L'istinto del lupo

Harry Potter - J. K. Rowling
M/M
G
L'istinto del lupo
Summary
Una notte invernale al chiaro di luna.
Note
Storia pubblicata per la prima volta il 03/09/2009 per il compleanno di un'amica.

Severus era chiuso nel suo studio, correggeva compiti di ignoranti Hufflepuff tracciando un'infinità di segni rossi sulle pergamene disordinate. Non avevano un minimo di stile quei patetici ragazzini.

La luna fece capolino dalla piccola finestra del suo studio, inondandolo di una luce argentea che assorbì il chiarore delle poche candele ancora accese. Severus alzò gli occhi per un istante, incerto. Il tocco gentile della Luna lo distraeva dal suo ingrato compito, gli riportava alla memoria quei giorni perduti che non sarebbero mai ritornati, i giorni in cui odio e amore si fondevano come un solo sentimento, quando l'indifferenza di quegli occhi profondi e brillanti lo feriva più delle bravate dei compagni del suo sogno proibito. La luna era il suo richiamo, era quel sentimento che ogni volta si faceva più intenso, come a ricordargli che non era possibile liberarsene.

Lily era stata la sola con cui si era confessato, lei era l'unica a sapere che c'era qualcosa in più, oltre l'odio, a far scorrere il sangue nelle sue vene ogni volta che lo intravedeva coi suoi amici, che lo incrociava nei corridoi, che lo osservava durante le lezioni comuni.

Abbandonò i fogli su cui stava lavorando. Era inutile.

Tornò al suo lavoro, quello di una vita, il tentativo di modificare ulteriormente la Wolfsbane, di rendergli quei terribili momenti un po' meno tragici, e tentare di semplificarla a tal punto che non dovesse più dipendere da qualcuno per la sua realizzazione, cosicché anche con i pochi soldi di cui disponeva avrebbe potuto crearla. Aveva tentato di convincersi, all'inizio della sua ricerca, che lo facesse unicamente per la fama che la scoperta gli avrebbe portato, ma non era in grado di mentire a se stesso troppo a lungo. Purtroppo il lavoro languiva: mentre era riuscito a fare passi da gigante sul perfezionamento della versione complessa della pozione, sulla sua semplificazione era ancora in alto mare.

La Luna illuminò i suoi tratti, incorniciò il suo viso, accarezzò i suoi capelli. Severus alzò gli occhi dal suo lavoro, fissando il suo riflesso sul vetro della libreria. La Luna addolciva i suoi lineamenti fino a renderlo quasi bello.

Riabbassò lo sguardo accigliandosi, mentre un ghigno sarcastico gli incurvava la labbra. Lui non era bello. Mai stato bello, nemmeno una volta in tutta la sua vita. I pochi amanti che aveva avuto lo avevano trovato intelligente, scaltro, colto, ma mai bello. E come dar loro torto?

Il Pozionista si alzò uscendo dal suo ufficio. Si era ritrovato ad aver bisogno d'aria, senza nemmeno sapere il perché.

Raggiunse il portico del primo piano, il più vicino al suo studio. Respirò a pieni polmoni prima di raggiungere il corrimano per appoggiarsi contro la colonnina nella bifora.

Gli occhi gli si allargarono dalla sorpresa.

Lui era lì.

Dall'altra parte del portico, intento a fumare, un vizio che aveva preso dopo la morte di due suoi amici e l'incarcerazione dell'altro.

Le volute di fumo accarezzavano il viso troppo precocemente invecchiato, i capelli ormai grigi ricordavano solo lontanamente il biondo carico di quando lo aveva conosciuto. La Luna giocava anche con lui, rendendolo agli occhi del Pozionista, etereo, quasi spettrale.

Il Licantropo si accorse della sua presenza e gli sorrise, prima di far evanescere la sigaretta e abbandonare la balaustra per immergersi nelle ombre della notte.

Un groppo in gola impediva a Severus di respirare. Gli occhi si erano chiusi per non doverlo vedere svanire come era successo a tutti i suoi sogni.

Gli occhi chiusi acuirono gli altri sensi e il passo felpato del mannaro raggiunse le sue orecchie prima della voce di quest'ultimo.

"Come mai sei qui fuori con questo tempo?" la voce gentile e preoccupata gli invase le orecchie, l'istante prima di trovar la forza di girarsi per fronteggiarlo.

"Non sono il solo a sfidare il freddo invernale, mi sembra." Severus odiò la sua voce, troppo abituata a mascherare i sentimenti con disgusto e disprezzo.

"Nel castello non si fuma." disse sollevando le spalle, come se fosse una cosa normale per lui percorrere mezzo castello per arrivare a quel portico a fumarsi una dannata sigaretta.

Severus inarcò un sopracciglio.

Poi si voltò per tornare a guardare la Luna. Almeno lei non avrebbe rischiato di farlo arrossire come una scolaretta.

