Resilienza

Harry Potter - J. K. Rowling
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Resilienza
Summary
resilienza: capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.Ginny Weasley non vede l'ora di andare a Hogwarts, dove potrà avere amici che sono solo suoi. Dove potrà essere sé stessa, libera dall'occhio vigile della madre. Questa giovane strega è molto più astuta e ambiziosa di quanto chiunque le abbia dato credito. O almeno era così, poi il Cappello Parlante l'ha collocata a Serpeverde.Dove la porterà la sua determinazione?
Note
Ciao a voi che iniziate a leggere, volevo solo scrivere Ginny come serpeverde perché la amo e ho già letto tutte le storie disponibili (troppo poche) e metterla in una coppia diversa dal solito. Avevo in mente un personaggio canon specifico, ma ho cambiato idea, devo decidere. Tuttavia, vi avviso, non sarà Harry, quindi se cercate una Hinny, lasciate stare. Dipende come si evolverà questa storia. I suggerimenti sono ben accetti ;).Tenete presente che in alcuni capitoli non scriverò la data perché in essi c'è una narrazione che copre più giorni o perché tutto avviene in un momento imprecisato. Ovviamente c'é un macro tempo generale.Buona lettura!!!IL MONDO DI HARRY POTTER APPARTIENE A JKR
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Gorgosprizzi

~ 3 settembre 1992 ~

A Ginny mancano pochi gradini per arrivare nell'atrio quando una figura si staglia in controluce in cima alla scala. Dopo un attimo di apparente indecisione, inizia a scendere verso di lei con determinazione. Ginny aggrotta le sopracciglia.

«Ma ti svegli mai a un orario normale o conosci solo spaventosamente presto?!» Esclama quando riconosce il suo amico.

Alexander sorride, appoggiandosi al muro, ma l'espressione non raggiunge davvero i suoi occhi. Di fronte a lui, Ginny rispecchia la posizione, sistemandosi la borsa sulla spalla. Pesa. Ha preso tutti i libri della giornata per non dover correre nella sua stanza nella pausa pranzo.

«Che succede?»

Invece di rispondere, solleva la borsa che penzolava verso terra e ci scava dentro. «Tieni.» Le passa qualcosa avvolto in un tovagliolo. «È un panino con la marmellata, mi sembrava ti piacessero.»

«Sì…grazie…» Ginny lo prende incerta. Alexander sta guardando da qualche parta sopra la sua spalla sinistra. «Ma perché? Ho ancora tempo per la colazione in Sala Grande.»

«No!» Si infila le mani in tasca, imbarazzato per lo sfogo. La sua borsa è ormai abbandonata a terra.

«Alexander, che ti prende? È successo qualcosa in Sala Grande?» Capisce di avere ragione quando il ragazzo porta velocemente gli occhi sul suo viso. Ginny prova un moto di preoccupazione per Alexander, chiedendosi cosa possa averlo tanto sconvolto.

«Tutti…» inizia, allungando la vocale finale della parola più del necessario, come se stesse caricando il braccio all'indietro per un forte lancio tra i cerchi. «…parlano di come i tuoi genitori siano venuti a parlare con il preside stamattina presto. Hanno litigato. E tua madre ha urlato contro Silente perché ti voleva a grifondoro.» Fa una pausa. Ginny incrocia le braccia, stringendosi il busto come se le impedisse di provare la tristezza che le stringe il cuore. «Non so quanto di questo sia vero, però.»

Ginny sospira. «E mi hai portato la colazione perché…»

«Così potevi evitare gli altri. Pensavo potessimo andare presto ad incantesimi.»

Impulsivamente, Ginny lo abbraccia. «Grazie, lo apprezzo.» Chiude gli occhi, cercando di riordinarsi. Ha le lezioni da seguire, non può dispiacersi per se stessa. Soprattutto visto che, alla fine, i suoi genitori si calmeranno e tutto tornerà alla normalità. Probabilmente per Natale.

Alexander non dice nulla, ma ricambia la stretta, altrettanto forte. Le sue braccia intorno a lei valgono comunque più di qualsiasi altra risposta, in quel momento in cui sono le parole, più di tutto, a ferirla.

Con le borse in spalla, salgono il resto della scala. L'atrio è quasi vuoto. Passano pochi studenti, o mezzi addormentati o presi dall'ansia della consegna dei compiti estivi. Tutti vanno in Sala Grande senza notare Ginny e Alexander che costeggiano la parete fino alla scalinata, che si affrettano a salire.

