola ad seguire il consiglio della Montmorency, visto quello che stava accadendo al tavolo dei Serpeverde, dove un luccichio metallico che conosceva fin troppo bene aveva catturato un paio di volte la luce della candele.

Ma, allo stesso tempo, quando si era sporta per cingere le spalle di Marietta nel tentativo di calmarla, Hermione si era resa conto di una cosa. Nonostante l’espressione dolce e rassicurante c’era stato un lampo strano negli occhi  lo stesso che non vedeva da tempo.

E poi quel ciondolo con le ali: lei era l’unica che lo avesse smaltato, mentre le altre lo aveva in argento.Le stesse ali della falena che si era posata sulla sua spalla.

E poi fu un attimo, tutto degenerò in pochi minuti.

Un secondo prima tutta l’attenzione era sulla Umbridge e su Millicent, che fino a quel momento era sembrata la perfetta capobanda, mentre come al solito avevano dato per scontato che non potesse esserci del male al di fuori di Serpeverde.

Anche quando Padma, che ora era seduta in terra come una bambola con i fili rotti, aveva tradito Lavanda, avevano continuato a concentrarsi su di loro; lei, Greg, la Frobisher che tentava di colpire quanti più elfi possibile… era tutto così lineare…

Ma c’era qualcosa di disturbante in quell’immagine, e finalmente se ne era accorta anche lei. Bastava così poco…un’ultima linea. Che gran peccato che non potesse tracciarla nessun’altro la runa sulla pelle affinché l’attivasse. Avrebbe reso il tutto più semplice.

«Forse non sei davvero così intelligente come dicono» aveva riso la Abbot, scoprendo la fila di denti bianchissimi in quel sorriso che non aveva più nulla della giovane e premurosa studentessa di Tassorosso che aveva sempre conosciuto.«Finalmente riavremo indietro il nostro campione. Non c’è niente che non faremmo per un’amico. Scusa, Bulstrode…ma ora sei davvero superflua. E ti posso dire che sei stata proprio un bravo cavallino»

In pochi secondi  Millicent venne sbattuta all’indietro, colpita da quello che a tutti gli effetti era il miglior Stupeficium che avessero mai potuto insegnarle. Non ebbe neanche il tempo di  urlare, solo l’espressione attonita nell’attimo stesso in cui era stata colpita rivelava che avesse compreso cosa stava per succedere.

Tonks cercò di afferrarla, di fermarne la caduta, ma il tempo di lanciare l’incantesimo e già l’acqua della vasca si era alzata ad accoglierla, come se fosse ansiosa di accogliere una nuova, gradita, offerta.

.Hermione, finalmente, tracciò l’ultimo punto del triangolo esterno, e nel momento in cui il disegno si ricongiunse con l’asta, sentì un flusso caldo e rassicurante fluirle dalla mano, dove era ora ben visibile ora una sorta di lettera p molto allungata, lungo il braccio, e la schiena, avvolgendola come una coperta.

Non doveva essere stato altrettanto piacevole per i rami che la stringevano, tuttavia, visto che poco dopo di loro non rimase che cenere. Hermione fece un salto indietro, chinandosi a recuperare la bacchetta che aveva nascosto sotto la maglia, trasfigurandone una finta prima di entrare. Era certa, infatti, che qualunque cosa avesse in  mente quell’orrida donna, avrebbe fatto in modo di ostacolarli in ogni modo

Appena il corpo di Millicent toccò l’acqua, questa inizio a fremere e schiumare in grandi bolle violacee, un sobbolire incessante e denso che ricordava fin troppo l’ultima lezione in aula di Piton, mentre l’aria si saturava di catrame e acqua dolce stagnate.

Non era stata l’unica a non prevedere quello che stava per accadere: la Montemorcy sembrava aver perso ogni colore sul viso bianco ed era  immobile come una delle statue del corridoio di Hogwarts. Si portò una mano al petto, accasciandosi in terra boccheggiando, quasi non riuscisse a respirare.

