All they want is an Hero

Harry Potter - J. K. Rowling
G
All they want is an Hero
Summary
Voldemort is dead, Harry needs some space before being the hero that everyone wants it to be.

Aveva vinto. Aveva sconfitto Voldemort.

Ancora Harry non ci credeva, aveva guardato il cadavere senza vita di fronte a lui diverse volte ancora incredulo. La gente ha iniziato a festeggiare, i mangiamorte che potevano fuggivano, i più fortunati riuscendoci, altri tentando, ma Harry non vedeva, non provava nulla, nessuno esisteva. Non ricordava come si fosse allontanato dalla folla o come fosse arrivato d'avanti all'ufficio del preside, sapeva solo di essere seduto a terra, in un ufficio illuminato dalle prime luci dell'alba, le mani tremolavano leggermente, i quadri lo guardavano in attesa che dicesse qualcosa, non parlava. 

Lo stesso Silente guardava Harry con sospetto, aspettando lo scatto d'ira per cui Harry Potter, così come sua madre Lily Evans, era famoso ma non arrivò. Tutti gli spettatori invece rimasero sorpresi. Le spalle di Harry iniziarono a tremare, la sua bocca ad emettere singhiozzi silenziosi prima che diventassero sempre più forti, le mani tremavano lasciando cadere le bacchette che aveva tra le mani, il suono che riecheggiava tra le pareti oltre i singhiozzi. 

Harry si sentiva mancare l'aria, i suoi occhi sfocati dalle lacrime, tremori in tutto il corpo, aveva il respiro pesante mentre provava a fare respiri profondi. Si chiedeva perché quella fosse stata la sua vita, anni di sofferenza, abusi, morti, violenze, tutto a che scopo? La sua morte? Allora perché era ancora qui? Che senso aveva vivere se il mondo non aveva nulla per lui? La sua famiglia era morta, madre e padre morti, Sirius il suo amato padrino torturato per 12 anni ad Azkaban per nulla, anche lui morto, Remus, suo zio onorario, e Tonks, che sarebbe potuta essere come una sorella maggiore o una zia, anche lei morta, allora cosa gli rimaneva? 

Il dolore era travolgente, Harry si strinse il petto e urlò, un urlo nato dal profondo, che esternava il dolore della sua anima, del suo giovane corpo ricoperto di lividi, tagli, ustioni, mutilazioni, anni di maltrattamenti, abusi e la lotta di una guerra tutte testimoniate dallo stato del suo corpo. Era un urlo straziante, che si interruppe con un forte singhiozzo ma continuò silenzioso non riuscendo più ad esprimersi con la voce. Il suo corpo scivolò di lato, finendo sdraiato in posizione fetale sul pavimento, il freddo che passava oltre i suoi vestiti malandati e strappati, intorpidendo i muscoli e lasciandolo infreddolito anche col sole che piano entrava nella stanza riscaldandola. 

Non ricorda quanto tempo sia stato lì, i suoi occhiali già malandati e non adatti alla sua vista non lo aiutavano, la sua mente non davvero collegata ma pensava fosse passato abbastanza tempo, doveva andare, non aveva tempo per se stesso, altri erano morti e doveva fare l'eroe, non poteva crollare, non aveva il diritto di farlo, era tutta colpa sua infondo, sempre colpa sua. Si alzò, si asciugò il viso con le maniche sporche della giacca e si sistemo nel modo migliore possibile, anche se sapeva di essere osservato, sguardi che non lo avevano mai lasciato.

-Harry, ragazzo mio...- Iniziò Silente ma Harry lo interruppe con un alzata di mano, facendogli segno di rimanere in silenzio. 

Harry raccolse le bacchette, mettendosi la bacchetta di Sambuco in tasca, per poi ripiegare il mantello dell'invisibilità posandolo nella sacca dove aveva ancora tutti i suoi oggetti importanti.

-Non sono il tuo ragazzo, Albus, non ho bisogno della tua pietà, della tua compassione. Tu mi hai fatto questo, tu hai portato a questo, la stessa nascita di Voldemort è a causa tua. Forse Tom Riddle sarebbe sempre stato destinato ad essere Voldemort, ma non avevi nessun diritto di decidere come trattare le nostre vite, tutti siamo state le tue pedine. Hai mai pensato che forse parlare con qualcuno dei tuoi stupidi piani avrebbe salvato vite? No vero? Perché Albus Silente è perfetto, lui non sbaglia mai, vero?- Harry sbottò senza guardare il quadro avvicinandosi alla porta. -Invece io ti dico che hai sbagliato, ma non sprecherò fiato con il quadro di un morto che non cambierà idea e non vedrà errori, sono troppo stanco per questo.- Aprì la porta con mano ferma, facendo un ultimo respiro ed uscendo a testa alta.

Tutti volevano un eroe e allora lo sarebbe stato.