La stragrande maggioranza della popolazione di Hogwarts è sveglia e in funzione, ma è ancora troppo presto per trovare gruppi che si dirigono in classe, intasando i corridoi. Che è esattamente l'obiettivo per cui Ginny aveva cercato di non dormire fino all'ultimo. Crescere in una famiglia numerosa significa accalcarsi ovunque: intorno al tavolo per i pasti, intorno al tavolino del salotto, per usare la polvere floo, in macchina. Ginny ama il calore della sua famiglia, ma può essere opprimente.

Voleva evitare di sgomitare per farsi spazio a scuola, dove non doveva aspettare nessuno e raggiungere le lezioni in tempo dipendeva solo da lei.

Un vantaggio aggiuntivo di alzarsi prima delle sue coinquiline è evitarle senza sembrare ovvia.

Dopo la strilettera di sua madre si era chiusa nella sua stanza con la scusa di mettere in ordine i suoi libri nello scaffale sopra la scrivania con piume e calamari e pergamene, spazzola, elastici e mollette nei cassetti e le uniformi scolastiche nell'armadio condiviso.

Non aveva mai avuto tanto spazio per tutte le sue cose, eppure aveva impiegato ore per sistemare tutto.

Il resto del tempo lo aveva passato sfogliando una rivista di quidditch, sottratta ai gemelli e vecchia di quasi due anni.

Tutto ciò non le ha, però, impedito di vedere le altre ragazze mentre si preparavano per la notte. La pietà nei gesti di Ada la irritava. Gli sguardi di Flora ed Hestia la facevano sentire come se ci fosse qualcosa che non sapeva. La totale ignoranza della sua presenza da parte di Elina sembravano dirle che non contava nulla, non i suoi problemi e, di certo, non lei.

«Oh, sembri confuso… Non preoccuparti, ho controllato e non ci sono gorgosprizzi intorno a voi.» Una voce dal tono sognante fa fermare entrambi. La ragazza che ha parlato è seduta sul davanzale di una finestra, facendo dondolare i piedi avanti e indietro. Ad ogni slancio, i suoi talloni colpiscono la parete di roccia. E soltanto uno dei suoi calzini è tirato su fino al ginocchio.

La sua figura è circondata da capelli arruffati, così lunghi che le punte toccano il davanzale dove è seduta. Però, ciò che cattura davvero l'attenzione di Ginny più a lungo sono gli occhiali assurdi che quella indossa. Sono rosa e bianchi, con pezzi simili a dita che si allungano ai lati e sicuramente troppi grandi per la sua faccia. Poi una lente è blu, mentre l'altra è rossa.

«Cosa sono i…grogospizzi?» Alexander alza le sopracciglia verso Ginny, ma il suo tono mantiene la pacatezza con cui ha imparato ad associarlo. Dal canto suo, la rossa cerca di ingoiare l'ultimo morso di panino che le era rimasto in gola per la sorpresa.

«Gorgosprizzi.» Corregge, scandendo bene le sillabe. «Sono creature magiche, ovviamente. Sono piccoli come gli insetti e particolarmente insidiosi perché si infilano nelle orecchie delle vittime, le confonde.» Nessuno dei due le risponde, così prosegue nella sua spiegazione. «Non molti li conoscono, non preoccupatevi.» Ginny non si sentiva esattamente preoccupata per la sua ignoranza in materia. «Per questo, quando ti ho visto confuso, ho controllato con i miei spettrocoli.»

«I tuoi cosa?» Studia l'altra ragazza, ma non ha nulla in mano.

Si sfila gli occhiali, rivelando occhi grigio ceruleo sporgenti che le danno lo stesso aspetto strano degli occhiali colorati poco prima. L'oggetto in questione viene sventolato dalla ragazza ben fuori dalla portata dei suoi interlocutori. Quando si accorge di ciò, salta giù dalla finestra. Non era molto alto, ma Alexander muove istintivamente un passo verso di lei. Inutilmente, visto che attera agilmente in piedi.

Ora sono faccia a faccia. La ragazza è poco più bassa di lei e i suoi capelli, che illuminati dal sole sembravano un alone traslucido, sono davvero di un biondo così chiaro da sembrare bianchi. «Sono questi gli spettrocoli, servono per vedere i gorgosprizzi. Sono animali pericolosi, possono far impazzire un mago. Volete provarli?»