«Scappate.» riuscì a dire tra un colpo di tosse e l’altro. «Nymphadora, scappa. E’ troppo pericoloso qui per te…non è …non è…»

E poi lo sentì anche lei, un odore di fumo acre e pungente, mentre delle onde impossibili si alzavano a raccontare una storia, ruggendo in un irreale blu che si innalzava impetuoso sempre più in alto, quasi volesse raggiungere la cupola della sala comune. Cosa sarebbe successo se avessero superato il limite del perystyle? Era quella la fine di Hogwarts, travolta dalle stesse acque che la circondavano? Perchè dietro il putridume e l’odore di canfora aveva riconosciuto un vago sentore di profumi di frutta e fiori avvolti da una brezza calda e morbida:l’odore dell’acqua del Lago Nero.

Marietta fece qualche passo in avanti,nel silenzio irreale della sala. Quando era sucesso che avessero smesso di urlare? Quando era calata quella cappa di incredulità ? Era stato prima o dopo che la vita di Millicent Bulstrode, quella stessa che aveva chiamato carlino troppe volte per poterla raccontare, si era spenta per sempre? O era stato vedere la dolce, piccola e tenera Tassorosso guardarla sprofondare senza battere ciglio.

No, non era stato quello, c’era qualcos’altro.

«Io l’avevo detto di non fidarsi di gente con le copertine patchwork».La voce di Draco era arrivata come ovattata, talmente irreale quel commento da strapparle un sorriso.

«Oh, tesoro, non sai neanche di cosa stai parlando» la Umbridge aveva iniziato a tremare, scossa da tamburi invisibili, in una danza grottesca. Tonks provò a raggiungerla ma di nuovo fu rimbalzata all’indietro, le bacchette del nuovo e mal assortito esercito che si erano mosse all’unisono per colpirla con una nuova e inusitata forza.

«Cosa diavolo è quello?» indicò Ginny osservando la sottile linea color porpora che sembrava alzarsi dall’acqua ed avanzava strisciando tra le gambe degli studenti con la stessa velcità del boccino d’oro. 

«Un’anima che sta cercando il suo catalizzatore finale. Era nel numero del Cavillo di luglio dello scorso anno,sai? Probabilmenteprima l’involucro era Millicent ma era troppo debole» aveva commentato Luna, come se fosse un’ovvietà. Poi, pensierosa aveva aggiunto «Anche se non è decisamente una cosa così negativa.»

«Tu dici, Lovegood? Per Merlino, ringrazia che siamo distanti e che questa stupida felce mi abbia buttato la bacchetta chissà dove.» ringhiò Pansy, riuscendo finalmente a liberarsi. Incidersi la runa sulla coscia era stato più difficile del previsto. E poi un giorno qualcuno avrebbe dovuto spiegarle cosa ci faceva lei con un coltello che pensava fosse stato lasciato a venticinque anni di distanza, in un luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Si guardò intorno, spaesata, per poi tornare a guardare il coltello tra le sue mani, lo stesso che Cockey le aveva messo in mano prima di scomparire.

Forse c’era solo una cosa da fare.

Prese la mira e lo lanciò in direzione della Umbridge, con tutta la forza che aveva, pregando qualche misteriosa entità che non l’aveva mai ascoltata che il colpo andasse a segno e non si frapponesse nessuna stupida Grifondoro di sua conoscenza.

Quasi contemporaneamente, infatti,  anche Ginny era finalmente riuscita nella sua impresa di liberarsi, urlando di dolore quando uno dei fiori le aveva azzannato una gamba per farle perdere l’equilibrio, cercando di trascinarla verso la piscina, mentre Dobby, di nuovo materializzatosi, la teneva con tutta la sua forza puntando i piedi, aiutato qualche secondo da Harry e Ron, con le braccia insanguinate per tutti i tentativi che avevano fatto.

«Cazzo, Potter, un po’ di forza» Theo era accorso poco dopo in aiuto, buttandosi sopra Ginny per aumentarne il peso, mentre tutti gli elfi domestici non impegnati a duellare erano accorsi in difesa di Pansy ed Hermione, insieme a Draco e Blaise.