"Ha sentito che Neville non riesce più a guardarti in faccia senza cercare di scappare via." gli disse, appoggiandosi anche lui alla balaustra, con un sorriso che gli illuminava il volto di una dolcezza che Severus avrebbe tanto voluto fosse per lui.

"Non ci riusciva nemmeno prima della tua meravigliosa lezione coi Mollicci." sibilò cattivo, inghiottendo il boccone amaro della vergogna. Non era lui, vero, ad esser stato costretto a indossare gli abiti assurdi di quella vecchia megera della Signora Longbottom, ma sentiva come se fosse tornato bruscamente indietro ai tempi dei suoi studi, quando i Malandrini non avevano di meglio da fare che tentare di metterlo in ridicolo.

Era da troppo tempo che non si sentiva più in quel modo.

E non gli piaceva.

Essere debole, fragile, non sapersi difendere. Lui, che era un occlumens migliore delle doti da Legilimens di Dumbledore o del Dark Lord stesso. Lui che era in grado di affrontare la Cruciatus meglio di chiunque altro.

Lui che non era in grado di affrontare a viso aperto i suoi sentimenti con l'uomo che amava da sempre, che aveva tentato di annegare in partner casuali, sempre senza alcun successo.

"Non credevo che te la saresti presa così tanto..." sussurrò il licantropo, come avvilito.

"Lupin, non sono più un ragazzino." era vero: non era un ragazzino e non si sarebbe minimamente offeso per se stesso se a metterlo in ridicolo non fosse stato lui "Non me la sono presa per la bravata in sé, quanto per il fatto che ora dovrò ricominciare a terrorizzare i miei studenti per riottenere quella cieca ubbidienza che mi devono in classe." era stato il professore più giovane di tutta la scuola e per essere preso sul serio dai suoi studenti aveva necessariamente dovuto tirare fuori quel lato odioso del suo carattere che gli si adattava addosso come una seconda pelle "Già così combinano sufficienti casini... non oso immaginare cosa potrebbe essere se non usassi il pugno di ferro." ghignò "O meglio, lo immagino benissimo: basta ricordare cosa erano le lezioni di Slughorn per averne un'idea."

"Scusami. Non mi aspettavo di poterti causare tanti problemi." la sua voce triste gli strinse il cuore.

"Non importa, Lupin. Non mi aspettavo nulla di meno."

Né da te né da nessun altro.

Le poche nuvole in cielo si avvicinarono alla Luna e Severus si ritrovò a sospirare.

"Scusa accettate, comunque. Ora è tempo che torni ai miei lavori." la sua voce affaticata penetrò nella mente del licantropo anestetizzandola. Severus non faceva mai trapelare la propria stanchezza, tanto da sembrare una macchina più che un essere umano.

Lo vide sprofondare nelle ombre del corridoio, i passi risuonavano stanchi, come la sua voce.

Lupin si ritrovò a seguirlo senza quasi rendersene conto.

Gli poggiò una mano su una spalla e sentì i tendini tendersi, i muscoli fremere, pronti a scattare.

"Sei teso, Severus." gli soffiò in un orecchio quasi senza accorgersene.

"Molta gente mi vuole morto." gli ricordò. Non si rilassò ma nemmeno cercò di fuggirgli. Non si aspettava molto, ma quel poco di calore che ogni tanto riusciva a raggranellare era tutto ciò di cui aveva bisogno per continuare a fare il suo lavoro e a farlo bene.

"Io non ti voglio morto." la voce del licantropo era bassa, vibrante, seducente "Né ora né mai." Remus intensificò la stretta su quella spalla, obbligandolo a voltarsi per essere guardato in viso. Non sapeva da dove gli veniva tutta questa sicurezza e spavalderia. Probabilmente erano i sensi del lupo dentro di sé a farlo parlare in quel modo.

Gli occhi d'ossidiana di Severus si persero in quelli d'ambra del licantropo.

"... felice di sentirtelo dire..." sussurrò, tentando con tutte le sue forze di non tremare così vicino a quel corpo a lungo bramato.

"Sai, credo che un bel bagno caldo farebbe davvero al caso tuo." sorrise. La mano scivolò lenta lungo il braccio, una carezza casta e eccitante, scendendo fino a raggiungere quella gelida del Pozionista, intrecciando le dita con le sue.

Severus era come paralizzato: il mannaro stava ricalcando precisamente tutti i suoi desideri e non riuscì a trovare la forza per opporvisi. Si lasciò trascinare da Lupin fino all'enorme bagno riservato ai professori. Con un colpo di bacchetta Remus abbassò le luci in modo da non dar fastidio agli occhi affaticati di Severus. Un altro colpo di bacchetta fece riempire la vasca di acqua calda e schiuma profumata. Dopodiché abbandonò la bacchetta su un ripiano e si portò alle spalle dell'uomo.