«Ehm,» Alexander guarda la sua amica che scuote la testa in segno di diniego «no, grazie per l'offerta. Comunque eravamo confusi perché non siamo sicuri di dove sia l'aula di incantesimi. Il nostro prefetto ci ha solo detto di salire.» Ginny aggrotta la fronte, chiedendosi esattamente quando questa cosa sia successa. Hanno di molto superato la scalinata di fronte alla Sala Grande, di questo è certa, ma tutti i corridoi sembrano uguali. Con una smorfia, Ginny si rende conto di non essere sicura di come tornare indietro. Aveva seguito ciecamente il suo compagno, persa nei propri pensieri.

«Oh!» Esclama la bionda in uno scoppio di energia. «So dov'è! Al terzo piano. Anche io ho incantesimi come prima lezione. Possiamo andare insieme!»

«Sei anche tu del primo anno?» Ginny non riesce a ricordarla dallo smistamento. Ma quell'anno c'erano 31 nuovi studenti, quindi non è davvero stupita di non riconoscerla. Probabilmente nell'elenco era lontana da lei, quindi non stava nemmeno prestando attenzione ai nomi chiamati.

«Quindi i tuoi prefetti sono guide migliori dei nostri.» Osserva Alexander dopo che ha annuito.

«Oh no, mi sono svegliata presto e sono andata in classe con il professor Vitious, è il mio capo casa ed insegna incantesimi. È gentile e molto basso, però non fateglielo notare, penso la cosa lo offenda.» L'ultima parte viene sussurrata.

Detto questo, la ragazza si gira di scatto e inizia a percorrere un corridoio, facendo oscillare i capelli da una parte all'altra. Gli altri due si affrettano a raggiungerla, presumendo stia andando verso la classe di incantesimi. Non avrebbero comunque idea di che strada prendere.

Ginny si sporge per vedere la sua cravatta e, solo in quel momento, si rende conto che non ne indossa una. Né indossa la veste esterna. Non ha nemmeno una borsa o uno zaino. Era troppo presa a studiare la ragazza stessa per accorgersi di quei dettagli, seppur evidenti.

Ginny sa che la bionda non è della sua casa ed è troppo silenziosa per essere grifondoro. È più propensa a puntare su tassofrasso, vista la gentilezza che, seppur in modo strano, ha mostrato loro. Dopo pochi passi, glielo chiede, sapendo che è l'unico modo per togliersi il dubbio.

«Io sono a corvonero. E voi a serpeverde. Mi chiamo Luna. Voi?»

«Sono Ginny e lui è Alexander.»

La domanda aveva attirato l'attenzione del suo amico. A differenza di Ginny, non si fa problemi a interrogarla su ciò che ha addosso o, meglio dire, non ha portato. Luna, per nulla infastidita, spiega di aver lasciato borsa e veste in classe ed è tornata indietro per cercare qualche gorgosprizzo. Dopodiché ha proceduto a spiegare come siano creature con un buon udito e olfatto, quindi il modo migliore per trovarli è essere silenziosi e senza niente che possa essere una distrazione. A Ginny non dispiace la parlantina, è un po' affascinata da questa ragazza.

«Woah!» L'esclamazione stupita di Alexander fa distogliere a Ginny lo sguardo da Luna. A sua volta, quest'ultima si interrompe.

Hanno appena girato un angolo e il corridoio successivo, invece di estendersi per una normale lunghezza, porta a un pezzo di scala che si muove. Ce ne sono tantissime che si incontrano formando e distruggendo passaggi. Sopra di loro, si estendono per tutti i sette piani del castello.

«Non si vede il fondo. È tutto buio!» Ginny si sposta di fianco ad Alexander ed anche lei si sporge dalla ringhiera. Sotto di loro non ci sono altre scale, solo una lunga caduta. Prova a seguire con lo sguardo una parete, ma diventa sempre meno distinguibile fino ad essere parte di un enorme pozza nera.

«Penelope, il prefetto del sesto anno, ha detto che arriva fino ai sotterranei.» La rossa guarda l'altra ragazza. Ovviamente, lei era passata di lì per raggiungere la torre di corvonero. Luna è ferma nel centro della scala, la testa completamente gettata all'indietro mentre osserva tutte le scale.