«Nott, stai attento a quello che tocchi» non aveva potuto fare a meno di ringhiare di rimando, seguito da una ben poco gentile risposta di Ginny, persa per fortuna nell’ ultimo, poderoso sforzo di liberarla.. 

«Visto? Puoi sempre contare su tuo fratello maggiore» aveva sbuffato Ron abbracciandola stretta, con il cuore che batteva ancora a mille.

«Ehi e noi che siamo, i vicini di casa?» avevano borbottato Fred e George, stranamente silenziosi ed immobili, ancora seduti al loro posto. «E poi non è stato merito tuo, ma di Neville»

Harry alzò lo sguardo dalla ferita di Ginny per spostarlo verso il centro della Sala, dove in effetti c’erano Neville e Luna che solleticavano il sottogola dei fiori blandendoli, mentre i rami che fino a poco tempo prima cercavano di stritolarli e di soffocarli, battevano felici in terra neanche stessero scodinzolando.

«A volte tutto quello che si vuole è un po’ di gentilezza. Mio padre lo dice sempre...» aveva risposto Luna con noncuranza scuotendo le spalle, mentre si chinava per evitare un incantesimo lanciato dalla Frobisher, deviato appena in tempo da Neville accanto a lei.

«Cazzo, giuro che se ritira fuori il Cavillo, mi butto io nella vasca» aveva bofonchiato Blaise, incassando un’occhiata di approvazione da Draco.

«Idioti! Andatevene!» l’urlo sofferente  di Niamh li aveva  distratti di nuovo dal loro compiacimento. «E’ troppo tardi»

«Troppo tardi, cosa? Non vedi che si stanno calmando» aveva rimbeccato Harry, prima di accorgersi con sgomento che in quello che era stato poco più di un battito di ciglia si erano dimenticati della Umbridge, ormai ricoperta da sottili filamenti color porpora sottili che la rivestivano come un bozzolo.

E si ricordò dell’ultima volta in cui aveva pensato che le farfalle, falene, libellule o il cazzo di animale fossero, portassero sfortuna: poco prima di essere colpiti alla nuca a Villa Black, e  trasportati nelle segrete di Malfoy Manor.

Con un tonfo secco la sottile membrana che rivolgeva la donna si ruppe, mentre il corpo della Umbridge cadeva con un gemito in terra. 

Si era sbagliato, allora. Per fortuna.

Ma poi la vide, la sagoma perlescente che si stava formando sopra la Umbridge che respirava appena. Prima solo un accenno: lunghi capelli, la forma di un corpo femminile, dita allungate nell’aria.

Sentì Draco Draco lanciare uno stupeficium dietro di lui, seguito a ruota  dalla lepree argentea del patronus di Hermione, ma entrambi attraversano la figura come se fosse fatta d’aria, disperdendosi al contatto con quella perlescenza che diventava sempre più sostanza.

E poi eccoli li: la pelle diafana, le labbra turgide e i grandi occhi scuri che ricordava. Era invecchiata dall’ultima volta che l’aveva vista, stesa in terra nelle segrete del Maniero. Eppure, era indubbiamente lei.

La donna rise stiracchiandosi voluttuosa come un gatto. Poi si rivolse direttamente a loro, un sorriso fintamente dolce sul viso, appena reclinato che li guardava sogghignando.

«Ve  l’avevo detto che sarei tornata, bambini» rise, schioccando la lingua come gustando un cioccolotto allo zenzero particolarmente ricoperto di crema al caramello. Poi scattò come un serpente velonoso verso Tonks « E’ in quanto a te, credimi: avresti fatto meglio a farti catturare. Non sarà affatto piacevole quello che ti succederà. Ma posso assicurarti che è tutta colpa di tua madre».

Draco deglutì a vuoto, ritrovando nello sguardo esterrefatto e pietrificato di Theo il suo stesso terrore.

Cassandra era tornata sul serio.

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