"Ora chiudi gli occhi e rilassati. Lascia fare tutto a me." le labbra di Remus si aprirono in un sorriso leggero: erano anni che la figura del nero Pozionista invadeva i suoi sogni, come un cancro, come una malattia, dolce e atroce insieme, e finalmente lo aveva tra le sue mani, finalmente poteva toccarlo, finalmente aveva un po' di quella fiducia che aveva sempre anelato e, in quella fredda notte d'inverno, credeva di aver nuovamente perso. Invece la schiena di Severus si appoggiò al suo petto, mentre le sue braccia si avvolgevano attorno al torace magro, andando a slacciare prima il mantello, poi la tunica, bottoncino per bottoncino. Quando la tunica fu aperta gli si spostò di fronte: Severus aveva gli occhi chiusi e oscillava lievemente, come se tentasse di seguire il corpo dell'altro; Remus snudò i bottoncini del polsino della tunica prima di toglierla e di piegarla sulla poltroncina dove aveva appoggiato il mantello. Gli tolse la camicia, facendola scivolare piano fuori dai pantaloni, lentamente, tenendosi sempre Severus il più vicino possibile. I suoi sensi di lupo captavano ogni cambiamento che i sensi umani avrebbero potuto farsi sfuggire e, quando la testa del Pozionista scivolò indietro, esponendo il collo a un suo assalto, non se lo fece ripetere due volte. La bocca del licantropo si posò, dolce come una carezza, sulla carotide, in un bacio casto, che portò il corpo di Severus a premere completamente contro il suo. Man mano che lo spogliava, i suoi assalti su quel collo diafano si facevano più intensi, umidi, profondi e, di pari passo, crescevano i piccoli mugolii che Severus si faceva scappare dalle labbra lievemente aperte.

La mente di Severus era, per la prima volta, tabula rasa. Non per la presenza di difese occlumantiche ma per puro, intenso piacere. Si faceva cullare dal corpo premuto contro il suo, mentre quelle dita agili lo finivano di spogliare e quella bocca desiderata compiva miracoli sul suo corpo, si abbandonava a lui come mai s'era abbandonato a nessuno. Complice la stanchezza, un desiderio mai realizzato e la magnifica reattività del suo collega - compagno - a ogni suo desiderio.

Remus lo prese in braccio con facilità. Prima della luna piena il suo corpo era pieno di energie, e sollevare un fisico asciutto come quello di Severus non era una gran fatica. La sensazione della pelle nuda di Severus premuta contro la sua gli fece percorrere la spina dorsale di brividi di desiderio, ma Severus era abbandonato tra le sue braccia, tranquillo e fiducioso, e lui non avrebbe fatto nulla di avventato rischiando di far crollare quella fiducia appena conquistata.

Entrò nell'acqua e lo adagiò tra le sue gambe, per poterlo insaponare con cura, sciogliendo i muscoli ancora irrigiditi col tocco deciso ma gentile delle sue dita.

Severus si adagiò nuovamente contro il petto di Remus e sentì l'erezione dell'altro premere contro le sue natiche. Sgranò gli occhi e tentò di sottrarsi a quell'abbraccio ma le braccia di Remus si serrarono attorno al suo petto riportandoselo addosso.

"Sssh..." gli sussurrò all'orecchio, massaggiandogli gli addominali "Le mie condizioni non sono un tuo problema ora. Sono qui per farti rilassare, non per stuprarti!" il tono basso con cui l'aveva detto fece impazzire il corpo di Severus, riducendolo nuovamente all'impotenza, in quella stretta solida eppure così dolce.

"Potrei essere io a volerti avere, non ci hai mai pensato?" gli chiese portando una mano al polso di Remus bloccandogli i movimenti sul suo addome.

"So difendermi bene." rispose ambiguo.

Severus si rigirò nella sua stretta e i sensi da lupo avvertirono il cambiamento nella sua eccitazione prima del suo corpo.

"Voglio proprio vedere!" sibilò sulle sue labbra prima di lasciarsi andare a un bacio disperato, passionale e profondo che lasciò l'altro senza parole.

 

 

La sola cosa di cui Severus si rese conto era il vago dolorino alla schiena e una strana mollezza nel corpo.

Tornò a chiudere gli occhi e si strinse contro il cuscino, ma il cuscino era un po' troppo duro per essere il suo cuscino. Li aprì nuovamente di scatto, solo per trovarsi a sprofondare in quelli d'ambra del suo compagno di una notte.

Non fece in tempo a calare la sua maschera di freddezza che il licantropo scese a baciargli le labbra, in un bacio talmente pregno di significato da essere tanto imbarazzante da far arrossire il Pozionista.

"Non ti libererai di me facilmente. Possiamo tenercelo per noi, ma non pensare nemmeno per un momento che io non sappia ciò che provi per me e che non lo ricambi a pieno." gli mormorò sulle labbra, con una tale sicurezza, da far vacillare tutte le certezze dell'altro.

Un secondo bacio, più profondo del precedente ricreò in un attimo tutte le sue certezze, in un armonioso, incredibile disegno.