Il tremito del pezzo di marmo dall'aria instabile su cui si trovano la costringe a distogliere lo sguardo e ad aggrapparsi al parapetto. La loro scala si era appena unita ad un'altra, formando un passaggio lungo il quale i due serpeverde si affrettano a seguire la corvonero. Almeno lei sembra essere in grado di trovare la strada attraverso quel labirinto.

 


 

"Molto basso" è un terribile eufemismo. Questo è stato il primo pensiero di Ginny all'inizio della prima lezione della sua vita.

Gli studenti erano seduti a quattro lunghi tavoli, costruiti a scala ai lati di un corridoio centrale dove il professor Vitious, per vedere ed essere visto dalla classe, doveva stare in equilibrio su una pila di grandi tomi. Ogni tanto agitava la bacchetta e sembrava sul punto di cadere.

Oltre a ciò, la lezione di incantesimi è passata in maniera abbastanza tranquilla. Il professore ha passato l'ora a spiegare il programma dell'anno.

Anche la lezione successiva, storia della magia, era condivisa con i corvonero e quindi Ginny e Alexander hanno camminato ancora con Luna. Sono stati raggiunti velocemente dagli altri serpeverde del primo anno, ma nessuno degli studenti in blu e bronzo aveva provato ad avvinarsi alla loro compagna bionda.

Alcuni le hanno addirittura lanciato delle occhiate per aver fatto perdere 5 punti alla loro casa. A lei non sembrava importare, ma a Ginny dava fastidio. Il professor Vitious aveva chiesto a Luna perché non avesse la cravatta e lei aveva spiegato che lo trovato un capo d'abbigliamento terribilmente strano. Probabilmente perderà punti per questo per il resto della giornata se non la recupera dalla sua stanza.

«Storia della magia è la lezione più noiosa di sempre.» Si lamenta Ada mentre dal corridoio del primo piano, dove è l'aula, camminano in un grande gruppo disordinato per andare a pranzo.

«E Binns non dice nulla di utile.» Jordan cammina all'indietro davanti a loro.

«Ma che ne sai? Hai dormito tutto il tempo.» Brian è l'unico del suo piccolo gruppo, da quello che Ginny ha potuto notare, che è riuscito a prendere appunti dall'inizio alla fine. Lei ci ha provato, ma entro la fine della prima ora, stava giocando a tris con Alexander.

«Mi ha avvertito mio fratello. Le sue classi sono facili da passare.» Sorride birichino. «Non si accorgerebbe nemmeno se qualcuno ti dettasse tutte le risposte.»

«Ma così non sapresti nulla di storia.» Jordan guarda Luna, che aveva automaticamente seguito il passo di Ginny, in modo strano.

Prima che qualcuno di loro possa dire qualcosa, Cecil arriva correndo. A tre quarti della lezione aveva chiesto di andare in bagno e non era più tornato. Probabilmente era anche lui stufo, così ha passato l'ultima mezz'ora in bagno o per i corridoi.

«Hey gente, ho trovato…» si interrompe, notando finalmente un'estranea che lo guarda fisso con occhi incuriositi. «Chi sei tu?»

«Lei è Luna, è della nostra casa.» Una corvonero prende a braccetto Luna. Sorride, ma storce il naso mentre guarda Cecil. Sembra infastidita dai suoi vestiti stropicciati e dai suoi ricci disordinati. I due sono opposti totali. Condividono gli stessi ricci voluminosi, ma la ragazza li tiene ben legati in una treccia che le ricade su una spalla e la sua divisa è immacolata.

«Oh, ciao Mia.» Risponde Luna sognante dopo una pausa troppo lunga. Mia gira la testa verso di lei e a Ginny sembra di vedere una smorfia infastidita, ma è coperta quasi subito dai suoi capelli.

«Luna, probabilmente era confuso perché non capiva di che casa fossi. Dovresti andare a prendere la tua cravatta.» Passa una mano sulla propria, come per sistemarla. È già perfetta. «Corvonero è una bella casa.» Aggiunge dopo un attimo di riflessione mentre lascia andare il braccio di Luna per andarsene. Casualmente, mentre si gira, incrocia lo sguardo di Ginny. La rossa sente le sue guance bruciare al promemoria della litigata tra sua madre e Silente. E ancora non sa cosa sia stato detto.

Mia raggiunge un'altra corvonero che aspettava poco distante. Dalla sua espressione, ha sentito tutto. O sapeva già di cosa si sarebbe parlato.

Ginny si offre di accompagnare Luna al suo dormitorio, cogliendo al volo l'opportunità di non mettere piede in Sala Grande. La bionda accetta e la rossa, con la scusa di voler vedere tutti i piani del castello, lascia il resto dei suoi compagni.

Si sente leggermente in colpa per usare Luna in quel modo, ma non sembra se ne sia accorta. O, se l'ha fatto, non le importa. La salita fino alla torre di corvonero è lenta, colpa delle scale, e silenziosa, colpa dei mille pensieri nella testa di Ginny. Di nuovo, Luna non sembra per nulla disturbata dall'umore cupo. Anzi, canticchia.

 


 

Mentre esplora il settimo piano, Ginny incontra inaspettatamente uno dei suoi fratelli. Avrebbe preferito non vederlo mai così.

Raggiunto l'ingresso per la sala comune di corvonero, Luna aveva spiegato che per accedere dovevi rispondere a un indovinello segreto, quindi lì le due si sono separate.

Ginny aveva fame, ma, dopo il commento di quella ragazza, sentiva che non sarebbe riuscito a mangiare nulla sotto gli occhi di tutti. Sapeva logicamente che probabilmente Mia non si riferiva direttamente a lei. Non la conosce nemmeno.

La sua prossima lezione è trasfigurazione, al primo piano, quindi sta aspettando l'ultimo momento della pausa pranzo per scendere. Sicuramente incontrerà qualcuno, ma avrà una scusa per avere fretta.

«…già…Weasley!» L'esclamazione è seguita da una risata distintamente femminile. Ginny torna sui suoi passi e prova a scrutare nel corridoio a sinistra. È troppo buio per vedere, ma è l'unico altro corridoio lì. La ragazza sussurrava, però la rossa è sicura di aver sentito il proprio nome.

«Hey! C'è qualcuno?» Sussulta quando in risposta le arriva un botto che rimbomba tra le pareti strette. Poi altri sussurri, più affrettati. Ginny infila alla cieca la mano nella veste, afferrando la bacchetta.

All'improvviso, a una decina di metri da lei, si accende una luce. Ginny riesce a distinguere un ragazzo, ma non la sua faccia perché tiene la bacchetta puntata verso di lei piuttosto che se stesso. Viene distratta da dei movimenti qualche passo dietro di lui. C'è un'altra persona, una ragazza che…si allaccia la cravatta.

«Chi c'è? Sono un prefetto e tu non dovresti essere qui.» Ginny spalanca gli occhi, riportandoli sul ragazzo. Ha subito riconosciuto la voce di suo fratello. Ora che sa chi sta guardando, si sente un po' sciocca per non averlo visto subito. Nonostante il buio, si notano comunque i capelli rossi…stranamente disordinati. Aggrotta le sopracciglia.

«Percy? Sono io, Ginny.» Si avvicina, mollando la presa che aveva sulla propria bacchetta. «Cosa stai facendo?»

Percy si volta a metà indietro, mentre cerca di sistemarsi i capelli con una mano. La bacchetta nell'altra trema, facendo tremolare anche la luce.

Si gira di nuovo verso di lei, tornando il solito serio Percy in un battito di ciglia. «Ginny. Non dovresti essere qui, ma in Sala Grande. Questo è un corridoio in disuso.» Incrocia le braccia sul petto, spostando di nuovo la luce. Così facendo, illumina completamente la ragazza spettinata dietro di sé.

Ginny improvvisamente capisce. Sorride birichina. «E tu, invece, cosa stavi facendo? In un corridoio in disuso, Perce.» Sottolinea l'ultima parte e si solleva un po' sulle punte dei piedi, dondolando per il divertimento trattenuto. Percy arrossisce.

«Cose private. Cose da prefetti, Ginny!» Ha aggiunto l'ultima parte in modo acuto alla vista del sorrisetto della sorella. Esce dal corridoio, tirandole leggermente una spalla per portare fuori anche lei.

«Nox.» Percy ripone la bacchetta e passa un lungo momento ad accarezzarsi i vestiti, presumibilmente per sistemarli. Non funziona troppo bene, considerando che i bottoni superiori della sua camicia sono allacciati non allineati. Ginny trova troppo buffo vedere suo fratello Percy, di solito sempre precisino riguardo il proprio aspetto, disordinato per farglielo notare.

Alla fine, la guarda e sembra lasciar perdere ciò che aveva da dire. «Come hai trovato le tue prime lezioni, Gin? Dove devi andare dopo?»

«Non chiamarmi così, lo odio, lo sai.» Sbuffa. Percy le batte leggermente una mano sulla spalla per dirle di lasciar perdere. Ogni volta che Ginny si lamenta di quanto odia quel soprannome, tutto quello che ha da dire suo fratello è come sia una discussione infantile. «Avevo incantesimi e storia della magia. Vitious…»

«Il professor Vitious.» È un po' scioccata dall'interruzione inutile, ma si riscuote. Ovviamente Percy sarebbe così puntiglioso.

 «Il professor Vitious ha parlato solo del programma dell'anno, ma sembra divertente. Storia della magia era noiosissima.» Ginny guarda suo fratello, sperando in una sorta di legame basato sull'antipatia per una lezione. Almeno che fosse d'accordo. Ovviamente era un'illusione.

Per tutta risposta, infatti, Percy storce il naso e inizia una filippica sull'importanza della storia della magia. Riesce anche a infilarci una lamentela sul fatto che le lezioni dovrebbe essere considerate interessanti e non divertenti. Però Ginny sente di voler non aver ma incontrato suo fratello solo quando aggiunge un commento su come sia influenzata dai suoi compagni perché, ovviamente, solo i serpeverde sarebbero così irrispettosi verso degli stimati insegnanti.

Smette di parlare, per fortuna, solo quando la ragazza li raggiunge. I suoi capelli e vestiti ora sono perfettamente in ordine. Non c'è nemmeno un rossore sulle sue guance e, essendo pallida, si noterebbe subito.

Poggia una mano sul braccio di Percy mentre allunga l'altra verso di lei. «Ciao, sono Penelope Clearwater, la ragazza di Percy.» La testa di Ginny scatta verso suo fratello, completamente rosso, ma che non protesta.

Dopo un attimo di scioccato silenzio, Ginny sorride educatamente e si presenta.

Nonostante abbia l'impressione che Penelope voglia conoscere un po' la famiglia del suo ragazzo, Gimny si affretta a usare la lezione al primo piano che ha dopo come scusa per andarsene.

Non aveva idea che suo fratello avesse una ragazza. Non si aspettava che glielo dicessero, ma sicuramente Fred e George lo avrebbero preso in giro. Ovviamente Percy uscirebbe con un altro prefetto. Ginny alza gli occhi al cielo. In quel momento, dopo il suo commento sulla sua casa, non si sente per nulla disposta a capire suo fratello. Anzi, dirà ai gemelli esattamente come ha scoperto della relazione del loro fratello perfettino.

Sorride mentre scende il resto delle scale e arriva velocemente all'aula di trasfigurazione. Non c'è ancora nessuno.

La classe è grande, con quattro file di tre scrivane e ancora tanto spazio da ogni lato. Sulla scrivania c'è un gatto grigio. Ginny si avvicina, ma quello è così immobile, fatta eccezione per gli occhi che la seguono, da inquietarla un po'. Torna indietro, tra le scrivanie, e appoggia la sua borsa su una in seconda fila sul lato. Tira fuori il libro di trasfigurazione e lo lascia lì sopra. Poi torna a vagare per la stanza. Si tiene lontana dalle gabbie con topi e uccellini, ma si avvicina alla libreria dall'altro lato della stanza. Legge i titoli, passando leggermente le dita sui dorsi. Sono tutti libri sulla trasfigurazione: storia, ricerche e pratica.

"Differenze tra trasfigurazione ed incantesimi " attira la sua attenzione. Allunga incerta una mano per tirarlo fuori dallo scaffale.

La campanella che segnala la fine del pranzo suona e Ginny sussulta, facendo cadere il libro a terra. Si affretta a raccoglierlo. Ci passa sopra una mano per pulirlo e lo rimette al suo posto. Poi si va a sedere, spostando la sua borsa nel mezzo della scrivania.

Ginny si guarda attorno. È annoiata. Il gatto è nella stesa posizione di prima. Lo studia mentre quello fissa verso la porta. Ginny inclina la testa di lato, l'animale ha delle strane macchie tonde intorno agli occhi, come degli occhiali.

Scuote la testa per togliersi l'immagine dalla testa.

Apre la copertina del suo libro e fa una smorfia allo sgorbio che è la scrittura di suo fratello.

Prende la sua piuma e la boccetta d'inchiostro e, con attenzione per non bucare la pagina sottile, Ginny cancella il Ron Weasley scritto lì. Almeno l'edizione è la più recente perché il libro è stato comprato solo l'anno prima da un negozio dell'usato. I professori di Hogwarts usano sempre gli stessi libri. Infatti quelli di Bill sono passati a Percy e poi a George, mentre Fred ha ottenuto quelli di Charlie. Anche lei e Ron avrebbero dovuto avere quei libri, ma i gemelli li hanno distrutti completamente. Non che a Ginny dispiaccia molto, copertine e pagine erano tenute insieme dalla magia. Almeno così ha dei libri che sembrano ben usati e non pronti a disintegrarsi tra le sue mani.

Soddisfatta del proprio lavoro, intinge la punta della piuma nell'inchiostro e inizia a scrivere il proprio nome nella sua migliore calligrafia.

«Pensavo di trovarti qui.» La sorpresa fa tracciare a Ginny una riga a metà del suo cognome. Lancia un'occhiataccia ad Alexander.

Fa una smorfia mentre mette sulla scrivania le stesse cose di lei e si siede sulla panca. «Scusa, non volevo spaventarti.» si allunga e cerca di togliere col dito l'eccesso di inchiostro. Resta una sbavatura sotto il suo nome, ma almeno può finire di scriverlo abbastanza ordinatamente.

In poco tempo arrivano i loro compagni di classe. Jordan e Brian si siedono nella fila centrale con Cecil davanti che occupa tranquillamente due posti. Hestia e Flora, invece, si siedono davanti a Ginny e Alexander. Con loro c'era anche Ada, lei ha preso il posto vicino a Cecil, facendogli spostare le sue cose.

Dopo di loro, arrivano quattro ragazze di tassofrasso e tutte si siedono nella terza colonna di scrivanie. Pochi passi dietro di loro ci sono due ragazzi e una ragazza che parlano animatamente. I due si siedono dietro a Jordan e Brian mentre la ragazza si siede dietro le sue compagne.

«Hey!» Ginny si sporge, appoggiata sui gomiti, verso le sorelle Carrow. «Dov'è Elina?»

Hestia scrolla le spalle e si rigira, Hestia, invece, ripete la domanda ad Ada.

«Ha detto che andava a prendere il libro dal dormitorio. Ormai dovrebbe tornare. Eccola!» La mora fa un cenno verso l'ingresso.

Elina si ferma sulla porta, sembrando decidere da che parte sedersi.

«Mi dispiace un po'.» Allo sguardo interrogativo della rossa, Alexander spiega. «Siamo tutti a coppie e lei è sola.»

«Sì…lascia stare.» Entrambi guardano Elina fare una smorfia verso di loro e andare a sedersi dietro alla tassofrasso solitaria.

«Come non detto.» Ginny tira una leggera gomitata all'amico. Condividono un sorriso.

All'improvviso il gatto si sposta, attirando l'attenzione di tutti. Salta giù dalla scrivania, ma invece di atterrare sul pavimento, si trasforma a metà balzo in una donna. Tutti gli undicenni fissano con stupore.

La professoressa McGonagall si sistema gli occhiali e sorride. «Quello che avete visto è il livello più alto di trasfigurazione che un mago o una strega possa mai raggiungere. Serve un incredibile controllo e conoscenza. È ben oltre il livello MAGO e, spesso, ben oltre quanto un individuo possa aspirare nella sua intera vita.»

«Ora, cominciamo, so che alcuni di voi sono più curiosi di altri.» Guarda lei per un attimo. Ginny abbassa lo sguardo con la scusa di cercare un pezzo di pergamena. La professoressa ha visto tutto il giro che ha fatto per la stanza. Che imbarazzo. Ha persino fatto cadere un libro!

«Chi di voi sa darmi una definizione di trasfigurazione? Cos'è, secondo voi?» Con un colpo alla bacchetta, fa apparire la parola alla lavagna con un punto di domanda davanti. Quando nessuno si muove, li incoraggia con uno sguardo.

Ada alza la mano.

«Mi dica, signorina…?»

«Palmer, professoressa. È un cambiamento.» La McGonagall annuisce, aggiungendo la parola sulla lavagna.

«Sì, signorina…?» Ginny si sporge in avanti per vedere una delle ragazze di tassofrasso abbassare la mano.

«Jones. Secondo me, la trasfigurazione è come colpire un bolide con una mazza. Il bolide va in una direzione e la mazza gliela fa cambiare. Trasfigurare un oggetto è un po' come cambiare la sua direzione con un colpo. Di bacchetta, però!» I due ragazzi della sua casa ridono della battuta, mentre Elina sbuffa volutamente forte.

«Un'immagine interessante. È importante associare la magia a ciò che osservate intorno a voi. Non è mai statica. Scrivete: la trasfigurazione

è un ramo della magia che si concentra sul cambiamento della forma o dell'aspetto di un oggetto, attraverso l'alterazione della struttura molecolare dell'oggetto stesso. 5 punti a serpeverde e 5 a tassofrasso per due buone risposte.»

Le due ore sono volate. La McGonagall ha continuato a fare domande e spiegare, mantenendoli abbastanza coinvolti.

Ginny non aveva grandi aspettative sulla materia. Pensava che trasfigurazione sarebbe stata tanta teoria e poca pratica, lunghe ore di noiose spiegazioni. Ma, secondo il programma che la professoressa ha delineato nell'ultima mezz'ora, ci saranno molti incantesimi da eseguire.

Peccato che abbia anche assegnato 2 piedi di pergamena sulle origini della trasfigurazione per la settimana successiva.

«Pensate che quella ragazza, Jones, sia imparentata con Gwenog Jones?» La rossa lancia subito uno sguardo alla tassofrasso per vedere se ha sentito Jordan. Non crede perché il loro gruppo è molti passi avanti a loro nel corridoio.

«Chi è Gwenog Jones?» Tutti e quattro fissano Cecil. Quando è chiaro che non sta scherzando, Jordan finge di svenire su Brian. Alexander alza gli occhi al cielo alla buffonata, ma sorride.

«È battitore e la capitana delle Holyhead Harpies. È considerata una delle migliori giocatrici della lega britannica.»

Cecil scrolla le spalle. «Non seguo il quidditch. Non conosco nemmeno la squadra.»

«Come no!?» Ginny è sorpresa. «È l'unica squadra tutta al femminile della lega. È nata perché non permettevano alle ragazze di giocare nelle squadre maschili. Nel 1203. Ora non accettano uomini per…più per tradizione.» Per un sacco di tempo, era l'unico modo per una ragazza di giocare a quidditch. Poi hanno ammesso le squadre miste e ora squadre esclusivamente femminili come le Harpies o maschili come i Falcons sono le eccezioni. In ogni caso, la squadra e la sua fondazione sono stata messe molto in discussione anche al di fuori dei circoli di quidditch. Alcuni ancora pensano che le ragazze non dovrebbero giocare a quidditch.

«Hai davvero citato l'anno di fondazione. Avete sentito, ha davvero citato l'anno di fondazione. Come lo ricordi? Se nomino una squadra a caso, sai dirmi l'anno di fondazione? Puddlimere United…Tutshill Tornados…»

«Wladock, taci!» Ginny gli dà una spinta, ridendo. Lui si limita a sorridere malizioso. «Lo so solo perché è la mia squadra preferita. Seguo tutte le partite.»

«Ha senso. Comunque, dite che sono imparentate?» Brian guarda la scala che porta ai dormitori di tassofrasso come se questo gli darà una risposta.

«Magari sì. Lei parlava di quidditch prima, no?»

«Chiunque dei trogloditi che giocano possono fare esempi stupidi su quel gioco. Non serve essere in una squadra vera.» Detto questo, Elina li supera, scendendo velocemente verso la loro sala comune.

«Beh, ha ragione sul fatto che chiunque potrebbe fare paragoni. Basta una conoscenza di base del quidditch.» Ada arrossisce alle parole di Hestia. Le dispiace per lei. Anche Cecil che, a quanto pare, non apprezza lo sport, lo conosce. Invece, la loro compagna nata babbana cerca di prendere parte a una conversazione su qualcosa a lei completamente sconosciuto. Almeno mercoledì avranno lezione di volo. Così Ada non resterà più esclusa.

«Beh, se ci tieni a saperlo, chiedi direttamente a quella tassofrasso.» Flora dà un'occhiata alla testa bassa della mora e guarda male Jordan quando prova a ribattere. «Muoviamoci, voglio riposarmi prima di cena.»

Per una volta, a Ginny non dispiace non parlare di quidditch.

Per il resto della strada, lei, Alexander e Ada parlano del compito di trasfigurazione e Jordan, Brian e Cecil di esplorare la biblioteca della casa.

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